La “steppa verde” di Svetlana e Rosa

di Leanne A. Grossman

Questo articolo è tratto da un più ampio servizio di Leanne A. Grossman, “A Matter of Life and Health: Villagers in Kazakhstan Fight Big Oil” (7 novembre 2011) per Women International Perspective. Leanne A. Grossman è una scrittrice-viaggiatrice che ha documentato le prospettive e le preoccupazioni delle donne in Africa, Asia, Europa ed America Latina. E’ fra le fondatrici di “Girl Child Network Worldwide” che si occupa delle bambine vittime di violenza sessuale in tutto il mondo. La traduzione è di Maria G. Di Rienzo.

Il tossico odore di uova marce soffia regolarmente sul villaggio rurale di Berezovka, in Kazakistan. I fumi vengono direttamente dal campo estrattivo di petrolio e gas di Karachaganak, a cinque chilometri di distanza: sono le emissioni di solfato d’idrogeno correlate all’estrazione ed alla raffinazione dei prodotti. Il campo è stato costruito dal Karachaganak Petroleum Operating (KPO), un consorzio fra alcune delle più facoltose compagnie commerciali che si occupano di energia: LUKOIL (Russia), BG Group (Gran Bretagna), ENI Agip (Italia) e Chevron (Stati Uniti). Nel 1997 il KPO ha siglato un accordo con il governo kazako che permette le operazioni di raffinazione in loco.

Le circa 1.300 persone che vivono vicino all’impianto soffrono di emicranie e brividi, perdono i capelli, la loro vista si deteriora e sviluppano l’anemia. Svetlana Anosova, residente del villaggio, insegnante di musica, madre di tre figli e nonna di svariati nipoti, descrive altri problemi di salute che si pensa siano collegati ai cambiamenti ambientali imposti dall’impianto petrolifero: malattie ai reni, problemi digestivi, perdita dell’udito. Sua figlia è diventata epilettica, e lei teme che sia il risultato dell’inquinamento proveniente dal campo estrattivo, ma non può provarlo.

Poiché le strutture sanitarie locali sono limitate, Rosa Khusainova, direttrice della Casa della Cultura e madre di due figli, ha dovuto chiedere un prestito per pagare i trasporti e i costi relativi alle cure mediche della figlia, coperta da gravi eruzioni cutanee. Quando uno dei medici le ha chiesto perché non si trasferisce Rosa ha replicato: “Non ho il denaro per muovermi, ne’ un altro posto dove andare. Io sono di Berezovka, perché dovrei trasferirmi? E’ la compagnia petrolifera che se ne dovrebbe andare.”

Per nove lunghi anni Svetlana e Rosa hanno organizzato gli abitanti del villaggio affinché usassero ogni strategia legale accessibile per proteggere le loro famiglie e avere giustizia. Il solo raccogliere informazioni è una grossa sfida in un paese in cui gli uffici governativi sono storicamente costruiti sulla segretezza. Zhasil Dala (Steppa Verde), l’organizzazione che Svetlana e Rosa hanno fondato, ha dovuto condurre da sé le ricerche sull’avvelenamento dell’ambiente. L’inquinamento dell’aria non è l’unico problema. I residenti del villaggio hanno visto mutazioni nelle loro coltivazioni: il livello di cadmio nel suolo è almeno due o tre volte più alto del normale. L’avvelenamento da cadmio causa stordimento, mal di testa, debolezza, dolori al petto e infine edema polmonare. Anche gli alti livelli di nitrati preoccupano i residenti. Le emissioni provenienti dal campo estrattivo sono sospettate di aver aumentato tali livelli nelle fonti d’acqua e nel terreno. Quando gli abitanti del villaggio hanno mandato campioni d’acqua ad un laboratorio indipendente ad Orenburg, in Russia, i risultati hanno mostrato che essa non è potabile. I campioni di aria inviati ad un altro laboratorio indipendente in California hanno confermato la presenza di 25 elementi chimici tossici nell’aria di Berezovka.

La maggioranza dei residenti oggi vuol essere ricollocata in un ambiente pulito e sicuro, lontano dal campo d’estrazione. Tramite “Steppa Verde” hanno indirizzato proteste formali ed informali al consorzio ed al governo chiedendo che il loro diritto umano di vivere in una zona sana sia rispettato. Nel 2003, il costante e coraggioso impegno di Svetlana Anosova attirò l’attenzione della BBC che all’epoca commentò: “Ciò che è certo, è che nell’ex Unione Sovietica ci sono migliaia e migliaia di persone come Svetlana che dal libero mercato non hanno avuto beneficio alcuno.”

Nel gennaio 2011, Serik Ilyasov, un lavoratore agli impianti, fu ucciso sul colpo (ed un suo collega gravemente ferito) quando un guasto agli idranti rilasciò una gran quantità di solfato d’idrogeno. Le indagini mostrarono che solo 25 idranti avevano dispositivi di sicurezza: nonostante la promessa che le operazioni a Karachaganak sono svolte usando la miglior tecnologia disponibile, il consorzio KPO non si cura della sicurezza dei suoi lavoratori più di quanto si curi della sicurezza dei residenti all’esterno del campo. Sebbene nel paese esista una legislazione che protegge l’ambiente, KPO la ignora. Quando le loro violazioni delle leggi ambientali diventano palesi, come nel caso delle improvvise eruzioni di gas, si appellano a cavilli burocratici per non far proseguire le cause legali, e persino quando sono condannati e devono pagare delle multe i soldi non arrivano mai ai residenti del villaggio: restano al corrotto governo nazionale. Perciò, il governo non ha alcun incentivo a fermare l’inquinamento facendo pressione sulle compagnie petrolifere affinché rispettino i regolamenti.

Lo scorso anno i residenti di Berezovka hanno avuto un’altra sorpresa: nel loro suolo si aprono crateri (un effetto che si sa associato all’estrazione di petrolio). “Adesso ho paura di vivere in casa mia”, dice Nagaisha Demesheva, che ha scoperto un cratere nella sua piccola proprietà nel dicembre 2010. Immaginatevi se fosse successo alla villa di John Watson della Chevron o di Vagit Alekperov della Lukoil, il sesto uomo più ricco della Russia. E’ proprio vero che non siamo tutti eguali.

“Steppa Verde” ha tentato di aver giustizia tramite gli investitori del KPO. Ma dopo tre proteste formali alla Banca Mondiale, che ha prestato 150 milioni di dollari per il progetto petrolifero nel Kazakistan, Svetlana e Rosa hanno deciso che non perderanno più tempo a presentare il caso in simili uffici: hanno scoperto che per quanto i funzionari esprimano loro simpatia, nessuna azione concreta viene intrapresa per migliorare o risolvere la loro situazione. Dovendo fronteggiare oppositori a più livelli impiegano tecniche molteplici e flessibili: ad esempio, alleandosi con “Salvezza Verde”, un’ong nonprofit del Kazakistan, il loro gruppo ha denunciato legalmente il governo per il fallimento nel proteggere i suoi cittadini. Due famiglie e un’impresa commerciale hanno vinto in tribunale il diritto di essere collocati altrove. E’ un precedente significativo, sebbene non ci siano ancora segni di implementazione della sentenza. Ad ogni modo, i residenti di Berezovka non saranno soddisfatti sino a che tutti non saranno ricollocati in un’area sicura, distanti dalle emissioni tossiche che stanno rovinando le loro vite.

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