Le 8 proposte a Mario Draghi dell’Alleanza contro la Povertà

di Gianluca Cicinelli

Otto proposte contro la povertà presentate al Presidente del Consiglio incaricato Mario Draghi dall’Alleanza Contro la Povertà, l’organizzazione di cui fanno parte 36 tra associazioni, rappresentanze degli enti locali, terzo settore e sindacati, nata nel 2013. Dalle Acli all’Anci all’Arci a Sant’Egidio a Save the Children, il mondo che tenta di dare voce agli ultimi vuole che l’utilizzo dei fondi che gestirà l’ex presidente della Bce parta dal rafforzamento del Reddito di Cittadinanza, rendendolo più equo ed incisivo. I dati aggiornati a dicembre 2020 parlano di un milione e duecentomila nuclei familiari, tre milioni circa di persone, che hanno chiesto l’accesso al RdC e al Reddito di Emergenza, il 65% dei quali al sud.

L’incremento delle misure di governo in favore dei poveri sono tanto più urgenti quanto il dilagare della crisi economica dovuta al Covid sta facendo salire il numero delle persone che fino a ieri potevano contare sul proprio lavoro con attività adesso chiuse dall’emergenza sanitaria. Un numero di persone destinato ad aumentare esponenzialmente nei prossimi mesi. Sono necessarie quindi sia misure aggiuntive che la revisione dei criteri di accesso ai benefici economici. Alla base dell’impianto sottoposto dall’Alleanza a Draghi c’è la considerazione di un inevitabile passaggio verso quella misura universale e incondizionata che è il reddito di base. Per arrivarci però è necessario rendere più equo il provvedimento per il rifinanziamento del RdC a partire dalle misure di politica sociale che dovrà affrontare il prossimo decreto, il primo dell’era Draghi. Qui potete trovare il documento elaborato dall’Alleanza.

Oltre a incrementare il sostegno economico per le famiglie in povertà con figli, eliminando il tetto per le famiglie numerose o innalzandolo sensibilmente, viene chiesto di ampliare la platea dei beneficiari includendo gli stranieri, con la riduzione degli anni di residenza richiesti per l’accesso alla misura da 10 a 2. Come spiegato prima, proprio per affrontare sul nascere il problema di chi è da poco caduto in povertà a causa della pandemia, deve essere consentito un accesso ulteriore a queste persone, attraverso un temporaneo innalzamento della soglia Isee, l’attuale sistema di regolazione per l’accesso, che però penalizza i nuovi poveri le cui dichiarazioni dei redditi dello scorso anno non rispecchiavano ancora le conseguenze della crisi.

Viene poi chiesta l’eliminazione della sospensione di un mese nell’erogazione del RdC per coloro che hanno diritto al rinnovo e di agevolare l’utilizzo dell’Isee corrente, introducendo la possibilità di richiedere tale indicatore anche in presenza di sensibili perdite del patrimonio sia mobiliare che immobiliare. Va quindi confermata la consistenza del Fondo Povertà, che nel 2020 si è attestata a 587 milioni di euro, portandola a 615 milioni sia per il 2021 che per il 2022, destinandolo al rafforzamento dei servizi sociali tramite una deroga per le amministrazioni comunali che consenta di assumere personale.

L’Alleanza da parte sua s’impegna a realizzare una ricerca approfondita focalizzata sulla componente inclusiva del RdC, per indicare l’emergere di nuovi poveri e le nuove difficoltà sociali a cui stanno andando incontro, con un aggravamento quotidiano evidente, tutti coloro che si sono ritrovati a dover fronteggiare particolari difficoltà economiche. Una ricerca che potrà essere utilizzata come base per individuare quali servizi di welfare in maggior sofferenza rafforzare, in questa particolare fase dove la condizione di povertà rischia di diventare permanente per ampi strati di popolazione, visto che alla perdita del lavoro, già marcata prima della crisi, si aggiunge adesso un tempo ancora più lungo per il reinserimento occupazionale.

Proposte concrete, documentate e studiate nei loro aspetti particolari, soprattutto i costi economici, che troverete nel documento dell’Alleanza sopra linkato (orrore lessicale, ma pazienza) nel secondo paragrafo di questo articolo. Un banco di prova importante per il futuro governo presieduto da Mario Draghi, che dalla destinazione sociale dei fondi mostrerà la strada che vuole intraprendere. Proposte che esulano dal chiacchiericcio lontano dalla crisi economica del Paese in cui sono attualmente impantanati i partiti, uno stimolo che come nel poker va a vedere se qualcuno – e chi – sta bluffando sopra le drammatiche condizioni in cui si trovano confinate milioni di persone.

ciuoti

2 commenti

  • Il reddito di emergenza, in una fase in cui molti lavoratori sono privi di reddito è una necessità assoluta. Ma io lo considero un provvedimento, appunto, di emergenza r non come un passaggio verso il reddito universale (o come volgiamo chiamarlo), cioè un reddito incondizionato.
    Non che mi dispiaccia che le persone possano godere di un reddito minimo che consente loro di non subire i ricatti di lavori malpagati, precari, insicuri, ma trovo ingiusto che ci siano persone che sono costrette a lavorare con orari e a ritmi impossibili, mentre altre devono accontentasi di un reddito minimo perché non trovano occupazione.
    Poiché le risorse sono limitate, occorre stabilire delle priorità. E secondo me la priorità è la riduzione generalizzata dell’orario di lavoro a parità di salario reale, di ritmi ecc. di modo che il carico di lavoro e il reddito sia ripartito più equamente fra i lavoratori.

  • alberto Campedelli

    Sono Alberto Campedelli da Correggio RE e sono pensionato da 500 euro con i quali dobbiamo vivere in 4 persone ( mia moglie, mia figlia, e mia cognata) Vi pre go di ripristinare il reddito di cittadinanza perchè ci aiutava per arrivare a fine mese. Grazie Alberto Campedelli t 3207958924

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