La ragazza nella nebbia – Donato Carrisi

(visto da Francesco Masala)

non solo la ragazza sparisce nella nebbia, ma anche chi guarda il film può smarrirsi, la nebbia fa brutti scherzi.

ottimo esordio di Donato Carrisi, scrittore in prestito al cinema.

atmosfere notturne come nel film di Tornatore “Una pura formalità“, lì si fronteggiano Depardieu e Polanski, nel film di Carrisi ci sono Toni Servillo e Jean Reno.

c’è tanta nebbia prima di arrivare alla verità, se esiste ed è la stessa agli occhi di chi guarda.

Toni Servillo è un poliziotto che usa metodi d’indagine poco ortodossi, Jean Reno sembra un tonto che ascolta come una trota, il professore (Alessio Boni) sembra il colpevole, qualcosa di terribile è successo anche decenni prima, il Male è sempre al lavoro, cambiano le vittime (per forza), cambiano gli addetti del Male (per forza, il tempo non lascia scampo, bisogna rinnovarsi).

ci sono tanti indizi che il deus ex machina Carrisi sparge qua e là.

e poi c’è la TV.

non perderlo al cinema, La ragazza nelle nebbia è davvero un gran film, anche se non capisci tutto bene e subito, come è successo a quasi tutti (me compreso)

https://markx7.blogspot.it/2017/11/la-ragazza-nella-nebbia-donato-carrisi.html

redaz
una teoria che mi pare interessante, quella della confederazione delle anime. Mi racconti questa teoria, disse Pereira. Ebbene, disse il dottor Cardoso, credere di essere 'uno' che fa parte a sé, staccato dalla incommensurabile pluralità dei propri io, rappresenta un'illusione, peraltro ingenua, di un'unica anima di tradizione cristiana, il dottor Ribot e il dottor Janet vedono la personalità come una confederazione di varie anime, perché noi abbiamo varie anime dentro di noi, nevvero, una confederazione che si pone sotto il controllo di un io egemone.

4 commenti

  • Secondo me c’è poco da capire
    Ben fatto, ma il finale è assurdo.
    Semplicemente non sapeva dove andare a parare.
    Ottima fotografia, regia fra l’America e la Svezia e personaggi forti e ben disegnati. Molto meglio Carrisi di Jeeg, Nanetti eccetera.
    Peccato per la soluzione assurda, da far accapponare la pelle a qualsiasi lettore di gialli.

    • Francesco Masala

      Nanetti sta per Manetti o sono gli amici di Biancaneve? 🙂

      la soluzione finale è quella che è, quando uno disegna un puzzle alla fine l’ultimo pezzo è solo uno, piaccia o non piaccia.

      • I nanetti non sono sette ma due. You know!
        Sono convinto che Carrisi sia bravo ma sono altrettanto convinto che non possiamo accontentarci di soluzioni mediocri- solo il mio parere-, che secondo me sono all’origine della discesa agli inferi della cultura in Italia negli ultimi decenni: ci accontentiamo. Se continuiamo ad accontentarci, non sproniamo i migliori a migliorare e i mediocri nella spazzatura, col risultato di vedere gli uni al posto degli altri.
        La soluzione del giallo (Reno a parte, perché il vecchio serial killer è solo un effetto speciale di poco conto) è semplicemente assurda. Non può esistere che un tizio organizzi un delitto allo scopo di esserne accusato e di uscirne innocente, e tutto questo solo per poter far soldi con le querele e la stampa.
        E non può esistere che un tizio assediato dalla stampa trovi il tempo e il modo di produrre una falsa pista (l’emulazione di Jean Reno) a tal punto da mandare in giro Servillo a dissotterrare videocassette o in stanze d’albergo presidiate, chissà perché, da giornalisti, per non parlare poi del sangue sulla mano.
        Non può esistere che la base del mistero sia il silenzio che ha accompagnato la scomparsa della giovane e la soluzione sentirla urlare cercando il gatto.
        Non ha senso infine che l’assassino mandi a Servillo un diario con un indizio ( la O) e poi se lo tatui sul braccio.
        Nulla nella soluzione ha veramente senso.
        Detto questo, il film è davvero piacevole se si eccettuano gli ultimi 20 minuti, che però contano.
        Solo il mio modesto parere.

        • Francesco Masala

          allora possiamo vederla così, che il film “fotografa” una situazione in cui la tv e la furbizia sono vincenti, l’investigatore, da essere più sicuro del mondo, diventa vittima di una ragnatela, che non capisce troppo, il professore sembra uno che ha visto i modellini di Cogne da Fede, e su internet ha studiato qualche manuale da killer, e la O sul braccio è delirio di onnipotenza (e infatti il poliziotto Servillo gli fa pagare la sua hýbris).
          che sia tutto assurdo è vero, ma così va il mondo d’oggi, sembra dire il film.
          gli ultimi 20 minuti che citi sono concitati e magari frettolosi, forse il libro, che non ho letto, ha ritmi più meditati.

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