Le imprese sociali resistono al covid

di Gianluca Cicinelli

Tra le imprese messe in forte difficoltà dalla pandemia ci sono quelle che hanno il sociale al centro della loro azione. Sono 22 mila in italia e occupano 650 mila persone. Il quarto rapporto di Iris Network, la rete nazionale degli istituti di ricerca sull’impresa sociale, con il sostegno della Fondazione Cariplo, mette a fuoco le strategie affrontate nel momento più difficile dell’economia per poter continuare a offrire un riferimento a utenti e comunità. Il rapporto però mostra un terzo settore che, nel suo complesso, reagendo tempestivamente è riuscito ad attrezzarsi limitando i danni. La ricerca contiene solo un’ultima parte dedicata al covid, perchè si basa sull’elaborazione dei dati relativi al 2018 forniti dall’Istat. Una piccola critica linguistica: la parola “resilienza” viene utilizzata 65 volte in 143 pagine.

Le imprese sociali per oltre la metà – esattamente il 57,5% del totale – sono composte da cooperative e per il 15,4% da associazioni. Il 40% delle 22 mila realtà censite occupa più di 10 addetti. Il 46,3% ha un fatturato inferiore ai 200 mila euro, anche se il 10,8% supera i 2 milioni di euro. Il 47,6% si trova al Nord, territorio in cui il 37,2% delle imprese operanti ha un fatturato superiore ai 500 mila euro. Al Sud invece il fatturato del 55,2% delle organizzazioni non supera i 200 mila euro. Su tutto il territorio nazionale il 31% opera nei servizi sociali, il 19% nell’inserimento lavorativo, ma è significativa anche la componente attiva nel settore istruzione e ricerca con il 18,3%, quella che si occupa di cultura e sport con il 18,2% mentre l’8% si rivolge alla sanità. Rispetto al censimento del 2011 si registra un aumento del 10,2% di imprese e del 19% per quanto riguarda gli addetti.

Va segnalata una forte dipendenza finanziaria e organizzativa dalle pubbliche amministrazioni.

I ricercatori hanno analizzato un campione di “120 casi di resilienza” alla pandemia con oltre 50 interviste a responsabili nazionali e regionali delle realtà sociali. Il comportamento “resiliente” è consistito per la maggior parte nel doversi adattare a nuove e urgenti esigenze d’intervento,  trasformando la struttura organizzativa delle attività per continuare a essere “punti di riferimento per i propri utenti e le comunità”. Nello specifico, le imprese sociali hanno messo in atto 3 strategie di resilienza: il mantenimento e il rafforzamento dei propri servizi, sostenendo spesso direttamente l’aumento dei costi; la riprogrammazione delle attività, che spesso si è tradotta nel passaggio al digitale dei servizi prima previsti in presenza; l’ampliamento dell’offerta per far fronte alle aumentate fragilità che la pandemia ha portato con sé.

Tra i fattori determinanti per la resistenza del settore, la solidità organizzativa delle imprese sociali, i loro valori di riferimento, la capacità connettiva con il territorio e l’investimento in competenze. La crisi ha comportato anche un cambiamento nelle relazioni tra le stesse imprese sociali, passando a connessioni e collaborazioni impensabili fino a qualche tempo fa, mentre chi ha adottato atteggiamenti e strategie competitive ha riscontrato molti più problemi. Chi ha potuto far affidamento su personale più giovane e con migliori competenze tecnologiche si è mosso con più efficacia e velocità. Sono aumentate in sostanza le competenze di operatori e volontari del settore.

Questo non ha evitato però perdite anche ingenti dal punto di vista economico. Solo in Lombardia per il 2020 la perdita stimata si aggira intorno al miliardo di euro. L’unico modo per superare la crisi – secondo i responsabili delle imprese sociali intervistati – consiste nell’intervenire in modo mirato a supporto degli enti aggregando risorse e generare conoscenza grazie all’analisi dei dati sul tema. Chi interviene sul sociale deve, da un anno circa, fare i conti con una nuova realtà che ha trasformato in fretta i paradigmi familiari e lavorativi; un dato che unito ai mutamenti demografici e alla trasformazione digitale ha portato a un aumento delle disuguaglianze e dei divari, mettendo a rischio la coesione sociale.

ciuoti

Un commento

  • *86 Ringraziamenti e tanti calorosi Inviti*

    Lo scorso 16 Marzo Cittadinanza e Minoranze, l’associazione di promozione sociale di cui sono tesoriere, ha lanciato una campagna per raccogliere i fondi necessari per riaprire la Lavanderia DI NUOVO che una famiglia di origine bosniaca, di etnia Rom, aveva aperto il 18 Aprile 218 a Spinaceto e che, a causa del ben noto pregiudizio razzista che diffida dei cosiddetti zingari e del sopraggiungere del Covid 19, era stata costretta a chiudere.
    Con il compimento del primo mese della campagna, il 16 Aprile, facciamo un primo rendiconto anzitutto per informare doverosamente e ringraziare le ottantasei persone che con 79 donazioni (v. allegato) ci hanno versato 3.505.00. euro e poi per rivolgere un caloroso invito a tutti/e gli/le altri/e che leggeranno questo messaggio e non lo avessero già fatto, di considerare la possibilità di inviare una piccola somma sul c/c di Cittadinanza e Minoranze il cui iban è:
    IT50V0538703241000035100781
    I 3.505.00 euro raccolti sono stati impiegati per riattivare le utenze Acea di energia elettrica (1.291,60) ed acqua (355,05),per acquistare un registratore di cassa reso nel frattempo obbligatorio per legge (671,00),per l’acquisto di un modem (70,14) per connettere ad Internet il registratore di cassa, e per l’acquisto della scheda Sim (20,00); il tutto per complessivi 2.407,69. Il resto di 1.097.21 è accantonato in attesa di poter pagare le fatture per l’acquisto già avvenuto dei materiali di consumo e di alcuni piccoli, indispensabili accessori, (in totale 1.148,87) appena saranno accreditati sul conto corrente bancario altre donazioni. Poi si dovrà pagare qualche altra pendenza e ricostituire il capitale circolante. La raccolta quindi prosegue.
    Con i miei saluti rinnovo i ringraziamenti alle 86 persone che hanno permesso a Carlos di porsi in grado di riaprire la sua lavanderia la prossima settimana e un timido, ma caloroso, invito a quant’altre/i leggeranno questo resoconto di voler contribuire, anche con piccoli importi, a riavviare questa impresa.
    Nino

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