L’American way of life va a fuoco

di Francesco Piccioni (*)

Ai “Rambini” di casa nostra non passa neanche per la testa di riflettere sul significato sistemico dell’incendio che ha distrutto la parte più ricca di Los Angeles, ma non solo quella. Eppure è tutto sotto i nostri occhi. Anzi, a voler essere precisi, più sotto i loro che i nostri, visto che non frequentiamo certi posti…Tra Malibù e Santa Monica, da Altadena a Calabasas e la San Fernando Valley sono partiti cinque incendi che si sono velocemente propagati a Palisades – dove sono andati in fumo 8 mila ettari del quartiere esclusivo delle celebrità hollywoodiane – e poi Eaton, Hurst, Sylmar, Kenneth, Hidden Hill, buona parte del Sunset Boulevard (quando si dice nomen omen…).
Persino il balbettante e po’ miope Joe Biden ha colto la somiglianza estrema tra il panorama attuale e ben altri disastri: «Uno scenario di guerra, dopo intensi bombardamenti». Altri più svegli, sui social, avevano già fissato l’analogia – “Los Angeles come Gaza” – peraltro con la facilitazione che nessuno continua a spararti addosso mentre cerchi di salvare i superstiti…

Prima cosa da considerare: le cause.
Le autorità locali hanno verificato che “le scintille” iniziali sono partite dai cavi della rete elettrica cittadina, notoriamente appesi a sostegni improbabili, allo scoperto, esposti alle intemperie e agli incidenti più banali. Come i rami o gli alberi che cadono per l’azione del vento.
Più o meno come a Mumbay, Calcutta o Mexico City. Ma qui c’era “il quartiere con la più alta concentrazione di ricchi e famosi del pianeta, Sunset Boulevard”.
Facciamo quindi nostra, per una volta, una domanda di Massimo Gramellini, banalmente rivolta a Elon Musk: “non trova assurdo che nello Stato più benestante d’America nessuna autorità si sia mai presa la briga di investire qualche milione di dollari per interrare la foresta di cavi elettrici che penzolano da ogni palo e angolo di strada?
E’ ovviamente assurdo. La spesa pubblica necessaria rappresenta probabilmente un centesimo delle tasse pagate annualmente dalle migliaia di milionari che vivono da quelle parti.
Ma l’America funziona così – ci spiegano ogni giorno i “Rambini” e i “Furbini”-: i ricchi devono pagare meno tasse possibili, vanno a vivere in posti assolutamente esclusivi per via dei costi proibitivi, costruiscono “rifugi” di lusso sfacciato, a volte con il buongusto di un casamonica qualsiasi.

Skid Row

E le infrastrutture pubbliche, a carico della collettività (delle tasse, insomma), vengono perciò gestite al massimo risparmio. Sul Sunset Boulevard come a Skid Row, il quartiere di L.A. (un po’) meno famoso per le migliaia di persone che dormono in strada sullo sfondo dei grattacieli della città opulenta.

Il “modello americano”, il neoliberismo trionfante dai tempi di Ronald Reagan (ex attore “di serie B” che della California era stato governatore, prima di ascendere alla Casa Bianca), è quella roba lì. Inutile lamentarsene, resta lo stesso da imitare.

Seconda causa. La scarsità dell’acqua a disposizione per gli idranti dei vigili del fuoco, in una zona da sempre segnata dalla siccità, anche in pieno inverno. E vien da pensare che l’alta concentrazione di piscine private e fontane da giardino qualcosina c’entrino.
Ma il business dell’acqua, in quella zona, ha una storia secolare, tanto che sullo sfondo di “Chinatown” – il capolavoro di Roman Polanski – si muovono le guerre per l’acqua che segnarono gli anni Trenta, i bisogni idrici gonfiati dall’immigrazione (quella “regolare”, endo-statunitense…) e dall’agrobusiness (il ‘Chiantishire’ allora nascente ma ora florido, gli aranceti, ecc).
Ma, ci dicono ancora, il “modello americano” è quella roba lì. Inutile lamentarsene, resta lo stesso da imitare.
Terza causa palese. Il cambiamento climatico, paradossalmente riconosciuto dalle autorità e dalla popolazione californiana, molto meno dalla “nuova” presidenza “Maga”.
Maggiore siccità, temperature più alte, venti più forti, tempeste di polvere che abbattono alberi in città, incendi nelle foreste che lambiscono l’abitato. Insomma, roghi più frequenti, più vasti, a decine, da anni.
Ma il “modello americano” è quella roba lì, ecc…

E qui arriva il nodo scorsoio finale. Tutti questi disastri provocano danni sempre maggiori, per ogni tipo di cittadini residenti da quelle parti. Chi li paga?
La risposta del “modello americano” è semplice: fatevi un’assicurazione, gli altri si arrangino. Come per l’auto e la sanità, no?
Problema: le prime ad accorgersi che il rischio incendi, in quella zona, sta aumentando di anno in anno sono state proprio le assicurazioni. Molto prima dei normali cittadini, ancorché famosi, ricchi, informati e ambientalisti.
Di conseguenza, le compagnie hanno smesso di emettere polizze, a qualsiasi prezzo, per le case di quel “triangolo d’oro”. E’ come se dicessero: “la tua casa andrà a fuoco di sicuro, prima o poi, non pretenderai mica che te la ripaghiamo noi?”.
E in effetti vanno a fuoco spesso. Il bravissimo e povero (si fa per dire..) Anthony Hopkins si trova per strada già per la seconda volta.

