«La nostra rivoluzione: voci di donne arabe»

 Il  libro di Hamid Zanaz recensito da Monica Macchi

Per chi giovedì 9 si trova a Milano (o dintorni) l’appuntamento è alle 19 @ Temporitrovatolibri, in Corso Garibaldi 17  all’incontro su “Uguaglianze e disuguaglianze di genere nel mondo arabo-musulmano”.

Il titolo dà già il senso del libro: usa infatti “Voci” al plurale ribaltando il concetto di ‘AWRA cioè della voce della donna come vergogna da tener nascosta; e sono voci originali e non esattamente sovrapponibili di donne arabe che fanno ricerca in ambiti diversi (anche nelle scienze islamiche) e frequentano e conoscono l’Europa.

Vengono proposte analisi e percorsi plurali di emancipazione femminile ma che hanno alcuni cardini comuni: l’accesso all’istruzione, l’indipendenza economica, leggi statali sulla parità dei sessi, misure di giustizia sociale e soprattutto l’affermazione di una laicità che implichi il criterio della cittadinanza e non dell’appartenenza religiosa. Così ad esempio, la regista Nadia El Fani, prima minacciata e poi accusata di blasfemia per il suo film “Ni Allah, ni maitre” insiste sul concetto di laicità come base della democrazia e pilastro dell’uguaglianza, mentre la sociologa marocchina Zineb El Rahzoui ritiene assolutamente necessaria la separazione fra Stato e religione. E anche per Nedjma Dziri, filosofa algerina, solo separando le esigenze spirituali dalla vita politica è possibile integrare l’islam nella concezione universale dei diritti dell’uomo. Questo perché l’unica arma che serve per essere liberi è la Ragione e per servirsene, come sostiene Abnousse Shalmani, bisogna “imparare a dubitare” liberando nel contempo corpo e spirito mentre, per ogni religione, il controllo del corpo è da sempre il mezzo principale per controllare la società in quanto il corpo femminile è depositario dell’onore del maschio e dell’intera famiglia. Parlando di corpi si finisce ad affrontare le molestie sessuali nello spazio pubblico dove la donna è considerata proprietà dell’uomo indipendentemente dal tipo di abbigliamento (in Egitto è partito un progetto artistico in cui le donne si fanno fotografare con gli abiti delle nonne, degli anni Sessanta dove le gonne erano corte e le molestie pressoché inesistenti).

Una pluralità di voci che identificano e denunciano la disuguaglianza in un combinato di religione e struttura patriarcale in cui il velo serve a mettere sotto tutela Eva, la peccatrice.

Ne parleremo giovedì 9 novembre alle ore 19 @ Temporitrovatolibri, in Corso Garibaldi 17 a Milano in un incontro su “Uguaglianze e disuguaglianze di genere nel mondo arabo-musulmano”.

Redazione
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