La salute non è una merce: sostegno al sindacato SGB

di Vito Totire (*)

Vediamo forti assonanze fra il nostro punto di vista e le analisi del sindacato SGB ed esprimiamo solidarietà alla loro manifestazione del 26 gennaio a Bologna davanti alla Regione Emilia-Romagna.

La pandemia ha approfondito contraddizioni e disuguaglianze e – come è sempre storicamente accaduto – dalle crisi si può uscire tornando indietro oppure andando avanti.

Questa pandemia ha reso più nitidi e urgenti alcuni obiettivi:

  • Difendere e rilanciare la sanità pubblica orientandola con maggiore forza alla prevenzione piuttosto che alla cura; la sanità pubblica deve garantire al massimo la cura e la riabilitazione dove la prevenzione primaria non è stata possibile ed efficace; qui a Bologna “siamo messi” che beviamo amianto distribuito magnanimamente gratis da Hera (alla faccia della classificazione Top employement) attraverso l’acqua detta potabile, per non parlare dei clorurati di origine industriale che ancora inquinano pesantemente alcuni pozzi;
  • Fermare l’orrida “mattanza” in atto nei luoghi di lavoro oggi commentata dalle istituzioni con lacrime di coccodrillo dopo ogni omicidio particolarmente eclatante: da quello di Luana d’Orazio nel 2021 al più recente di Lorenzo Parelli in “alternanza scuola-lavoro. Lacrime di coccodrillo penosamente accompagnate dal grido ipocrita “mai più”. Promettere a ogni omicidio più ispettori non convince nessuno; siamo ben favorevoli all’aumento delle ispezioni ma devono cambiare soprattutto i rapporti di forza nei luoghi di lavoro, è il pre-requisito per una valutazione e gestione del rischio che non rimanga nella oscure e inaccessibili carte del padrone (il famoso DVR, cioè “documento valutazione rischi”, spesso lacunoso e unilaterale);
  • Dobbiamo constatare che le risorse/energie dei servizi di vigilanza nei luoghi di lavoro (uopsal/spisal) sono state dirottate al monitoraggio della epidemia; un errore tragico e volontario che prelude al calo d’attenzione sulla sicurezza nei luoghi di lavoro; il personale necessario per il monitoraggio della pandemia doveva essere assunto ex-novo senza distrarre risorse dalla vigilanza;
  • E’ totalmente mancata la “vision” (per usare un termine caro ai burocrati anglofili) DELLA NECESSARIA RIORGANIZZAZIONE ERGONOMICA nel corso del long-Covid e in vista del post-Covid;occorre invece RIPENSARE IL LAVORO, LA SICUREZZA, LA PREVENZIONE, LE PAUSE (quelli che parlano di vision e mission hanno capito che lavorare con la mascherina FFP2 aumenta lo spazio morto respiratorio e quindi la fatica psicofisica?) E RIPENSARE GLI SPAZI (superando i luoghi di lavoro risotti a pollai) CON GLI INDICI DI ILLUMINAZIONE E DI AREAZIONE MAGARI – perchè no? – GARANTENDO A TUTTI ANCHE L’EFFETTO PANORAMA, OVE POSSIBILE: sono questioni chiare a chi lavora su cui stanno facendo proposte anche medici, psicologi, architetti eccetera mentre i “decisori politici” piuttosto che pensare concretamente a una “nuova ergonomia post-covid” ricorrono ai soliti rimedi tossici: differimento ferie, aumento dei carichi di lavoro e della precarietà in un quadro in cui al banchetto del PNRR si apprestano a gozzovigliare i soliti “vecchi ricchi” piuttosto che destinare le risorse ai nuovi e agli antichi poveri
  • L’intervento privato in sanità sta aumentando in maniera patologica; i riscontri sono di vecchia data e hanno indotto notevoli danni materiali e inquinamento anche culturale; il privato si autopromuove nel territorio come garante della “prevenzione” quando tutt’al più si impegna in diagnosi precoci (a scopo di lucro ovviamente) che comunque è cosa diversa dalla prevenzione primaria; molta acqua è passata sotto i ponti dalla legge 833/1978 e qualcuno gioca ad intorbidare; avere buona memoria può aiutare
  • Ai segnali (vecchi e cronicizzati) di privatizzazione se ne sono aggiunti altri; uno particolarmente inquietante – anche perché interviene nel devastato campo della psichiatria bolognese contraddistinta dalla mancata adesione (per 2/3) alla politica no restraint (non legare i pazienti al letto di contenzione) e dalla sopravvivenza di due “ospedali neuropsichiatrici” privati – è la inquietante “offerta” privata per contrastare la depressione e altri disturbi psichiatrici ma anche (udite!) il burn out. Siamo al massimo; se la criminale organizzazione del lavoro produce (come è noto, più spesso, fra chi è in professioni di aiuto) burn out … nessun problema: arriva il privato che risolve tutto (come?). Anche qui, è ovvio, dietro parcelle che vanno a erodere salari già da fame. Nell’armamentario dell’offerta privata (presumiamo per la cosiddetta “depressione”) c’è anche la corrente elettrica: non il famigerato ESK ma scosse più “basse” che non necessitano di anestesia (magari l’onorario sta crescendo, visti i rincari dell’energia).

Dunque pieno appoggio alla mobilitazione del sindacato SGB: come noi , potrebbe non ottenere risultati decisivi ma almeno si nuota nella direzione giusta.

UGUALE SPERANZA DI SALUTE E DI VITA PER TUTTE E PER TUTTI,

Senza perdere di vista le sorti del pianeta !

(*) Vito Totire è portavoce della «Rete europea per l’ecologia sociale»

 

Redazione
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Un commento

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