L’autocrisi di Prosperi

Un bel romanzo (del 1971) e tre racconti centrati sul “vitello di latta”, insomma sull’automobile, forse la vera religione del nostro tempo con le sue superstizioni e i quotidiani sacrifici umani.

Vale la pena di andare in edicola e recuperare questo “Autocrisi” (238 pagine per 5,50 euri) di Pierfrancesco Prosperi uscito nella Collezione Urania, numero 98. Intelligente, ben scritto e capace – nella prospettiva “coloniale” di un pianeta senza auto – di mostrarci, passo a passo, alcune fra le biforcazioni nei nostri presenti-futuri possibili.

Sin dagli anni ’50 era evidente che l’industria automobilistica mentiva. La scesa in campo di una grande associazione dei consumatori, guidata da Ralph Nader, riuscì a limitarne per un po’ lo strapotere. Ma la tendenza (cioè le scelte economiche e i modelli di vita “consigliati”) andavano nella direzione di un consapevole suicidio di massa come del resto aveva previsto Lewis Mumford. E come potremmo vedere ogni giorno, se lo volessimo.

Invece nell’immaginario fine secolo di Prosperi accade che i terrestri vengano “scoperti” dai dakopiani. Per una serie di ragioni cultural-geografiche questo popolo non ha automobili e dunque… parte il grande scontro fra i produttori terrestri, “una delle più spietate lotte commerciali che l’universo ricordi”. Su questa trama si innesta una seconda vicenda di spionaggio industriale ma con un colpo di scena che da solo vale tutto il libro: quando arriverete a pagina 162-163 potrete anche sghignazzare e dirvi “era ovvio” ma è sempre il funzionamento evidente dell’economia il segreto meglio custodito e più sanguinoso: “Autocrisi” lo mostra magnificamente.

Tutto qui. Non un capolavoro né un salto evolutivo. Semplicemente un buon romanzo (graziosi ma inferiori i tre racconti, prevedibili e forse un po’ invecchiati) a dimostrare che, anche se in passato Urania sembrava non accorgersene, anche in Italia c’erano autori e autrici degni di interesse. Alla prima occasione recupererò (uscì su “il manifesto” quando vi collaboravo con Riccardo Mancini) una carrellata di fantascienza automobilistica che può utilmente allargare il discorso e naturalmente coltivare il piacere un po’ fuori moda dell’immaginazione.

Il prossimo numero di Collezione Urania ad aprile porterà – in edicola – il giapponese Edogawa Ranpo (o Rampo). Chissà se in maggio per il 100esimo numero ci sarà una festa o un piccolo happening. Dalle parti del futuro c’è ancora da cercare antidoti contro i presenti squallidi e noiosi ma anche da verificare quanta ricchezza vi fosse nei sentieri perduti e/o sbarrati.

 

Redazione
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Un commento

  • Archeologia della fantascienza. Ci sono molti lavori che attendono di essere riscoperti. Sandrelli, Leveghi, Rinonapoli, Viano, lo stesso Malaguti ecc. Meno male che Lippi ha iniziato a farlo.

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