LA SANITA’ E LA REALTA’ SOCIALE IN ITALIA

di Umberto Franchi – I DANNI CAUSATI DAI TAGLI ALLA SANITA’ PUBBLICA AVVENUTI IN MODO STRISCIANTE DA OLTRE 30 ANNI

 

  • Oggi la spesa sanitaria ammonta a circa il 6,6% del PIL, peggio di USA, Francia, Germania, Regno Unito, con definanziamento che dal 2010 ad oggi si è ridotto di 37 miliardi come fa sapere la Fondazione Gimbe;
  • La risposta sanitaria è inadeguata all’emergenza covid , ha radici profonde . Nasce dai tagli perpetrati dai vari governi di centrodestra e centrosinistra ma soprattutto dal governo di Berlusconi e Monti con i tagli avvenuti tra il 2010- 2015, con 25 miliardi di tagli mentre i governi Letta. Renzi, Gentiloni, ed anche Conte sia pur in misura minore (600 milioni di euro) . Hanno tagliato complessivamente altri 12 miliardi alla sanità   ;
  • All’inizio della pandemia da covid , i posti in terapia intensiva erano 3.700, oggi sono 5.300 (8,4 ogni 100.000 abitanti) una situazione che all’inizio della pandemia era drammatica e che ha obbligato i medici anestesisti, a decidere quali pazienti salvare e quali far morire.
  • La frenata più importante è quella fatta dalle Regioni in conseguenza delle risorse inadeguate assegnate loro dallo Stato, con un decremento della spesa sanitaria pubblica del 48% tra il 2009 ed il 2018, con un conseguenziale taglio anche delle risorse Umane con meno 13.000 infermieri, 8.000 medici, ed altro personale  tecnico operativo… con il taglio  degli strumenti ospedalieri come le attrezzature per le terapie intensive, con la chiusura di molti ospedali territoriali. I posti letto sono stati diminuiti a 152.000, con un taglio del 30% , con 2,5 posti ogni 1000 abitanti (272 ogni 100.000 abitanti) . Un dato che secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità vede diminuire di un terzo i posti letto rispetto  alla realtà esistente  nel 1980 , a due anni di distanza dalla riforma sanitaria n. 738, fatta nel 1978. Mentre i posti letto esistenti    nella sanità privata sono aumentati a 40.000, con una spesa sanitaria corrente che tutte le regioni, ma in particolar modo la Lombardia, destina il 40% di tutte le risorse esistenti, al finanziano la sanità privata ;

 

  • In ogni città i Pronto Soccorso sono del tutto insufficienti  con scarsezza di medici, infermieri, macchinari diagnostici adeguati… ed in alcune  ASL , i medici ed infermieri  stremati da turni  massacranti si dimettono , come è avvenuto al pronto soccorso dell’Ospedale S. Luca di Lucca, peggiorando ulteriormente le condizioni dei pazienti che sempre più spesso hanno tempi di attesa dalle 8  alle 24 ore ;
  • Le strutture territoriali attrezzate con i macchinari necessari, i servizi, i medici ed infermieri al fine di fare prevenzione di ogni tipo di malattia sono progressivamente scomparsi, le ex Unità Sanitarie Locali (USL) sono diventate Aziende Sanitarie Locali (ASL), con il fine di fare profitti o il pareggio dei bilanci  e con una    a Spesa sanitaria  completamente orientata alla cura  negli Ospedali e cliniche private, e non più destinata alla prevenzione della malattia.

 

Ora il paradosso è questo:

  • Il sistema sanitario pubblico in teoria avrebbe interesse a prevenire le malattie in ogni territorio, cercando di farne ammalare il meno possibile, non soltanto per il bene dei cittadini , ma anche perché così risparmierebbero risorse pubbliche;
  • Mentre il servizio sanitario privato cerca di fare più profitti possibile ed avere tanti ammalati che per loro sono fonte di profitto… quindi c’è certamente poco interesse a fare prevenzione ma anche a curare  e curare la  malattia in tempi rapidi nel migliore dei modi… per cui le cliniche private si sono accaparrati gli interventi specialistici e le cure più innovative, nonché le eccellenze…

In sostanza da oltre 30 anni a farne le spese sono stati coloro che hanno pensioni medio/basse i lavoratori ed i ceti più subordinati con redditi medio bassi, con la quasi cancellazione della medicina preventiva nei territori, la mancanza di strutture  in grado di seguire, curare ed assistere, nelle loro abitazioni gli ammalati soprattutto da Covid…

 

La mancanza di personale e strumentazione diagnostica nella sanità pubblica , porta molti  cittadini  a  recarsi in strutture private convenzionate con le rispettive Regioni, e, sempre più  spesso sono costretti ad aspettare lunghe liste d’attesa nelle sia nelle strutture pubbliche e private,  che possono andare  anche da 6 mesi ad un anno, per avere  un esame specialistico   .