Malibù 2025.

Per la precisione: tra il 2020 e il 2022 le compagnie assicurative si sono rifiutate di rinnovare 2,8 milioni di polizze sulle case in California. Tra queste, intorno alle 531mila polizze riguardano la contea di Los Angeles, dove è scoppiato il grosso incendio di questi giorni. Alcune di queste polizze non sono state rinnovate dai proprietari, ma per la maggior parte la scelta è stata unilaterale delle compagnie assicurative, spaventate proprio dai rischi di incendi e per le conseguenze della crisi generale”.

In definitiva il “modello assicurativo” funziona finché gli incendi sono rari, così che le compagnie incassino molto più di quanto devono pagare in caso di disastro. Per l’auto o la salute funziona allo stesso modo, anche qui da noi. O paghi un’enormità se sei un guidatore “disattento”, oppure non vieni proprio assicurato (se sei di salute cagionevole o hai malattie croniche).
Ma il “modello americano” (e occidentale, ormai) è quella roba lì, ecc…

Nel caso di Hollywood, crediamo, sarà poco probabile che un “ispettore Callaghan” o un Rambo, ovviamente ringiovaniti, comincino ad andare in giro cercando amministratori delegati delle società di assicurazione, sulle orme insomma di Luigi Mangione (il giovane che ha sparato al ceo di UnitedHealthcare a Manhattan, un paio di mesi fa, diventando l’idolo di tutti i malati d’America).
I milionari, e a maggior ragione i miliardari, possono tranquillamente permettersi di costruirsi un’altra casa, bestemmiando parecchio e cambiando magari regione.

Ma negli incendi di questi giorni ha perso tutto anche gente normalissima, con un salario decente o anche “buono”. E non ha perso solo la casa con tutto quel che c’era dentro, ma spesso anche il lavoro (sono andati a fuoco pure uffici, ristoranti, laboratori, negozi in genere, attività di ogni tipo) e dunque anche i requisiti per accendere un altro mutuo.
Passare da una confortevole casetta con vista sull’oceano al dormire in tenda sul marciapiede di Skid Row… c’è qualche differenza. Tra questi, magari, qualche “giustiziere” potrebbe anche nascere.
Il modello americano – tutto al privato e sempre meno al pubblico, tutto al profitto e sempre meno spesa sociale, tutto lusso per pochi e infrastrutture da terzo mondo per tutti – non è soltanto ingiusto, infame, razzista, suprematista, genocida fin dalle origini e nel dna. Semplicemente funziona finché non ci sono problemi seri, poi non più.
E ora dimostra che sta andando a fuoco.
E non è una metafora.

(*) Tratto da Contropiano.
***

alexik

Un commento

  • RINGRAZIAMO GIORGIO PER AVERCI SEGNALATO E TRADOTTO QUESTO ARTICOLO DI “NATURE” (E PER GLI ALTRI LINK)
    https://www.nature.com/articles/d41586-025-00010-9?utm_source=Live+Audience&utm_campaign=aaa8cde05a-nature-briefing-daily-20250110&utm_medium=email&utm_term=0_b27a691814-aaa8cde05a-50440768

