La P di Feynman

Sessismo: così fan (quasi) tutti, geni … o no

di Andrea Bernagozzi

L’11 maggio 1918 nasceva a New York Richard P. (Phillips) Feynman. Fisico, docente, divulgatore, Premio Nobel per la fisica nel 1965 per l’elaborazione della elettrodinamica quantistica. Autore di studi fondamentali per la fisica teorica, la fisica matematica, lo sviluppo dei computer quantistici, le nanotecnologie. L’integrale di cammino di Feynman, i diagrammi di Feynman, i libri de La fisica di Feynman, la voce di Wikipedia «List of things named after Richard Feynman». Il Progetto Manhattan per lo sviluppo della bomba atomica e l’indagine sul disastro dello Space Shuttle Challenger. Il ricercatore ammirato dai colleghi, il professore idolatrato dagli studenti. Gli schizzi disegnati sugli appunti, gli scherzi, i travestimenti. Il pensiero laterale, le lezioni irriverenti, le posizioni controcorrente. C’è tanto spazio là sotto, che t’importa di ciò che dice la gente. Scienziato. Rivoluzionario. Genio.

E Porco.

Così lo chiamavano, con la maiuscola, gli attivisti al California Institute of Technology, dove insegnava, prendendo spunto dalla P del suo secondo nome, Richard P. Feynman. P come “Pig”, porco in inglese. Il riferimento era ai suoi atteggiamenti sessisti, esibiti, reiterati, messi nero su bianco nei suoi libri.

Sono laureato in fisica e non ho mai subìto il fascino di Feynman, anzi ho sempre diffidato del culto che lo circonda. Ovviamente non sto parlando dei suoi contributi scientifici, è ritenuto uno dei fisici più importanti di tutta la storia. Non sono un esperto di meccanica quantistica e fisica delle particelle, mi occupo d’altro; non mi vergogno di affermare che non sono neppure in grado di comprendere gli aspetti più superficiali degli studi che ha compiuto. Riguardo ai testi delle famose lezioni di fisica posso permettermi di dire qualcosa di più. Personalmente, non è mai scattata la scintilla. Mi sono spesso chiesto perché mi dicessero poco o nulla, dato l’entusiasmo che suscitano ininterrottamente da decenni.

Poi ho scoperto che per rimorchiare le donne nei bar suggeriva di pensare che fossero «troie da due soldi» (“worthless bitches” in inglese, la traduzione è mia); che si approfittava delle studentesse anche con l’inganno; che secondo le indagini FBI menava la moglie e altro. Allora ho compreso che il mio cervello – più intelligente di me – aveva percepito che dietro le battute spiritose e la comunicativa brillante, la mitologia delle feste in costume e del suonatore di bongo (cose che ho francamente sempre trovato noiose) c’era il classico maschio alfa porco. Anzi, il classico barone maschio alfa porco, perché il suo atteggiamento era tollerato dall’Accademia, ammesso che poi da quelle parti qualcuno lo ritenesse sconveniente.
Non si tratta di pruderie ipocrita, moralismi radical-chic in una visione caricaturale del #MeToo. Erano comportamenti che per la loro mancanza di rispetto della dignità altrui non venivano considerati accettabili nemmeno allora, nella California della rivoluzione sessuale di cinquant’anni fa.

Nel 1971, a chi gli chiedeva di non promuovere pubblicamente atteggiamenti di “sciovinismo maschilista” – notando in una lettera formale, circostanziata e documentata, che potevano dissuadere le ragazze dal perseguire una carriera scientifica – il nostro rispondeva ufficialmente in una sola riga invitando in modo piuttosto brusco a non rompergli le palle, “Don’t bug me, man!” (la traduzione è mia). È come se il suo prezioso cervello fosse troppo importante per impiegarlo con minuzie di questo tipo. Peraltro la lettera di protesta era firmata “E. V. Rothstein” e nel testo si usa la prima persona al plurale, quindi il genere del mittente non era specificato, ma per Feynman era chiaramente un “man”. Forse lo conosceva di persona, dato che c’erano state anche manifestazioni studentesche di protesta, organizzate all’esterno delle aule dove insegnava.

