L’apartheid-Italia e chi si oppone

Un testo di Salvatore Palidda; da Palermo sull’espulsione di Medhanie Tesfamariame; gli appuntamenti della rete No-CPR; una riflessione di Giovanni Iozzoli; e una serie di link.

 

Migranti, sicurezza e Silp

di Salvatore Palidda

Tutti coloro che hanno meno di cinquant’anni dovrebbero leggere questo articolo per conoscere la storia dei tentativi di democratizzare le forze di polizia, mentre crescono i decreti sicurezza e si riducono i reati. Ma anche tutti coloro che vogliono affondare il decreto sicurezza bis dovrebbero leggerlo: perché quella del segretario nazionale del Silp contro il decreto Salvini, pur con alcuni limiti, di questi tempi è una presa di posizione coraggiosa

Foto di Mediterranea Saving Humans: per sostenere il ritorno in mare di Mediterranea clicca qui

 

La recente relazione del segretario nazionale del SILP, Daniele Tissone, per l’audizione alle Commissioni miste di Senato e Camera a proposito del cosiddetto decreto sicurezza del ministro Salvini merita attenzione. Ma prima di entrare nel merito di questa relazione, del significato e della portata che assume, è necessario fare il punto sulla situazione delle forze di polizia e del governo della sicurezza così come s’è configurata dopo la riforma del 1981 (vedi infra).

Un breve sunto di come s’è arrivati a oggi

Per chi non lo sa, ricordiamo che dopo le lotte studentesche e soprattutto dopo le grandi lotte sindacali e popolari degli anni ’68-75 ci fu in Italia una forte mobilitazione sia nei ranghi della polizia di stato sia nei ranghi delle forze armate e in parte anche delle altre polizie per la democratizzazione di queste istituzioni che erano tutte a statuto militare. Restano celebri sia il cosiddetto movimento dei “proletari in divisa” (soldati e di nascosto qualche sottufficiale e anche ufficiali), sia i membri della polizia di stato che osarono persino uscire allo scoperto rischiando anche il tribunale militare. Infine fu solo nel 1981 che fu votata (assai tardivamente) la cosiddetta riforma della polizia e del governo della sicurezza, ossia legge 121 che stabilì la smilitarizzazione della polizia di stato, il diritto a disporre di sindacati e alcune altre norme che avrebbero dovuto promuovere la democratizzazione di questa istituzione e in parte anche quella delle altre forze di polizia che pero sono rimaste sempre a statuto militare. Da subito si crearono due primi principali sindacati di polizia: il SIULP che inglobava tre componenti corrispondenti a CGIL, CISL e UIL e poi il SAP palesemente di destra e pilotato da dirigenti di polizia. Per tanti anni il SIULP figurò come il sindacato dei “compagni poliziotti” o comunque dei membri della polizia di stato rispettosi della Costituzione e quindi contrari a ogni uso e abuso di questa istituzione al servizio di derive reazionarie.

Ma come sa bene chi ha vissuto questi ultimi quasi quarant’anni la stessa riforma è stata ignorata, deformata e di fatto stravolta. Con l’inizio degli anni Novanta l’agenda politica italiana e mondiale scivola sempre più verso la cosiddetta deriva securitaria e della tolleranza zero in nome della lotta alle insicurezze urbane, della lotta al terrorismo pseudo-islamista e della guerra all’immigrazione “clandestina”. Governi di centro-sinistra e di destra (Prodi, Berlusconi, D’Alema sino poi ai Renzi e Salvini) di fatto si accaniscono nella competizione a favore di tale deriva. Per certi versi il contributo decisivo a tale tendenza è dato da personalità del PdS, DS e poi PD – fra i quali spicca Luciano Violante e poi anche Giuliano Amato – che spianano la strada alle destre come ha fatto per ultimo Marco Minniti lasciando a Matteo Salvini di continuare la sua opera con toni e messe in scena più eclatanti.

