L’acqua quotata in Borsa

di Alex Zanotelli (*). A seguire Roberto Fico (**) risponde sulla “prima stella” di M5S

Il Cme Group, la più grande piazza finanziaria dei contratti a termine del mondo, in collaborazione con il Nasdaq, ha annunciato la creazione del primo future sul mondo sull’acqua. Il bene comune più essenziale alla vita va dunque in borsa come l’oro, il petrolio e ogni altra merce. Il capitalismo predatorio non conosce limiti. Intanto, Alex Zanotelli lancia un nuovo appello al Presidente della Camera e alle forze politiche di governo: è una vergogna che dopo il voto italiano sul referendum del 2011 non ci sia ancora una legge per la gestione pubblica dell’acqua.

L’acqua, a livello mondiale, sta diventando sempre più l’oggetto del desiderio del mercato e della finanza. Questo bene così prezioso (il più prezioso insieme all’aria!) sta per diventare una commodity (merce), quotata in borsa. Il capitalismo predatorio non conosce limiti. Sarà proprio negli Usa, cuore del capitalismo mondiale, precisamente in California, che il Cme Group (la più grande piazza finanziaria dei contratti a termine) esordirà il prossimo anno con la quotazione in borsa dell’oro blu.

Cosa ci potrebbe essere di più catastrofico che giocare in borsa sull’acqua, in un momento in cui già scarseggia per miliardi di persone? Si stima che oggi quattro miliardi di persone (due terzi dell’umanità) devono affrontare scarsità dell’acqua, per almeno un mese all’anno. È assurdo che la più importante risorsa del Pianeta divenga negoziabile nel momento in cui la sua disponibilità è messa sempre più a rischio dai cambiamenti climatici.

Si stima altresì che entro il 2030 , ben settecento milioni di persone potrebbero essere forzate ad abbandonare il proprio territorio per la stessa ragione. E il Rapporto dell’Unesco (2018) afferma che nel 2050 ben tre miliardi di persone soffriranno per una grave mancanza d’acqua. Questo in buona parte è il risultato dei cambiamenti climatici: l’acqua è la prima vittima del disastro ambientale. E a pagarne le conseguenze saranno soprattutto i poveri. Se oggi abbiamo oltre i venti milioni di morti all’anno di fame, domani avremo il doppio di morti per sete.

Ma purtroppo già oggi l’acqua potabile è gestita in buona parte del mondo dalle multinazionali dell’acqua (Veolia, Suez….) che diventano sempre più potenti (E’ incredibile, per esempio, che ora la potentissima Veolia voglia comprare il 30% delle azioni dell’altra multinazionale francese Suez, per poi lentamente assorbirla).

E le politiche di queste multinazionali le tocchiamo con mano anche in Italia, dove sono presenti, con l’aumento delle tariffe, diminuzione della qualità dell’acqua, distacchi di erogazione idrica a famiglie indigenti.

«Purtroppo ancora oggi in Italia e non in Africa – ha detto recentemente papa Francesco nella giornata del ringraziamento – questo diritto è negato agli ultimi e agli scartati a causa dell’egoismo delle multinazionali che si stanno accaparrando le risorse idriche».

È una vergogna che questo avvenga proprio in Italia, il cui popolo ha votato il Referendum del 2011, promosso dal Forum dei Movimenti italiani per la gestione pubblica dell’acqua: l’acqua deve uscire dal mercato e non si può fare profitto su questo bene fondamentale.

Ben sette governi si sono succeduti in questo paese senza che nessuno sia stato capace di trasformare la decisione del popolo italiano in legge.
Eppure negli ultimi due governi c’era una presenza maggioritaria di un partito in Parlamento, i 5 Stelle, che avevano fatto dell’acqua la loro prima stella.

Dopo tre anni di governo, prima giallo-verde, poi giallo-rosso, i 5 Stelle sono riusciti solo a discutere della Legge di iniziativa popolare nella commissione Ambiente della Camera senza riuscire a portarla in Parlamento per il voto.

Una delle grosse obiezioni per la ripubblicizzazione è il costo dell’operazione (secondo i media, legati all’industria, sarebbe di venti miliardi). I nostri esperti invece affermano che con soli due miliardi è possibile ripubblicizzare.

È mai possibile allora che i partiti al governo siano pronti a investire miliardi e miliardi in Grandi Opere, come la Lione-Torino o il Ponte di Messina e non in un bene così fondamentale come l’acqua?

Perché non investire nella ri-pubblicizzazione dell’acqua? Perché non investire nei 300mila km di rete idrica che perdono almeno il 50% dell’oro blu? È questa la Grande Opera da fare. Mi appello ai 5 Stelle perché abbiano il coraggio di portare a casa la loro prima stella: l’acqua.

foto pixabay

Mi appello soprattutto al Presidente della Camera, Roberto Fico, che ha legato la sua Presidenza alla Legge sull’acqua, perché si impegni ad arrivare al più presto alla ripubblicizzazione di questo grande dono di Dio.

Mi appello con forza al Pd e al segretario Zingaretti perché facciano questo gesto di umanità con un sano coraggio di votare la Legge di iniziativa popolare bloccata nella Commisione Ambiente della Camera.

L’acqua, insieme allo Ius Culturae, potrebbero essere due grandi «doni» elargiti da questo governo al popolo italiano. Ne abbiamo di bisogno in questo momento difficile. Ridateci la speranza nelle istituzioni.