Non c’è nulla di male nel chiedere a belle ragazze di posare nude per lui, notoriamente appassionato di disegno, e bisogna in effetti essere dei geni per proporre le proprie fantasticherie sulle tette nude di Marie Curie come un omaggio alla sua negletta femminilità e una rivendicazione della parità di genere. Certo, le studentesse che si sentivano rivolgere l’invito a fare da modella da un loro docente, per di più così tanto influente, un po’ di pressione piscologica magari l’avranno sentita. Lo sbilanciamento della situazione è evidente, stento a credere che un genio non ci potesse arrivare da solo. Quando ha rivolto un simile invito alla sua collega Jenijoy La Belle, docente di letteratura inglese al California Institute of Technology, lei ringraziò e declinò, dicendo che sentiva che non sarebbe stato “professionale”.

La citazione di Jenijoy La Belle non è casuale. Nel 1969, appena laureata, divenne la prima donna ad avere un contratto per insegnare nell’università californiana. Quando un paio di anni dopo venne proposta dalla commissione competente per diventare ordinaria, il responsabile pose una sorta di veto e la cattedra le venne negata. La Belle fece ricorso, appellandosi alle pari opportunità e ottenendo la cattedra nel 1979. Oggi è nota in campo internazionale per i suoi studi su William Blake, William Shakespeare, sulla figura femminile nella letteratura inglese del XIX e XX secolo.

Feynman, grande amico di La Belle, prese pubblicamente posizione a suo favore, con tutta la sua autorevolezza e con somma sorpresa di molti colleghi.

Tutto a posto, quindi? In una lunga intervista del 2008, La Belle ricorda il primo incontro con Feynman, che aveva già ricevuto il Nobel. Era in università e stava salendo le scale, indossando una minigonna, quando alle sue spalle qualcuno le dice: «Scendi quaggiù». Si volta e non conosce il suo interlocutore. Gli chiede: «Perché dovrei scendere?». Lui risponde: «Perché così posso guardarti ancora mentre sali le scale» e poi si presenta: «Sono Richard Feynman». Risate di entrambi.

Permettetemi la domanda: Feynman difendeva le pari opportunità o l’amica di venticinque anni più giovane e dal bel didietro cui la natura aveva curiosamente attaccato anche un cervello?

Va bene – direte voi – ma a quei tempi andava così, bisogna contestualizzare eccetera. È tutto vero, ma che cosa vuol dire questo per i nostri tempi? Finora, nella mia carriera scientifica, mi è capitato solo una volta di assistere in prima persona a una molestia sessuale in ambito accademico, con un importante professore che fa pressioni a una giovane studentessa. E NON ME NE SONO NEANCHE ACCORTO. Cosa volete che capisca di meccanica quantistica, se mi sfugge perfino quello che si verifica davanti a me? Solo dopo ho compreso cosa era successo sotto il mio naso: l’attacco – perché di questo si trattò – faceva talmente parte del contesto… da renderlo “invisibile”. Provo ancora adesso vergogna e ringrazio quella collega che ancora oggi è mia amica, nonostante non avessi saputo cogliere il senso degli sguardi che mi aveva lanciato in quel momento.

Per la cronaca, quel professore, fisico statunitense tra i più noti al mondo, una decina di anni dopo sarebbe stato travolto da una lunga serie di accuse di molestie sessuali. Negò molte situazioni, altre le confermò dicendo che lei ci stava oppure che si era fra adulti, che nessuno dava ascolto alla sua versione dei fatti. Ha perso molti degli incarichi che aveva, ma mantiene ancora una posizione di influenza. E indovinate un po’, tra i tanti libri di successo che ha scritto, c’è anche una biografia di Feynman di relativo successo commerciale, dove le affermazioni controverse e le condotte ambigue del grande scienziato vengono minimizzate, dichiarando che non è per la sua «passione per le donne» che va ricordato ma per «l’energia sovrumana» che metteva nel suo lavoro.

Forse poteva mettercela, un po’ di quell’energia, anche per capire quanto il suo comportamento avrebbe contribuito a rafforzare quell’ambiente malsano fatto di atteggiamenti prevaricatori e predatori purtroppo ancora oggi diffusi nel meraviglioso mondo della “Repubblica della scienza”. Non era un genio, d’altronde? Le conseguenze sono devastanti, sul piano umano e professionale. Ci sono tantissimi studi scientifici che dimostrano come questo sia tuttora un elemento determinante che impedisce alle donne di avere una carriera professionale analoga a quella dei colleghi maschi.

