Le mani sporche sulla Cop 21

di Alberto Castagnola (*)

 

Cop21-MauroBiani

In vista del vertice sul clima di Parigi che inizia a fine novembre e durerà fino al 15 di dicembre, Comune Info offre alcuni strumenti – pubblicazioni (notizie, articoli, ricerche, analisi) e iniziative (incontri, seminari) – per documentare la situazione globale, per segnalare politiche di contrasto sui cambiamenti climatici e per mostrare l’influsso delle grandi imprese sulle politiche per il clima.

 

Informazioni dettagliate appariranno nel sito e sulla newletter periodica..

ARTICOLI E NOTIZIE

Le grandi imprese e la COP 21: ormai è ufficiale

La prima notizia è apparsa il 27 aprile, sotto il titolo «Clima ed energia».

Le prime grandi imprese che saranno gli sponsor dello storico incontro delle Nazioni Unite del prossimo inverno, la Cop 21 sul clima, sono ormai state scoperte, anche se in modo ancora non ufficiale: il marchio di lusso Luis Vuitton (Lvmh) e Suez Environment, un membro chiave della lobby francese in favore del fracking. Secondo un articolo di Maxime Combes di Attac, anche altri che erano apparsi sui media all’inizio (Bmw, Vattenfall e New Holland Agriculture) sono stati successivamente smentiti dagli organizzatori della Cop 21.
Pochi giorni dopo, su
Rinnovabili.it e poi rilanciati da «A Sud», sono apparsi altri nomi.

Nucleare, carbone e grandi banche: ecco gli sponsor della Cop 21

[Redazione A Sud]

La COP 21 costa tanto, per questo abbiamo bisogno dei soldi dei privati. Sono queste le ragioni dietro le quali si è trincerato Laurent Fabius, ministro degli Esteri francese, quando ieri ha svelato che il 20 per cento dei 170 milioni di euro spesi per organizzare la Conferenza sul clima di Parigi verrà da finanziamenti privati. Fabius ha diffuso poi un primo elenco di queste aziende partner, venti realtà che ha definito «amiche del clima».

Tra i main sponsor della conferenza troviamo Engie (ex GDF Suez), EDF, Renault-Nissan, Suez Environment, Air France, FESR, Axa, BNP Paribas, Air France, LVMH, Ikea. Secondo il ministro, questo compromesso sarebbe necessario per «cercare sistematicamente il risparmio in tutte le voci di spesa e contemporaneamente sollecitare le imprese». Inoltre, ha aggiunto, la sponsorizzazione a opera dei privati mira a «garantire un elevato livello di standard ambientali in occasione della conferenza stessa» consentendo a esempio l’introduzione di trasporto ecologico, energia ecocompatibile e ottimizzazione degli edifici. Il gruppo Renault-Nissan fornirà 200 auto elettriche, EDF installerà stazioni di ricarica, Suez Environment si incaricherà del piano di gestione dei rifiuti.

Con queste piccole opere di bene, tenteranno di far dimenticare al mondo che dietro la maschera di campioni della green economy si nascondono compagnie impegnate anima e corpo nel commercio dei combustibili fossili, brand che negli anni sono diventati un simbolo dell’inquinamento e della violazione dei diritti. EDF è il maggior produttore mondiale di energia nucleare, Engie e BNP Paribas investono corposamente nel carbone, Suez Environnement ha intentato causa all’Argentina per 380 milioni di euro perché Buenos Aires aveva annullato il contratto di gestione privata dell’acqua, e oggi gestisce le acque reflue del fracking.

Le più importanti organizzazioni ambientaliste e in difesa della società civile (Friends of the Earth, Attac France, Corporate Europe Observatory, WECF, 350.org, Greenpeace) sono scese sul sentiero di guerra, sdegnate per il probabile ripetersi delle consuete operazioni di greenwashing aziendale che a ogni COP tornano in auge grazie alla connivenza dei Paesi ospitanti. Tutti vogliono sperare che non sarà un’altra Copenaghen, momento in cui la storia dei negoziati climatici ha toccato il suo punto più basso, ma data l’importanza e l’urgenza di questo appuntamento, si aspettano la maggiore resistenza da parte di quei gruppi di pressione che difendono rendite di posizione ormai stratificate e difficili da scalfire.

A fine novembre giungeranno nella capitale francese 25 mila delegati provenienti da 195 Paesi, nel tentativo di raggiungere un accordo globale sul clima capace di evitare un innalzamento delle temperature globali superiore ai 2 °C. (*) Ripreso da «Comune Info». La vignetta è di Mauro Biani, pubblicata sul quotidiano «il manifesto» del 29 settembre.

 

 

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