La guerra Nord-Sud disciplina il pianeta
Siamo nel mezzo della transizione da un mondo unipolare centrato sul Nord globale (Usa, parte dell’Ue e i suoi alleati) a un mondo multipolare con diverse potenze e regioni in lotta.
di Raúl Zibechi (*)
La guerra in Ucraina “è una situazione unica e non può essere paragonata a nessun’altra guerra o conflitto nel mondo”, spiega il Comitato Olimpico Internazionale (CIO) alla rivista Time per giustificare l’esclusione della Russia dai Giochi di Parigi. L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia è un evento deplorevole che deve essere condannato con forza. Ma da dove viene l’idea del CIO che si tratti di una guerra unica e senza precedenti? Senza dubbio dalla mentalità colonialista che ancora domina in Occidente, che è alla base delle decisioni istituzionali e della propaganda dei media mainstream, che non informano più, ma piuttosto impongono concetti/visioni/punti di vista.
La verità è che siamo nel mezzo della transizione da un mondo unipolare centrato sul Nord globale (Stati Uniti, parte dell’Unione Europea e i suoi alleati) a un mondo multipolare con diverse potenze e regioni che interagiscono su un piano di parità, senza che nessuna di esse possa assestare il mondo secondo i propri interessi, qualsiasi analisi sensata svanisce nei venti coloniali che tornano a soffiare con insolita intensità.
Il nuovo ordine che probabilmente emergerà dopo una serie di guerre locali e forse globali sarà ancorato in diversi Paesi e regioni del Sud globale e sta prendendo forma negli ultimi anni sulla scia delle guerre in Ucraina e a Gaza. Ricordiamo che la maggioranza del Sud globale (85% della popolazione mondiale) non ha sostenuto le sanzioni imposte alla Russia dal Nord globale (15% della popolazione mondiale) e, con alcune eccezioni, riconosce lo Stato palestinese, una consapevolezza che sta lentamente “contaminando” quasi la metà dei Paesi dell’Unione Europea. La contraddizione Nord globale contro Sud globale ordina e subordina tutte le altre. Il conflitto operai – padroni (borghesi e proletari nel linguaggio marxista) non gioca più un ruolo importante in nessuno scenario, anche se non è scomparso, così come il significato di famiglia, lavoro e risparmio è evaporato come valori difendibili da una sensibilità progressista o addirittura conservatrice.
Ritengo che ci siano stati dei brogli nelle recenti elezioni in Venezuela, per ragioni che ritengo inopportune da discutere dal momento che le prove parlano da sole, anche se ho letto intellettuali che apprezzo che sostengono il contrario. In breve, in Venezuela esiste un regime autoritario o dittatoriale, corrotto e repressivo. Tuttavia, credo che il problema più grande non sia la frode, che è molto grave per il degrado che mostra, ma la violenza sistematica contro i settori popolari. Mi affido ai rapporti annuali di Provea (Programma venezuelano per l’educazione-azione ai diritti umani) e in particolare all’ultimo, sulla situazione dei diritti umani nel 2023. Provea è un’organizzazione creata nel 1988 che ha svolto un ruolo importante nella denuncia dei crimini di Stato durante il Caracazo del 1989, quando era al potere la “socialdemocrazia” di Carlos Andrés Pérez, grande amico di Felipe González e degli Stati Uniti.
In Venezuela, solo nel 2023, 620 omicidi sono stati commessi dalle forze di Stato: “La Polizia Nazionale Bolivariana (PNB) è l’agenzia con il maggior numero di presunte esecuzioni extragiudiziali. 185 persone sono state uccise sotto la sua
185 persone sono state uccise sotto la sua azione; in altre parole, la PNB è responsabile del 30% di queste uccisioni. La Forza Armata Nazionale Bolivariana (FANB) è stata responsabile di 99 morti, pari al 16%”, si legge nel rapporto.
Il rapporto 2023 inizia denunciando il fatto che l’autoritarismo è diventato una politica standard in gran parte del mondo: Ungheria, Turchia, El Salvador, Polonia, Filippine, India, Nicaragua e Venezuela, tra gli altri, molti dei quali accettati come “democrazie” a pieno titolo. Per quanto riguarda la nostra regione, sostiene anche che ci sono “gravi violazioni dei diritti umani in Paesi come Cuba, Nicaragua, Perù, El Salvador, Venezuela, Guatemala e persino in Canada e negli Stati Uniti”.
