La Terra vista dalla Luna: cosa…

accadde fra il 12 e il 24 dicembre 1968

di Andrea Bernagozzi

Il 12 dicembre 1968 usciva ufficialmente nelle sale italiane 2001: Odissea nello spazio, capolavoro del cinema di fantascienza e del cinema in assoluto. Gli spettatori venivano accolti, nella sequenza iniziale del film, da uno spettacolo che illustrava subito il contesto cosmico in cui si ambienta l’opera del regista Stanley Kubrick, anche grazie alla musica: il celeberrimo estratto di Così parlò Zarathustra di Richard Strauss. Un forma tonda e scura si muove verso il basso, con lo sfondo nero. Capiamo cos’è quando dal bordo superiore compare una falce, azzurra, con macchie bianche: è la Terra, parzialmente illuminata da Sole che brilla in lontananza. Quel nero è lo spazio e la pellicola (all’epoca di questo si trattava) ci mostra l’allineamento fra Luna, Terra e Sole. Il tondo comparso all’inizio è la faccia della Luna invisibile dalla Terra, scura perché in quella configurazione non riceve luce dal Sole.

(Attenzione non esiste la faccia oscura della Luna, intesa come una regione del nostro satellite che non riceve mai la luce solare: nella fase di Luna nuova, per dire, la faccia invisibile è completamente illuminata, mentre la faccia rivolta verso di noi è al buio).

Kubrick ha portato gli spettatori “oltre il cielo” e ha fatto vedere loro uno spettacolo naturale che nessun occhio umano aveva mai visto: la Terra non dall’orbita terrestre bensì dallo spazio oltre la Luna. Nessuno fino al 24 dicembre 1968. Quel giorno gli astronauti statunitensi Frank Borman, comandante, James Lovell, pilota del modulo di comando, e William Anders detto Bill, pilota del modulo lunare, durante la missione Apollo 8, assistettero a quello spettacolo per davvero. Come sanno bene gli appassionati di fantascienza, la realtà superò la fantasia, perfino quella di un genio visionario come Stanly Kubrick.

In questi giorni ricorrono i 50 anni della missione Apollo 8. Non è famosa come Apollo 11, quella dello storico allunaggio, né come Apollo 13, la sfortunata missione durante la quale un’avaria costrinse l’equipaggio a un rientro sulla Terra con mezzi di fortuna. In realtà, per chi scrive, forse è più importante perfino di Apollo 11. Siamo nel pieno della corsa allo spazio fra le due super potenze contrapposte, Unione Sovietica e Stati Uniti, aperta dal lancio targato URSS del primo satellite artificiale, Sputnik 1, nel 1957, seguito dal primo essere vivente, la cagnolina Laika. Poi arrivano gli umani: il primo uomo nello spazio, il cosmonauta Jurij Gagarin, la prima donna, Valentina Tereškova, la prima passeggiata nello spazio, il cosmonauta Aleksej Archipovič Leonov… Tutti successi sovietici. Parte la rincorsa USA, con il primo astronauta a stelle e strisce a raggiungere lo spazio, Alan Shepard, il primo a entrare in orbita, John Glenn, e così via.

Tutto molto bello ma sempre nell’orbita terrestre, nel materno abbraccio del campo gravitazionale del nostro pianeta. Fino alla missione Apollo 8, partita da Cape Canaveral il 21 dicembre 1968. L’obiettivo era raggiungere la Luna, entrare in orbita attorno al satellite, tornare a casa. Tecnicamente, un passaggio fondamentale verso l’allunaggio. Nel 1961 l’allora presidente John Fitzgerald Kennedy aveva promesso che “un americano” sarebbe sbarcato sulla Luna entro la fine del decennio. Manca un anno e nessuno, astronauta USA o cosmonauta URSS, ha mai lasciato l’orbita terrestre. Nessuno è mai andato oltre qualche centinaio di km di distanza dalla superficie del nostro pianeta: la Luna si trova mille volte più lontana.

Spetta a Borman, Lovell e Anders tentare l’impresa. Che riesce felicemente. I tre diventano i primi esseri umani a uscire dal campo gravitazionale terrestre entrando in quello di un altro corpo celeste, la Luna appunto, il 24 dicembre 1968. Il profeta della missilistica e dell’astronautica, lo studioso russo Konstantin Ciolkovskij – spesso scritto Tsiolkovsky – nato nel 1857, cioè cent’anni prima dello Sputnik 1, aveva detto che certamente la Terra era la culla dell’umanità, ma non si può vivere per sempre nella culla. Ebbene, l’equipaggio dell’Apollo 8 è stato il primo a “volar via” per davvero: non ce ne vogliano Gagarin con colleghe e colleghi, ma orbitare attorno alla Terra significa non aver reciso del tutto il cordone ombelicale con il nostro pianeta. Durante le orbite attorno alla Luna, a un certo punto le comunicazioni radio fra Apollo 8 e il centro a Houston si interrompevano, perché si metteva in mezzo il nostro satellite. Nessun essere umano prima di loro tre era stato così lontano e così solo. Girando attorno alla Luna, hanno visto con i loro occhi la faccia non visibile dalla Luna. Nessun umano prima di loro aveva ammirato quello spettacolo (illuminato dal Sole in gran parte, nella fase di Luna crescente).

Poi c’è la famosa fotografia.

Guardando fuori dall’oblò, come turisti, a un certo punto della quarta orbita vedono la Terra comparire dal bordo lunare. Era logico, normale, ovvio che capitasse. Era programmato che dovesse essere così. Però… però una cosa è pensarlo, un’altra è viverlo questo istante. I tre restano sgomenti dalla bellezza dello scenario che man mano si rivela ai loro occhi. La Terra, in parte illuminata dal Sole, in parte in ombra – una fase di “Terra crescente” – si alza rispetto all’orizzonte lunare man mano che la capsula gira intorno al nostro satellite. Presto, serve una macchina fotografica: ed ecco che riprendono qualche scatto della Terra sospesa nello spazio, improvvisando, perché quella foto non era in programma.

Le fotografie, si direbbe oggi, diventano virali. Solo che ai nostri giorni per diffondere un’immagine basta un clic: 50 anni fa non c’era il web e un’immagine s’imponeva grazie alla forza espressiva. Earthrise sarà chiamato lo scatto considerato migliore: la Terra che sorge dalla Luna. In realtà la Terra non sorge sulla Luna, è il moto della navicella a far sì che, di scatto in scatto, il nostro pianeta sembri alzarsi sull’orizzonte. Più che la dinamica, conta il soggetto. Nero lo spazio, vuoto lo spazio. Grigia la Luna. La Terra invece brilla con colori accesi, come una palla appesa all’albero di Natale (era la Vigilia del 1968, ricordiamolo). Colori vividi, vivaci, perché sulla Terra c’è vita, mentre la Luna è morta. Ecco in una sola immagine quattro miliardi di persone circa, la popolazione all’epoca del nostro pianeta, tutti insieme, tranne tre persone: Borman, Lovell e Anders, che viaggiano Intorno alla Luna come nel romanzo di Jules Verne. Secoli prima dello scrittore francese (o italo-francese se preferite), l’astronomo tedesco Giovanni Keplero aveva descritto la Terra vista dalla Luna nel Somnium, una storia curiosa, pubblicata postuma, tra scienza e fantasia, il cui protagonista si reca sulla Luna: un modo brillante di spiegare il sistema copernicano.

Ma quella foto del ’68 non è fantasia, è realtà. La Terra appare fragile, preziosa, unica, il solo pianeta a nostra disposizione. I fondatori di molti movimenti ambientalisti e pacifisti dichiareranno che quell’immagine li ha spinti ad agire, che è stata per loro una fonte decisiva di ispirazione. Pittori la dipingeranno, poeti la canteranno. Bill Anders, l’autore dello scatto, alla sua prima missione e unica missione spaziale (lascerà la NASA nell’agosto 1969), dichiarerà: eravamo andati lassù per studiare la Luna e scoprimmo la Terra.

I tre rientreranno sulla Terra il 27 dicembre, primi esseri umani a lasciare l’orbita lunare per tornare sul nostro pianeta. Quanto il volo di Apollo 8 sia stato fondamentale ce lo ricorda l’autrice statunitense Kristine Kathryn Rusch, che nel 2007, alla vigilia del quarantesimo anniversario della missione, pubblicò il romanzo breve di fantascienza Recovering Apollo 8, pubblicato in Italia da Delosbboks nella collana Odissea (come quella di Kubrick e Clarke…) nel 2011 con il titolo Il recupero dell’Apollo 8. Si tratta di un’opera di storia alternativa: purtroppo la missione è fallita e la capsula si è persa nello spazio. L’autrice immagina com’è proseguito il programma spaziale e come la morte dei tre pionieri abbia influito sulla vita del protagonista, deciso a tutti i costi a recuperare – quarant’anni dopo il disastro – la navicelle e i resti degli astronauti. Quanto il volo di Apollo 8 sia stato importante ce lo ha ricordato pochi giorni fa la rivista scientifica Nature, la più influente al mondo, pubblicando un editoriale in cui si sostiene che in un’epoca di divisioni, sovranismi, noi-e-loro (quando invece oggi più che mai dobbiamo affrontare problemi globali come il cambiamento climatico di origine antropica e il rinnovato rischio di un conflitto nucleare) avremmo bisogno di una nuova Earthrise, di un nuovo spirito di comunità per andare avanti, tutti insieme, senza lasciare dietro nessuno.

