Le cicale e i numeri primi

La bizzarria della cicala Magicicada septendecim e una riflessione scientifica filosofica

di Maria Teresa Messidoro (*)

Nell’articolo “Il pianeta continua a soffrire” (1), Alberto Castagnola ci aiuta a riflettere sugli eventi estremi divenuti purtroppo normali.

In primo luogo i cicloni, in tutto il mondo a velocità e frequenze crescenti, come il ciclone Amphan che ha percorso il territorio bengalese a 190 chilometri orari, il tifone Vongfong che nelle Filippine fa registrare decine di migliaia di persone sfollate, o la tormenta Amanda in El Salvador.

Il mondo animale non si salva: Alberto Castagnola ci ricorda gli sciami di locuste che si sono moltiplicati nella parte occidentale e centrale dell’India, dando origine ad un evento che nulla ha da invidiare alle terribile piaghe bibliche. Ciascuno dei quattro sciami, afferma Castagnola, conta da 40 a 80 milioni di esemplari adulti per chilometro quadrato: in 24 ore mangiano quanto 35.000 esseri umani e finora hanno invaso 50.000 ettari di territori coltivati.

Contemporaneamente, gli Stati Uniti orientali sono invasi da milioni di cicale che, raggiunta la fase adulta, possono essere molto pericolose per i raccolti.

Ed ecco intervenire il mio lato scientifico, da buona fisica-matematica sono troppo curiosa per fermarmi qui.

E così scopro che una cicala, precisamente la Magicicada septendecim si comporta in un modo bizzarro: questi insetti vivono il loro stadio da ninfe nel terreno per 17 anni esatti, dopo di che si sviluppano come adulti ed escono contemporaneamente, per potersi nutrire e riprodursi. (2)

Questo nuova fase della vita dura per un periodo di soli 30/40 giorni, ma essendo anche milioni di esseri animali, la loro voracità, come dice Castagnola, può essere veramente devastante.

La prima riflessione scientifica filosofica riguardante questa cicala è che sembra quasi assurdo che dopo una lunghissima attesa di 17 anni, la loro vita adulta duri così poco; forse però dovremmo imparare ad uscire dalla nostra mentalità “umana” e pensare che la percezione del tempo potrebbe essere diversa in circostanze e spazi diversi (la relatività spazio temporale di Einstein insegna).

La seconda è che se è chiara l’utilità della sincronizzazione del passaggio alla vita adulta per difendersi meglio dall’eventuale predazione, non lo è altrettanto perché proprio 17 anni, e non 16 o 18.

La “spiegazione”, secondo alcuni studiosi, sta nel fatto che 17 è un numero primo, cioè divisibile soltanto per 1 o per 17.

Se le cicale, invece che un ciclo di 17, avessero un ciclo vitale di 15 anni, i loro predatori, con cicli di 3 o 5 anni, potrebbero sincronizzarsi e mettersi al passo con le cicale ogni 5 o 3 generazioni. L’impossibilità dei predatori di sincronizzarsi, avendo come unica alternativa l’attesa di 17 anni (che non è poco nel regno animale), ha come conseguenza un ridotto numero di perdite nel gruppo di cicale giunte alla fase adulta.

Ma la suggestione matematica non termina qui: Dybas e Lloyd, che hanno studiato il ciclo vitale della Magicicada septendecim ( vedere la  pubblicazione del 1974 “The habitats of 17 years periodical cicadas”) hanno poi scoperto che un’altra specie di cicala ha un ciclo vitale di 13 anni, con le medesime modalità di sviluppo.

Ma 13 è di nuovo un numero primo: coincidenza? Scienza o magia?

Non lo so, ma di certo so che la vita di gruppo è fondamentale per gli animali, per diverse ragioni; la prima è la cosiddetta diluizione: più elementi compongono il gruppo, più sarà statisticamente improbabile che il predatore mangi me.

In secondo luogo la difesa attiva collettiva: nelle colonie del gabbiano comune, ad esempio, quando una cornacchia tenta di avvicinarsi ai nidi, le coppie nidificanti aggrediscono la cornacchia in gruppo, limitando così futuri attacchi.

Come terzo aspetto, vivere in mandrie, stormi o banchi per evitare la predazione è utile sotto l’aspetto della maggior vigilanza offerta dal gruppo numeroso, come nel caso degli struzzi che alzano la testa durante il foraggiamento per controllare che non ci sia un predatore.

Lo “schema” utilizzato dagli struzzi è in realtà un “non-schema”: il controllo da parte degli individui del branco è effettuato in modo casuale, così da evitare che qualsiasi predatore possa “prendere il tempo” e organizzare l’attacco di conseguenza.

I suricati, esperti in vigilanza

Esiste anche l’abitudine per molti uccelli di organizzarsi in vere e proprie centrali informative dove scambiano informazioni riguardanti il cibo. Non è che si mettano a chiacchierare come al bar sugli sconti del supermercato, ma riescono a trasmettere l’informazione facendo sì che l’uccello che non ha avuto fortuna nell’ultimo viaggio possa seguire quello precedentemente più fortunato. In questo modo ognuno avrà più probabilità di sopravvivere, anche quello che sembra perderci dal donare l’informazione.

L’ultimo motivo per cui vivere insieme conviene è quello riguardante la cattura di prede troppo difficili da cacciare da soli. Cacciare in gruppo funziona per le prede molto grosse (si pensi ai leoni che rischierebbero di essere sopraffatti) o per quelle molto numerose ed agili, come le sardine. Le prede riunite in banchi numerosi, come le sardine e le acciughe, possono essere isolate e cacciate solo in un’azione corale da parte dei predatori. (3)

Chissà che riflettere sul comportamento animale non ci aiuti ad essere più umani e solidali, come insegna questo divertente video, divenuto virale, “Granchi, formiche e pinguini” (https://youtu.be/yh3GqRxZSFU)

(!) https://comune-info.net/il-pianeta-continua-a-soffrire/

(2) https://sijmadicandhapajiee.wordpress.com/2014/11/25/il-curioso-ciclo-vitale-delle-cicale/

(3) https://sijmadicandhapajiee.wordpress.com/2014/11/17/la-vita-in-gruppo/

 

(*) vicepresidente Associazione Lisangà culture in movimento, www.lisanga.org

Teresa Messidoro

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