Le donne sono i fiori di Sant’Elia

di Daniela Pia
Ho imparato, col tempo a dire belle cose alle persone, per il piacere di farlo, senza secondi fini e con la chiara consapevolezza che «Per essere liberi è necessario non essere desiderati ne’ applauditi»  (A. de Mello). Riesco a trarre una gioia genuina dal volto di chi ricevendo in dono un complimento inatteso sa illuminarsi di sorpresa. Essere gentili non costa niente ma spiazza ed è una carezza che fa bene all’ anima, soprattutto a quella di chi è abituato a non aspettarsi nulla. Allo stesso modo sento un profondo senso di ingiustizia quando si calca la mano inutilmente sulla fragilità delle persone, sui loro errori e sulle “colpe”. Mi ha indignato, per esempio, il servizio del tg di Videolina, venerdì scorso, quando dando la notizia della morte di un ragazzo, residente a sant’Elia (quartiere della periferia di Cagliari), avvenuta a causa del maltempo, sull’Asse mediano, il giornalista indugiava sul passato turbolento del ragazzo. A cosa sia servito non si sa, se non ad acuire il dolore terribile dei suoi cari: della serie «la gratuità della non-notizia capace solo di accentuare la morbosità». La tentazione di servirsi del pregiudizio per cavalcare luoghi comuni non fa altro che condannare coloro che cercano di riscattarsi. Così capita anche a interi quartieri dove si finisce a vivere di fama “infame”, tanto che anche coloro che li abitano sono tentati di adattarsi in una sorta di rassegnazione «qui è così, non si può cambiare», «meglio farsi i fatti propri». Per tutelare se stessi e i propri figli, a volte, è necessario autocensurarsi, impedire che la coscienza civica abbia il sopravvento. Una sorta di casta chiusa, così vorrebbe la leggenda metropolitana, che impedisce alle persone che vi abitano di uscire dalla prigione in cui donne e bambini sono, purtroppo, fra coloro che pagano il prezzo più alto. Le donne colpite, offese, stuprate, subiscono, qualche volta denunciano; altre reagiscono in modo straordinario e diventano esempio per le donne, per i figli e per interi quartieri che così vengono riscattati. E’ per questo che oggi sento il bisogno di rendere onore ad alcune donne di Sant Elia che, in tempi di magra come questi che stiamo vivendo, hanno fatto una colletta per offrire fiori ai carabinieri che hanno arrestato lo stupratore di via XX Settembre, a Cagliari. Donne coraggiose che hanno saputo compiere un gesto che vale più di un anno di lezioni di educazione civica. Più di un encomio ufficiale, per i tutori dell’ordine. Più di mille trasmissioni televisive capaci solo di blaterare di luoghi comuni sull’onda delle facili emozioni. Molto, molto di più, per una società che si compiace nel riempirsi la bocca di perbenismo insulso sempre che la condanna riguardi gli altri. E vale più di tanti, troppi, astratti comizi. Questo gesto si staglia come un monumento davanti al lavoro compiuto da un mazzo di fiori che le donne di Sant’Elia hanno saputo donare. A loro grazie, davvero.

Daniela Pia
Sarda sono, fatta di pagine e di penna. Insegno e imparo. Cammino all' alba, in campagna, in compagnia di cani randagi. Ho superato le cinquanta primavere. Veglio e ora, come diceva Pavese :"In sostanza chiedo un letargo, un anestetico, la certezza di essere ben nascosto. Non chiedo la pace nel mondo, chiedo la mia".

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