    La Terra supera per la prima volta il limite climatico di 1,5 °C: cosa significa?
    Questa soglia è stata superata solo per un anno finora, ma l’umanità si sta avvicinando alla fine di quella che molti pensavano fosse una “zona sicura” mentre il cambiamento climatico peggiora.
    Di J. Tollefson – 10.1.2025
    È ufficiale: la temperatura media della Terra è salita di oltre 1,5 °C rispetto ai livelli preindustriali per la prima volta nel 2024. Gli scienziati del clima hanno annunciato la violazione oggi, segnalando che il mondo ha fallito, almeno temporaneamente, nell’evitare di oltrepassare la soglia stabilita dai governi per scongiurare i peggiori impatti del riscaldamento globale. Per il momento, si tratta solo di una metrica e di un anno, ma i ricercatori affermano che, ciò nonostante, serve come un duro promemoria del fatto che il mondo si sta evolvendo in una prospettiva pericolosa, forse più rapidamente di quanto si pensasse in precedenza.
    “È sia una realtà fisica che uno shock simbolico”, afferma Gail Whiteman, una scienziata sociale presso l’Università di Exeter, Regno Unito, che studia i rischi climatici. “Stiamo raggiungendo la fine di quella che pensavamo fosse una zona sicura per l’umanità”. L’annuncio è stato fatto congiuntamente da diverse organizzazioni internazionali che monitorano in modo indipendente la temperatura globale.
    Sebbene dai calcoli fatti da ogni gruppo risulti una cifra leggermente diversa, sommati insieme i dati indicano un consenso sul fatto che, l’anno scorso, la temperatura della Terra ha raggiunto 1,55 °C in più rispetto alla media del 1850-1900, considerato un periodo “preindustriale” prima che gli esseri umani iniziassero a riversare grandi quantità di gas serra nell’atmosfera. Inaspettatamente, anche la cifra del 2024 mostra un aumento statisticamente significativo rispetto a quella del 2023, quando sono stati stabiliti record di calore. Gli scienziati del clima stanno indagando se l’impennata di temperatura di due anni sia un’anomalia o se segni un cambiamento nel sistema climatico della Terra che significa che il riscaldamento globale sta accelerando. Quasi 200 paesi hanno firmato l’accordo di Parigi sul clima nel 2015, accettando di limitare il riscaldamento globale a 1,5 °C in più rispetto ai livelli preindustriali. Tuttavia, le emissioni di carbonio derivanti dai combustibili fossili e da altre fonti hanno continuato ad aumentare, raggiungendo un livello record lo scorso anno, nonostante la rapida crescita di fonti di energia pulita come l’energia eolica e solare.
    “I singoli anni che superano il limite di 1,5 gradi non significano che l’obiettivo a lungo termine sia stato infranto”, ha affermato il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres in una dichiarazione preparata. “Significa che dobbiamo lottare ancora più duramente per tornare sulla buona strada. … I leader devono agire, ora”.
    Aria calda
    Per filtrare ed elaborare le normali variazioni climatiche, dai dati sulla temperatura, gli scienziati spesso riportano una media decennale. Ciò consente loro di concentrarsi sulla tendenza della temperatura a lungo termine della Terra, migliorare i modelli e costruire proiezioni migliori per il futuro.
    Con questa misura, i ricercatori stimano che il mondo si sia riscaldato a 1,3 °C rispetto ai livelli preindustriali e potrebbero volerci ancora diversi anni prima che 1,5 °C venga superato definitivamente.
    Quel tempo extra è importante. “Stiamo ancora vivendo in un mondo a 1,3 °C” in termini di temperatura dell’aria, afferma Katharine Hayhoe, scienziata capo per la Nature Conservancy, un gruppo di conservazione con sede ad Arlington, Virginia. La maggior parte del calore intrappolato dai gas serra viene assorbito dagli oceani, dalla terra e dal ghiaccio della Terra, aggiunge. Quando la media decennale per l’aria supererà 1,5 °C, il pianeta avrà accumulato ancora più calore, amplificando ulteriormente violente tempeste e incendi, danni all’ecosistema e innalzamento del livello del mare.
    Ciononostante, gli scienziati sottolineano che non c’è nulla di magico nella soglia di 1,5 °C: si tratta di un obiettivo politico che è stato incluso nell’accordo di Parigi in riconoscimento delle preoccupazioni che un obiettivo precedente di limitare il riscaldamento a 2 °C potrebbe non essere abbastanza forte per proteggere i paesi più vulnerabili, comprese le nazioni insulari a rischio di essere sommerse dall’innalzamento dei mari. Ciò non significa che il mondo sia al sicuro al di sotto di 1,5 °C, né che tutto crollerà all’improvviso se verrà violato. È uno “spettro”, afferma Hayhoe, “e ogni briciolo di riscaldamento è importante”.

    Ma, come se non bastasse, su questa inquietante prospettiva aggiungo che gli investitori internazionali sembrano muoversi in direzione opposta:
    “Anche BlackRock, il più grande gestore patrimoniale al mondo, si defila dall’attivismo sulle politiche climatiche. Il gigante Usa (con un portafoglio da 11.500 miliardi di  dollari) ha infatti inviato una comunicazione agli investitori istituzionali sull’abbandono della Net Zero Asset Managers, un gruppo di società, riporta il Financial Times, che afferma di perseguire l’obiettivo di emissioni/serra nette a zero per il 2050 o prima, formata da un’alleanza globale di società di gestione che lavorano per raggiungere la neutralità carbonica.” Anche BlackRock, il più grande gestore patrimoniale al mondo, si defila dall’attivismo sulle politiche climatiche. Il gigante finanziario U.S.A. (che gestisce un portafoglio da 11.500 miliardi di  dollari) ha infatti inviato una comunicazione agli investitori istituzionali sull’abbandono della Net Zero Asset Managers, un gruppo di società, riporta il Financial Times, che afferma di perseguire l’obiettivo di emissioni serra nette a zero per il 2050 o prima, formata da un’alleanza globale di società di gestione che lavorano per raggiungere la neutralità carbonica.
    https://www.rainews.it/articoli/2025/01/black-rock-abbandona-net-zero-asset-managers-marcia-indietro-impegno-cambiamento-climatico-green-economy-e6bacdc3-0646-48c6-b784-59caa47f7ccf.html

    Altri links:

    https://www.nature.com/articles/d41586-024-04242-z 6.1.2025

    Earth shattered heat records in 2023 and 2024: is global warming speeding up?

    https://www.raiplaysound.it/audio/2025/01/Revolution-del-13012025-cddcf4a3-4542-4c3d-af69-f2923d6a931b.html

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *