La parola febbre di bellezza di Dino Azzalin
di Sandro Sardella
versi col sapore di spezie trovate cercate in lontani paesi ..
versi nella memoria di brumose nebbie della persa campagna
padovana e altri versi poi cullati nella inquieta presenza del lago
di Varese .. delle sue molli cementate colline ..
un fermentare si sapere e sapienza dal passato all’oggi ..
la scrittura affonda e si eleva oltre “l’eterno presente” ..
una poesia asciutta ma non arida .. raffinata ma non asettica ..
come in un buon calice di cabernet .. nella poesia di Azzalin c’è
la fragranza della terra il tremore del corpo la profondità del
cielo della mente……………….
Dino Azzalin: IL PENSIERO DELLA SEMINA – Crocetti Editore –
Milano – 2018.
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Alla festa del Voto il lavoro dei campi era
l’allegria delle donne, le vene della fatica,
l’odore forte dei contadini. Le barche,
simili a ninfee sulle onde limacciose
del Bacchiglione, erano legate una all’altra
come un rosario nel simulacro della corrente.
Ma il vino, le gonne, i canti, si alzavano
alla Madonna,con il sangue nella gola
e le orazioni della speranza.
E nell’Aldilà sarebbero arrivati in bicicletta
passando per le stradine bianche degli argini,
per stalle e fienili, e i campi di gioia rimasti
gli stessi prima che il loro mondo sparisse.
Pontelongo, maggio 2010
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La poesia dice l’indicibile, ascolta l’inaudito, prende
tutto ciò che è vita, quel che non permane e si trasforma.
Di te hanno detto che eri folle perchè nata a primavera
e che le poesie erano guaste perchè dettate dall’inferno.
Ma dalle rive dei Navigli tu sola hai potuto stracciare visi,
frugare tra i detriti, subire falli, invocare Dio con la carne,
e scorgere l’invisibile. Ecco perchè ti ho amato, perchè
a scrivere versi è il fuoco, non i poeti e tu lo sapevi.
Ad Alda Merini, 1 novembre 2009
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Sono andato a rileggere i miei primi versi:
erano sciocchezze destinate agli anni
del cuore e non sapevo che si sarebbero
vestiti di galouises e dei sampietrini di Milano
o di slogan urlati nelle metropolitane,
nè che si sarebbero vestiti di sillabe rosse
delle pervinche in fiore.
Però non sono mai stato così maldestro
da scambiare la gioventù con figurine colorate
nè avrei dato il nome ai miei sogni con il cavallo
di un palafreniere in attesa. Appena furono
alti i colori dell’estate seguii il volo
delle api e diventai il loro cavaliere.
Villa Branca, Costa Selvaggia, agosto 2008
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E’ un percorso preciso fatto di foglietti
sparsi, piccole minute su scontrini, biglietti
del treno o del metrò, mentre si ascoltano parole
di fuoco annotate sul risvolto di copertine
o in fondo ai libri; meglio ancora se attraversate
da un lampo o da un sogno. E nessuno sa veramente
a cosa serva la poesia, eppure a primavera i giardini
si vestono di foglie e le gemme a legno scrivono silabe
sui fogli e ancora fiori, granuli pollinici, venti e di nuovo
l’argilla, il solco, i germogli, le stagioni, l’aratro e la vita ….
T
bellissime queste poesie
Dino sei un grande
Per me grandissimo uomo e poeta. In ricordo dei tempi universitari, se ricordi…