Dal punto di vista normativo il colpo di grazia è stato dovuto innanzitutto dalla creazione del comparto sicurezza (opera di Bassanini) che riunisce tutte le forze di polizie e anche i pompieri in un unico quadro normativo che però non favorisce il processo di democratizzazione e di smilitarizzazione di tutte le forze ma al contrario le riporta indietro. Ciò ancora di più a causa della trasformazione dell’Arma dei Carabinieri in quarta forza armata (opera di D’Alema che disegnò anche il primo decreto sicurezza poi diventato di moda sino all’estremo di oggi con quello di Salvini); questa promozione dei CC s’è tradotta in una netta preminenza di questa istituzione rispetto alle altre. Inoltre, con l’elezione diretta dei sindaci è prevalsa la tendenza ad attribuire sempre più a questi poteri di polizia avallati da continui “decreti sicurezza”. Infine, altro elemento significativo è che la moltiplicazione delle missioni militari all’estero e l’abolizione del servizio militare hanno portato a decretare il passaggio continuo dei militari nei ranghi delle forze di polizia chiudendo così le possibilità di accesso a queste istituzioni da parte di giovani comuni.

Quest’insieme di norme hanno imposto di fatto un processo di ri-militarizzazione mascherata di tutte le polizie favorendo in particolare l’aumento della componente animata da miti rambo, dalla preferenza per modalità muscolose e sovente attratta dai discorsi razzisti e persino neo-fascisti (fenomeno diffuso in tutte le polizie e in particolare nelle unità destinate all’ordine pubblico o alle operazioni di “pulizia delle città” da sovversivi, immigrati sospetti clandestini delinquenti e persino semplici barboni e senzatetto). Un’azione rilevante degli anni scorsi è stata quella portata avanti dall’ex capo della polizia Gianni De Gennaro che con una sorta di “colpo di stato interno” riuscì a far promuovere tutti i suoi fidati ai ranghi più alti del Viminale, facendoli spesso nominare prefetti.

Secondo il suo diretto successore nonché pupillo Antonio Manganelli e dopo secondo l’attuale capo della PS Franco Gabrielli, la pagina buia del G8 di Genova sarebbe stata definitivamente cancellata. La polizia di oggi sarebbe scevra da tendenze all’abuso di violenze e torture e quindi rigorosamente rispettosa del mandato costituzionale per garantire la libertà di protesta e il rispetto delle persone oggetto dell’azione repressiva. Peccato che sia assai lunga la serie nera che va da Aldrovandi a Cucchi, Uva e tanti altri per non parlare di chi subisce il peggio in carcere e anche delle violenze di agenti delle polizie locali (Bonsu a Parma) oltre che di continui reati e atti criminali commessi da membri delle polizie (dalla uno bianca alla panda nera). Abbiamo stimato che il tasso di criminalità fra le forze di polizia è certo inferiore rispetto a quello di politici ma almeno nove volte più alto di quello dei comuni cittadini di 18-65 anni (compresi gli stranieri che comunque non delinquono più degli italiani e commettono reati molto meno gravi).

In tutti questi anni, una delle pratiche che i dirigenti delle polizie hanno prediletto è stata anche quella di incentivare la proliferazione dei sindacati di polizia (principio del divide et impera e principio di “più sindacati più controllo sulle forze”). Tante piccole sigle sono arrivate al punto da pagare l’iscrizione per reclutare iscritti. E in questo processo s’è esasperato il corporativismo che è sempre stato molto forte in questa categoria e di conseguenza lo spirito di corpo che spesso scivola nella copertura anche delle peggiori nefandezze di colleghi.

Il colpo di grazia nella divisione di sindacati fu probabilmente pilotato dall’allora capo De Gennaro che poteva contare sul suo fido Roberto Sgalla. Il SIULP cominciò a perder colpi, iscritti e credibilità e fu creato il SILP che all’inizio si configurò come un sindacato addomesticato alle dipendenze dei De Gennaro e Sgalla e del PD (Violante e poi Minniti che ricordiamolo è il creatore della Fondazione ICSA, un’istituzione emblematica dell’ambizione di questo personaggio e di quella componente poliziesca e militaresca del PD).

Tissone cambia rotta?

Ma ora il segretario nazionale SILP Tissone sembra stupire tutti con un discorso che si potrebbe dire appare quello della sinistra del PD se non addirittura di una sinistra che è più a sinistra di LeU e sembra avere il plauso dei rimasugli della sinistra.

