L’androide Data o del Pinocchio moderno

Un altro dei «nizioleti» (*) di Fabrizio «Astrofilosofo» Melodia

Data-androide
Le gesta dell’androide Data sono ampiamente narrate nello sviluppo della serie televisiva «Star Trek: The Next Generation» (1989-1996) con episodi centrati sulla figura di questo simpatico androide asimoviano, moderno Pinocchio del ventiquattresimo secolo, alla continua ricerca di diventare un bambino buono e di meritarsi il plauso della fata Turchina.
La grande metafora di Pinocchio è la fonte più diretta cui riferirsi per la genesi di questo particolare robot che ne incarna molte caratteristiche, fra cui l’ingenuità unita a fortissima intraprendenza e alla volontà di conoscere.
Data è già all’inizio concepito per integrarsi alla perfezione con l’ambiente circostante, è fornito di un programma etico simile alle Tre Leggi della robotica ma che, comunque, gli permette maggiore libertà rispetto al suo predecessore: è stato creato di nascosto dal miglior ingegnere robotico, il dottor Noonien Soong, il quale riesce a realizzare una forma complessa del primo cervello robotico senziente.
Prima di Data, il dottor Soong aveva creato l’androide Lore, in grado di provare emozioni e ambizioni completamente umane, unite in una personalità distorta. Prima che il dottore, resosi conto della sua pericolosità, riuscisse a disattivarlo, Lore, preso dalla sua folle bramosia di potere, aveva portato una gigantesca entità aliena simile a un immenso cristallo a cibarsi della Colonia di Omicron Theti, cancellando tutte le forme di vita presenti. Dopo essere riuscito rocambolescamente a disattivarlo, il dottor Soong, prima di scomparire nel nulla, aveva realizzato Data immettendo in lui tutte le conoscenze dei coloni di Omicron Theti e nascondendolo in una caverna. I soccorsi non tarderanno ad arrivare riportandolo alla luce.
Aderendo pienamente agli ideali di fratellanza e dialogo con l’altro, Data decide di restare con la Federazione dei Pianeti Uniti, entrando poi nella Flotta Stellare, dove si distinguerà per lealtà, valore e intraprendenza.

Fornito di un programma etico meno vincolante delle Tre Leggi della robotica, Data è però completamente privo di emozioni, parla un linguaggio freddo e formale, non comprende l’umorismo: è un’enciclopedia ambulante ma gli manca la saggezza. Egli viaggia nel cosmo per riuscire a migliorarsi, a diventare più umano possibile, nonostante riconosca i suoi pesanti limiti.
Esilaranti sono i suoi tentativi di comprendere l’umorismo umano interpretando un comico su un palcoscenico virtuale, con risultati disastrosi. Estremamente significativi i suoi risultati nei più svariati campi artistici, come la pittura, la musica e la poesia, tutte discipline in cui lascerà la sua inconfondibile impronta: la perfezione dal punto di vista formale rispetto alla mancanza di anima delle sue opere.
Data comunque riesce a sperimentare emozioni, in particolare abituandosi a una sensazione strana dei suoi impulsi elettrici che egli interpreta come «affetto», «amicizia»: questo “sentimento” lo porta ad avere un rapporto strettamente intimo con una dolce e affascinante collega fino a consumarsi in una notte d’amore. Ella morirà tragicamente durante una missione lasciando nell’androide un terribile senso di vuoto.
Fra tutte le battaglie che Data dovrà sostenere per la propria umanità, la più dura avverrà nell’episodio «La misura di un uomo» scritto da Melinda Snodgrass per la regia di Robert Scheerer.
La vicenda si svolge su una stazione spaziale in cui avviene la visita di un insigne scienziato dell’istituto scientifico per l’intelligenza artificiale Daystrom, il dottor Tom Maddox. Durante un colloquio con il capitano Jean Luc Picard dell’astronave Uss Enterprise, dove Data presta servizio, il dottor Maddox avanza una sconcertante proposta: ha intenzione di ricreare la “meravigliosa macchina” del dottor Soong, attraverso uno studio paragonabile alla vivisezione delle cavie da laboratorio. In parole povere vorrebbe smontare Data per studiarlo a fondo, ma il processo potrebbe comportare la definitiva messa in disuso dell’androide e l’operazione non offre nemmeno garanzie di riuscita.