2001: A Space Odyssey Opening in 1080 HD

La sequenza iniziale del capolavoro di Stanley Kubrick, con la Terra e il Sole che ‘sorgono’ sul bordo della faccia della Luna non illuminata dalla nostra stella.

https://www.youtube.com/watch?v=e-QFj59PON4

Earthrise – la foto

La leggendaria immagine della Terra vista dalla Luna, ripresa dall’astronauta William Anders durante la missione Apollo 8 il 24 dicembre 1968.

http://100photos.time.com/photos/nasa-earthrise-apollo-8

Earthrise – il documentario

La storia di come è stata realizzata l’immagine della Terra che ‘sorge’ sulla Luna.

https://vimeo.com/289502328

Earthrise – la simulazione

La ricostruzione al computer di quello che ha visto l’equipaggio della missione Apollo 8, mentre orbitava per la prima volta attorno alla Luna il 24 dicembre 1968. La simulazione è stata realizzata nel 2012 utilizzando i dati della sonda Lunar Reconnaissance Orbiter.

https://svs.gsfc.nasa.gov/cgi-bin/details.cgi?aid=3936

Earthrise at 50

L’editoriale della rivista Nature pubblicato online il 19 dicembre 2018.

https://www.nature.com/articles/d41586-018-07799-8

MA COSA SONO LE «SCOR-DATE»? NOTA PER CHI CAPITASSE QUI SOLTANTO ADESSO.

Per «scor-data» qui in “bottega” si intende il rimando a una persona o a un evento che il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna deformano, rammentano “a rovescio” o cancellano; a volte i temi possono essere più leggeri ché ogni tanto sorridere non fa male, anzi. Ovviamente assai diversi gli stili e le scelte per raccontare; a volte post brevi e magari solo un titolo, una citazione, una foto, un disegno. Comunque un gran lavoro. E si può fare meglio, specie se il nostro “collettivo di lavoro” si allargherà. Vi sentite chiamate/i “in causa”? Proprio così, questo è un bando di arruolamento nel nostro disarmato esercituccio. Grazie in anticipo a chi collaborerà, commenterà, linkerà, correggerà i nostri errori sempre possibili, segnalerà qualcun/qualcosa … o anche solo ci leggerà.

La redazione – abbastanza ballerina – della bottega

 

Redazione
La redazione della bottega è composta da Daniele Barbieri e da chi in via del tutto libera, gratuita e volontaria contribuisce con contenuti, informazioni e opinioni.

4 commenti

  • Giorgio Chelidonio

    Indimenticabile una battuta distopicamente profetica che girava già allora: 2001, odissea nell’ospizio.
    Ci salveranno le badanti? Ne emergeranno anche per la “sinistra”?

  • Andrea ET Bernagozzi

    Faccio ammenda: l’immagine Earthrise fu ripresa non durante la prima orbita attorno alla Luna, bensì alla quarta. Nel sentire un documento audio, ho compreso “first” invece di “fourth”. Chiedo a dibbì se può intervenire sul testo, questa nota resta come registro della correzione.

    Auguri, Andrea

  • Andrea ET Bernagozzi

    Risorse aggiuntive su Earthrise.

    Earthrise in 4K – la ricostruzione

    Spettacolare video, appena pubblicato dalla NASA, che unisce audio e immagini originali con i dati della sonda Lunar Reconnaissance Orbiter, la descrizione minuto per minuto degli avvenimenti che portarono alla storica ripresa e la visione degli astronauti dai finestrini e della navicella dall’esterno.

    https://svs.gsfc.nasa.gov/4593

    Reflecting on Earthrise: 50 years on

    Frank De Winne, astronauta belga dell’agenzia spaziale europea ESA, riflette sull’impatto che l’immagine ebbe all’epoca e può (dovrebbe) avere ancora oggi.

    http://www.esa.int/Our_Activities/Human_Spaceflight/Reflecting_on_Earthrise_50_years_on

    Earthrise – i poster

    Manifesti pubblicati dalla NASA in occasione del 50° anniversario dello scatto, in cui la fotografia è inserita nel contesto dello studio del nostro pianeta dallo spazio e dei cambiamenti in atto nell’ambiente in cui viviamo. Non si ‘alza’ solo la Terra rispetto all’orizzonte lunare, ma si alzano anche le temperature medie al suolo e la concentrazione di anidride carbonica in atmosfera, mentre cresce la popolazione e la necessità di incrementare la capacità di resilienza.

    https://www.nasa.gov/specials/apollo50th/img/Poster1.pdf

    https://www.nasa.gov/specials/apollo50th/img/Poster2.pdf

  • Andrea ET Bernagozzi

    Ultima risorsa da aggiungere, poi prometto che la smetto.

    Radio3 Scienza “Un epico viaggio”

    Puntata trasmessa il 24 dicembre 2018. Paolo Conte intervista il giornalista scientifico Fabio Pagan, ripercorrendo le tappe principali della missione Apollo 8.

    https://www.raiplayradio.it/audio/2018/12/RADIO3-SCIENZA-Un-epico-viaggio194160-ace1c25a-929e-4b51-ab04-7ef8ba131e79.html

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