Il dottor Tissone bolla il “decreto sicurezza- bis” e il precedente “decreto Salvini” ricordando che questo è già stato oggetto di un’attenzione critica da parte della Corte Costituzionale. Questo nuovo decreto è quindi definito “una falsa quanto sfuggente rappresentazione della realtà in cui, invocando motivazioni di necessità e urgenza inesistenti” si esautora il Parlamento. Sebbene si tratti di “scelte di politica giudiziaria o securitaria, che incidono pesantemente sui diritti di libertà” si ricorre ai “colpi di fiducia e a volte anche con la tecnica del cosiddetto maxi-emendamento, ovvero quasi al buio”. Come è noto il neo-decreti Salvini punta a tre principali obiettivi: le misure sull’immigrazione, la sicurezza e la violenza in occasione di manifestazioni sportive”. Tissone critica l’articolo 2 sul “contrasto dell’immigrazione clandestina” perché aumenta l’onere delle Prefetture-UTG e persegue l’intento di sottrarre al preventivo vaglio della magistratura atti di rilevante portata aventi anche riflessi di natura internazionale”. Quanto all’articolo 4 Salvini vuole introdurre le operazioni sotto copertura per smascherare il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, pratica notoriamente assai scabrosa e soggetta a derive con risvolti di scandali. L’articolo 6 lett.b), pretende introdurre una sorta di DASPO per chi nelle pubbliche manifestazioni usa razzi, petardi fuochi artificiali, fumogeni etc. L’articolo 7 pretende instaurare un inasprimento delle pene per resistenza, violenza, minaccia a pubblico ufficiale, interruzione di pubblico servizio, devastazione e saccheggio, danneggiamento qualora commessi in occasione di pubbliche manifestazioni. L’articolo 13 introduce la possibilità di DASPO a chi procura il solo ingresso illegale dello straniero.

Tissone passa quindi al commento generale affermando che “tutte queste costruzioni giuridiche afflittive hanno come presupposto l’insicurezza, percepita e veicolata, in gran parte, da campagne propagandistiche che instillano le paure, mentre tutte le rilevazioni e i dati oggettivi indicano i vari fenomeni criminali in diminuzione o comunque, non rispondenti all’allarme sociale suscitato”. E qui Tissone critica il rifiuto di opinioni diverse da quelle del governo e rifiuto del “principio che il ricorso alla sanzione penale, che oltre ad essere adeguata e proporzionata al caso concreto, deve costituire l’estrema ratio” che propone la “ricerca del diritto penale minimo”. Difendendo i lavoratori delle polizie, Tissone segnala che la proliferazione di nuove sanzioni e l’aggravamento di quelle esistenti aggrava le attività delle Forze di Polizia, che sarebbero già affette da “carenze di organici che si sommano ai problemi di tanti anziani oltre che alla mancanza di formazione e aggiornamento. Tutto ciò provocherò infine un ennesimo sovraccarico dell’amministrazione della Giustizia mentre l’adozione di misure alternative al carcere sposterebbe l’onere sulle Forze di Polizia e sui Servizi Sociali. E qui Tissone non esita ad affermare che “si assiste a una escalation della criminalizzazione” dei comportamenti che è iniziata dall’immigrazione, dalle frontiere, ed è giunta alle riunioni in luogo pubblico o aperto al pubblico, ovvero nelle piazze cuore del paese e luoghi dove i cittadini esprimono opinioni”. E ancora “La ricerca del consenso da una parte carica sulle spalle delle Forze di Polizia l’aspettativa dei risultati promessi con la propaganda, mentre dall’altra, specie durante le occasioni di protesta, inasprisce la contrapposizione tra i cittadini dissenzienti, che vengono etichettati come nemici, e chi è deputato a far rispettare la legalità quindi a contemperare la difesa dei diritti di tutti, viene visto, a sua volta, come il nemico dei nemici. Questo peggiorato clima di relazioni sociali, che vede nella sola repressione di condotte ritenute devianti o comunque difformi e in contrasto con il pensiero e i desiderata di chi governa, rischia di portare alla strumentalizzazione delle forze di polizia., viste come braccio armato e violento dell’esecutivo del momento, quasi a voler far tornare indietro di quarant’anni la storia. Il SILP, che si riconosce nel processo di cambiamento ed evoluzione della Polizia di Stato, avviato con la riforma attuata con la L.121/81, che ha portato alla smilitarizzazione, si oppone a questo snaturamento della funzione democratica di tutela di tutte le persone e della civile convivenza, bene supremo per uno Stato ed il suo popolo nella più ampia accezione”.