(*) Fonte: Comune-Info

L’acqua pubblica è la prima stella del Movimento, il cuore dei beni comuni

La lettera. Negli anni non sono state date risposte adeguate. È tempo di darle. L’acqua pubblica rappresenta il terreno su cui misurare il senso stesso dell’attuale formula politica. Occorrono investimenti sull’infrastruttura rigorosamente promossi, indirizzati, supervisionati da soggetti pubblici. Riparta subito il dialogo e il lavoro in commissione

di Roberto Fico, Presidente della Camera

Ho letto con attenzione l’appello firmato da Emilio Molinari su questo giornale. Un appello chiaro che mi chiama in prima persona a intervenire su un tema fondamentale per la mia storia, per quella del Movimento, e per la fase che stiamo vivendo, nella quale inevitabilmente siamo portati a sentire ancora di più, dentro di noi, il valore inestimabile dei beni pubblici e dei beni comuni e, più in generale, l’importanza delle sfide – ambientali, sociali ed economiche – che siamo chiamati a fronteggiare.

Ho affermato più volte che lego questa legislatura all’approvazione di una legge sull’acqua pubblica. Una legge su cui la politica, il Parlamento, sono gravemente in ritardo. Sono infatti trascorsi dieci anni da quel giugno del 2011 in cui 26 milioni di italiani votarono “sì” ai due quesiti promossi dal comitato Acqua Bene Comune. All’affermazione netta di quella volontà popolare non è stato ancora dato seguito. Ma il lavoro sul tema è stato costante da quando è iniziata questa legislatura, che ha visto anche l’avvicendamento di due governi.

Un percorso di confronto parlamentare, complesso e con posizioni di partenza molto differenti, era stato avviato durante il primo governo Conte. Si giunse a un primo e informale schema di riforma, che in parte guardava al modello francese, superando il modello delle concessioni, e che si fondava su un’architettura a cascata, in cui lo Stato prendeva in mano le redini della pianificazione degli investimenti e della gestione del servizio idrico integrato dal livello nazionale (attraverso un’apposita agenzia) a scendere sui territori, attraverso gli enti di gestione d’ambito.

Il tema dell’acqua pubblica è stato poi inserito fra i punti programmatici del nuovo governo ma la riforma non è decollata. È stata prima stretta fra emergenze e altre priorità e, successivamente, l’avvento della pandemia ha di fatto stravolto l’agenda dei provvedimenti legislativi.

Alcuni tasselli sono stati tuttavia messi. Non appariscenti e definitivi come la necessaria riforma “madre”, ma comunque importanti. Penso, su tutti, all’avvio del piano nazionale per il settore idrico alimentato da risorse non marginali. E ai due interventi normativi che, in successione, hanno blindato la natura totalmente pubblica della società istituita per progettare e realizzare gli investimenti nelle infrastrutture idriche del Sud Italia.

Manca però il grande passo, appunto la riforma del servizio idrico integrato. E su questa inerzia dobbiamo essere severi. Severi anzitutto con noi stessi, parlo del Movimento 5 Stelle, che doveva pretendere quella riforma a ogni costo. L’acqua è la prima stella, quella da cui il Movimento stesso ha preso le mosse. E come tale avrebbe dovuto essere trattata. Durante l’esperienza del Conte I ho auspicato che la legge sull’acqua rappresentasse per il Movimento un’assoluta priorità, per intenderci come quello che il decreto sicurezza rappresentava per la Lega. Così non è stato.

Con la nuova stagione politica abbiamo un’opportunità. Sono infatti convinto che sui temi legati ai beni comuni e all’ambiente la collaborazione tra il M5S e il centrosinistra possa innescare quel cambio di passo atteso da anni. Parliamo di punti identitari per il Movimento ma anche di questioni a cui è sensibile chi si riconosce in una cultura di sinistra, ma a cui non sono state date risposte adeguate negli anni. È tempo di darle. L’acqua pubblica rappresenta proprio il terreno su cui misurare il senso stesso dell’attuale formula politica.

La stagione di rilancio che si apre – anche grazie allo stanziamento di risorse del Recovery Fund – può e deve essere l’occasione per riparlare in modo serio e programmatico di beni comuni, della loro tutela e valorizzazione, a partire dalla messa in sicurezza delle reti idriche. Occorrono molti più investimenti sull’infrastruttura rigorosamente promossi, indirizzati e supervisionati da soggetti pubblici.

Riparta subito il dialogo e poi il lavoro in commissione. Per parte mia farò tutto il possibile per stimolare il confronto e raggiungere quell’obiettivo irrinunciabile che consiste nel dare al Paese una legge modello per il decimo anniversario del referendum sull’acqua pubblica.

(**) sul quotidiano «il manifesto» del 21 novembre

Redazione
La redazione della bottega è composta da Daniele Barbieri e da chi in via del tutto libera, gratuita e volontaria contribuisce con contenuti, informazioni e opinioni.

Un commento

  • AGGIORNAMENTO da Segreteria Forum Acqua
    Care/i, in questo weekend sono state migliaia le persone che hanno sottoscritto l’appello “Quotazione in Borsa dell’acqua: NO grazie” per cui siamo a oltre 38.500 firme e molte altre ne sono arrivate da personalità del mondo della cultura, dell’attivismo sociale e politico e dello spettacolo…
    Siamo vicini a un importante traguardo, quello delle 40.000 firme. Aiutateci a raggiungerlo!
    FIRMATE E FATE FIRMARE!
    (segreteria@acquabenecomune.org)

Rispondi a danieleB Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *