La via crucis laica

di Gianluca Cicinelli

Sono figlio di un prete spretato, sono cresciuto in una famiglia profondamente cattolica e sono felicemente ateo. Conosco bene il Vangelo e la vicenda umana di Gesù, che va molto oltre il dibattito sull’esistenza di dio: non può che essere d’ispirazione in chiunque abbia a cuore la giustizia sociale e la coscienza della radicalità oggi ancora più necessaria per ottenerla. Con questo spirito – perchè lo spirito non è proprietà privata dei credenti – vi propongo una prospettiva diversa delle stazioni della Via Crucis che i cattolici celebrano oggi. La storia umana di Gesù è il racconto di una ribellione al potere costituito. L’ordine seguito per le 14 tappe è quello dello schema proposto dalla Chiesa nel 1991 seguendo i testi del Vangelo, differente da quello devozionale della tradizione che parte invece dalla condanna a morte.

1) Nel podere di Getsemani Gesù ha paura perchè sa che la sua fine è vicina. Paura della morte e angoscia per l’ingiustizia subita che manifesta ai suoi amici più cari. E’ il momento di più profonda umanità perchè precede l’esposizione pubblica, un raccoglimento privato per trovare la forza di rimanere se stesso sapendo che non c’è via d’uscita. Simili sono state le ultime ore di vita di Patrice Lumumba, leader anticolonialista, primo presidente del Consiglio della nuova repubblica del Congo, fu assassinato e il suo corpo disperso. Nei giorni che precedettero il golpe gli negarono aiuto sia le Nazioni Unite che l’Urss.

2) Gesù, tradito da Giuda, è arrestato. “Allora gli si accostò dicendo: «Rabbì» e lo baciò. Essi gli misero addosso le mani e lo arrestarono“. Che Guevara fu tradito in Bolivia, dove voleva portare la rivoluzione. Molte le ipotesi su chi sia stato il Giuda in questione, di certo alla sua esecuzione era presente l’agente della Cia Felix Rodriguez. Il Che fu ucciso e mutilato delle mani. Ma l’atteggiamento di Guevara verso la debolezza umana, compreso il tradimento, può essere sintetizzato nella sua frase “Una catena non è più robusta del suo anello più debole”. L’immagine del suo corpo senza vita è stata paragonata a quella di Gesù deposto dalla croce.

3) Gesù è condannato dal sinedrio. “Intanto i capi dei sacerdoti e tutto il sinedrio cercavano una testimonianza contro Gesù per metterlo a morte, ma non la trovavano“. Nel 2021 gli Stati in cui esiste la pena di morte sono 58, e in 56 di questi viene ancora praticata. I metodi più utilizzati sono l’iniezione letale e la fucilazione. Iran, Arabia Saudita, Egitto e Iraq sono le nazioni con il maggior numero di esecuzioni, mentre in Cina il dato è nascosto dal segreto di Stato. Nel 2019 negli Stati Uniti d’America ci sono state 22 esecuzioni capitali in 7 Stati.

4) Gesù è rinnegato da Pietro. Il discepolo più fedele disconosce il suo maestro. Eppure sarà proprio Pietro a fondare la chiesa di Gesù. Il dolore per il tradimento, la scoperta di essere fragili è alla base della forza che riusciamo a trovare per le nostre scelte più difficili. Se non sei messo alla prova non sai chi sei veramente. Le storie conosciute della Resistenza italiana riguardano chi nemmeno sotto tortura rinnegò i compagni. Non per tutti fu così, com’è ovvio: dinanzi alla tortura molte persone cedono… e i partigiani lo sapevano bene chiedendo ai propri compagni non di morire ma di resistere almeno le ore necessarie a smantellare sedi e rifugi dando il tempo a chi era rimasto libero di scappare.

5) Gesù è giudicato da “Pilato che chiedeva alla folla: «Che male ha fatto?». Allora essi gridarono più forte: «Crocifiggilo!». E Pilato, volendo dar soddisfazione alla moltitudine, rilasciò loro Barabba“. Nella scena della plebe che ritiene da scarcerare sia Barabba – il quale nel Vangelo secondo Marco è comunque considerato appartenente a un gruppo insurrezionale contro i romani –  è condensato il manuale più avanzato del populismo dei nostri giorni. Un leader che non ha una posizione ma decide in base alla popolarità che gli deriverà dalla sua scelta. La tradizione colpevolizza la massa ma è Pilato che rifiutando di fare semplicemente ciò che è giusto consente l’ingiustizia. In “Legatio ad Gaium” Filone di Alessandria ce lo presenta come un «corrotto che rubava e che condannava senza processo».

6) Gesù è flagellato e coronato di spine. “E gli percotevano il capo con una canna, gli sputavano addosso e, mettendosi in ginocchio, si prostravano davanti a lui“. Un supplizio totalmente gratuito visto che era già condannato alla crocifissione. Solo nel 1400 con il dipinto di Piero della Francesca “La flagellazione” l’immagine di Cristo torturato affiancherà quella di Cristo in croce. Perchè la tortura a scopo politico da sempre rappresenta una vergogna universale, adottata da tutti i governi, compreso quello italiano verso gli accusati di terrorismo negli anni 70, ma di cui non si può parlare. In “Tortura, diritto e libertà” Jean Paul Sartre fa un paragone fra i militanti della Resistenza francese torturati sotto l’occupazione nazista e le torture successivamente inflitte dai francesi ai militanti della resistenza algerina.

