La verità del Venezuela contro il nuovo fascismo

Intervista a Richard Benavides, politologo, coordinatore delle Brics-Psuv, le Brigate della comunicazione solidale, che oggi trovano nuova spinta all’interno dell’attività internazionalista del Partito socialista unito del Venezuela.

di Geraldina Colotti (*)

“Il nostro compito, ora più che mai, è far conoscere la verità del Venezuela, quella di un popolo che ogni giorno resiste, lavora e lotta, costruendo il proprio futuro”. Così dice Richard Benavides, politologo, coordinatore delle Brics-Psuv, le Brigate della comunicazione solidale, che oggi trovano nuova spinta all’interno dell’attività internazionalista del Partito socialista unito del Venezuela. Un impegno visibile nel congresso internazionale della Comunicazione, che accompagna il Congresso Antifascista nell’ambito delle attività per il ventennale dal golpe contro Hugo Chávez dell’11 aprile 2002.

Allora, Richard era un giovane studente di 16 anni. “A poche ore dal golpe – ricorda – io mi trovavo nello Stato Monaga, dove sono nato. Insieme ad altri giovani ci siamo precipitati in strada al Forte militare Paramaconi, per chiedere il ritorno del presidente. Di fronte al blocco informativo che c’era, non ci restava altro che manifestare per chiedere il rispetto del voto e dei nostri diritti”.

Richard è militante della struttura giovanile del Psuv fin dalla sua formazione, il 12 settembre del 2008. Poi passa al “partito adulto”, come i giovani chiamano il Psuv, sempre nello Stato Monaga. Comincia a ricoprire compiti di responsabilità nella commissione Agitazione Propaganda Comunicazione. Si trasferisce a Caracas per studiare e inizia il suo impegno politico a fianco della deputata Tania Diaz, giornalista, ex vicepresidente dell’Assemblea Nazionale Costituente, ex ministra di Cultura e Comunicazione, oggi rettrice dell’Università Internazionale della Comunicazione, Lauicom. “Tra il 2014 e il 2015 – ricorda Richard – abbiamo fatto un lavoro grandioso in ambito legislativo. Ci siamo impegnati molto per fare approvare la legge sui media alternativi, proposta da Tania, e la legge sulla comunicazione popolare”. Poi, Benavides continua l’impegno in “diverse aree politiche del partito, dal coordinamento all’organizzazione”.

E ora? “Faccio parte – risponde – della vicepresidenza dell’Apc, che ha strutture in tutto il paese e ora, come coordinatore internazionale delle Brics, continuiamo lo sforzo per portare la verità del Venezuela al mondo, per bucare il blocco informativo con il quale ci hanno demonizzato, stigmatizzato, invisibilizzato, invisibilizzando così tutta la società venezuelana e il popolo che ogni giorno si mobilita, lavora e resiste. I compagni e le compagne delle Brics funzionano come moltiplicatori e moltiplicatrici dei contenuti della nostra lotta, riconoscendola come propria”.

Come si stanno preparando le Brics-Psuv a questi nuovi appuntamenti internazionali e con quali contenuti?

Richard ricorda che, per tutto l’anno si dibattono i contenuti del V Congresso del Psuv. “Il vertice antifascista, che si svolge a Caracas l’11, il 12 e il 13 – dice – è importante perché si svolge nel momento in cui il mondo sta vivendo l’espressione più chiara del fascismo, che non se n’è mai andato dall’Europa, ma è rimasto latente, rifacendosi una maschera di rispettabilità dietro la pseudo democrazia che vige in Europa. Oggi lo vediamo con il conflitto in Ucraina”.

Al riguardo, l’analisi di Benavides è che “la de-nazificazione dell’Ucraina sia necessaria perché è in gioco la pace del continente europeo e del mondo. Ci sono compagni – aggiunge – che non lo intendono in questo modo, ma è un fatto che stiamo lottando contro il ritorno di questo fascismo dal volto nuovo, ma con la medesima aggressività”. Il vertice contro il fascismo, quindi, “è una nuova opportunità per incontrarci tra compagni, incrociare le visioni del mondo con quella del nostro processo e della nostra forma di comunicarlo, non solo in America Latina”.