Si può quindi dire che il segretario nazionaòe del SILP, seppur non rinunciando agli aspetti corporativi, si schiera nettamente contro la deriva che vuole imporre Salvini ma anche a quella che prima l’ha anticipato Minniti e torna a invocare il ritorno sui passi di quella polizia democratica che nacque negli anni Settanta. Sicuramente una presa di posizione coraggiosa in un momento in cui tanti aspiranti alla carriera facile accorrono all’appello di Salvini che promette di coprire sempre l’agire degli operatori delle polizie. E sicuramente una scelta che sommette sulla breve durata dell’amministrazione Salvini. È assai probabile che Tissone sia stato incoraggiato da alcuni dirigenti di polizia che sin dal primo momento hanno mal sopportato l’agitazione scomposta, inusuale e assai imbarazzante dell’attuale ministro che coadiuvato da altri dirigenti alla ricerca di promozioni crede di poter sparlare tanto e quanto vuole. Si scorda che i ministri passano e la burocrazia istituzionale resta e chi ha fatto carriere facili non dura.

Due cose trascura Tissone, come tutti; la prima è che il gioco di Salvini è quello sfacciato della distrazioni di massa per nascondere le magagne sue e dei suoi elettori. Per esempio come mai nel decreto sicurezza non c’è accenno alla lotta alle economie sommerse che sono lavoro nero, neo-schiavitù, evasione fiscale e contributiva e collusioni con le mafie, tutti reati a danno di italiani e di immigrati in cui spesso sguazzano tanti leghisti ma anche gente che si dice di sinistra? Ma si sa, queste economie sommerse valgano 10 milioni di voti e nessun partito osa mettersi contro. La seconda cosa legata a questa prima ma più grave è che la sicurezza e le insicurezze di cui parla il ministro Salvini vedi caso ignorano totalmente le più gravi insicurezze che affliggono anche i suoi stessi elettori e tutti, cioè i reati che provocano la diffusione di malattie da contaminazioni tossiche. È per questo che muore la maggioranza dei decessi in Italia e nel mondo ma le forze di polizia e la magistratura sono distratte perché le loro forse e le loro attività sono indirizzate verso obiettivi falsi o secondari. E così non si protegge la vita stessa della popolazione (vedi Resistenze ai disastri sanitari-ambientali ed economici in Mediterraneo).

C’è comunque da sperare che il SILP-CGIL mantenga questa tendenza degna di plauso e che si sensibilizzi sulle vere insicurezze che colpiscono la maggioranza della popolazione.

Qualche riferimento bibliografico su forze di polizia in Italia e in Europa:

articoli pubblicati su Polizie e Democrazia: http://www.poliziaedemocrazia.it/live/index.php?domain=ricerca&action=risultati&where=Palidda

Articoli pubblicati su http://effimera.org/tag/salvatore-palidda/page/2/

articoli pubblicati su https://www.alfabeta2.it/tag/salvatore-palidda/

2000. Polizia postmoderna. Etnografia del nuovo controllo sociale, Feltrinelli

2017. Polizie, sicurezza e insicurezze ignorate, in particolare in Italia, Revista Crítica Penal y Poder, n. 13,
Ottobre, pp.233-259, http://revistes.ub.edu/index.php/CriticaPenalPoder/article/download/20385/22504

Guerra alle migrazioni sussunzione dei disastri della deriva neo liberista il fatto politico totale: https://www.academia.edu/37459094/Guerra_alle_migrazioni_sussunzione_dei_disastri_della_deriva_neo_liberista_il_fatto_politico_totale

Il gioco dello sbirro improvvisato: http://effimera.org/gioco-dello-sbirro-improvvisato/

Sui disordini di Milano: https://www.alfabeta2.it/2015/05/04/sui-disordini-di-milano/

A proposito dell’intervista del capo della polizia Franco Gabrielli da parte di Carlo Bonini:

https://www.academia.edu/33996970/A_proposito_dellintervista_del_capo_della_polizia_Franco_Gabrielli_da_parte_di_Carlo_Bonini_di_Turi_Palidda

Anamorfosi dello Stato di diritto. La gestione dell’ordine in Europa: https://www.alfabeta2.it/2016/05/29/12960/

Gli abusi delle forze di polizia e la “civilizzazione della guerra”: http://temi.repubblica.it/micromega-online/gli-abusi-delle-forze-di-polizia-e-la-%E2%80%9Ccivilizzazione-della-guerra%E2%80%9D/

2008 Appunti di ricerca sulle violenze delle polizie al G8 di Genova, nella rivista “Studi sulla questione criminale” 3, 1, 2008, 33-50, https://www.academia.edu/716477/Appunti_di_ricerca_sulle_violenze_delle_polizie_al_G8_di_Genova

2007 Politiche della paura e declino dell’agire pubblico, in Un mondo di controlli, in “conflittiglobali” 5/2007, 13-23, http://www.agenziax.it/wp-content/uploads/2013/03/conflitti-globali-5.pdf

2008. Istituzioni e mafia, in Nuovo Dizionario di mafia e antimafia, a cura di M. Mareso e L. Pepino, Torino: 310-316

2008. Mobilità umane. Introduzione alla sociologia delle migrazioni, Cortina editore, 2008 (mia monografia); estratto: https://www.academia.edu/36830631/Extract_da_Mobilita_umane

2001. Devianza e vittimizzazione tra i migranti, Milan, ISMU-Angeli (monograph): https://www.academia.edu/30790365/MIGRANTI_-_Devianza_e_vittimizzazione

 

Palermo: l’espulsione di Medhanie Tesfamariam come colpo di spugna su un errore giudiziario? 

L’uomo estradato nel 2016 dal Sudan con grande risalto mediatico non era Medhanie Yedhego Mered conosciuto e ricercato come il “generale” ma Medhanie Tesfamariam Berhe, un profugo eritreo di 32 anni che si trovava a Khartoum per cercare salvezza in Europa per sé e per i propri parenti. Dopo l’arresto eseguito dalla polizia sudanese in collaborazione con agenti inglesi e italiani (un arresto seguito da percosse durante i primi interrogatori) e il trasferimento in Italia, è rimasto quasi tre anni in carcere a Palermo. Ma quando i giudici ne hanno disposto la scarcerazione la beffa più atroce. Su disposizione della questura di Palermo è stato applicato il decreto sicurezza (Legge132/2018) “considerato che dalle condotte tenute è possibile desumere la pericolosità sociale del cittadino“. Lunedì 15 luglio prossimo il tribunale di Caltanissetta deciderà se convalidare la richiesta di trattenimento al centro di Pian del Lago o se liberare l’eritreo in attesa del provvedimento sulla richiesta di asilo politico già presentata tramite il suo legale a Palermo.

Ci sono volute decine di udienze e adesso la sentenza della Corte d’assise di Palermo, per fare giustizia di un arresto arbitrario nel Sudan di Bashir. L’ordinanza, emessa con la sentenza della Corte di Assise di Palermo, ha confermato lo scambio di persona e ha restituito all’imputato la sua vera identità.Durante il processo, è emerso quanto sia a rischio in Italia la presunzione di innocenza, sancita dall’articolo 27 della Costituzione. Anche la sentenza, in qualche modo, accerta lo scambio di persona, ma sembra rìtenere che un profugo eritreo a Khartoum nel 2016, che cercava una soluzione per mettere in sicurezza i parenti, e farli arrivare in Europa, sia comunque responsabile del reato di agevolazione dell’ingresso di “clandestini”.Da questo assunto, che sarà oggetto di appello da parte della difesa, il provvedimento di espulsione e la “pericolosità sociale” desunta dalla questura in assenza di altri elementi. La prefettura e la questura di Palermo sembrano quindi pronte a predisporre misure di allontanamento forzato dal territorio dello Stato, per eliminare le tracce di un così grave errore giudiziario.

Qualunque misura di espulsione sarebbe in contrasto con l’articolo 33 della Convenzione di Ginevra sui rifugiati del 1951. La vicenda di Medhanie Tesfamariam Behre, gli arresti a Khartoum, le torture subite durante i primi interrogatori da parte della polizia sudanese, la pubblicità del suo caso, il processo intentato nei suoi confronti (ma solo perché ritenuto essere un’altra persona) e la lunga carcerazione preventiva lo rendono oggettivamente un soggetto vulnerabile al quale va riconosciuta la protezione internazionale. Nessuna autorità di polizia italiana ha il potere di eseguire nei suoi confronti una espulsione con accompagnamento coattivo in frontiera.

