L’assassinio di Rosa Luxemburg

Lella Di Marco riflette su un delitto di Stato … ma anche sui limiti del movimento rivoluzionario

Come sono perfetti i delitti di Stato. Per eliminare la «Rosa rossa» si usò una tecnica modernissima; il misfatto potrebbe essere stato compiuto ieri notte invece che il 15 gennaio 1919. Fu prelevata notte tempo, sistemato in una macchina blindata, stordito con un colpo di pistola, poi uccisa con un proiettile al cervello, denudata, decapitata, tagliata a pezzi e buttata nel fiume. Era invisa: una donna, ebrea, comunista e polacca… che altro  si poteva aspettare?

ROSA LUXEMBURG  CHI ?

Una donna che voleva amare, lottare, cambiare il mondo, godersi la natura, carezzare coccinelle odorare fiori e pensare  che la felicità è per le strade, all’aperto. Avendo lasciato ogni vincolo che deumanizza, lascia soli, senza relazioni e senza alterità. 

Molti la ricordano ma forse senza averla capita: cioè senza avere intuito la sua grande lezione esistenziale e politica, senza avere letto le sue riflessioni teoriche sulla rivoluzione e sui pericoli di un partito (o di un sindacato) pronto a dirigere tutto senza valutare la forza di un movimento nato spontaneamente fra i dolori e lo smarrimento di un popolo oppresso  al quale tolse ogni barlume di dignità stringendolo nelle morse inesauribili del capitalismo in ascesa. Del resto «la barbarie» è la logica  del capitalismo, che sia agli esordi o in piena globalizzazione. Non può avere alleati per puntare a uno sviluppo diverso. Non è  nella sua natura.

«Socialismo o barbarie» dunque, non c’erano altre possibilità: sul piano dell’analisi lo intuirono anche Marx e Lenin ma si puntava ancora tutto sullo sviluppo economico («eletrificazione e soviet» fu lo slogan) senza capire i rischi per la natura e dunque per tutta l’umanità.   

La mia vita personale è molto legata a Rosa Luxemburg e faccio fatica a scriverne; anche in questo momento mi scendono le lacrime (come le sue, in un famoso articolo scritto metre era prigioniera). Piango di dolore e vergogna, perché tante e tanti della mia generazione di militanti non hanno capito la sua lezione. Magari hanno urlato il suo nome (assieme a quelli di Marx, Lenin, Ho Chi Minh, Fidel Castro e Mao) nei cortei ma mettere in pratica «la rivoluzione morbida» – come Rosa sosteneva – è un’altra cosa. Le mie lacrime scorrono per la dabbenaggine dell’allora movimento antagonista, per  non avere costruito una strategia rivoluzionaria: una sconfitte pagata caramente anche oggi, scivolando nella melma della società liquida che abbiamo favorito. Pur avendo imparato da Rosa che il personale è politico non abbiamo lavorato a fondo per essere diversi/e andando oltre le rivendicazioni femministe d’epoca e il riconoscimento del  nostro corpo sessuato. 

Mi scendono però lacrime di gioia ricordando che sono stata una delle prime docenti quando a Bologna il corpo dicente dell’istituto tecnico femminile che non aveva un nome (in quanto nato da una costola del Marconi, adesso liceo Sabin) lottò  accanitamente perché fosse intestato a Rosa Luxemburg.

Dunque nella notte del 15 gennaio 1919, la voce di Rosa fu messa a tacere per sempre. Venne rapita e uccisa. Il suo corpo – assieme a quello di Karl Liebknecht, suo compagno di lotte e di vita – venne gettato in un canale.

Aveva scritto: «L’emancipazione politica delle donne dovrebbe far scoppiare una forte ondata di vento fresco sia nella vita politica sia in quella spirituale (della socialdemocrazia) che eliminerà il puzzo della ipocrita vita famigliare che, in modo inequivocabile, pregna tutti i membri del nostro partito siano essi lavoratori o dirigenti»

Alla sua morte scrisse Lenin: «Rosa Luxemburg sbagliò sulla questione dell’indipendenza della Polonia, sbagliò nel 1903 nella sua valutazione del menscevismo, sbagliò nella sua teoria dell’accumulazione del capitale, sbagliò nel luglio 1914 quando (con Plekhanov, Vendervelde, Kautsky ed altri) sostenne la causa dell’unità tra bolscevichi e menscevichi; sbagliò in ciò che scrisse dal carcere nel 1918 – corresse poi la maggior parte di questi errori tra la fine del 1918 e l’inizio del 1919, dopo esser stata rilasciata -. MA A DISPETTO DEI SUOI ERRORI LEI E’ STATA, E PER NOI RESTA, UN’AQUILA (e citando due righe di un buon vecchio scrittore russo)… Le aquile qualche volta possono trovarsi a volare più in basso delle galline. Ma le galline non potranno mai salire alle altezze delle aquile».