Certo: nessuno è perfetto; la pagliuzza e la trave; anche Galileo Newton Copernico Einstein (tuti maschi, va da sé); e così via. Soprattutto – dicono – bisogna distinguere l’uomo e lo scienziato, l’artista e l’opera d’arte. Ammesso che sia corretto farlo, e certamente non sarò io a risolvere l’annosa questione, nel caso di Feynman mi viene particolarmente difficile perché lui stesso ha volutamente contribuito a confondere i due ambiti. Dalle interviste agli scritti autobiografici, lo ha fatto con tanta enfasi che Murray Gell-Mann (il grande fisico autore del modello dei quark, Premio Nobel per la fisica 1969) sosteneva che gran parte del lavoro di Feynman consistesse nell’alimentare gli aneddoti su sé stesso. La mia impressione è che un po’ di “sano” narcisismo machista e individualista, sostanzialmente non impensierito dalle conseguenze, per Feynman fosse qualcosa da promuovere, da indicare come strumento utile per raggiungere i propri obiettivi. Quando, più tardi, gli fu chiesto di rendere conto di certi passaggi dei suoi libri, per esempio quello sulle «troie da due soldi», si scusò. Aggiunse che comunque non pensava veramente quelle cose perché per lui si trattava solo di un esperimento scientifico: se mi comporto così con le donne, cosa succede? Non proprio un esempio di empatia, mi viene da dire. Chissà, forse è per questo che non sono riuscito a sintonizzarmi sulla lunghezza d’onda di Feynman.

Non invoco nessuna censura. Non auspico alcun revisionismo in nome del politicamente corretto (in ambito anglosassone comunque c’è un ampio dibattito sul tema, con considerazioni importanti che non vanno confuse con folklore bigotto). Non propongo di inserire la P di Porco, come nella lettera di E.V. Rothstein, tra le cose che prendono il nome da Feynman. Non ho letto tutta la bibliografia sullo scienziato, mi saranno sfuggite mille cose, mille gradazioni, mille sfumature. Se qualcuno vorrà aggiornarmi (nei commenti qui sotto) ringrazio fin da adesso.

Semplicemente – ammesso che a qualcuno interessi, grazie all’ospitalità della “bottega” – voglio dire che ci sono così tanti geni nella fisica che posso fare a meno di Feynman nel mio personale pantheon di riferimento e di fonti d’ispirazione. È una posizione controcorrente, no? Feynman avrebbe apprezzato.

E che t’importa di quello che dice la gente.

PER SAPERNE DI PIU’

Julia C. Lipman, “Finding the Real Feynman”, The Tech, Volume 119, Issue 10 (Friday, March 5, 1999): http://tech.mit.edu/V119/N10/col10lipman.10c.html

La Belle, Jenijoy. Interview by Heidi Aspaturian. Pasadena, California, February-May 2008, April 2009. Oral History Project, California Institute of Technology Archives. Retrieved May 9, 2020 from the World Wide Web: http://resolver.caltech.edu/CaltechOH:OH_LaBelle_J

Aida Behmard, “Feynman, Harassment, and the Culture of Science” (October 08, 2019): https://caltechletters.org/viewpoints/feynman-harassment-science

Leila McNeill, “Surely You’re a Creep, Mr. Feynman. On toxic moral license and the mythos of male scientific genius” (January 2019): https://thebaffler.com/outbursts/surely-youre-a-creep-mr-feynman-mcneill

Jane C. Hu, “In the aftermath of #MeToo, which names in science should be replaced?” (September 19, 2018): https://qz.com/quartzy/1394785/replacing-names-in-science-after-metoo/

From Wikipedia, the free encyclopedia, “List of things named after Richard Feynman”, Retrieved May 9, 2020 from the World Wide Web: https://en.wikipedia.org/wiki/List_of_things_named_after_Richard_Feynman

Meg Urry, “Male scientists, don’t harass young female colleagues” (Sat August 9, 2014): http://edition.cnn.com/2014/08/09/opinion/urry-women-science/index.html

MA COSA SONO LE «SCOR-DATE»? NOTA PER CHI CAPITASSE QUI SOLTANTO ADESSO.

