La visione e il dettaglio
«Assaggi di buio», romanzo breve di Marco Cosentina, mi ha stregato
«Il primo atto del suo impero fu decretare che tutte le genti di provenienza differente […] dovessero abbandonare il reame in soli tre giorni». Ma i parametri fissati dal sovrano sono così rigidi che… rimarrebbe lui solo, senza neanche i soldati. «Così fu deciso di annacquare i parametri». In ogni caso non sarà più la Macedonia, vi piaccia con l’iniziale maiuscola o minuscola: «un po’ di tempo fa, la macedonia non era ancora una pietanza fresca e gustosa […] ma un Paese nel quale abitavano persone, mescolatesi fra loro […] spesso confondendosi gli uni negli altri, come le gocce di una burrasca estiva, ma più frequentemente rimanendo genti distinte che avevano cura di rispettare le reciproche lingue e abitudini differenti».
E’ un passaggio del romanzo breve – o racconto lungo se preferite – «Assaggi di buio» di Marco Cosentina pubblicato nel 2015 da Corsiero (www.corsieroeditore.it) di Reggio Emilia: 80 pagine per 8 euri.
Ho scoperto «Assaggi di buio» per caso, grazie alla rivista «Pollicino Gnus». L’ho iniziato senza pre-giudizi in un senso o nell’altro, ignorando tutto dell’autore. Me ne sono “innamorato” quasi subito. Per la scrittura, raffinatissima… forse persino troppo in qualche passaggio. Per le trame che si intrecciano. Non sono sicuro che il mio modo di aggrovigliare/sgrovigliare i fili delle trame sia lo stesso dell’autore e che dunque il disegno finale coincida. Importa? Nel capitolo 5 leggo: «In un vasto scenario non siamo che fuggevoli figuranti; è l’insieme della visione che dà senso al mondo ma il dettaglio ne è l’essenza». E comunque siamo parte di quel «popolo degli Elementi […] che non si dissolve nella pioggia del passato» incontrato nel terzo capitolo fra Zigùrith – «a metà strada tra un orco bonario e uno gnomo caparbio» – e i Fugh, tra Kafka e «la ragione del mostruoso produce insonnia», cioè un Goya rivisto per contestualizzarlo meglio».
Poco più in là – apre il capitolo 4 – c’è anche il mio amato Giordano Bruno: «cieco chi non vede il sole, stolto chi nol conosce». E nell’epilogo una speranza che almeno per far volare gli aquiloni sia sufficiente essere «liberi di credersi liberi».
Chiuso il libro, ho visto che Marco Cosentina è insegnante alle elementari, impegnato nella difesa della scuola pubblica. Altro non so. A me sembra che sia anche – almeno in potenza e certo lavorandoci – un eccellente scrittore nel muoversi tra fantasy, fantascienza e altre terre dell’ignoto e/o dell’altroquando. Assaggi? E io lo aspetto al pranzo completo, la seconda volta. Se il mio parere avesse un peso lo raccomanderei ai pescatori di perle e a chi è in cerca di talenti.
LA COPERTINA DEL LIBRO è «Beautiful (freak) Soul» di Rosa Lamberta.