LA SALUTE DIETRO LE SBARRE

Di carcere ci si ammala, di carcere si muore.
La tanatopolitica – il lasciar morire – da anni è per il carcere l’unica forma di governo, sia nell’eccezionalità delle rivolte e delle pandemie, che nella normale quotidianità penitenziaria.

La logica del “lasciar morire” è quella che sottende la fine di 13 detenuti che nel marzo 2020, invece dei soccorsi, trovarono violenza, cinismo e indifferenza.
È la logica che ha negato misure di deflazione carceraria mentre il contagio di covid-19 correva nelle celle sovraffollate.
È la logica che nega ogni giorno, nelle prigioni, l’assistenza sanitaria ordinaria, gli esami diagnostici e finanche le più elementari condizioni igieniche, producendo aggravamenti e morti per mancata diagnosi, per mancato soccorso, per mancata cura, per operazioni urgenti rinviate a sine die.
È la logica che nega le misure alternative a chi è in condizioni di salute incompatibili col regime detentivo.

I segni della tanatopolitica carceraria emergono anche in questi giorni dalle cronache quotidiane.

L’undici agosto 40 detenuti del Due Palazzi di Padova hanno denunciato in un espostocure in ritardo, patologie gestite superficialmente e morti che potevano essere evitate”, in un carcere dove i prigionieri convivono con ratti e scarafaggi in celle fredde e umide.

All’inizio di settembre una lettera dei detenuti e delle detenute della Dozza di Bologna, denunciava che la salute di più di 700 detenut* era affidata a un solo medico, invece dei cinque previsti in pianta organica, e che non c’era altro modo di venir visitat* se non quello di tagliarsi, perché “se non si vede sangue non si vede nessuno”.
Pochi giorni prima, un loro compagno, Dragan Nikolic, si era tolto la vita, come altri 66 detenut* dall’inizio del 2022 ad oggi, ma così tant* da 20 anni a questa parte.
Vittime della distruzione della speranza, della distruzione della psiche, della costrizione dei corpi all’interno di un “tempo vuoto”, in luoghi dove la disperazione trova nello psicofarmaco l’unica risposta.

Nel frattempo a Viterbo, l’indagine per la morte di un detenuto al 41 bis, il cui tumore non era stato diagnosticato in tempo, si avvia verso l’archiviazione.

Il “lasciar morire” – nelle sue svariate forme – avviene senza che nessuno ne risponda, nell’indifferenza, nella deresponsabilizzazione e nell’impunità.

Di tutto questo parleremo a Bologna, sabato 8 ottobre, dalle h. 18,30, in:

LA SALUTE DIETRO LE SBARRE
Come si amministra la vita e si somministra la morte nelle carceri italiane

Ex Centrale, via di Corticella 129, Bologna

Incontro con:
Sara Manzoli – Comitato Verità e Giustizia per i morti del Sant’Anna.
Autrice del libro: “Morti in una città silente. La strage dell’8 marzo 2020 nel carcere Sant’Anna di Modena”.
Vito Totire – Medico del lavoro e psichiatra, portavoce della “Rete europea per l’ecologia sociale”
Rosa Ugolini – Avvocatessa, componente dell’Osservatorio Diritti umani, Carcere e altri luoghi di privazione della libertà della Camera Penale di Bologna.
Giuseppe Capone – Psicologo.

Organizzano:
Associazione Bianca Guidetti Serra
Comitato Verità e Giustizia per i morti del Sant’Anna (MO)
Assemblea per la Salute nel Territorio
ExCentrale – Bologna

Diretta sulle pagine FB della Assemblea per la Salute nel Territorio e dell’ Associazione Bianca Guidetti Serra.

alexik

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