Secondo quanto rilevato dal Relatore speciale delle Nazioni Unite per l’Eritrea, malgrado l’avvio del processo di pace con l’Etiopia, le violazioni dei diritti umani continuano a caratterizzare il regime di Afewerky.  “Le autorità eritree non hanno ancora avviato un processo di riforme interne e la situazione dei diritti umani rimane invariata. Nella presente relazione, il Relatore speciale individua le aree chiave che rimangono irrisolte e stabilisce parametri di riferimento per conseguire progressi significativi e duraturi nei diritti umani.”

Non si possono eseguire dunque respingimenti ed espulsioni con accompagnamento forzato verso l’Eritrea, e rimane priva di basi legali qualunque misura di trattenimento in un centro di permanenza per i rimpatri (CPR) come quello di Pian del Lago a Caltanissetta, dove questa notte e’ stato portato dalla polizia il giovane eritreo scarcerato a Palermo dopo essere stato scambiato per tre anni con il trafficante Mered, il Generale.

Le ultime modifiche normative introdotte con il “decreto sicurezza” 113/2018, poi convertito a dicembre nella legge 132/2018, hanno fortemente ridotto le garanzie di difesa a favore dei richiedenti asilo che abbiano riportato gravi condanne penali, con una norma, l’articolo 10 della legge 132 che dovrà essere portata al vaglio della Corte Costituzionale e della Corte di giustizia dell’Unione europea nonché, su ricorsi individuali, davanti alla Corte Europea dei diritti dell’Uomo. E’ infatti concreto il rischio che per effetto di valutazioni discrezionali dell’autorità amministrativa, o dei suoi vertici politici, persone che hanno subìto lievi condanne in Italia possano essere espulse in Paesi dove rischiano la vita o possono subire torture o trattamenti disumani o degradanti.

La Corte di Giustizia dell’Unione europea, con una decisione che fa stato anche all’interno dell’ordinamento italiano – e che le autorità di polizia sono tenute a rispettare, premesso che il diritto dell’Unione garantisce una protezione più ampia di quella prevista dalla Convenzione di Ginevra – ha deciso che il diritto alla protezione non può mai decadere del tutto, anche in presenza di fatti gravi, se il migrante rischia la vita o la persecuzione una volta rimandato nello stato di origine”. Secondo la Corte di Giustizia dell’Unione Europea, “fintanto che il cittadino di un paese extra-UE o un apolide abbia un fondato timore di essere perseguitato nel suo Paese di origine o di residenza, questa persona dev’essere qualificata come rifugiato ai sensi della direttiva e della Convenzione di Ginevra e ciò indipendentemente dal fatto che lo status di rifugiato ai sensi della direttiva le sia stato formalmente riconosciuto”.

Questa importante sentenza risulta in contrasto con le più recenti disposizioni del decreto sicurezza 11372918, convertito nella legge 132/2018, che permettono l’espulsione del richiedente asilo prima che questi abbia potuto esercitare effettivamente i suoi diritti di difesa, in particolare con riferimento all’applicazione dell’articolo 33 della Convenzione di Ginevra e delle altre disposizioni nazionali, europee ed internazionali che costituiscono cause impeditive dell’allontanamento forzato nel Paese di origine. Altri arresti arbitrari ed errori giudiziari potrebbero ripetersi, e altri innocenti potrebbero essere condannati al carcere e a trattamenti inumani o degradanti. Ancora peggio, potrebbero essere rimandati sotto tortura nei Paesi di origine. 

I giudici italiani che affronteranno il caso di Medhanie non potranno ignorare la portata vincolante della decisione della Corte di Giustizia dell’Unione Europea. In alternativa si dovranno sollevare le questioni di costituzionalità relative a quelle parti del primo decreto sicurezza (legge 132/2018) che risultano in contrasto con gli articoli 10, 13, 24, 27 e 117 della Costituzione.

