La storia di Sara

Fra Opg e Rems, ancora socialmente pericolosa

I familiari di Sara (*)

Magritte-cercareTITOLO

Le Rems (residenze per l’esecuzione della misura di sicurezza) sono state predisposte teoricamente, per mezzo della recente legge 81 entrata in vigore il 31.3.2015,per sostituire i sei Opg (ospedali psichiatrici giudiziari) presenti in Italia.

La finalità era porre fine alle logiche manicomiali e carcerarie e ridare dignità alle persone sottoposte a misure detentive perchè definite per mezzo di una perizia psichiatrica, soggetti “incapaci di intendere e di volere” nel momento in cui (in alcuni casi si presume) hanno commesso un reato.

Purtroppo la legge non impedisce che tali soggetti vengano arbitrariamente definiti”socialmente pericolosi”, quindi non si è fatto nulla per evitare che le persone vengano rinchiuse a chiave in queste nuove R.E.M.S o che vengano, nel caso in cui il magistrato applica una “misura di sicurezza non detentiva” (libertà vigilata), rinchiuse in una comunità psichiatrica o obbligate a sottoporsi alle cure predisposte dal servizio psichiatrico competente (DSM) e alle prescrizioni che limitano la libertà della persona. Tali restrizioni orarie e di movimento assumono solo una valenza punitiva e paradossalmente ostacolante a un reale percorso di reinserimento sociale.

Tali misure di sicurezza“non detentive” possono essere prorogate eternamente.

Sara – il nome è fittizio – nel 2008 è evasa dagli arresti domiciliari e per mezzo di una perizia psichiatrica dell’ottobre dello stesso anno viene etichettata “socialmente pericolosa”, perizia che viene adoperata da una Corte d’ Appello nel 2012 per “assolverla” ma in realtà Sara viene condannata all’applicazione di una “misura di sicurezza non detentiva” (libertà vigilata) della durata di un anno, ma specificando: ”salva verifica del perdurare della pericolosità sociale”.

Nel giugno 2014 il Tribunale di Sorveglianza di Reggio Emilia (magistrato Mirandola Manuela) ha definito impropriamente, senza verificare il perdurare della pericolosità sociale per mezzo di una nuova perizia psichiatrica, necessaria l’applicazione della “libertà vigilata” presso il domicilio, sulla base di una perizia del 2008 e che Sara, libera cittadina, abbia nell’anno precedente deciso di terminare bruscamente l’assunzione di psicofarmaci.

Tale scelta ha comportato indubbiamente numerose problematiche di salute, ma Sara non ha mai tenuto un comportamento violento o pericoloso per se stessa o per gli altri.

Purtroppo Sara, durante la libertà vigilata, non si è presentata presso gli ambulatori del servizio psichiatrico e non si è recata negli uffici della Questura, motivo per cui il 30.3.2015 il magistrato Salsi Maria Giovanna ha applicato una misura di sicurezza detentiva presso l’ O.P.G di Castiglione delle Stiviere, il giorno successivo trasformato magicamente in R.E.M.S.

L’11 novembre, dopo quasi 8 mesi di internamento presso le strutture manicomiali/carcerarie di Castiglione delle Stiviere (diretta da Pinotti Andrea) e (dal 24 agosto) di Bologna (“Casa degli svizzeri” diretta da Bartoletti Claudio), il Tribunale di Sorveglianza di Bologna (magistrato Bosi) dovrà valutare sulla base della documentazione fornita dal medico della REMS di Bologna (dottor. Buaron) e dalle psicologhe,se concedere la libertà a Sara o nel caso in cui venisse erroneamente valutata ancora “socialmente pericolosa”, decidere se prolungare il tempo di permanenza presso la REMS o applicare la “libertà vigilata” presso una comunità psichiatrica o presso il suo domicilio.

Riteniamo doveroso rimarcare le numerose regole carcerarie vigenti presso le due REMS, tra cui perquisizioni denigranti a Castiglione delle Stiviere mentre a Bologna Sara può ricevere la visita di suo marito solo una volta alla settimana, causa “problemi organizzativi”…

Tale scelta non facilita un necessario supporto familiare, anzi paradossalmente la presenza del familiare viene oggettivamente ostacolata e ovviamente tale ingiustificabile restrizione si ripercuote sulle condizioni di salute di Sara.

A riguardo, evidenziamo che tale struttura impone maggiori restrizioni che in O.P.G (Reggio Emilia) nel quale sono concesse sei visite al mese.

Ulteriore elemento in contraddizione con la nuova legge 81 e solo in grado di porre in luce la natura stessa di tale R.E.M.S, è il fatto che solo dopo 54 giorni dal suo arrivo in struttura, è stato concesso a Sara, dal magistrato Bosi del Tribunale di Sorveglianza di Bologna, di usufruire di un “permesso di uscita” di alcune ore con il marito e con l’educatrice della struttura, sapendo che a Castiglione delle Stiviere si era richiesto ed ottenuto dal Tribunale di Sorveglianza di Mantova, un “permesso di uscita” della durata di due giorni e senza la presenza dell’operatore, il quale causa trasferimento, Sara non ha potuto mai usufruire (le “condizioni cliniche e comportamentali” sono sempre state valutate positivamente dai medici delle due strutture).

Teoricamente nel rispetto della legge 81 tali R.E.M.S sono state predisposte per il “superamento degli ospedali psichiatrici”, ma numerosi elementi non dimostrano certamente la volontà di dare un minimo di dignità al soggetto recluso, come la recente legge prevede.

Dignità che solo una reale libertà può concedere.

Ma queste decisoni hanno un minimo di logica?

Chi è in grado di sostenere l’aspetto terapeutico di tali scelte?

Chi è il soggetto che si assume tali responsabilità difronte all’opinione pubblica?

Quando l’immagine conta più della sostanza…

La storia di Sara evidenzia la volontà di stigmatizzare la persona e trasformarla in quel male che bisogna con ogni mezzo necessario allontanare da noi stessi. Solo per il fatto che ci siano state difficoltà durante alcuni periodi della sua vita, non si può concede al magistrato di intromettersi su una questione strettamente socio-sanitaria che indubbiamente non le compete ed adoperare strumentalmente tali vissuti personali che mai sono sfociati in comportamenti violenti, per sostenere l’esistenza della “pericolosità sociale”.

Se diamo credito a tale assurda e arbitraria lettura, dovremmo considerare “socialmente pericolosi” tutti i soggetti che liberamente decidono di allontanarsi dai servizi psichiatrici e interrompere l’assunzione di psicofarmaci.

Che Sara sia liberata dalla degradante etichetta di persona “socialmente pericolosa”, che è solo utile per criminalizzare, isolare e sradicare violentemente l’individuo dai suoi affetti, dai suoi legami, dal vero senso della vita.

Libertà e dignità per Sara.

Che la “pericolosità sociale” venga abolita una volta per tutte.

(*) ripreso da socialmentepericolosi.blogspot.it; vi informeremo qui in “bottega” sugli sviluppi di questa vicenda. L’immagine è di René Magritte. (db)

 

 

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