La gabbia dorata (La jaula de oro) – Diego Quemada-Diez

di Ismaele (*)

il film racconta una fuga, fra le tante, verso il Nord ricco e pieno di opportunità, per gli occhi dei poveri ragazzi centroamericani.
pochi arrivano e inizieranno (e quasi tutti continueranno e finiranno) a fare lavori da schiavi.
qui partono in tre, uno ha paura, una è una ragazza che viene rapita da ladroni, un altro muore per strada, uno solo arriverà alla meta.
trafficanti, ladri, poliziotti sembrano tutti della stessa squadra (non posso non pensare a questo articolo, del 1996, di Mario Vargas Llosa, che condivido del tutto).
gli attori sono bravissimi, come anche il regista, che è stato aiuto di grandi registi, e si vede che ha imparato molte cose buone, mancano effetti speciali e sentimentalismi, per fortuna.
un avvertimento: c’è il rischio di affezionarti a quei ragazzini, e di soffrire con loro.
e però, nei nostri cinema comodi e nelle nostre case riscaldate, come faremo a capire qualcosa di cosa si prova davvero?
un film da non perdere, se qualche cinema in più lo facesse vedere.

http://markx7.blogspot.it/2013/11/la-gabbia-dorata-la-jaula-de-oro-diego.html

(*) Trovate questo appuntamento in blog ogni lunedì e giovedì sera: di solito il lunedì film “in sala” e il giovedì quelli da recuperare. Ismaele si presenta così: «Tre film al giorno, tre libri alla settimana, dei dischi di grande musica faranno la mia felicità fino alla mia morte” (François Truffaut). Siccome andare al cinema deve essere piacere vado a vedere solo quei film che penso mi interessino (ognuno ha i suoi pregiudizi). Ne scriverò e mi potrete dire se siete d’accordo o no con quello che scrivo; ognuno vede solo una parte, mai tutto, nessuno è perfetto. Ci saranno anche film inediti, ma bellissimi, film dimenticati, corti. Non parlerò mai di cose che non mi interessano o non mi sono piaciute, promesso; la vita è breve non perdiamo tempo con le cose che non ci dicono niente».

redaz
una teoria che mi pare interessante, quella della confederazione delle anime. Mi racconti questa teoria, disse Pereira. Ebbene, disse il dottor Cardoso, credere di essere 'uno' che fa parte a sé, staccato dalla incommensurabile pluralità dei propri io, rappresenta un'illusione, peraltro ingenua, di un'unica anima di tradizione cristiana, il dottor Ribot e il dottor Janet vedono la personalità come una confederazione di varie anime, perché noi abbiamo varie anime dentro di noi, nevvero, una confederazione che si pone sotto il controllo di un io egemone.

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