Per «scor-data» qui in “bottega” si intende il rimando a una persona o a un evento che il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna deformano, rammentano “a rovescio” o cancellano; a volte i temi possono essere più leggeri ché ogni tanto sorridere non fa male, anzi. Ovviamente assai diversi gli stili e le scelte per raccontare; a volte post brevi e magari solo un titolo, una citazione, una foto, un disegno. Comunque un gran lavoro. E si può fare meglio, specie se il nostro “collettivo di lavoro” si allargherà. Vi sentite chiamate/i “in causa”? Proprio così, questo è un bando di arruolamento nel nostro disarmato esercituccio. Grazie in anticipo a chi collaborerà, commenterà, linkerà, correggerà i nostri errori sempre possibili, segnalerà qualcun/qualcosa … o anche solo ci leggerà.

La redazione – abbastanza ballerina – della bottega

 

Redazione
La redazione della bottega è composta da Daniele Barbieri e da chi in via del tutto libera, gratuita e volontaria contribuisce con contenuti, informazioni e opinioni.

12 commenti

  • Sono ore in ritardo rispetto a ciò che avevo intenzione di fare oggi, ma investo qualche minuto in questo commento.

    Ho molto apprezzato altri articoli che hai scritto in altri momenti.
    Mi dispiace, non questo.

    Ovviamente puoi pensare quel che credi.
    Anch’io.

    Io penso che sia fin troppo facile, addirittura quasi meschino, fare di una persona un bersaglio decenni dopo, quando questa persona neppure si può difendere.

    Tra l’altro, a me pare anche quasi una strategia, prefascista — cioè quella di — strategicamente — tentare di distruggere qualunque riferimento più o meno “istituzionale.”

    Benissimo, immagino anch’io da quello che ho letto su e da Feynman che Feynman non fosse un femminista.

    Scrivere un articolo in questo modo facendone un bersaglio in questo modo e — permettimi la licenza poetica — coprendolo di merda in questo modo … Fin troppo facile. Applausi. In questo modo e secondo questo approccio hai libera licenza per coprire di merda gran parte dei fondamenti della nostra cultura — perché, dimmi, chi si salverebbe? Io no di sicuro, a parte il fatto che sono un granello di sabbia. Tu?

    Ti suggerisco il prossimo tema — purtroppo però in ritardo di un anno. Coprire di merda il primo allunaggio perché — certamente — von Braun era von Braun e poi DI SICURO qualcuno che si comportò da porco a quei tempi c’era di sicuro.

    Hai scritto di recente sul telescopio spaziale Hubble. Perché non iniziamo a coprirlo di merda perché qualcuno si comportò da porco — perché in un programma di quelle dimensioni qualche porco c’è sempre di sicuro.

    Ma vi rendete conto?
    Questo è propaganda prefascista. Lasciate Feynman in pace.

    Buonanotte

    • Mi piacerebbe però — e poi chiudo, perché non intendo permettervi di rubarmi il mio tempo — che una simile maniacale attenzione verso l’assoluta purezza dello spirito venisse dedicata anche ai “giganti” della cultura russa. Ad esempio, partiamo da Landau, Gagarin e così via. Non ci sarà forse qualche porco anche tra loro? Non c’è qualcosa da coprire di merda? I porci stanno tutti dalle nostre parti? Chissà perché non se ne parla, dei loro. Chissa!?!?

      Non lasciatevi strumentalizzare in questo modo. È triste.

      • E chiudo davvero — perché il tuo intervento è stato un pugno nello stomaco, inatteso.
        Anch’io sono d’accordo con chi dice che è meglio non avere idoli. Immagino che sarei anche più felice in un mondo che non ha bisogno di eroi. Esistono nelle nostre culture — ad esempio, immagino, anche in quella femminista, oppure scegliete voi quale altra, perfino, immagino, nelle avanguardie anarchiche! — persone che sono rimaste nella memoria per motivi considerati positivi e degni del nostro ricordo positivo. Impariamo a dire: “questa persona ha fatto molto e ci ha dato molto pur non essendo una persona perfetta, nonostante i suoi limiti, e pur non avendo raggiunto l’assoluta purezza dello spirito.”

        Perché io ve lo dico, continuando al meschino tiro al bersaglio in questo modo non so quant* tra noi resteranno in piedi.

        Non facilitiamo ancora di più il lavoro al prossimo Babbo Natale, al prossimo duce che ci dà la luce. Secondo me così rendiamo il mondo ancora più triste. E pronto al prossimo fascismo — ammesso e non concesso che già non sia ben radicato tra noi.