 

Nella manovra di bilancio del governo Draghi, per la sanità pubblica vengono stanziai 2 miliardi l’anno per tre anni… (totale 6 miliardi), ben al disotto delle necessità , per cui ci sono regioni che minacciano di compensare le spese sanitarie attraverso l’incremento delle tasse locali.

 

Non c’è dubbio  quindi  oggi il sistema sanitario pubblico non è nemmeno  in grado di curare e  contrastare nelle abitazioni e  nei territori  la pandemia da covid come invece dovrebbe, obbligando per questo, la popolazione  anche  ricorrere al vaccino,  e non tanto perché  il governo ha stabilito il  green pass.

 

Oggi, il PIL nel 2021 aumenta oltre il 6%  e l’affidabilità economica del Paese ci viene data  dalle agenzie di Rating come  quella Americana Fitch, che promuove l’Italia chiedendo di andare oltre nelle riforme liberiste nelle pensioni, nel lavoro, nei diritti, nella sanità pubblica che in sostanza significa peggiorare ulteriormente salari, condiziono economiche, diritti, cura e prevenzione dei soggetti più deboli.

 

Il pensiero liberista, rappresentato anche dalle Agenzie di Rating, sostengono che  la ricchezza deve essere nelle mani di pochi; che  tra i pochi ci deve essere una forte competitività tagliando il costo del lavoro; che lo Stato non deve mai intervenire in economia , che  le pensioni devono essere controriformate, che la sanità deve continuare ad essere tagliata privatizzata, in una logica liberista predatoria, dove le persone ammalate vengono considerate merci per fare profitti.

 

Da troppo tempo mass media, economisti ben pagati, politici di centrodestra e centrosinistra, martellano dicendo:  la sanità pubblica è insostenibile costa troppo allo stato, i sindacati hanno troppo potere, i lavoratori con contratto a tempo indeterminato sono dei privilegiati, i pensionati rubano il futuro ai giovani andando in pensione troppo presto, il  reddito di cittadinanza e gli ammortizzatori sociali alimentano il parassitismo dei disoccupati, lo stato non deve gestire le imprese e le aziende pubbliche e i beni pubblici vanno privatizzati, ecc…

 

Questo continuo lungo martellamento ideologico, effettuato da un vasto ceto di propagandisti ad iniziare dalla Confindustria, economisti ben pagati, mass-media,  assieme alle forze politiche di centro-destra e di centro-sinistra,  è servito per fare delle “riforme” che in realtà sono state controriforme , mettendo al centro la validità del “libero mercato” nella globalizzazione mondiale, fino a costruire un regime fondato sul liberismo , spostando immense ricchezze dai ceto medio bassi ai ceti più ricchi, con il 10% di popolazione che detiene il 55% di tutta la ricchezza presente nel nostro Paese;

 

 

ORA IN QUESTA REALTA’ ABBIAMO L’ANALISI  FATTA DAL CENSIS IN ITALIA , CHE  SOSTIENE :

 

  • Il 77% giudica inadeguato il sistema pubblico sanitario, ed il 94% della popolazione ritiene indispensabile avere sul territorio strutture sanitari con medici, infermieri, specialisti a cui potersi rivolgere ed il 93% chiede un incremento stabile dei finanziamenti pubblici;
  • Il 43% degli italiani si sente insicuro pensando alla propria salute ed alla necessità di dover ricorrere alle prestazioni sanitarie ;
  • Il 36% ritiene che la crisi pandemica creerà più precariato (42% tra le donne);
  • Il 27% teme per il futuro, una disoccupazione e mancanza di reddito ;
  • il 67% degli Italiani (82% tra i giovani) pensa che dopo la pandemia staremo peggio di prima;
  • negli ultimi 10 anni la povertà assoluta è più che raddoppiata superando la soglia dei due milioni che non hanno il cibo per sfamarsi;
  • I salari e le pensioni negli ultimi 10 anni sono diminuiti del 15% e in ermini di valori reali sono inferiori a quelle del 1990;
  • I lavoratori over 54 a tempo indeterminato percepiscono circa 12 euro orari lorde (8 nette), i giovani circa 7 euro lordi, le donne il 18% in meno dell’uomo.

