La forza di Malala

un editoriale (in forma di vignetta) di Energu   11ottobreLaurea-energu

Redazione
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2 commenti

  • Se andate sul bellissimo blog lunanuvola.wordpress.com di Maria G. Di Rienzo trovate (il 12 ottobre) il post «Se viene per ucciderti, cosa farai?». E’ la traduzione di una intervista televisiva a Malala Yousafzai. Inizia così: «Ieri era il Giorno Internazionale della Bambina, anno secondo, tema 2013: istruzione. All’inizio di questa settimana una che del tema ne sa abbastanza, che ha appena vinto il Premio Sakharov e che è nominata al Nobel per la Pace, ha partecipato ad un programma televisivo (Daily Show – Comedy Central). Ecco com’è andata». Vale ricordare che è uscito (in Italia da Garzanti) «Io sono Malala» che racconta la sua storia.

  • Un commento di Giancarla Codrignani alla giornata Onu (10 ottobre) dedicata alle bambine

    care tutte,
    le «giornate dell’Onu» occupano ormai l’intero calendario. […] Ma oggi la ricorrenza è così fragile che bisogna sottolinearla, almeno fra noi: è la giornata dedicata alle bambine. Quando le adulte erano piccoline, si sentivano raccomandare di non accettare caramelle da sconosciuti da mamme a cui la tradizione suggeriva l’attenzione, non la denuncia esplicita del triste fenomeno così largamente diffuso da sempre. Oggi almeno di pedofilia si parla con consapevolezza. Ma la constatazione che tutti i bimbi sono esposti alla violenza, non tiene conto della discriminazione nettamente visibile quando si guarda a Paesi di altre tradizioni. Le bambine possono essere così rifiutate che gli infanticidi delle femmine sono sostituiti nella modernità dalla selezione preabortiva delle ecografie. Non l’ho mai detto, ma non partecipai alla Conferenza di Pechino perché questa è pratica comune in Cina (e d’altra parte l’Onu doveva alla Cina una conferenza mondiale e quella sulle donne era la sola che non comportasse contestazioni politiche: mica potevano fare lì quella sui diritti umani, giustamente tenuta a Vienna). Ma ancora più diffusa è la piaga imponente dei matrimoni precoci e della vendita delle bimbe al mercato della prostituzione. In esseri non ancora formati e istruiti si producono mali e sofferenze che non sono neppure risarcibili dalla consapevolezza, perché subite senza potersi sottrarre, senza avere idea di bene, violentate nell’anima prima che nel corpo. Malala Yousaftzai, quasi bambina anche lei, ha ricordato – con la testimonianza di chi ha subito un attentato che doveva essere mortale solo perché femmina – quale bene sia la scuola per il nostro genere, più dei maschi condannato all’analfabetismo. La tribuna delle Nazioni Unite l’aveva candidata al Nobel, assegnato oggi all’associazione impegnata contro le armi chimiche: forse si è cercato di dare una mano a Obama che stava per fare la guerra e che apprezza il lavoro che in Siria stanno facendo quegli esperti olandesi. Tuttavia anche le altre bambine, pakistane e non, avevano bisogno di una segnalazione di valore. Non dimentichiamocene noi, né di loro né di tutte le altre che già subiscono solo per essere nate donne.

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