Le Brics, infatti, “hanno una loro presenza maggiormente nel continente americano, ma anche in Europa e in Africa. E stiamo lavorando per mostrare e mettere in comune non solo la verità del Venezuela, ma anche quella dei popoli del mondo. Vi sono situazioni urgenti, ora, per esempio, nel continente. Nel Salvador governato da Bukele, con il pretesto della lotta contro le maras, vige uno stato d’eccezione. Si sta applicando una sorta di pulizia etnica nei confronti di chiunque abbia tratti indigeni e sia di sinistra, e che vengono accusati di far parte delle bande criminali. In Spagna, si sta preparando il vertice Nato, i cui interessi hanno portato alla guerra un intero continente, e spinto molti governi a difendere il fascismo, a imporre sanzioni alla Russia, a espellerla dal sistema delle Nazioni Unite, ad appoggiare i fascisti del battaglione Azov, a coprire i massacri di Lugansk e Donetsk, nel Donbas”.

Questo nuovo incontro contro il fascismo “è insomma una opportunità per dire la verità di quei popoli che non sono ascoltati perché c’è chi fa apologia del fascismo e vuole sterminare i comunisti. È una nuova opportunità per discutere e definire linee chiare per l’azione comunicativa di tutti i paesi nei quali esistono le Brics per questo nuovo tempo”.

E, intanto, ha aperto le porte l’Università della comunicazione popolare (Lauicom). Come si articola il lavoro delle Brics in questo nuovo strumento di formazione e azione? “La Uicom è nata a seguito del Foro di San Paolo. Il Congresso internazionale della comunicazione, del 2019, ha chiesto al presidente Maduro la creazione di questo strumento, e il presidente che tiene alla comunicazione popolare alternativa ha approvato per decreto la formazione dell’università, che oggi è già una realtà concreta nella quale si stanno formando alla comunicazione disruttiva e emancipatrice 224 compagni. Le Brics hanno uno spazio per sviluppare nuove forme di comunicazione e distribuzione dei contenuti, in collaborazione con cinque università di accreditazione di saperi in distinte aree di comunicazione. Intanto ci sono già convegni con vari paesi, da Cuba, al Nicaragua, al Messico e speriamo di contare presto con altre università anche in Europa”.

Richard Benavides in questo momento sta vivendo in Spagna. Qual è la percezione del Venezuela bolivariano considerando la posizione dell’Europa, sempre a rimorchio degli Stati Uniti?

“Io – risponde Richard – adesso sto vivendo a Madrid, per via di un lavoro che sto svolgendo. Mi sembra che, grazie alla nostra costanza, flessibilità e resistenza, l’Europa sia stata obbligata a prendere atto di aver commesso un errore assecondando tutte le decisioni sbagliate degli Stati Uniti, dal riconoscimento della presidenza fittizia di Guaidó in avanti. Staremo a vedere quando sarà obbligata a riconoscere i propri errori anche nei confronti della Russia. Il governo spagnolo è stato uno dei primi a dare ultimatum al nostro popolo e al nostro governo, a dare per scontato che finissimo nel caos. Questo, però, non è avvenuto, in Venezuela c’è un solo governo riconfermato più volte dalla volontà popolare. E adesso anche il discorso dell’Europa si va modificando, anche per via del tentativo di avvicinamento compiuto dal governo nordamericano, interessato ad avere petrolio di fronte alla crisi ucraina, e alla ripresa dei negoziati con l’opposizione. Di fronte, hanno un popolo eroico che non deflette dalla sua prospettiva e difende la sua verità di fronte al mondo, anche l’Europa dovrà sedersi a dialogare. Da pari a pari”.

 

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