Va anche bloccata la norma del decreto sicurezza bis (DL. 53/2019) che, allo scopo di facilitare i rimpatri, prevede l’invio in Italia di agenti di polizia “sotto copertura”, provenienti da Paesi terzi. Senza alcuna garanzia che questi Paesi rispettino i diritti umani. La legalità si afferma con la legalità, senza espedienti di polizia e artifici processuali che cancellano lo stato di diritto. Mentre si cerca di espellere un innocente, rimane in libertà un pericoloso criminale, che continua a gestire i propri traffici da Paesi limitrofi al Sudan e alla Libia, come l’Uganda. Conferma del fallimento delle politiche migratorie basate sulla repressione, sullo sbarramento delle frontiere e sulle misure penali, che al di fuori dei confini europei hanno ben poche possibilità di avere un impatto effettivo su quel gigantesco terreno di propaganda che si definisce come contrasto dell’immigrazione irregolare.

Chiediamo l’immediata liberazione di  Medhanie Tesfamariam Berhe.

Medhanie è INNOCENTE.

                                                                                                                     ADIF (associazione Diritti e Frontiere); Campagna LasciateCIEntrare, Rete Antirazzista Catanese

PRIME ADESIONI:

Osservatorio della Solidarietà della Carta di Milano, Forum Antirazzista di Palermo, Borderline Sicilia, Comitato No Muos di Palermo, Progetto Meltingpot Europa, Legal Team Italia, Yairaiha ONLUS, Associazione Bianca Guidetti Serra, Movimento Antipenale, Osservatorio Repressione, Comitato NoMuos/NoSigonella-Catania, Cobas Scuola-Catania, Carovane Migranti, Africa Unita, COSMI (Comitato Solidarietà MIgranti), CSC Nuvola Rossa, Alterego-Fabbrica dei Diritti, Caravana Abriendo Fronteras, Rete dei Comuni Solidali, MAIPIU’ Lager- No Ai CPR

ADESIONI INDIVIDUALI:

Paolo Cuttitta, Nicoletta Campisi, Antonella Bartoli, Alessandra Sciurba. Marica Di Pierro, Alessandra Puccio, Daniele Moretto, Diego Bonsangue, Letizia Gullo, Maria Teresa Sciacca, Antonia Cassara’,   Davide Ficarra, Marinella Palmeri, Cristina Siddiolo, Marco Negri, Elena Consiglio, Clelia Bartoli, Lisa Caputo, Gaetano La Rosa, Michele Castiglia, Anna Staropoli, Laura Bondi’, Giuseppe Burgio, Davide Ricco, Mohammed Hossein Firozy Bandpey, Ibrahim Tigany, Bounama Kone, Giana Guaiana, Giulia Crisci, Roberta Lo Bianco,Andrea Ghia, Marta Zardini; Giulietta Savitri Mondini,Maria Ragonese, Fausto Melluso.

https://www.lasciatecientrare.it/una-espulsione-come-colpo-di-spugna-su-un-errore-giudiziario/?fbclid=IwAR3dt5i0qyKsF-YxnSrSzMhskUSkAJb-PlaPDTpvIHCU6KVppBZbz9kcZzw

https://palermo.gds.it/video/cronaca/2019/07/13/eritreo-scarcerato-a-palermo-la-sorella-ho-sempre-creduto-nella-sua-innocenza-247ec907-82ea-4f70-afda-ada158b06dbe/?fbclid=IwAR3c2ioQ3CpXrI9OXmp39QxwX3kADeBx5WDQqxwrtxeF7yaO9r-dOTmLAfQ#.XSng0Sufhng.facebook

https://www.a-dif.org/2019/07/12/patto-di-khartoum-e-processo-penale-al-falso-trafficante-assolto-un-innocente-dopo-lo-scambio-di-persona-in-liberta-un-criminale/?fbclid=IwAR1bkhnPq4AJKlYnPLTEDxaXDc5YWNs8wK4BbpOl–d0zO-aqC8ldAFwCl4

 

NO CPR

da newsletter-nocpr@googlegroups.com

Buonasera a tutte tutti.

quella trascorsa è stata una settimana intensa, che ha visto impegnata la Rete innanzitutto martedì 9 luglio, in una assemblea straordinaria molto partecipata convocata per i fatti occorsi nel CPR di Torino, nel quale un giovane, in circostanze ancora misteriose, è morto mentre si trovava in isolamento nel cosiddetto “ospedaletto”.  E’ stato anche segnalato il caso di abusi a danno di detenuti. Ne sono nate proteste, scioperi della fame e nuovamente imperdonabili mancanze nella gestione del centro, che seguiamo con apprensione.

