La solita aria. In 7 mosse

Chissà se la giornata di Santa Spanò (*) somiglia alle vostre

«Camminare in punta di piedi sulle bottiglie» potrebbe essere il titolo della mia mattinata di ieri.

Ci sono giornate che nascono così, vi capita? Qui quasi tutti i giorni.

1. Si inizia con la macchina ferma al centro della strada con l’autista a chiacchierare tranquillo con un suo conoscente, suppongo si conoscessero visto che il tipo stava poggiato sul bordo del finestrino e il guidatore non ha tirato su il vetro per chiudergli la bocca. Continuavano a parlare come se io non esistessi, ho provato a segnalare con gli abbaglianti la mia presenza, niente. Nel mio mondo avrei parcheggiato al lato della strada, ho un mondo strano io. I due continuavano, persi gli occhi negli occhi, a gesticolare e ridere e mettersi le mani nei capelli come nelle pubblicità dello shampoo antiforfora e io, che mi ostino a non usare il clacson, immobile a fissare la scenetta del mio spirito che armato di mazza fracassava parabrezza e cofano. Ho lasciato libero lo spirito per pochi secondi e poi ho dato uno strattone alla catena e l’ho riportato nel corpo, bisogna riportarlo presto all’ordine o quanto meno non fargli vedere “Un giorno di ordinaria follia“, si monta la testa e pensa di essere in un film. Finalmente i due compari, dopo essersi raccontati almeno 1 mese della loro vita, si salutano. E no, non poteva accostare l’auto per farmi passare, ha messo in moto obbligandomi a fare retromarcia, trovare io uno spazio e farlo passare. Nel mio mondo io avrei ringraziato, ho un mondo strano io. Lui mi passa accanto al ralenti con uno sguardo torvo di quelli alla Benicio del Toro cattivo. Il mio spirito si era già infilato la maschera di Catwoman dimenandosi per balzare fuori dal finestrino a cavargli gli occhi e realizzare un paio di orecchini (ci sono una marea di tutorial sull’argomento. Ma che avete capito, per gli orecchini, non per cavare occhi… Magari ci sono pure, poi guardo), per fortuna la scena è durata una manciata di secondi e sono partita, infuriata, ma ho proseguito sui miei colli di bottiglia.

2. Arrivo dove devo arrivare. Entro, la signora mi riceve immediatamente con: «Aspetti un attimo». Non sono neanche riuscita a vedederla, con uno scatto fulmineo si è infilata in una stanza chiudendosi dietro la porta. Sono rimasta in piedi a guardarmi attorno in compagnia della voce della signora che sbraitava al telefono nell’altra stanza. Nel mio mondo io avrei chiuso la telefonata, ho un mondo strano io. Eccomi sola a fare man bassa di tutto, suggerisce il mio spirito, avrete capito che non ho uno spirito guida, lo strattono e torna quieto, dopo circa 20 minuti è indomabile, vorrei che in una delle bottiglie su cui cammino ci fosse del vino per ammansirlo. Per fortuna la signora ha finito la sua telefonata e può dedicarsi a me, 5 minuti e sono fuori. A farlo subito io non avrei perso mezz’ora con le mani in mano, letteralmente.

3. La signora con i sacchetti della spesa, pure barcollante, che avanza al centro della strada e vuole avere ragione. Oggi è così (se mi pare e se non) … avrà 70anni con due sacchetti strapieni da entrambe le mani, avanza a zig-zag al centro della corsia, devo frenare di colpo. Nel mio mondo io avrei camminato al bordo della strada, ho un mondo strano io. La signora mi lancia un’occhiata a incenerirmi, tipo chessò la madre cattiva di Benicio del Toro cattivo. Aspetto che faccia tutte le giravolte che il suo corpo le consente e finalmente, dopo aver tirato, a me giustamente, invettive e malanove (non credo occorra la traduzione) libera la strada.

4. Le malanove hanno i loro effetti. Qui, dagli autisti degli autobus alle mamme con prole al seguito, si guida con lo smartphone in mano, una mano sul volante (forse) e l’altra rigorosamente sul display del cellulare, un occhio sullo schermo del telefonino e l’altro sulla strada (forse), la chiamano «esotropia acquisita concomitante», strabici insomma. Così in curva arriva lei, con tanto di bambina accanto (cintura? Cosa sono le cinture?) con il cellulare all’orecchio mentre cerca di sterzare. Nel mio mondo io avrei lasciato cadere il cellulare, tenuto la bimba o quanto meno messo due mani sullo sterzo, ho un mondo strano io. Per fortuna, sempre io, prendo le curve strette, e sempre per fortuna avevo spazio a sufficienza per buttarmi sulla destra (stranamente non c’erano auto parcheggiate, qui si parcheggia anche nelle rotatorie). La signora ha ancora il cellulare all’orecchio… «ma si rende conto» sono queste le parole che ho detto, non ho fatto in tempo a dire altro che mi ha investito con una raffica di parolacce, a me ovviamente, o forse le diceva al telefono e io ho capito male. Mi sono allontanata perché non sempre è utile capire, comincio ad avere voglia di una sana e salutare ignoranza. Decido che per una mattinata è anche troppo, rimando a lunedì, torno a casa.