Mi piace scrivere soprattutto su eventi di cui ho diretta esperienza e non voglio ripetere quanto in “bottega” è stato scritto. Ecco cosa potete trovare.

https://www.labottegadelbarbieri.org/tag/rosa-luxemburg

https://www.labottegadelbarbieri.org/una-rosa-importante-per-noi

https://www.labottegadelbarbieri.org/mi-scesero-le-lacrime-erano-le

https://www.labottegadelbarbieri.org/la-riflessione-di-rosa-luxemburg-sulla

https://www.labottegadelbarbieri.org/tag/magazzino-rosa-luxemburg

A PROPOSITO DI ROSA E DEL FIGLIO CHE AVREI VOLUTO AVERE…. (E CHE – DI FATTO – HO AVUTO) 

L’ho conosciuto che aveva 14 anni,  appena iniziato il triennio all’Istituto agrario Serpieri di Bologna. Seduto sempre al primo banco, ad un passo dall’insegnante e dalla lavagna, con una gran voglia di studiare, capire, esserci, agire, uscire dalla chiusa realtà agraria in cui viveva la sua famiglia all’epoca. Aveva capito le  cause delle ingiustizie sociali, dello sfruttamento, dell’oppressione sociale e dietro l’esclusione culturale. Mi ha sempre considerata la sua “mamma” politica. Ha  fatto la sua strada con scelte a volte molto dure, creando piccoli movimenti di giovani a cominciare da quando frequentava l’università. Intanto andava chiarendosi le idee su come stare al mondo, quale identità, come fare politica oltre le convenienze soggettive.  Eletto nelle istituzioni locali e poi due volte in Parlamento ha portato avanti progetti e proposte di leggi contro l’omofobia e le discriminazioni sessuali. E’ stato in primo piano  nelle lotte per la liberazione sessuale. Poi ha vissuto momenti molto pesanti  di salute che lo hanno visto in coma e costretto a vivere su una sedia a rotelle.  Con me ha sempre mantenuto rapporti di affetto e amicizia tanto da invitarmi lo scorso autunno a Berlino per la presentazione di un film sulla sua vita e le sue lotte per una “rivoluzione gentile”… come quella sognata da Rosa. Quel film «Let’s kiss» (regia di Filippo Vendemmiati) è un viaggio poetico attraverso la vita e le scelte politiche di Franco Grillini, l’uomo che in Italia con tenacia e gentilezza ha lottato per i diritti della comunità LGBT.

Anche a Berlino era il solito Franco, incapace di stare fermo. Guardando il fiume mi parlò del suo amore per Rosa  Luxemburg. Vuole mantenere vivo il ricordo  di quella donna, ripetere  gesti clamorosi  che scuotano le coscienze. Davanti a quel fiume che probabilmente ha accolto il suo corpo, decapitato e fatto a pezzi, Franco organizzò una manifestazione quasi muta con lancio di rose rosse in acqua: «una rosa per la nostra Rosa rossa». 

Forse Franco pecca un po’ di ingenuità: non tiene conto che anche oggi «L’ORDINE REGNA  A BERLIN». Per l’ordine statale Rosa Luxemburg è da dimenticare… come tutti coloro che non accettano l’ordine  prestabilito. E nei giorni in cui ricorre l’anniversario del barbaro assassinio, manifestazioni spontanee sono state represse nel sangue con arresti e feriti.

La lotta è ancora lunga e personalmente credo non potrà essere TANTO GENTILE.

Però grazie Franco perennemente impegnato con lr tue mamme “adottive” oltre che quella vera … classica sfoglina di Bologna e a far riconoscere  quel lavoro come patrimonio  dell’Unesco da preservare e diffondere.

MA COSA SONO LE «SCOR-DATE»? NOTA PER CHI CAPITASSE QUI SOLTANTO ADESSO.

Per «scor-data» qui in “bottega” si intende il rimando a una persona o a un evento che il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna deformano, rammentano “a rovescio” o cancellano; a volte i temi possono essere più leggeri ché ogni tanto sorridere non fa male, anzi. Ovviamente assai diversi gli stili e le scelte per raccontare; a volte post brevi e magari solo un titolo, una citazione, una foto, un disegno. Comunque un gran lavoro. E si può fare meglio, specie se il nostro “collettivo di lavoro” si allargherà. Vi sentite chiamate/i “in causa”? Proprio così, questo è un bando di arruolamento nel nostro disarmato esercituccio. Grazie in anticipo a chi collaborerà, commenterà, linkerà, correggerà i nostri errori sempre possibili, segnalerà qualcun/qualcosa … o anche solo ci leggerà.

La redazione – abbastanza ballerina – della bottega

 

Redazione
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