L’avvento della Merdocrazia*

successi formativi e dirigenti scolastici

 alfa

di Francesco Masala

Vorrei soffermarmi su due punti: il successo formativo e il dirigente scolastico che diventa “datore” di lavoro (ma non ancora “licenziatore” di lavoratori)

Una decina d’anni fa avevo letto “Una barca nel bosco”, di Paola Mastrocola, un libro nel quale Gaspare ogni anno era risucchiato sempre più dalla mediocrità dei suoi compagni.

Praticamente un libro dell’orrore.

Oggi sembra che quell’incubo stia diventando istituzionale.

Già da anni le campagne acquisti che si chiamano iscrizioni alle superiori sono un mercato, sono una rincorsa al ribasso, e, come spesso accade in politica e nei messaggi pubblicitari di prodotti e servizi, vince chi promette di più, qualcuno regala gadgets.

Ma è con la legge 107 del 2015, che si chiama “Buona Scuola”, che succedono alcune cose.

Adesso ogni scuola si farà “pubblicità”, in un portale dove tutti potranno confrontare tutte le scuole (c. 17, e altri)

Obiettivo della scuola sta diventando sempre più quello di dirsi quanto è brava, i piani triennali dell’offerta formativa indicano come obiettivo il successo formativo, il raggiungimento degli obiettivi diventa uno dei più importanti indicatori per attribuire i premi ai docenti migliori, il dirigente scolastico sceglie i docenti che insegneranno nella scuola (non completamente, ma inizia a farlo) e decide ed elargisce premi in denaro sostanziosi ai docenti migliori, migliori in che cosa lo decide il dirigente scolastico.

Traduzione:  le scuole più”brave” saranno quelle dove si promuove di più, i docenti migliori quelli che promuoveranno di più. Per raggiungere questo risultato si passa attraverso gli obiettivi, se l’obiettivo di un docente è 100, certamente ambizioso, magari gli studenti si fermano mediamente a 70, gli obiettivi non sono stati raggiunti, ma se un docente si pone un obiettivo di 10 o di 5, tutti gli studenti saranno bravissimi, gli obiettivi saranno raggiunti, e quindi il secondo docente sarà più bravo dell’altro.

Lo stesso avviene con i libri di testo, se un docente usa dieci pagine di appunti, e basta, gli studenti saranno bravissimi, ma un libro, non scherziamo, è troppo difficile.

Qualcuno controllerà, diranno i gentili lettori.

Il Qualcuno è Nessuno, nessuno controllerà.

L’unico problema potrebbe essere un ricorso, il resto non importa, e se si promuovono tutti, o quasi, chi farà un ricorso?

Nelle scuole appaiono circolari che ricordano che i ricorsi fioccheranno per i voti bassi (il non detto è che nessuno con 8, 9, o 10 farà ricorso).

Traduzione: meglio mettere voti alti che voti bassi, nessuno si lamenterà, e poi la scuola appare più “brava”, se molti vengono promossi, e magari con voti alti, la scuola avrà attivato una calamita per attirare i clienti.

E insieme al successo formativo appare dal cilindro il bonus.

Dice la legge 107/15, al c.18, che “Il dirigente scolastico individua il personale da assegnare ai posti dell’organico dell’autonomia”, ai c.78-79-80 . il dirigente scolastico diventa “datore di lavoro”, ai c.127-128-129 si istituisce il bonus, una somma che il dirigente concede ai docenti, secondo lui, e solo secondo lui, meritevoli dei premi in denaro.

E uno degli elementi per raggiungere il bonus è:

il raggiungimento degli obiettivi programmati per singola disciplina, per cui più bassi sono gli obiettivi, più alta è la probabilità di raggiungerli.

E il cerchio si chiude.

 

e visto che la scuola è, e sarà sempre più, un luogo di cultura, questo è il libro che sta avendo un boom di vendite, fra gli aspiranti al bonus, elargito, bontà sua, dal dirigente scolastico.

 

Ps: intanto leggo qui che a brevissimo partirà la scelta dei dirigenti scolastici fra chi vorrà ricoprire un posto disponibile, rileggo, mi ricorda moltissimo il sistema delle preferenza abolito con referendum Segni del 1991 (ricordo per i distratti e i giovani:

“Nei sistemi elettorali precedenti la preferenza era solo una facoltà, non un obbligo: la maggioranza degli elettori votava solo la lista, e pochi prezzolati piazzavano la preferenza.

Ne derivava l’”efficienza” del voto di scambio, che consentiva al “cacciatore di voti” di guadagnarsi il seggio tramite le poche preferenze dei “clienti”. Voto, tra l’altro, anni addietro controllabilissimo date le svariate possibilità per indicare le preferenze (combinazioni di cognomi, nomi e numeri di lista)” da qui)

Vado sul sito della CGIL (che ha raccolto le firme per un referendum per l’abolizione del potere) e leggo che hanno firmato davvero una cosa così:

“Il dirigente scolastico, solo se lo ritiene opportuno (non è un obbligo), pubblica “preventivamente” (cioè prima che siano noti i nomi dei docenti che diventeranno titolari dell’ambito) un avviso per rendere noti i posti disponibili della scuola e contestualmente può esplicitare quali siano i requisiti, da individuare all’interno dell’elenco definito a livello nazionale, più funzionali all’attuazione del PTOF e in coerenza con il Piano di Miglioramento, per ciascuna tipologia di posto da coprire. Il numero di requisiti che il dirigente scolastico può indicare è rigido (4 requisiti) senza alcuna modifica. da qui)

Mentre prima il capobastone riusciva a controllare che l’elettore votasse come promesso (per soldi o per minacce), adesso i quattro requisiti dell’accordo (fra Miur e sindacati responsabili) possono benissimo (a pensare male) essere un identikit, basta solo mettere il nome giusto.

Strano che contemporaneamente, sempre lo stesso sindacato, ha raccolto le firme per un referendum per l’”abrogazione di norme sul potere discrezionale del dirigente scolastico di scegliere e di confermare i docenti nella sede”, una coincidenza imbarazzante, come un rigore di Zaza in Francia.

 

* il titolo del post si ispira a un documento di alcuni insegnanti come si deve: non siamo pronti a una scuola di merda

 

redaz
una teoria che mi pare interessante, quella della confederazione delle anime. Mi racconti questa teoria, disse Pereira. Ebbene, disse il dottor Cardoso, credere di essere 'uno' che fa parte a sé, staccato dalla incommensurabile pluralità dei propri io, rappresenta un'illusione, peraltro ingenua, di un'unica anima di tradizione cristiana, il dottor Ribot e il dottor Janet vedono la personalità come una confederazione di varie anime, perché noi abbiamo varie anime dentro di noi, nevvero, una confederazione che si pone sotto il controllo di un io egemone.

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