Lavoro: tre morti a Bologna

di Vito Totire (*)

 Tre morti a Bologna in una settimana mentre il Comune promette 40 milioni (alla Fincantieri?) per la ristrutturazione dello stadio piuttosto che destinarli alla vigilanza nei luoghi di lavoro.

La prefettura convochi immediatamente un osservatorio.

Una mortalità impressionante che esige un’iniziativa immediata: la convocazione di un tavolo da parte della Prefettura con la partecipazione delle istituzioni e delle parti sociali.

Sul primo evento (Silvano Stefanelli, caduta dall’alto nell’area artigianale di Rioveggio) abbiamo chiesto informazioni alla Ausl che, al momento, non ha risposto.

Sul secondo (Paolo Musolesi, incidente stradale in via Zanardi con un camion di Hera che si ribalta) abbiamo fatto alcune osservazioni critiche (**) e seguiremo l’eventuale inchiesta giudiziaria presentando istanza di costituzione di parte civile, se ve ne saranno le condizioni.

Anche il terzo infortunio mortale necessita di indagini approfondite: il signor Antonio Grilli si è infortunato a fine settimana quando la fatica e il distress sono al massimo livello? In condizioni di isolamento e, per questo, in difficoltà per eventuali esigenze di soccorso? Il tragico evento rievoca le lotte dei macchinisti ferroviari contro la politica dell’agente unico che essi contrastarono anche per motivazioni legate a quelle esigenze di soccorso che anche in un cava (e non solo su un treno in movimento) possono essere improcrastinabili. Molto ambiguo il commento di alcuni organi di informazione: “il “caso” sarà trattato solo in sede amministrativa”. Una formula suggerita dal datore di lavoro? Cosa significa? Forse sperare di bypassare il vaglio penale? Anche in questo caso siamo vicini alla famiglia e ai compagni di lavoro per l’eventuale costituzione di parte civile.

In una città ancora frastornata dalla retorica del “ritorno alla normalità” intesa come grande attenzione ai problemi del profitto, non vorremmo che la normalità sia quella di sempre, fatta di infortuni sul lavoro al livello dei periodi peggiori. La frequenza degli eventi fa pensare alla necessità di aumentare la sicurezza con un vaglio realistico dei documenti di valutazione del rischio, con un grande aumento della vigilanza ispettiva che deve essere condotta anche con i nuovi mezzi tecnologici e non puntare solo a numeri di ispezioni che non sempre vanno a monitorare i rischi dove esistono effettivamente.

Vogliamo che l’attività di vigilanza venga rendicontata e discussa pubblicamente (cosa che non si fa probabilmente da anni).

Vogliamo che si discuta pubblicamente della attività di vigilanza agita nel 2019 e nel 2020 perche si possa comprendere come potenziarla quantitativamente e renderla più efficace.

Il 18 marzo 2019 abbiamo partecipato a una iniziativa pubblica che aveva come obiettivo dichiarato quello dell’emersione delle malattie professionali; al tavolo degli organizzatori partecipavano vari soggetti: dall’Inail (!) al Comune di Bologna, all’Istituto Ramazzini, all’Ant ecc.

Abbiamo fatto un intervento in quell’occasione che ci è parso sgradito ad alcuni degli organizzatori che evidentemente hanno una idea soggettiva di come si possano costituire tavoli davvero utili socialmente. In quella circostanza abbiamo appreso che Uopsal/Ausl, invitati già dal 2016, non avevano ancora deciso se aderire!

Non sappiamo se questo tavolo sia stato riconvocato né se la Ausl abbia mai aderito. Ci paiono chiare due cose: a) che non siamo stati invitati noi (la cosa non è sorprendente); b) l’assenza dell’Uopsa/Ausl fa comprendere la fragilità del progetto visto che un programma di emersione delle malattie professionali senza la partecipazione degli organi di vigilanza non ha senso.

AUSPICHIAMO LA CONVOCAZIONE DI UN TAVOLO DA PARTE DELLA PREFETTURA DI BOLOGNA IN QUALITA’ DI ORGANO DI GOVERNO CON INVITO ALLA PARTECIPAZIONE A TUTTI GLI ENTI ISTITUZIONALI E A TUTTI I SOGGETTI SOCIALI INTERESSATI (RRLLSS, ASSOCIAZIONI SINDACALI E DI VOLONTARIATO, ASSOCIAZIONI IMPRENDITORIALI).

Ma se le istituzioni non convocheranno un tavolo di crisi lo convocheremo noi dal basso.

(*) Vito Totire, medico del lavoro, è portavoce della «Rete per l’ecologia sociale»

(**) cfr Bologna/Hera: un altro morto di lavoro

 

Redazione
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