«Laura non c’è», eppure…

di Monja Zoppi

Barbara Bonomi Romagnoli e Marina Turi firmano «Laura non c’è», pubblicato a marzo (*) da Fandango.

Due generazioni diverse (l’una «con ricordi nitidi degli anni Settanta in cui l’altra iniziava ad andare in bici senza rotelle») ma anche due femministe che riconfermano la loro attitudine a una scrittura a quattro mani, specialmente quando si tratta di scrivere di donne.

Il libro grazie a un éscamotage riporta in vita una centenaria Laura Conti: partigiana, deportata in un campo di concentramento, dirigente del PCI e allo stesso tempo medica, impegnata nella difesa della salute sui luoghi di lavoro, ecologista e scrittrice. Tuttavia «Laura non c’è – sottolineano le autrici – nei grandi discorsi ambientalisti ed ecologisti della sinistra italiana degli ultimi trent’anni, eppure Laura è stata marxista, comunista ed insieme ambientalista, divulgatrice e parlamentare».

L’intento del libro è chiaramente quello di ridare voce a una personaggia fondamentale eppure messa da parte perché donna, in un mondo, quello della comunità scientifica (e politica), dominato dal sesso maschile.

In una struttura che potrebbe anche diventare una pièce teatrale, Laura parla con la sua badante, Luba, interlocutrice affettuosa e informale, attraverso cui apprendiamo stralci del suo pensiero senza che diventi mai pedante.

Ogni capitolo sviluppa tematiche che passano attraverso lo spazio temporale che parte da Laura Conti e arriva ai giorni di Barbara e Marina. Ci racconta della catastrofe ecologica avvenuta nel luglio del 1976 a Seveso (da cui il suo libro «Una lepre con la faccia di bambina»); della pandemia, del rapporto fra l’uomo e la natura, del surriscaldamento globale, dei cambiamenti climatici, dei movimenti ecologisti e femministi contemporanei. E ancora del diritto all’aborto, della caccia e dell’agricoltura, delle donne di scienza, del linguaggio sessuato, dell’importanza di chiedersi da dove viene un alimento, come viene prodotto, e dove va perché da qualche parte andrà a finire.

Tutto questo con un approccio mai ideologico o intransigente ma attento alle sfumature, aperto alle contraddizioni e alle specificità dei contesti, per cercare di ripensare il nostro stile di vita, mettendolo in discussione perché non c’è più tempo, attraverso decisioni, politiche, che tengano conto del sistema vivente nella sua interezza, svincolato da una visione antropocentrica.

Fare politica significa anche «studiare la salubrità dei processi, la compatibilità fra i diversi usi delle risorse rinnovabili, la durata di quelle non rinnovabili».

Laura non c’è, eppure… Eppure è qui – ci suggeriscono Barbara e Marina – a disposizione di chi avesse voglia di conoscerla e studiarla. Di testi di riferimento ve ne sono tanti, perché questo è un libro che non finisce, e nella parola EPPURE c’è tutto il senso dei femminismi, fatti di confronto, aperture, attivismo, partecipazione, sensibilità, allegrie, provocazioni e generosità.

in “Bottega” cfr «Laura non c’è»: un piccolo, grande libro

 

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