«La torre»
db sul romanzo di Bae Myung-Hoon
Troppo facile dire che è Babele. Le 6 storie che si intrecciano nel grattacielo di 674 piani devono alla narrazione biblica meno che alla fantascienza; e sono debitrici a chi cerca la Corea di domani nelle tecnogerarchie capitalistiche e schizofrenie di massa dell’oggi. Mi immagino Bae Myung-Hoon – uno sconosciuto per me fino all’altroieri – ascoltare le vibrazioni della classica bacchetta biforcuta, tenuta orizzontalmente per le due estremità: il romanziere rabdomante sudcoreano però non cerca metalli o acqua ma futuri forse vicini. Le vibrazioni potrebbero essere risate o sogghigni.
Il primo capitolo s’intitola «L’epifania dei tre ricercatori (con e senza cane)» e subito incontriamo gli «alcolici come moneta» con la quale rendersi amici i poteri invisibili ma anche la rivelazione che nel cuore del dominio potrebbe esserci un cane, un attore a 4 zampe, che nell’Appendice viene anche intervistato. Il glossario finale spiega che «cane» però ha due significati: il quadrupede abbaiante ma anche «una delle molteplici declinazioni dell’esistenza umana, riferito al fenomeno di estrema esternalizzazione dell’interiorità, che si verifica a seguito del consumo di un certo quantitativo alcolico». Hic; anche senza nunc.
Avrete capito che siamo dalle parti di geniali paradossi e sfrontate provocazioni: il romanzo «La torre» – traduzione di Lia Iovenitti per Add editore (240 pagine per 20 euri) – ci consegna un autore molto interessante: non sempre facile ma ricco nelle acrobazie (più che una trama c’è una rete di ragno) e nella scrittura. Ci appassiona per la «suolofobia» come per gli ascensori e la divisione classista nei vari piani o per un ospite inatteso: l’elefante, quasi Buddha, usato a fini intimidatori nel palazzo-Stato di Beanstalk che è in guerra con Cosmomafia e i Paesi vicini. Le guerre, come certi amori si cantava a inizio Novecento, si fanno però non si dicono, Peggio: entrano da un orecchio ed escono dall’altro: «i raid aerei di Beanstalk […] avevano causato oltre 20mila tra morti e feriti e 800mila rifugiati, più dell’intera popolazione della Torre. I cittadini della Torre ne erano del tutto all’oscuro. Non perchè le informazioni fossero censurate ma per puro e semplice disinteresse».
Bella la grafica. L’illustrazione in copertina è di Lucrezia Viperina: quasi scommetterei 5 cents che è un cognome d’arte.