 

Ora ,questa situazione sociale,  dovrebbe portare  venti di rivolta popolare, a causa delle aspettative collettive e personali tradite, ma invece abbiamo una nutrita minoranza di Italiani che ha messo in fuga il cervello verso irrazionalità, la “magia”   con:

 

  • sei milioni di persone pensano che la terra sia piatta e non rotonda;
  • tre milioni di persone pensano che il Covid non esiste ma sia una invenzione delle case farmaceutiche;
  • oltre 10 milioni di persone che pensano che il vaccino sia inutile ;
  • Circa 10 milioni di persone pensano che l’uomo non è mai sbarcato sulla luna;
  • Circa 18 milioni di persone pensano che il 5G non faccia male ma che sia uno strumento per controllare le persone.

E’ evidente che nella realtà culturale italiana, ha influito molto anche 20 anni di Berlusconismo e le sue televisioni con programmi tipo “grande Fratello” ed altri “polpettoni vari”.

 

In questo contesto, dovrebbe essere il sindacato a predisporre una vera piattaforma rivendicativa in grado di fare crescere un movimento non solo di lotta ma anche culturale e civile

 

.  Ma il sindacato cosa  fa ?  Cosa è diventato ?

 

Il potere di contrattazione dei sindacati è stato limitato, gli scioperi sono diventati molto rari...  i sindacati nella nuova realtà sociale, fanno assistenza e non contrattazione … gestiscono le ricadute negative sui lavoratori  delle scelte fatte dalle imprese e dai governi

 

I sindacati Confederali,  unitariamente sono diventati funzionali alle imprese ed ai governi , con i gruppi dirigenti che anziché contrattare gestiscono assieme alla Confindustria ed ai Governi  in termini assistenziali,  le ricadute negative  sui lavoratori,  delle scelte fatte da Confindustria e dai vari governi che si sono succeduti negli ultimi 30 anni.

 

Ecco , sono questi gli arretramenti  sociali, civili, culturali che sono  andati avanti negli ultimi 40 anni , che hanno   radici profonde in quello che è avvenuto  …

 

Ora è necessario cercare di sradicare questa  realtà, attraverso un grande movimento di lotta dal basso…   senza aspettare una soluzione da possibili  governi di centrodestra o centrosinistra cosa estremamente difficile ma senza alternative…

 

Umberto Franchi già dirigente Sindacale CGIL

Redazione
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Un commento

  • Mariano Rampini

    Sul progressivo spostamento del sistema sanitario italiano dal pubblico verso il privato, ho già scritto alcune cose. Il Censis – ben citato dall’amico Umberto Franchi – ha per molti anni segnalato questo fenomeno che ha preso l’abbrivio proprio con i Governi Berlusconi (di cui taccio gli altri mali apportati al nostro Paese). Si tratta di un atteggiamento inveterato in Italia: se c’è necessità di reperire fondi per “mettere qualche pezza”, dove si taglia? Dalla sanità pubblica che, in sostanza, è diventata una sorta di salvadanaro di ogni Governo fin dalla sua nascita. Quello che sfugge ancora oggi in tempi di Covid è l’estrema pochezza di questa logica: se si lascia che la sanità serva solo e soltanto a curare, in base a un paradosso piuttosto noto agli addetti ai lavori – la sanità stessa diventerà sempre più costosa. Semplice dimostrarlo: considerando che il sistema sanitario è finanziato dallo Stato (dai cittadini cioè) l’acquisto (faccio un esempio, ovviamente) di una nuova Tac, più perfezionata della precedente uscita magari due anni prima, è sicuramente più oneroso. Per risparmiare si continuano così a usare strumenti che, viva via, diventano meno efficienti. E quindi anche l’opera di prevenzione effettuabile attraverso gli esami diagnostici, diventa meno efficace. Prevenzione, dunque, è la parola magica, la chiave attraverso la quale la sanità diventa un sistema economico perché fa risparmiare lo Stato. Meno malati, magari curati al momento giusto quindi con meno impegno economico, più risparmi. Sembrerebbe un ragionamento semplice ma, a quanto pare, questa logica sfugge ai nostri governanti. Che anzi, proprio dal ventennio berlusconiano, hanno visto aumentare costantemente la quota di sanità che i cittadini sostengono in prima persona, rinunciando al pur valido (non sempre e non dovunque) supporto del Servizio sanitario nazionale. Se a questo aggiungiamo che di nazionale c’è rimasto davvero poco e che nel nostro Paese esistono circa 21 sistemi sanitari diversi, uno per Regione o Provincia autonoma, la frittata è fatta.

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