Preoccupato per la pericolosità dell’intervento, Data rifiuta di sottoporsi all’esperimento ma il dottore non recede minimamente dalle sue intenzioni in quanto considera l’androide allo stesso modo di un computer, una proprietà di cui può tecnicamente disporre a piacimento.
Il capitano Picard difende strenuamente l’androide, portando la questione davanti al tribunale.
Durante l’udienza, la pubblica accusa presenta una tesi devastante per l’androide. Per dimostrare che egli non è altro che un burattino nelle mani del suo creatore, prima gli svita un braccio, poi lo spegne premendo l’interruttore principale. Pinocchio è rotto, i fili sono stati tagliati.
Sconfortato, Picard cerca aiuto nella fida consigliera Guinan, la quale gli fornisce l’intuizione giusta per l’arringa difensiva. Davanti alla corte Picard afferma che il principio fondatore della Federazione è incontrare nuove forme di vita, ma che quello stesso principio viene meno proprio in quella stessa aula in quanto i diritti fondamentali delle forme sono calpestati nel pessimo modo di confrontarsi con l’Altro del dottor Maddox. Anche l’essere umano, visto nella sua forma più pura è un essere meccanico, a base organica. Sono tutti concordi a difendere la libertà degli umani con le unghie e con i denti, ma nessuno vuole rendersi consapevole dell’esistenza di una forma di vita a base metallica, i cui diritti di libertà sono calpestati senza ritegno. Alla obiezione della pubblica accusa, Picard rispose in modo lapidario che, se non fossero stati abbattuti molti pregiudizi, la Federazione si sarebbe macchiata, in futuro, dell’antico crimine contro l’umanità: lo schiavismo etnico. Data è una forma di vita cosciente, con un suo preciso io pensante, è in grado di prendere decisioni autonome, di creare un proprio discendente, di avere un’anima. Il dottor Maddox si sarebbe assunto la responsabilità di affermare con assoluta certezza che Data è solo un complesso calcolatore montato su due gambe?
Dopo un furente dibattimento, il giudice sentenzierà che nessuno può affermare con assoluta certezza che Data non possegga un’anima, o non possa essere considerato vivo, ma che sia soltanto una blanda imitazione dell’originale umano; quindi egli ha la piena libertà di scegliere, di decidere della propria vita esattamente come ogni essere umano.
Data rifiuterà di sottoporsi al trattamento ma continuerà a tenersi in contatto con il dottore, in quanto la sua teoria è di estremo interesse.
Il discorso assume grande rilevanza, metaforica e concettuale, immaginifica e sociale: il concetto di responsabilità personale chiamato anche il “governo di sé”, viene espresso in maniera molto simile al concetto platonico di anima. Esso diventa specchio di quest’entità meccanica la quale possiede solo in parte il soffio vitale. Platone metaforicamente rappresentava l’anima dell’individuo come se fosse costituita da tre parti, una di queste è l’anima concupiscente che è la sede delle emozioni. Data è privo di questa parte, l’ira non fa parte di lui, quindi parte in netto svantaggio in quanto non possiede la particolare caratteristica che il buon cittadino filosofo deve imparare a controllare e incanalare correttamente per essere in grado di vivere una vita adulta, responsabile e felice.
Questo non implica tuttavia che Data non sia filosofo: forse è il solo che può veramente esserlo, forse è più umano un androide del suo stesso creatore. Platone lo definirebbe in ogni caso un ottimo cittadino destinato alle più alte cariche. In sostanza l’androide è la meta cui l’uomo aspira per cominciare a condurre una vita saggia e bella. E’ in grado di gestirsi, di imparare e di rispettare le leggi della sua città: risultato per nulla disprezzabile da parte di un “burattino” di metallo che vorrebbe diventare un bambino vero.
La discussione filosofica e giuridica è presentata in tribunale e il giudice non può far altro che prendere atto dell’assoluta e intrinseca inadeguatezza del sistema legislativo vigente, il quale non può in alcun caso rapportarsi in modo sereno e imparziale al diverso, avendo le sue basi nella forma di vita che l’ha istituito: l’essere umano.
