LA NOSTALGIA
(Roba del Pabuda…)
essendo che qui
fittando casa
nel posto giusto
e allevando in testa
una lucertola
vorace & fantasiosa –
puoi vedere,
salendo in piedi
sulla sedia che tieni
sempre
sul poggiolo orientato
a Sud-Est
del quarto piano
(solitamente
per fumare, per controllare
col binocolo
da visione diurna & notturna:
i volatili di turno, le nuvole,
i tetti, i comignoli, i cortili
più le cucine e i tinelli altrui),
oltre lo scatafascio
delle fabbrichette abbandonate,
delle fonderie per roba piccola,
dei vetri rotti, delle muffe periferiche,
delle lamiere arrugginite,
e delle officine fallite
per la scabbia finanziaria,
puoi vedere:
piantagioni sterminate
e rigogliose
di barbabietole da zucchero,
finocchi & carote,
mais, lupini lombardi,
erba medica e piselli.
ma se fai
l’abituale sopralluogo
matuttino
tra la cinque e le sei
in certe stagioni
ventilate
da vecchi scirocchi umidi
o nuovissimi alisei,
ti tocca respirare
l’aerosol marginale
della concimazione
col letame nebulizzato
e sparso a pioggerellina
con delle specie
di mitraglie agricole semoventi
sulle zolle
delle circostanti piantagioni.
allora, per forza di cose,
ti sale dallo stomaco
ai polmoni – chissà come –
la nostalgia:
per la tua città originaria,
sopra tutto
se è tale quale la mia.
e ricordi,
come l’avessi sniffati ieri,
i suoi profumi:
molto mare
coi suoi nascosti eserciti
d’acciughe selvagge e feroci
che l’agitano
combattendosi all’ultimo sangue,
o molto più quieti gli uliveti
e gli orti aromatici
e i vigneti striminziti
colle successive salamoie e salse
e qualche passabile vinello acidulo,
le cortecce
che impiastricciano di resina
del pino marittimo,
la pioggia che spesso frigge
su lastre bollenti d’ardesia,
l’acqua marcia salmastra
e oliosa
dei porti e dei porticcioli,
morente tra i moli,
il piscio cosmopolita dei caruggi
fermentato,
la foglia di parietaria,
di leccio, di quercia,
la boscaglia andata in fumo
l’anno passato,
il fango d’alluvione avanzato,
il fior di ginestra, pungitopo,
corbezzolo e salsapariglia,
l’oliva piccola caduta
nel momento sbagliato
e il finissimo pulviscolo
d’acciaieria!
..
(nell’illustrazione: particolare da una tavola di Odilon Redon: To Edgar Poe, The Eye Like A Strange Balloon)