In Venezuela, solo nel 2023, 620 omicidi sono stati commessi dalle forze di Stato: “La Polizia Nazionale Bolivariana (PNB) è l’agenzia con il maggior numero di presunte esecuzioni extragiudiziali. Un totale di 185 persone sono state uccise sotto il suo comando; in altre parole, la PNB è responsabile del 30% di questi omicidi. La Forza Armata Nazionale Bolivariana (FANB) è stata responsabile di 99 morti, pari al 16%”, si legge nel rapporto.
La cifra più alta è agghiacciante: “Da quando Nicolás Maduro è salito al potere, sono state registrate 9.995 violazioni del diritto alla vita”, ovvero 10.000 persone uccise dallo Stato in un decennio. Parallelamente, Provea denuncia il governo per “alti livelli di abuso contro la popolazione; un uso deliberato e arbitrario della letalità da parte della polizia e per aver trasformato i giovani delle aree popolari in bersagli. Queste politiche sono state guidate dal Ministero degli Interni e della Giustizia, dove la maggior parte dei ministri sono stati militari, una situazione che ha portato a una maggiore partecipazione delle Forze Armate nei compiti di sicurezza, che, per mandato costituzionale, corrispondono alle forze di polizia”.
Perché la comunità internazionale si preoccupa tanto dell’“assassinio” dei registri elettorali e lascia nell’ombra gli omicidi di massa di giovani poveri nelle periferie urbane del Venezuela? Anche qui c’è un doppio criterio.
Il Venezuela possiede le più grandi riserve di petrolio convenzionale del mondo. L’Arabia Saudita è al secondo posto. Il Venezuela è caratterizzato come una dittatura e i suoi processi elettorali sono monitorati. In Arabia Saudita non ci sono elezioni e le notizie di violazioni dei diritti umani farebbero impallidire anche il più duro oppositore di Maduro. Human Rights Watch ha riferito che “le guardie di frontiera saudite hanno ucciso almeno centinaia di migranti etiopi e richiedenti asilo che hanno tentato di attraversare il confine tra Yemen e Arabia Saudita tra il marzo 2022 e il giugno 2023”.
Tuttavia, i media mainstream parlano di dittatura quando parlano del Venezuela e di monarchia quando si riferiscono al regime di Riyadh. I lettori possono leggere i titoli di Clarín, Infobae o La Nación per verificare la manipolazione propagandistica.
Tra il 2013 e il luglio 2024, la polizia statunitense ha ucciso 13.091 persone, secondo il progetto Mapping Police Violence. Un numero assoluto leggermente superiore a quello del Venezuela, sebbene gli Stati Uniti abbiano una popolazione dieci volte maggiore. Ma la dittatura di Maduro e la democrazia di Washington hanno in comune un altro aspetto: la maggior parte delle persone uccise sono nere e giovani.
Il database Fatal Force del Washington Post afferma che “più della metà delle persone uccise dalla polizia ha un’età compresa tra i 20 e i 40 anni”. “Gli afroamericani sono circa il 12% della popolazione, ma tra il 2015 e il 2019 hanno rappresentato il 26,4% di tutte le morti di questo tipo”, riassume la BBC sulla base di questo database (3-VI-20).
“Rispetto ad altri paesi, la polizia degli Stati Uniti ha ucciso persone a un tasso tre volte superiore a quello della polizia canadese e 60 volte superiore a quello della polizia inglese”, si legge nel rapporto Mapping Police Violence. Il Nuovo Messico ha il più alto tasso di incidenti mortali causati dalla polizia. Il lettore che non ha familiarità con le mappe dovrebbe sapere che si tratta di uno Stato di confine con il Messico.
La geopolitica, disciplina maledetta, sta organizzando le relazioni internazionali. Nessuno in Uruguay oserebbe sanzionare o interrompere le relazioni con la Cina, anche se non è chiaramente una democrazia. Forse perché è il principale mercato per le nostre esportazioni?
Stiamo navigando in acque turbolente in cui l’interesse e il vantaggio sono i valori dominanti. Dire la verità sembra ridicolo a più di qualcuno, da entrambe le parti della barricata. Dire che Maduro è un dittatore, ma anche Xi Jinping, non è qualcosa che parlamentari e governanti sono disposti a pronunciare, occupandosi ciascuno dei propri affari.
(*) Pubblicato originariamente su Brecha.
Ripreso da Comune-Info: https://comune-info.net/la-guerra-nord-sud-disciplina-il-pianeta/
Traduzione per Comune di Donatella Donato.
Foto: Viktoriia Filipchenko su Unsplash