Gli umani promulgano leggi di conservazione e sviluppo della propria specie mentre non contemplano assolutamente di poterle estendere a ciò che umano non è pur essendo vivo e vitale.
E’ naturale che la volontà personale abbia come obiettivo primario la sopravvivenza e impieghi tutti i sistemi per conservarsi e prosperare, come il peggiore dei parassiti crea il suo nido all’interno del corpo ospite e lentamente ne sugge tutta la linfa vitale senza mai arrivare a ucciderlo.
E’ sufficientemente verosimile pensare dunque che il sistema legislativo e le prime comunità sorgessero proprio in virtù di questa spinta alla sopravvivenza, tutta concepito su base umana.
L’uomo non deve in alcun modo sbranare il proprio simile. Ogni trasgressione a questo sacro principio è duramente punita. Caino porta su di sé il marchio dell’infamia peggiore: ha bevuto il sangue del proprio fratello per affermare se stesso, per avere il favore (se non proprio l’amore) di una divinità che non lo considerava degno.
Le leggi umane non sono sostanzialmente diverse da quelle della robotica: si possono considerare catene portentose che tengono a freno i mal funzionamenti del “sistema”. Non bisogna dimenticare che spesso il cervello umano cade preda di terribili affezioni come scatti d’ira e violenza, pazzie più o meno patologiche. E’ la volontà di autoaffermazione che prende il sopravvento sulla coscienza civilizzata, sulle leggi, riprendendo in questo modo l’antico predominio sulla terra, vanificando ogni assunto di giustizia, pace e libertà.
I valori morali sono storicamente determinati dalla società che li produce e dall’epoca in cui essi sono promulgati. Il potere è il motore primo di ogni azione umana, che fa scaturire una guerra regolata da leggi ferree alle quali gli uomini fanno tacitamente un costante riferimento.
Gli androidi sono lo scoglio gigantesco dove si frantumano le speranze che la ragione degli uomini, il lungamente osannato Logos (è uno dei concetti fondamentali della storia della filosofia: ciò che caratterizza la realtà come tale, le leggi insite che governano il mondo) riesca a trovare la Giustizia assoluta, che garantisca in modo imparziale e corretto la tutela alla vita, alla libertà e alla felicità.
Lungamente si batte il tasto su questo concetto e non si può farne a meno: è la base fondamentale su cui la fantascienza basa la terribile critica alle fondamenta della “civiltà occidentale” che è fondata principalmente sulla sopraffazione, la conquista, il profitto personale a discapito del più debole, all’affermazione della propria vitalità nei confronti di un’altra più indifesa.
L’archetipo che affonda in continuo nella carne viva della società è proprio l’esistenza del diverso il quale nel migliore dei casi è visto come qualcosa da imprigionare e studiare, nel peggiore da distruggere o sfruttare a proprio vantaggio.
L’importanza sociale e filosofica, ma soprattutto umana che riveste la voce che irrompe come un uragano dalle profondità dell’inconscio della civiltà, è ciò che invece dovrà portare l’essere umano a considerare l’Altro in modo sereno e paritario, a superare gli abissi bestiali della razza per assicurare in futuro la giustizia e la vita.
Data assume la valenza di un tragico specchio che non moltiplica platonicamente le illusioni, l’infinita molteplicità delle cose presenti nel mondo, ma sfoltisce drasticamente i lustrini della società buona mostrando esattamente come essa si presenta: un coacervo di bestialità, cattiverie, avidità e sopraffazioni da parte dei più forti sui più deboli.
L’androide – simile all’uomo ma per costituzione fisica migliore – rivendica il proprio diritto a essere riconosciuto vivo, non come umano ma come essere artificiale. Data vuole imparare a integrarsi nella società mantenendo la propria identità, vuole conoscere l’umano sempre tenendo presenti i suoi limiti, considerandosi per questo fallimentare, non comprendendo che in questa sua instancabile volontà di conoscere, imparare e ricercare egli è squisitamente umano. Ha la ferma volontà di comunicare, conoscere e imparare a vivere come l’Altro.
La sua instancabile ricerca di comprendere umorismo ed emozioni mette ampiamente in luce la sua umanità. Ciò che è considerato umano va oltre il puro dato biologico: entra in gioco l’essenza stessa non dell’essere umano ma di tutto ciò che significa vita.