      • Daniele Barbieri

        Francamente non capisco il mio amico Agostino (e me ne stupisco: di solito andiamo molto d’accordo). Quale strumentalizzazione? E quale “maniacale attenzione”? Quale pre-fascismo?
        Mi pare che Andrea abbia raccontato una storia documentata, l’abbia contestualizzata con la sua esperienza personale, poi abbia espresso alcune idee (io le condivido ma ovviamente questo importa poco). Feynman non può difendersi? Ma è lui stesso che, lungo una vita intera, si è auto-accusato con parole e azioni. Lui ha avuto voce, eccome. Sono le donne importunate dai baroni come lui che per lungo tempo non sono state ascoltate o credute. Come tutte le altre; scienziate o cameriere, operaie o attrici.
        Rifare la storia? Sì e no. Bisogna intendersi. Contestare tutte le istituzioni? Sì, secondo me. Agostino fa l’esempio di Von Braun. Qui in bottega c’è un mio post che è intitolato nientemeno che «Von Braun, il genio e il boia». Fu l’uno e l’altro, io non ho dubbi … e questo mi fa “star male” se capite cosa intendo. Quel post finiva con queste parole: “Così a 100 anni dalla nascita è giusto restituire al sognatore tedesco sia la gloria per aver portato gli esseri umani a conquistare la Luna che la vergogna per la sua complicità con gli orrori nazisti. Rubando una definizione al suo compatriota Nietzsche, fu «una corda tesa fra l’animale e l’oltre-uomo, una corda sopra l’abisso»”. Come forse siamo tutti noi.
        Il sessismo, i molti razzismi, l’omofobia sono pagine nere della nostra storia (ed è assai difficile esserne del tutto immuni, su questo dò ragione ad Agostino) e a volte diventano delitti. Tutti gli atti quotidiani, gravissimi o “lievi”, si giovano della zona grigia di chi non vuole vedere. Chi nasconde i fatti oggettivamente aiuta i molestatatori e/o i criminali. Da quel che qui ha raccontato Andrea (e che ho verificato, “incrociando altre fonti” come si dice) Feynman era un porco. Non vedo un linciaggio verso di lui e tantomeno un’offesa alla fisica o alla storia.

  • Ciao. Ho sempre nutrito una stima immensa per Richard Feynman e devo dire per me è stato come un pilastro nella formazione scientifica, della fisica in particolare.
    Quello che ha scritto Andrea Bernagozzi mi rattrista, perché conferma qualcosa di cui avevo solo sentore e che in cuor mio speravo non fosse vero.
    Ma concordo con quanto scrive Daniele: “Non vedo un linciaggio verso di lui e tantomeno un’offesa alla fisica o alla storia”. La bottega del Barbieri è una piattaforma di conoscenza e di confronto come se ne trovano poche.
    Non brucerò i libri di Feinman e continuerò ad amarne i contenuti.
    Ma, come ha fatto Daniele con Von Braun, non nasconderò la mia condanna per l’altra faccia della medaglia.

  • Grazie, Andrea, per questo articolo e per la visione che esprime.
    Immagino che qualunque donna che abbia subito una molestia sessuale da una persona più anziana e potente di lei, leggendo il tuo articolo possa bollire di indignazione, e allo stesso tempo provare gratitudine verso una persona che con tanta chiarezza li smaschera. Il fatto che tu sia un uomo conta pure, almeno per me.
    E come suggerisci tu in chiusura, cito anche Roxane Gay che in un articolo di qualche tempo fa constatava come essere genio e brava persona si può, eh, mica c’è la patente di genio che ti danno solo se lasci dietro di te le macerie e una scia di disagio.
    Possiamo fare a meno di idolatrare i pezzi di merda, tutto qui!

    • Sono d’accordo con te. Possiamo fare a meno di idolatrare i pezzi di merda — inclusi gli esemplari di sesso femminile, come la mia relatrice di tesi, che ha fatto molta carriera facendo la (licenza poetica) puttana. Sai, esistono.

  • Lascio questo quarto commento rispondendo sia a Daniele sia ad Andrea Mameli.

    La rabbia, come sempre, mi ha indotto a esagerare. Mi dispiace e me ne scuso.

    PERÒ dire SOLTANTO che “Feynman è un porco” rimuove l’altra faccia della medaglia cioè “Feynman è un genio” o altro. Cioè voi volete dirmi che dire “Feynman è un porco” e basta, questa riduzione della vita di una persona a una frase che vuole riassumere tutto, cioè condensare la vita di un essere umano alla frase “era un porco,” tra l’altro sulla base di fatti forse accaduti ma di sicuro giudicati secondo un ottica che non era quella di allora, cioè vi sembra giusto? Troppo facile. Mi spiace, io non ci sono. Un articolo e via, “era un porco,” il processo è chiuso, la vita di una persona è archiviata.