5. Lo scherzo più amato dai pedoni è quello di sbucare all’improvviso dalle auto parcheggiate e attraversare la strada in corsa. Qui è una città di buontemponi, c’è da divertirsi, in casa e fuori; fuori di più, con la casa il paragone non regge. Sono quasi a 300 metri da casa, oramai è fatta, mi sbagliavo, trovo di fronte lui: berretto con la visiera sugli occhi (se vuoi fare il cieco procurati almeno un cane), maglietta stile Sean John, catene e catenina al collo e un paio di scarpe che manco Bigfoot. Balza fuori, non so neanch’io da dove, e di nuovo frenata (non dovevo uscire, non dovrei uscire mai). Si gira, non so se anche lui ha lo sguardo di Benicio, con la visiera non lo vedo, alza il braccio nella mia direzione e con la mano simula una pistola; avete presente il pollice e l’indice sollevati con le altre dita chiuse a pugno, sì sì proprio la classica “pistola” con tanto di movimento di rinculo, tipo minaccia, a me ovviamente. Nel mio mondo io al suo posto avrei alzato le mani in alto, ho un mondo strano io.

6. Camminerò ancora sulle bottiglie di vetro, solo che sarà mia cura riempirle di buon vino. Mia madre sostiene che rischio l’alcolismo, meglio non uscire. Ma come si fa? Mia madre suggerisce di usare le bottiglie di vino, con nonchalance e delicatamente, ovviamente. E se invece offrissi da bere? ?

7. Vi terrò aggiornati (forse).

(*) dalla pagina FB di Santà Spanò

NELLA FOTO: La diciassettenne Bianca Passarge, travestita da gatta, balla sulle bottiglie di vino. Pare che la sua performance fu ispirata da un sogno. Si esercitava per più di otto ore al giorno. (Amburgo, giugno 1958). Photo by Carlo Polito-BIPs-Hulton Archive-Getty Images

 

Santa Spanò
Diceva Mark Twain: "Ci sono due momenti importanti nella vita: quando nasci e quando capisci perché". E io nacqui. Sul perché ci sto lavorando, tra la bottega, il mio blog http://lasantafuriosa.blogspot.it/ e... il resto ve lo racconto strada facendo.
Dimenticavo, io sono Santa!

8 commenti

  • Parole di verità
    che si scontrano
    con
    la dilagante,
    tracimante
    e dominante
    imbecillità.

    • con l’aggiunta di una buona dose di tracotanza e convinta furberia.
      Caro chief Joseph qui l’uomo (umani in generale) viene fuori in tutta la sua grande piccolezza.

  • Francesco Masala

    e chi glielo dice a Platone che uscendo dalla caverna, col libero arbitrio, tanti sarebbero diventati uomini di merda? 🙁

    • Chi glielo dice?
      Un tempo, caro Francesco, dicevamo che dalla sofferenza venivamo fuori migliori, sicuramente accade anche oggi, come dici tu: “uomini di merda”, ma ancora migliori. I migliori uomini di merda.

  • Valeria Taraborelli

    Per ricordare Pirandello ed i suoi personaggi maschere e non oppure Fromm e la sua “folla” solitaria basta guardarsi intorno…..

    • Buongiorno Valeria, è proprio così. Peccato che la “strada” non sia un libro da leggere, perché in tal caso molti di noi lo lascerebbero nello scaffale.

  • Alessandro Vanno de Vanni

    Gentile Santa, scopro casualmente come sovente accade, la Bottega ed il tuo lavoro. Questa scoperta è avvenuta mentre seguivo e cercavo la storia di Bianca Passarge attraverso la celebre foto che anche tu inserisci nel tuo spazio. Ebbene ho trovato migliaia di riproduzioni di quella foto in quasi tutte le lingue parlate nel globo ma in nessun luogo ho trovato notizie di Bianca la quale, oggi, dovrebbe avere circa 78 anni.
    Nel lontanissimo 1959 mi trovavo ad Amburgo, viaggiando per la Germania e la Scandinavia ed all’epoca avevo 18 anni e mezzo. La città era orrendamente distrutta e pochissimi gli uomini, sopratutto giovani e ci si incontrava, tra ragazzi e ragazze in pochissimi luoghi in prossimità del porto dove vi erano locali d’ogni genere ed ogni spettacolo e qui assistetti alle esibizioni della “Vedova Nera” (se non sbaglio) che era, naturalmente, uno spogliarello super hard e sorpresa, alcuni anni dopo seguendo lo spettacolo di Maurizio Costanzo apparve una signora di Bologna la quale dichiarò di essere stata lei la famosa “vedova” di Amburgo.!!!
    Il mio interesse particolare è scoprire che fine ha fatto Bianca e se per caso tu ne hai notizie.
    Nel ringraziandoti abbi i miei più cordiali saluti.
    Alessandfo

    • Mi spiace Alessandro, ma le uniche notizie che ho le trovi sul post a corredo della foto. Da quei pochi dati: il nome del fotografo e l’età di lei, oltre la città.
      Su facebook trovi una pagina “Bianca Passarge personaggio pubblico” prova a scrivere agli amministratori della pagina, magari possono darti qualche indicazione.
      Mi spiace di non esserti di aiuto, cordiali saluti anche a te.

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