La vespa che sconfisse il pianeta Jaimec

All’inizio di «Missione su Jaimec» c’è una storiella famosa, forse verità e forse leggenda, mille volte raccontata in modi sempre un po’ diversi.

«Un uomo in vena di scherzi si ferma in mezzo alla strada, guarda affascinato il cielo ed esclama ripetutamente: “per la miseria”. La gente incuriosita lo imita […] e si infoltisce sino a diventare una folla ingovernabile […] blocca le strade e invade le vie vicine. La polizia cerca di intervenire ma peggiora le cose. Un idiota chiama i pompieri. Alcuni giurano di vedere qualcosa di strano fra le nuvole. Accorrono giornalisti e telecamere, le voci dilagano […] Il governo invia aerei per verificare, il panico si diffonde fino a 500 chilometri dall’area d’origine dalla quale, secondo le affermazioni di presunti testimoni, nel frattempo il fenomeno è scomparso».

Come scatenare un casino con il nulla. Qualcosa di simile, «fare la vespa», viene proposto a James Mowry nelle prime pagine di questo romanzo, «Missione su Jaimec» dell’inglese Eric Frank Russell che Urania ripropone in edizione integrale.

Da solo sull’ostile Jaimec la «vespa» Mowry dovrà sviluppare le tecniche già note [e qualcuna ignota] di «guerra non ortodossa». Nel territorio nemico non esiste un movimento clandestino di opposizione? Poco male, Mowry lo inventerà.

Se non fosse perché qui i «buoni» sono i terrestri e per qualche minima trovata tecnologica, questo potrebbe essere un [ironico e ben scritto] romanzo di guerra e/o spionaggio con per protagonista un sabotatore o, se preferite, una «quinta colonna» con qualche venatura di follia. Lettori e lettrici del tipo incontentabile ululeranno: «tutto qui? perché dovrei leggerlo?». Beh, ha un gran ritmo, il finale è irriverente e anti-eroico, Mowry è un pazzo come pochi… Potrebbe bastarvi anche se non è Garcia Marquez o Philip Dick.

Un classico della fanta-avventura insomma come quasi tutti i libri di Russell a partire dal memorabile «Schiavi degli invisibili»: chiunque lo abbia letto ricorderà i Vitoni  e forse da allora guarderà in modo diverso la tintura di iodio. Solo avventure? Almeno una volta il Russell disincantato e leggero lasciò al posto a un caustico ribelle per scrivere una vicenda indimenticabile. E’ un racconto [poi mescolato ad altri e trasformato in romanzo con il titolo «Galassia che vai»] che ci parla di un’arma invincibile, inventata da un antico terrestre, un certo … Gandhi: elogio della sovversione che non dovrebbe mancare in ogni buona biblioteca antimilitarista. Anzi piratatelo e regalatelo [in fotocopia e per mail] alla faccia del copyright: non so se Russell sarebbe stato d’accordo, Gandhi sì; così «punite» pure la scheda in coda al libro che si dimentica di citare questo che è il migliore fra i testi di Russell.

A completare questo Urania «La musica è finita», avvincente racconto di Vittorio Catani, sicuramente uno dei migliori autori italiani. Ideale per musicisti e melomani ma se tali non siete, prima di leggerlo aiutate la memoria, controllando su una buona enciclopedia chi fosse Euterpe.

Questa mia recensione sabato 15 marzo 2008 è andata in voce su Radio città Fujiko di Bologna, poi sul sito www.carta.org nella sezione “futuri” che è dedicata alla memoria di Riccardo Mancini

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