Turchia, un Paese-carcere: due storie (particolarmente) assurde

Il pluripremiato regista Sehir Giyasettin resta in galera; scarcerato invece l’attivista italiano Gianfranco Castellotti: anche loro, come tante/i, colpevoli di niente e accusati di tutto, in spregio a ogni legge

Sehir Giyasettin accusato di terrorismo

tratto da Rete Kurdistan

Un tribunale turco nella città curda di Diyarbakir sabato ha rimandato in detenzione il regista Giyasettin con l’accusa di terrorismo. Agendo su mandato di un procuratore locale, la polizia ha arrestato Sehir durante una perquisizione nella sua abitazione tre giorni fa.

È stato accusato di essere membro di “organizzazione terroristica” evidentemente in riferimento al partito armato dei lavoratori del Kurdistan (PKK) senza ulteriori dettagli disponibili a riguardo del caso nei suoi confronti prima della prossima udienza giudiziaria.

Sehir aveva ricevuto il premio come migliore regista al Film festival internazionale Golden Orang nella città di Antalya nel 2011 per il suo ruolo nella realizzazione del film curdo “Meş” , Il cammino.

Meş è un film che racconta la vita della gente comune intrappolata nella città curda di Nusaybin durante il dominio della giunta militare turca che aveva preso il potere e la sua brutale repressione negli anni 80.

Sehir è anche uno de fondatori del Centro Dicle e Firat che forma giovani nel cinema, nella musica, nella danza e nel teatro.

Il regime del presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha chiuso il centro unitamente a centinaia di altre associazioni curde nel 2016, a seguito del fallito colpo di stato contro il governo.

La detenzione di Sehir, in attesa di processo, giunge dopo che un altro tribunale turco ad Istanbul ha condannato il cantante curdo-tedesco Ferhat Tunc a due anni di carcere.

Il reato di Ferhat Tunc è stato quello di aver dato voce sui social media al sostegno alle Unità di protezione del popolo (YPG) che combattono lo Stato Islamico in Siria.

Poche ore fa, Maria Grazia Vanelli (compagna di Gianfranco Castellotti) ha fatto sapere che l’attivista italiano arrestato il 4 ottobre – vedi qui Turchia: arrestato osservatore italiano e qui Turchia: Gianfranco Castellotti in sciopero della fame– è stato liberato e fra poche ore potrebbe tornare in Italia.

Gianfranco Castellotti, militante dell’Anti-imperialist Front Italia, era a Istanbul per seguire il processo con accuse di terrorismo a carico della band musicale Grup Yorum.

Ieri l’Anti-imperialist Front Italia in un comunicato scriveva: «Vogliamo ricordare l’enorme ondata di solidarietà che da ogni parte d’Italia, ma anche da ogni parte del mondo, si è sollevata in favore di Gianfranco, una solidarietà viva, totale, che testimonia non solo che nel mondo vi sono ancora forze vive e attive, ma anche quanto le sue doti personali e politiche, nonché il suo impegno solidale e internazionalista lo abbiano fatto conoscere ovunque. Inoltre vogliamo ringraziare i Giuristi Democratici che con il loro aiuto e dedizione, stanno dando un contributo significativo per la soluzione positiva del caso del compagno Gianfranco»

 

Redazione
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Un commento

  • Daniele Barbieri

    Qualcuno ha chiamato “Absurdistan” ciò che accade nelle zone fra Turchia e Siria, nome tragicomico per un Paese immaginario ma purtroppo concreto e sempre più insanguinato. Con l’Europa “democratica” che appoggia il boia Erdogan invece dei curdi che combattono contro lo Stato islamico.
    Vi segnalo due notizie – fra le tante – degli ultimi giorni. Grazie a «Il fatto quotidiano» (é qui: https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/11/14/turchia-cantante-tedesca-condannata-a-6-anni-associazione-terroristica-con-il-pkk/4765482/) ho appreso che il tribunale turco di Edirne considera una minaccia armata perfino la cantante Saide Inac, meglio nota come Hozan Cane. Prove? Non servono da quando il capo supremo di tutto si chiama Erdogan.
    Invece in queste ore il centro sociale bolognese Vag61 fa giungere la sua solidarietà a Paolo Pachino che per mesi in Siria ha combattuto contro lo “Stato islamico” con le Unità di protezione popolare del Rojava (Ypg) per difendere la coraggiosa rivoluzione che ha portato in quella zona martoriata «un potente vento di libertà, uguaglianza, automomia, emancipazione, femminismo». Lo scorso gennaio, Pachino «era stato ospite del nostro spazio libero autogestito, in un’iniziativa promossa insieme al Nodo sociale antifascista, insieme a Cekdar Egid, un altro compagno delle Ypg». Pachino aveva scelto di tornare in Siria «a continuare la sua lotta, nonostante fosse sottoposto a obbligo di firma per un procedimento relativo a un’iniziativa di lotta al carcere delle Vallette a Torino. Al suo rientro è stato arrestato per aver violato quella misura cautelare e condotto all’interno dello stesso carcere che aveva contestato. Si attende la decisione del Tribunale sulla concessione o meno della detenzione domiciliare».
    Mi unisco al Vag61 per dire: «Viva la resistenza di Ypj e Ypg! Ti aspettiamo presto di nuovo tra noi, Paolo».

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