7) Gesù è caricato della croce, “Poi lo condussero fuori per crocifiggerlo“. Nella croce addosso c’è il peso della scelta di combattere anche se destinati alla sconfitta, testimoniando al mondo la giustezza della lotta. Ci sono due uomini nel Novecento che si caricano addosso una croce pesantissima con lo scopo preciso di liberare il loro popolo senza alcuna possibilità di vittoria, almeno apparentemente. Sono Ho Chi Minh e Võ Nguyên Giáp, conosciuto come il generale Giap. Combattono contro gli eserciti più forti del mondo praticamente a mani nude. E la croce ricade sull’intero popolo del Vietnam. Cacciano insieme le forze coloniali francesi nel 1954 e, dopo la morte di Ho Chi Minh, Giap sconfigge l’esercito Usa, costretto al ritiro nel 1975.

8) Gesù è aiutato dal Cireneo a portare la croce. Una figura davvero enigmatica perchè nè Marco nè gli altri evangelisti chiariscono se fu costretto dai romani ad aiutare il Cristo reso debole dalla flagellazione o si offrì volontariamente di aiutare Gesù. Conta l’intenzione o il fatto? Chi resta anonimo nella storia sembra non aver diritto ai suoi pensieri e alla sua motivazione nel mondo. Simone il Cireneo è uno che sta lì e fa quello che deve fare e questo resta. Quando nei libri di storia è racchiuso in una sola riga che ci furono “almeno 15 milioni di morti” la loro umanità scompare nella burocrazia del dato. Sono infiniti i cirenei – morti per fare la cosa giusta – di cui non sappiamo il nome.

9) Gesù incontra le donne di Gerusalemme. Rivolgendosi a quelle che seguivano commosse la sua ascesa al Golgota Gesù chiede loro di non piangere per lui ma per se stesse e i loro figli. Gesù è ormai un essere umano determinato rispetto a quello che nel giardino di Getsemani è angosciato per il proprio destino. Come faranno molti secoli dopo i condannati a morte della Resistenza vuole essere di esempio per chi verrà a prendere la sua bandiera dopo: “fate la cosa giusta anche voi” sembra dire, “se io sono sconfitto oggi voi potrete vincere domani anche grazie al mio sacrificio”.

10) Gesù in croce. “Poi lo crocifissero e si divisero le sue vesti, tirando a sorte su di esse quello che ciascuno dovesse prendere“. La fine è ormai vicina. Al dolore si aggiunge altro dolore. Lo privano anche dei quattro poveri stracci che indossa. I chiodi penetrano nella carne di Gesù come le ingiustizie schiantano finanche i corpi degli ultimi della terra nelle miniere, nelle fabbriche, negli stabilimenti di Amazon. “E adesso salva te stesso se sei il figlio di dio” gli grida la plebe mentre lui piange per il dolore e in quel momento – come molti di noi – ha seri dubbi su dio: così lo immagina Martin Scorsese nel film L’ultima tentazione di Cristo. Ha dubbi perchè la certezza è che sia un essere umano con chiodi conficcati nel corpo, appeso a una croce e che sta per morire. Quello che per i credenti è amore per dio non è certo diminuitivo di grandezza se lo consideriamo amore per l’umanità.

11) Gesù promette il suo regno al buon ladrone. Ma su questo sarebbe sacrilego davvero usare parole diverse da quelle di Fabrizio De Andrè ne Il Testamento di Tito a cui vi rimando, dove la storia la racconta il ladrone crocefisso accanto a Gesù.

12) Gesù dalla croce ci affida la madre. Esiste supplizio più grande per una madre che assistere alla morte del figlio? Chi ha letto le lettere dei condannati a morte della Resistenza italiana ed europea sa che una delle preoccupazioni più grandi dei partigiani è rassicurare i familiari sulla serenità con cui affrontano la morte per non aumentare la loro angoscia. L’ultimo pensiero non è per sè ma per i propri cari; e chi è più caro di una madre? L’importanza della madre di Gesù, in questo caso nel significato umano, è quella di sostenere le scelte del figlio fino all’ultimo respiro, nonostante il dolore che ciò le provoca.

13) Gesù muore sulla croce. La montagna trema e sembra dividere in due l’umanità. Da una parte l’essere umano cattivo che lo tormenta fino a un attimo prima di morire inzuppando di aceto una spugna da fargli bere per aumentarne l’arsura. Dall’altra parte l’amore viene raccolto da un centurione romano, un nemico, che vede in quella carne sanguinante quella di un fratello, che si chiami dio o Gesù o Antonio o Amilcare, e quando tuo fratello muore tu soffri con lui. La folla che aspetta là sotto forse crede davvero che dio farà il miracolo salvando quello che dice di esserne il figlio; e comunque assiste
a uno spettacolo con lo stesso spirito con cui la folla assisterà nel XIX secolo a Roma alle decapitazioni in piazza ordinate dal papa re, a capo del regno pontificio che infangherà il nome di Gesù privandolo della sua carità e del suo amore.

14) Gesù viene staccato dalla croce e deposto nel sepolcro. Come tutti gli esseri umani muore. Siamo noi che lo facciamo rivivere condividendone il coraggio e la visione rivoluzionaria di una società di uguali in cui i moventi siano la giustizia con l’amore per il prossimo e per noi stessi. La domanda su dove sia finito dio, così come se la pose Gesù, è quella di tutti coloro rinchiusi nei campi di concentramento. In quelli dei nazisti della seconda guerra mondiale. Come in quelli libici dove oggi torturano e stuprano i migranti. In tutti i luoghi del mondo dove – ieri e oggi – soltanto la bestemmia sembra avere un senso.

ciuoti

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