Cosa rende entità un qualcosa? Cosa conferisce la caratteristica essenziale di vitalità oltre alle accidentalità della forma, del colore, del tempo?
Qual è l’essenza stessa della vita?
Data sembra comunicare che, per quanto gli esseri umani possano diventare aperti, tolleranti e volenterosi, rimarrà sempre un barlume di oscurità nel lume della ragione: esisterà sempre qualcuno che non riconoscerà la vita proprio per il motivo che è accidentalmente diversa da lui: in questo caso non costituita dalla carne ma dal silicio, dimenticando che anche gli esseri umani sono polvere di stelle. L’essere umano imperfettamente mira a raggiungere l’illuminazione della conoscenza, evolvendosi in saggezza e rettitudine, un viaggio costellato di fallimenti e spesso inutilmente cercato in quanto per sua stessa natura irraggiungibile. Rispetto alla volta stellata, l’uomo appare infinitamente piccolo, schiacciato dall’infinità che gli è preclusa ma al contempo avverte in sé quella spinta inesausta, quell’afflato cosmico che lo porta a ergersi sulla propria finitezza, ad accettare i propri limiti con un sorriso, a guardare in alto.
Nei suoi fallimenti, Data si dimostra completamente umano, fallace e imperfetto, sconcertato e impreparato al cospetto del mare della molteplicità in cui sistematicamente naufraga la sua conoscenza. L’oceano delle emozioni e dei sentimenti umani, guardati con la curiosità e il candore di un bambino, diventa l’avventura più grande, densa di frustrazioni, che Data persegue fino all’ultimo, per poi improvvisamente abbandonare la ricerca quando viene a conoscenza dell’effettiva motivazione per cui il suo creatore l’ha costruito privo di questa capacità: proprio per il pregiudizio secondo il quale ogni macchina non controllata dall’uomo è in se stessa destinata fatalmente a peccare… La via realmente etica e libera risulta senza ombra di dubbio una mera chimera.
E’ pur vero che Lore, il gemello di Data, creato con la capacità di provare emozioni, sviluppò una propria visione del mondo egoistica e amorale, ma è altrettanto vero che ogni essere umano ha la capacità di scegliere a cosa votare la propria esistenza. Non è giusto che il “meccanico” sia considerato buono solo se risponde ai nostri ordini e alle nostre aspettative: non si tratta di una bambola radiocomandata ma di un essere vivente, in grado di comprendere il mondo che lo circonda e di operare scelte. E’ una visione del mondo essenzialmente a favore della vita in ogni sua manifestazione, un panteismo di fondo in cui ogni cosa ha il soffio vitale, ma in cui ognuna mantiene intatta la libertà e l’essenza stessa della vita. Niente male per un burattino di latta che ha finalmente deciso di tagliare i fili.
Questo è ampiamente dimostrato nel momento stesso in cui Data decide di avere un figlio, nell’episodio «La figlia di Data» scritto da Renè Echevarria per la regia di Jonathan Frakes. Non lo fa accoppiandosi con un suo simile poiché risulta essere l’unico della sua specie, ma lo costruisce come fece con lui il dottor Soong.
Viene così al mondo Lal, che in lingua Hindi significa Diletta, prima esemplare di una nuova generazione di androidi in grado di sviluppare progressivamente la capacità di provare emozioni.
Data crea sua figlia in modo tale che possa compiere indipendentemente le sue scelte, anche riguardanti l’aspetto fisico. Lal, facendo esperienza con gli umani, decide di assumere l’aspetto di una femmina, è curiosa di conoscere e Data per la prima volta comprende il significato di paternità e famiglia. Si dimostra un padre dolce e amorevole pur con la severità del caso. I problemi sono tanti: la ghettizzazione di Lal da parte dei bambini a scuola, troppo spaventati da questa nuova amica così particolare, l’aspetto legale della vicenda. Il problema peggiore risulta essere quest’ultimo, in quanto la Federazione vuole portare via Lal al padre per studiarla a fondo.
