L’accoglienza e le lotte

Proviamo a ribadire l’ovvio, ogni tanto ce n’è bisogno

di Gianfranco Frisciotti

Desidero riflettere sull’importanza dell’accoglienza e della solidarietà verso i nostri fratelli provenienti da terre violentate del nostro pianeta.

Sono fermamente convinto che le stesse logiche – e addirittura le stesse persone – che hanno scatenato guerra, fame, e dolore nei Paesi del cosiddetto terzo mondo ci costringono oggi qui in Italia a una vita sempre più difficile, precaria e inumana. E sono convinto che le stesse menti malate stanno portando il pianeta verso la distruzione della natura così come la conosciamo, lavorando con ritmi forsennati di macchine impazzite alla produzione di cambiamenti climatici che portano fame, sete, malattie, morte.

La siccità che sta distruggendo le terre della Sardegna e dell’Italia è generata dalla stessa logica di profitto che ha desertificato intere nazioni in Africa e in altre parti del mondo. Profitto fine a se stesso, che produce denari virtuali con tesori che mai nessuno potrà spendere e godere. Menti malate decidono ogni giorno della nostra vita e di quella del pianeta.

Per questo la lotta di sopravvivenza dei migranti/profughi è la nostra stessa lotta; le ribellion ,di tanti popoli oppressi sono collegate a quelle che troviamo nelle strade italiane. Il nemico è comune: possiamo e dobbiamo lottare insieme. Fondamentale è riuscire a saldare le lotte per un lavoro dignitoso, per il diritto alla casa, per un reddito minimo garantito a tutti, per libertà di pensiero, di religione, per la libertà sessuale e per il diritto alla vita dei profughi che sbarcano in italia.

Se tutti questi diritti non diventeranno uno solo, se non saremo capaci di organizzare la rivendicazione dei diritti di ognuno per la lotta di tutti, saremo perdenti.

Come è possibile rivendicare l’accoglienza con denari dello Stato che versa a imprese e cooperative varie 35 ( insufficienti) euro al giorno a persona senza rivendicare insieme un reddito per disoccupati e inoccupati locali? Come è possibile sostenere davanti alla gente che non riesce a vivere il presente né a progettare il futuro che i profughi bisogna aiutarli perché sono esseri umani come noi, se non siamo capaci di allargare il nostro discorso e i loro orizzonti?

Esistono, stanno sorgendo dappertutto centri, organizzazioni di solidarietà composte dalle persone più disparate le quali spinte dall’urgenza della situazione cercano di fare di tutto e di più per non lasciare soli, scalzi e nudi questi nostri fratelli che si sono salvati dall’orrore di viaggi infernali. A queste persone dico grazie. E cerco di aiutare come posso.

Bisogna fare di più, dobbiamo farlo. Non possiamo e non dobbiamo apparire come preti laici che la gente guarda e compatisce. Se non riusciamo ad andare al di là, tanto vale impiegare le nostre energie presso la Caritas o parrocchie, o altri enti di beneficenza che a volte fanno un magnifico lavoro.

Attenzione alle vecchie pratiche di settarismo e militanza, la serenità non si trova nel convincersi di essere belli perché impegnati, poi capita di ritrovarsi soli e vuoti quando la luce viene spenta. La serenità è una conquista personale e non è permanente.

Pratichiamo la lotta a partire dal nostro quotidiano, uniamoci per costruire, per combattere, per organizzare, per vivere dignitosamente, per ridere e giocare, per sentirci belli, vivi e giusti.

LA VIGNETTA – scelta dalla “bottega” – E’ DI ALTAN.

Redazione
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