L’alienista fra gli alieni ecc: un altro Marte-mix-dì

1. «Il replicante di Sigmund Freud» di Malzberg in edicola; 2. Asgardia; 3. andare «Oltre Venere»; 4. disdicevole; 5. le intelligenze artificiali.

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1. Freud uno e mille di Malzberg

Se amate Emily Dickinson forse è meglio per voi non prendere questo libro; anzi sì, leggetelo chè alla fine forse “vince” lei, dopo molte “offese”. Se invece vi considerate in debito con il dottor Freud (o era dottor Frode?) la faccenda è più complessa perché qui di Sigmund ne trovate assai: in lotta fra loro ma ovviamente uniti contro l’odiato Jung. Se cercate un buon romanzo di fantascienza io non so bene che dirvi perché in un “mondo” di gente stramba Barry N. Malzberg è ancora più eretico della media. E se da sempre adorate Malz/Frizz nulla vi dico perché … lo avete già comprato.

Provo a scegliere due frasi-simbolo per questo «Il replicante di Sigmund Freud» (del 1985) che Urania porta in edicola – 264 pagine per 6,50 euri – nella traduzione di Flora Staglianò.

«La storia era complessa, tumultuosa, non priva di surrealismo e di elementi di pertinenza più oscura»: così a pagina 105, quasi un’autorecensione.

«Noi riveriamo il ventesimo secolo per motivi che non hanno nulla a che fare con il suo valore, è stato l’ultimo secolo prima dell’inizio delle missioni [spaziali] e forse è per questo che lo abbiamo romanzato, reso qualcosa che non era, ma ci siamo sbagliati, ci siamo sbagliati completamente in questo senso».

La mitizzazione del XX secolo induce le astronavi in difficoltà a “resuscitare” i cloni addormentati di Freud, Dickinson, Mark Twain, persino di Wilhelm Reich per chiedere loro aiuto. A proposito, se credete che Sigmund sia morto nel 1939 vi sbagliate: è stato ucciso nel 1905. In un eccesso di pignoleria segnalo che nella nota a pagina 258 commette un errore anche G. L. scrivendo che Freud scampa all’«assassinio per mano di un paziente»; uno dei Sigmund forse ma il “prototipo” invece muore appunto nel 1905.

Lo psik androide, cyborg, replicante, boh si troverà persino su Venere – il pianeta, non la dea – e nel 2176 dovrà correggere gli errori di Carl Gustav per poi verificare se gli alieni esistono o sono un’allucinazione. Avendo a che fare con militari, Freud-Malzberg osserva che «la pura ossessività era molto apprezzata nelle accademie, doveva essere instillata all’interno del comando». Ben detto.

A incasinare ulteriormente la faccenda, i capitoli del romanzo sono in “apparente” disordine.

La storia-quadro resta debolina e si capisce che è un remix di racconti. Però alcuni passaggi e personaggi sono catturanti e geniali. Del resto Malzberg è un mago nel senso buono come in quello negativo.

 

2. «La prima nazione dello spazio» tra scienza, affari e fantascienza

Riassumo un articolo, ripreso da www.galileonet.it, di Marta Musso che un amico mi rrrrraccomanda. Un team internazionale di ricercatori, ingegneri, avvocati, imprenditori annuncia di voler creare la prima nazione spaziale, Asgardia come la città dei cieli di Odino. Secondo il sito del progetto, «offrirà una piattaforma indipendente libera da ogni vincolo delle leggi di un Paese sulla Terra. Diventerà un posto in orbita che sarà veramente la terra di nessuno». Sta già attirando molti. «Al momento più di mille persone hanno firmato. Quando saremo 100mila potremo ufficialmente fare domanda alle Nazioni Unite per lo status di Stato» hanno detto gli organizzatori al Guardian. «La componente scientifica e tecnologica del progetto può essere spiegata in tre parole: pace, accesso e protezione» spiega Igor Ashurbeyli, uno scienziato spaziale russo che nel 2013 ha fondato la Aerospace International Research Center (Airc) di Vienna. La protezione del nostro pianeta avverrà grazie a un satellite, previsto nel 2017, che fornirà «uno scudo protettivo per tutta l’umanità dalle minacce naturali per la vita sulla Terra, come detriti spaziali, espulsioni coronali di massa, e le collisioni di asteroidi». L’iniziativa sembra essere un tentativo di sfuggire alla sorveglianza dello Outer Space Treaty (Trattato sullo spazio extra-atmosferico) delle Nazioni Unite, che delega alle nazioni qualsiasi attività spaziale. Vedremo.

 

3. La mia Venere “rubata”

Sto leggendo l’antologia «Oltre Venere» e ne darò conto in “bottega” fra 7 dì. Mi inquieta perché i racconti più belli mi sembra di averli già letti: forse li ho scritti io in un mondo parallelo e da lì mi sono stati rubati con uno “spazio-crono artiglio”. Indagherò.

 

4. Disdicevole chi non conosce “Dfcnet”

Scrive, il 16 ottobre, Giovanna Branca sul quotidiano «il manifesto» che Obama ha parlato di fantascienza filmica per il sito di Wired. E la ben più importante fantascienza di carta? Se un Pdu – cioè presidente degli Usa – potesse concedersi l’humor avrebbe citato qualcuno dei molti fantalibri in cui intorno alla carica di Pdu succedono finimondi e nuovi mondi. In questo caso sarebbe disdicevole se Obama, quasi ex Pdu, non avesse letto l’ultimo capitolo di Dfcnet ovvero «Di futuri ce n’è tanti» scritto da Daniele Barbieri e Riccardo Mancini. Magari ne riparleremo in “bottega” alla vigilia del quattro novembre cioè con il nuovo o più probabilmente la nuova Pdu. Dite che questo è uno spot? Macché, bibliografia.

 

5. Intelligenze artificiali… da Asimov a dove?

Un paio di pagine interessanti sul penultimo numero – datato 8 ottobre – del settimanale color salmone «Pagina 99». Sono intitolate «Intelligenza artificiale, i 6 big dettano le regole». L’autore, Paolo Bottazzini, in un box cita «le tre leggi della robotica» – cioè Asimov – mentre nel sottotitolo dell’articolo si precisa: «Le macchine che apprendono provocano problemi. Ora i grandi della tecnologia lavorano affinché i software più evoluti non spaventino l’umanità. E non è un film di fantascienza». A parte che la migliore fantascienza, soprattutto non filmica, sarebbe di grande aiuto per individuare scenari più o meno vicini, la mia inquietudine si rivolge a voi così: il nostro problema più grande è l’umanità spaventata o i grandi spaventosi della tecnologia controllata da pochissimi?

 

danieleB
Un piede nel mondo cosiddetto reale (dove ha fatto il giornalista, vive a Imola con Tiziana, ha un figlio di nome Jan) e un altro piede in quella che di solito si chiama fantascienza (ne ha scritto con Riccardo Mancini e Raffaele Mantegazza). Con il terzo e il quarto piede salta dal reale al fantastico: laboratori, giochi, letture sceniche. Potete trovarlo su pkdick@fastmail.it oppure a casa, allo 0542 29945; non usa il cellulare perché il suo guru, il suo psicologo, il suo estetista (e l’ornitorinco che sonnecchia in lui) hanno deciso che poteva nuocergli. Ha un simpatico omonimo che vive a Bologna. Spesso i due vengono confusi, è divertente per entrambi. Per entrambi funziona l’anagramma “ride bene a librai” (ma anche “erba, nidi e alberi” non è malaccio).

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