    Accade ormai così spesso che inizia a farmi davvero arrabbiare.

    Tra l’altro — immagino — pare sia vero, Feynman mal sopportava tutte le figure istituzionali.

    Daniele, mi ricordo benissimo quel tuo articolo su von Braun, e dire, come nel caso di von Braun, che Feynman fu “una corda tesa fra l’animale e l’oltre-uomo, una corda sopra l’abisso” sarebbe stata cosa ben diversa, a mio parere, dal dire che “Feynman è un porco” e basta, processo chiuso — tra l’altro processo senza difesa.

    Comunque, chi è senza peccato e sempre è stato vicinissimo alla assoluta purezza di spirito oggi apparentemente richiesta scagli pure la prima pietra.

    A me questo atteggiamento richiama altri atteggiamenti più o meno fascisti o fascistoidi — e se non siamo d’accordo, pazienza, può accadere.

    Ovviamente mi riferisco all’atteggiamento, non alla persona. Proprio perché le frasi così, le pietre tombali, mi sembrano sempre più insopportabili in questo mondo che sembra in guerra civile permanente, più o meno virtuale.

    Poi, a differenza di altri, Feynman era un fisico. Altri, forse con il suo stesso attivo contributo, lo hanno trasformato in un ideale, un mito. Tra gli altri, ci sono cascato anch’io da adolescente. Ho commesso l’errore di farne un idolo. Meglio sempre non averne, di idoli. Ma era un fisico. Non un politico, un professore di etica. Poi, Daniele, permettimi. Barone. Hai letto la biografia di Feynman? Perché lui proprio di posizioni istituzionali da barone ne aveva nessuna. Stava per rifiutare il premio Nobel. Nessuno di noi lo ha conosciuto. Nessuno di noi è in grado di fare una buona inchiesta, non di archivio, sul campo, raccogliendo più fatti. Però siamo già arrivati al verdetto.

    Io non sono d’accordo. Mi sembra autolesionista, mi sembra ingiusto, mi sembra una strumentalizzazione, più o meno inconsapevole.

    Comunque, Daniele, valuta se continuare a citare Einstein, adesso che Feynman è un porco e basta, perché anche Einstein dubito che sempre sia stato vicino alla assoluta purezza di spirito.

    E chiudo dicendo che sono convinto che se per qualche motivo la parte maschile della specie umana scomparisse le stesse dinamiche di molestie e ingiustizie si verificherebbero nel mondo tutto al femminile, perché il problema è la distribuzione del potere, non il sesso maschile o femminile. Ma anche questa è soltanto un opinione.

  • Ragazzi, è dura osservare e smontare ciò che è stato normalità – autocompiacimento – affermazione di potere – facile arma di sottomissione – autoerotismo mentale e non solo per tanti nella storia. E lo lascio generico perché non penso che “queste cose le fanno solo gli uomini”. Il commento di Andrea non insulta il fisico dal bellissimo fisico, né il suo lavoro, ma prova a parlare della persona, analizzando anche come i suoi modi, accettati dall’accademia e che molti condividevano o invidiavano, hanno contribuito a mantenere un potere così solidale tra maschi di potere, di grande intelligenza e che hanno dato un contributo grandissimo. Avrebbe potuto essere più grande, un contributo anche alla crescita dell’umanità e del rispetto delle persone oltre che della scelta.
    E comunque bel commento e articolato, Andrea , cerchiamo di continuare così perché i tempi e gli spazi per sentire la voce delle donne sembrano restringersi, paradossalmente, e di nuovo, anche se siamo tante che si lavora bene, si pensa bene, si compete ad armi che non sono ancora pari … augur a tutti e tutte noi

  • Interessante, non conoscevo questo lato di Feynman. Che io sappia, si potrebbe facilmente scrivere un articolo simile su Einstein.