Chiamata anche lei a decidere della propria vita, Lal soccomberà alla paura di perdere suo padre, sviluppando una violenta emozione che le provocherà un crash del sistema. Data tenta l’impossibile per salvarla, lavora instancabilmente a una velocità impressionante per riparare l’errore ma alla fine anche lui deve arrendersi all’inevitabile, sua figlia deve essere disattivata definitivamente.
L’addio è denso e straziante. Lal, avendo ormai sviluppato in pieno le emozioni, saluta il padre con amore. Data, in questo modo, conosce qualcosa di simile al dolore: vorrebbe sentire almeno un po’ del sentimento che la figlia gli sta donando. Ella vivrà sempre dentro di lui, avendo l’androide incluso in sé gli schemi mentali della figlia.
La tesi della superiorità del biologico sul meccanico subisce il definitivo contraccolpo, in quanto una vita artificiale ha sviluppato le stesse capacità dell’essere umano; la causa della sua morte è la totale cecità e l’avidità degli umani, attenti esclusivamente ai loro interessi di sfruttamento di una nuova generazione di schiavi perfettamente addomesticati e incapaci di ribellione.
La tecnologia deve essere al servizio dell’uomo ma non prendere vita propria, pena la persecuzione e l’emarginazione alla stessa stregua dei crimini a sfondo “razziale” di cui la vicenda umana è profondamente farcita.
Lal si manifesta come metafora di questa cecità umana: una nuova forma di vita uccisa dalla nostra incapacità di andare oltre il fenomenico e di guardare con franchezza all’Altro, considerando che esistono altre forme di vita che dobbiamo rispettare e con cui dobbiamo necessariamente confrontarci, pena la perdita di qualsiasi velleità di saggezza e pace.
Non possiamo parlare di pace se non parliamo di vita e quest’ultima si presenta in varie forme, non solo nell’essere umano, il quale in questo modo si vede definitivamente scacciato dal rango di “perfezione ultima” del creato per essere solo una forma di vita fra le tante, condizione quest’ultima difficilmente accettata.
Si ritrova l’archetipo metafisico rovesciato che aveva guidato la fantascienza dalla creatura di Frankenstein in poi: è il creatore che distrugge il creato, è l’essere umano che si sente spodestato e tenta in tutti i modi di mantenere invariata la propria supremazia.
E’ un problema filosofico e sociologico: l’avvento di macchine sempre più perfette rendono l’uomo obsoleto. Un ritorno all’antico è necessario per non perdere quel barlume di umanità, di inventiva e di intraprendenza che contraddistinguono la nostra razza.
Forse è solo giunto il momento di comprendere che l’essenza stessa della democrazia consiste proprio in questo: in un panteismo cosmico razionale in cui ogni forma di vita ha uguali diritti e opportunità di vivere. Si discosta molto dalla religione e dalla filosofia classica, entrambe facente parti di quella branca della letteratura fantastica che tante belle opere ha prodotto, incentrate sul ruolo chiave della verità e del principio di contraddizione, che isola la singola cosa dal tutto e così facendo la assume a principio assoluto regolatore, sia esso incarnato dalla persona di un Dio o dalla logica della verità.
Lo scoglio contro cui si frantuma la fragile ombra della nostra anima, alla “notizia” della morte del divino, consiste proprio nello scontro con l’Alterità, entità metà acciaio e metà dolore, una battaglia che inizia dal momento in cui ciò che viene isolato per essere analizzato sfugge alla nostra ragione e comincia a impazzire.
Eppure ogni entità ha diritto di cittadinanza in questa casa e ciascuna vive in base alle proprie scelte. La questione nuova è dialogare per vivere insieme in modo pieno con la partecipazione di tutti.
(*)
Se non sapete cosa sono i «nizioleti»… guardate le puntate precedenti. Oppure andate a Venezia e chiedete.

 

 

L'astrofilosofo
Fabrizio Melodia,
Laureato in filosofia a Cà Foscari con una tesi di laurea su Star Trek, si dice che abbia perso qualche rotella nel teletrasporto ma non si ricorda in quale. Scrive poesie, racconti, articoli e chi più ne ha più ne metta. Ha il cervello bacato del Dottor Who e la saggezza filosofica di Spock. E' il solo, unico, brevettato, Astrofilosofo di quartiere periferico extragalattico, per gli amici... Fabry.

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