Le luci e le nebbie di Berlinoi n festa…

il 9 novembre 2014

di Bozidar Stanisic

L’atmosfera è stata festosa: le luci, i suoni e i canti, una presenza tragicomica (Walesa), le parole patetiche (Merkel and Schultz), le parole di un utopista ingannato dall’Occidente che non mantiene le promesse (Gorbachov)…

Tuttavia,

 la Grande Germania – nell’Europa sempre più piccola e più perplessa davanti alle sfide del 21 secolo – aveva alcune ragioni per festeggiare. Il sogno del crollo di un muro si era realizzato. E, come se fossimo in una commedia brechtiana, la Cancelliera ha nominato solo un muro dei nostri tempi, quello che, con tante possibilità, ci sarà al confine fra Ukraina e Russia. Pare che le dispiaccia, ma non troppo. In fondo, lei è una “burocrata”. E ai burocrati – che oggi, insieme ai ragionieri, stanno ai posti dei padri fondatori della Comunità – non si spacca il cuore davanti ai muri lontani.

Quindi… Altri muri? Chi se ne frega.

Un’analisi più acuta, realistica e, in conseguenza, onesta, poteva essere sentita diciamo da Schultz?

Chi se ne frega!”: perché non dovrebbe dirlo anche lui?

Noi, i politici, non dobbiamo usare tutti i termini. Li lasciamo ai filosofi, agli scrittori, a quel piccolo residuo del giornalismo indipendente – quindi ai quasi non ascoltati.

Qualcuno di loro – dei cosiddetti pensanti – spiegherà di nuovo che quella massa di un milione, che 25 anni fa era passata sopra i blocchi di cemento armato abbattuti per terra ma non si era diretta verso le librerie, i teatri, i cinema… quindi, laddove poteva togliersi la sete della “verità” e della “libertà” – ma si era affrettata verso i supermaket, i negozi di articoli tecnologici…

Tutti noi che sappiamo che con il crollo del Muro è incominciata la dominazione assoluta del consumismo, sappiamo pure che le parole dolci sulla libertà e sul Mondo cambiato pronunciate ieri non sono neppure la pallida ombra delle promesse dette 25 anni fa.

Ma lasciamo perdere queste considerazioni del tutto inutili. Invece, cosa si può dire su un fatto che pare avrebbe dovuto impressionare non solo i tedeschi ma pure il resto del mondo: quelle 138 foto delle vittime del Muro con nomi e cognomi.

Erano buoni e libertari – perciò provavano di saltare oltre il Muro.

Sono uno spettatore televisivo con un grosso difetto (pensare): malgrado la birra serale e i pop corn sul tavolino ho pensato che mancassero decine di migliaia di volti che in questi 25 anni hanno lasciato le ossa nelle acque turistiche e commerciali del Mar Mediterraneo, i poveri e gli impoveriti di quel mezzo mondo che sfruttiamo e bombardiamo come ci pare e quando ci pare.

Solo numeri?

Oppure sono l’ombra di quei muri mentali, delle nostre superbie, del nostro senso di superiorità, che ci impediscono di dire no alle guerre che generosamente esportiamo o fomentiamo, qua e là?

Davvero siamo a 25 anni dal crollo del Muro? Però, da quale muro e in quale calendario?

Redazione
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