Trovate i fatti – per quel poco che è dato sapere, considerate le difficoltà d’accesso anche per avvocati e parlamentari – sintetizzati nel video che abbiamo pubblicato sulla nostra pagina facebook al seguente link:

https://www.facebook.com/NoaiCPR/videos/442712646309115/

In allegato l’immagine di un frammento del flash mob che ha chiuso scorsa riunione, con contorno musicale della Banda degli Ottoni, che ringraziamo di cuore.

Altro appuntamento della scorsa settimana, l’incontro tenutosi giovedì 11 luglio alla Casa delle Donne, che ha costituito la prima parte dell’approfondimento previsto per gli aspetti più strettamente penali (e repressivi) del primo Decreto Sicurezza e del “bis” in via di conversione, con particolare riferimento all’attacco alle ONG in corso e ai cosiddetti “reati di solidarietà”, ipotizzabili per attivisti di mare e di terra.

Ringraziamo l’avvocato Eugenio Losco e il giornalista Francesco Floris per la disponibilità e la passione con la quale hanno preparato e dedicato la serata ad illustrare meglio alcuni preoccupanti risvolti, anche pratici, delle norme in discussione, che non sarebbe stato facile cogliere senza il loro aiuto. 

Confidiamo di averli ancora con noi per il secondo incontro di settembre (probabilmente nel pomeriggio di sabato 28, ma la data è ancora da confermarsi), che avrà come focus i “reati di piazza”, ovvero i nuovi strumenti di repressione del dissenso. 

La prossima riunione si terrà martedì 16 luglio alle ore 20.30 ancora alla Darsena: di seguito il link facebook, che vi chiediamo di diffondere.

https://www.facebook.com/events/386671448870733/

 

Giovanni Iozzoli: Siamo tutti Carola! Va bene, però dopo che si fa?

 

ED ECCO I LINK A SEI ARTICOLI RIPRESI DA “OSSERVATORIO REPRESSIONE”

Salvini schiera la Marina militare a difesa dei porti

Il ministro «Matteo 49milioni Salvini» annuncia nuove misure per fermare le navi delle ong e bloccare le partenze dei barconi.

Il diritto del mare per Salvini e M5S: multe milionarie e prigione

Gli emendamenti di Lega e 5 Stelle al decreto sicurezza bis di «Matteo 49milioni Salvini». Previsto il sequestro immediato della nave che non rispetta il divieto di ingresso Dal mare la guerra alle ong si trasferisce al parlamento.

Migrante bengalese morto nel Cpr di Torino

Il Garante aveva visitato le strutture e denunciato le condizioni di vita

Migrante morto nel cpr di Torino. Polizia minaccia e picchia un giornalista: “Sparisci”

Il giornalista torinese Roberto Chiazza stava documentando il presidio di ieri sera davanti al CPR di Torino: dopo aver ripreso le manganellate della polizia a due ragazzi inermi è stato a sua volta picchiato e minacciato

Borgo Mezzanone: lacrimogeni contro i migranti che si oppongono alla demolizione delle baracche

Cariche e tensioni nei confronti dei migranti sfruttati nei campi di Borgo Mezzanone

Carola e Francesca nel mare in tempesta

Un testo scritto da un gruppo di compagne/i che hanno partecipato alle lotte in frontiera tra Ventimiglia e Calais.

(*) La “bottega ha proposto a chi collabora – vedi il post Rubare (quante b?) e “salvinare” – e ovviamente a chiunque sia d’accordo di indicare l’attuale ministro dell’Interno come «il signor 49 spariti, Salvini» oppure «Matteo 49milioni Salvini» e/o «Il cazzaro verde»; se proprio volete esagerare l’uno e l’altro: «Il cazzaro verde Salvini 49 milioni spariti», è lunghetto ma suona benissimo. Ci sarebbero poi quei 65 milioni russi ma se ne riparlerà.

 

 

 

Redazione
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