  • Per quello che mi riguarda è proprio un bellissimo post e una bella discussione. Libera, senza censure. Amo profondamente il lavoro di Feynman, il suo modo di fare ricerca, il suo modo di pensare la fisica, quello che ha fatto per la ricerca scientifica è straordinario. Andrea parla e si documenta raccontando l’uomo. Un uomo piccolo piccolo, ma è giusto dirle certe cose. Ci ha lasciato doni preziosi col suo lavoro (un libro che non si trova più in Italia e ho dovuto prenderlo usato dall’america, quando mi è arrivato l’ho letto in una notte e sono stato felice come poche volte nella mia vita è “Feynman’s lost lecture” – scritto dai coniugi Goodstein), mi ero occupato sempre poco dei suoi pensieri o delle sue attitudini fuori dal contesto scientifico. Oggi ne so di più, grazie.

    • Permettimi, ma secondo te un essere umano che “quello che ha fatto per la ricerca scientifica è straordinario” (ti cito), che “ci ha lasciato doni preziosi” (ti cito), non ti sembra triste, inopportuno, ridicolo o meschino ridurlo a “un uomo piccolo piccolo” e assegnargli la pietra tombale “un uomo piccolo piccolo”? Cerca su internet un articolo del New York Times dal titolo “Dark Side of Einstein Emerges in His Letters”. Ammettiamo che sia tutto vero (è un ipotesi) o ammettiamo che la realtà sia anche peggiore. Allora diresti di Albert Einstein, Albert Einstein, era “un uomo piccolo piccolo”? Albert Einstein. Ed è proprio questo che ancora mi riempie di rabbia rispetto a questo articolo.

      Cioè, ridurre la complessità a una pietra tombale. Già detto.

      E neppure stiamo a parlare di un nazista come von Braun! Già detto.

      Richard Phillips Feynman, così come Albert Einstein, aveva molte grandi imperfezioni. Possibilmente il suo comportamento è stato inopportuno in alcune situazioni. O anche di più e di peggio. Ma piuttosto che ridurre il TUTTO, TUTTO, alle pigre frasi tombali da voi proposte, “un uomo piccolo piccolo”, “un porco” e così via, ti/vi propongo quanto scritto da Julia Lipman in un articolo suggerito dall’autore di questo articolo che stiamo commentando. Il collegamento si trova in “per saperne di più”.

      Poi io mio fermo davvero qui, perché se anche l’autore del pigro, e, insisto, meschino intervento che stiamo commentando si scomodasse dal suo pulpito, cioè, basta.

      Però, fate lo sforzo di leggere questo estratto. Grazie.

      Tratto da Julia Lipman “Finding the Real Feynman”

      “His career took place in a different era than ours, an era when Feynman, as a Caltech professor, didn’t have to think twice about asking a student to pose as a nude model for him. But even then, there were some who felt that his sexism contributed to a chilly environment for women in science. Protesters passing out leaflets referring to him as “Richard P. (for Pig) Feynman” objected to his use of sexist stories about “lady drivers” and clueless women in his lectures. When such protesters threatened to disrupt a talk he was giving, he began the lecture by patronizingly remarking that it “should be especially interesting to the women in the audience,” and then proceeded to discuss an arcane physics topic.

      The protesters may have overreacted; after all, Feynman was beloved of both his male and female students. Other than the occasional sexist story told in a lecture, there’s no evidence to suggest that he supported or practiced any kind of discrimination in science. And it’s hard to get angry over anything as quaint as a story about a “lady driver.” The real problem is not with his actual teaching, but with his public persona. Feynman’s popular stories provide inspiration for aspiring scientists, but how can an aspiring female scientist fully identify with him? It’s just one more indication that she can never really be one of the boys. Whether or not Feynman wanted to be a role model for a generation of future scientists, he’s been given that title.

      Feynman took the side of a female Caltech professor who brought a sexual discrimination complaint against the school. He encouraged his younger sister’s career as a physicist even though their parents didn’t believe that women should pursue scientific careers. But the popular mythology of Feynman, the mythology that he created, prefers to emphasize his predilection for working out physics problems on napkins in a topless bar. So we can’t just skip over the chapters in his books about Las Vegas prostitutes and showgirls, cleaning up his image the way the Postal Service airbrushed a cigarette out of stamp with a picture of Jackson Pollock. He remains a troubling figure in many ways for the women science students who would attempt to identify with him.

      There is much to be learned from Feynman’s science, and there is also much to be learned from his life. But as science becomes a more inclusive field, there are more and more role models, male and female, that women can identify with. The next generation of women will have both Feynman’s example and the examples of women scientists with whom they can more fully identify. It’s up to us.”

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