Le grandi opere si mangiano il Messico

A raccontarlo Panamá en Tehuantepec: colonización ferroviaria del sureste de México, una delle ultime pubblicazioni dell’agenzia di notizie Alainet

di David Lifodi

Il Tren Maya, il Tren Transístmico, canali, treni e megaopere sono al centro di Panamá en Tehuantepec: colonización ferroviaria del sureste de México, una delle nuove pubblicazioni di Alainet che raccontano ciò che Ana Esther Ceceña definisce come la “geopolitica degli stretti”.

Legati a molteplici implicazioni geopolitiche, i megaprogetti nel sudest del Messico si configurano come un pericolo per la sovranità territoriale, che finisce in secondo piano di fronte alla sempre più ingombrante presenza delle transnazionali. Estrazione mineraria, fracking, dighe, agronegozio e turismo di lusso sono gli assi su cui punta la politica economica messicana, come sottolinea la docente universitaria Violeta R. Nuñez Rodríguez: a beneficiare del Proyecto de Desarrollo Tren Maya non saranno le comunità indigene, ma i proprietari dei grandi complessi turistici spagnoli, statunitensi e mesicani.

Sandy E. Ramírez Gutiérrez e Josué G. Eiga, hanno ideato a questo proposito il termine di zone “disneylandizadas” riferendosi a tutte le infrastrutture che, negli stati del Campeche, Chiapas e Yucatán, intendono modificare l’assetto del territorio, spacciandosi come una nuova versione di turismo sostenibile per abbattere la povertà degli indigeni maya, ma avendo in realtà come fine principale quello di accrescere le opportunità di collaborazione con il principale socio economico del paese, gli Stati uniti.

Riproponendo vecchi progetti mai abbandonati, dal Plan Puebla Panamá al Proyecto Mesoamérica fino all’Infrastructura Regional Suramericana, il Messico punta inoltre sul Proyecto Corredor Interoceánico del Istmo de Tehuantepec, come ricorda il saggio del Colectivo GeoComunes, evidenziando l’interesse del presidente Obrador verso il trasporto delle merci tra i porti di Coatzacoalcos e Salina Cruz, una zona dove si concentrano sia la maggior generazione di energia eolica sia le più grandi riserve di idrocarburi del paese. Inoltre, tra i megaprogetti futuri, il Colectivo GeoComunes segnala anche l’intenzione di trasportare il gas naturale dal sudest del paese fino all’istmo centroamericano sia verso il confine tra Messico e Guatemala sia verso Honduras ed El Salvador.

Tra le analisi maggiormente interessanti anche quella di Giovanna Gasparello, antropologa dell’Instituto Nacional de Antropología e Historia che mette in guardia sul rischio che la Riviera Maya si trasformi sempre più in una zona caratterizzata da enormi resorts turistici accessibili solo per i pochi che se lo possono permettere a fronte della crescita di sterminate periferie povere e dell’aumento della criminalità. Playa del Carmen, una delle più note località della Riviera Maya, era stata denominata significativamente dai suoi stessi abitanti “Playa del Crimen”.

A prevalere, ancora una volta, saranno le ragione di un neodesarrollismo molto ambiguo e pericoloso.

Panamá en Tehuantepec: colonización ferroviaria del sureste de México

AA.VV.

Agenzia di notizie Alainet – America latina en movimiento, 2020

David Lifodi
Sono nato a Siena e la mia vera occupazione è presso l'Università di Siena. Nel mio lavoro "ufficioso" collaboro con il sito internet www.peacelink.it, con il blog La Bottega del Barbieri e ogni tanto pubblico articoli su altri siti e riviste riguardo a diritti umani, sindacalismo, politica e storia dell’America latina, questione indigena e agraria, ecologia.

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