Le ultime vergogne dell’Unione Europea

di Antonello Boassa

Tre anni fa titolai un articolo «Va bene definirsi europeisti ma perché non proclamarsi direttamente germanici?» (nota 1). Sottolineai che, all’interno degli Stati imperiali europeisti, la Germania costituiva l’asse centrale egemonico e che l’Unione Europea costituiva la sua gallina dalle uova d’oro: se gli Stati aderenti al patto scellerato erano senza moneta propria, la Germania di fatto era l’unica ad avere una moneta in virtù , fra l’altro, dello stato privilegiato di un Parlamento nazionale che aveva e che ha il potere di veto.
Il debito (arma politica prima che economica) è usato dai Teutonici come grimaldello per saccheggiare, insieme ai suoi Stati satelliti settentrionali, l’Europa mediterranea con particolare accanimento; come a suo tempo seppero fare gli States con l’America latina e i Francesi con l’Africa centrale, in modo da perpetuarne il dominio e lo sfruttamento coloniale. Thomas Sankara aveva denunciato la mistificazione politica del debito e per tale ragione la criminalità finanziaria decise di assassinarlo.

L’amministrazione di uno Stato garantisce, come si sa, la continuità di funzionamento dei suoi apparati, sia pure fra sconvolgimenti elettorali, colpi di Stato hard e soft. Ne costituisce il pilastro fondamentale. Il perno attorno al quale si muove l’agire politico.
E chi controlla le strutture amministrative dell’Unione? Martin Selmayr, tedesco, segretario generale della Commissione europea; Klaus Welle, tedesco, segretario generale del Parlamento; mentre Helga Schmidt, tedesca, coordina il Servizio europeo per l’azione esterna…

Va sottolineato inoltre che Draghi è ormai ai blocchi di partenza per altri lidi e che il suo posto verrà occupato quasi sicuramente da Jens Weidman, tedesco, attuale presidente della Bundesbank (nota 2).

Teutonico è anche Gunther Oettinger, attuale Commissario per il Bilancio e per le risorse, che già nel 2016 fece una proposta di riforma del diritto d’autore nel mercato unico digitale, proposta messa ai voti e approvata il 12/9/2018 a larga maggioranza dal Parlamento europeo.

Ed è l’Amministrazione – con molteplici clan di dirigenti, di sottoposti, di sottosegretari, di vicevice, di aiutanti, di portavoce – che di fatto organizza (per non dire dirige) gli incontri con l’alta finanza, con i lobbisti, con i trafficanti che devono rimanere all’ombra, con i Servizi segreti-segreti…
I politici, a meno che non abbiano da eseguire ordini che provengano da molto in alto, da superlogge massoniche, da alti comandanti Nato, dal Mossad, dalla Cia, da potenti lobby… avranno da scontrarsi inutilmente con l’Amministrazione che solleverebbe inghippi tecnici per scansare richieste, petizioni e difendere privilegi ben consolidati che ne fanno un regno a parte.

Il Quarto Reich controlla, fin dalle origini, la costruzione dell’Unione Europea. Anche personalità che facevano parte dell’ordinamento nazista e che non sono stati colti in flagrante hanno occupato ruoli di primo ordine. Con economisti di grade rilievo come Von Hayek hanno inferto i primi input alle fondamenta di politica economica di spirito neoliberale perfezionate già negli anni ’60/70 dal guru americano Milton Friedman. I colpi di Stato politici ed economici di cui parla con grande perizia e sapienza Luciano Gallino (nota 3) avvengono, con una violenza inaudita – secondo i dettami della Scuola di Chicago – su un’impalcatura ideologica già predisposta. Come dar torto al ministro Paolo Savona quando giudica l’attuale ordinamento politico dell’Unione Europea una continuazione della volontà di dominio della Germania?

Le ultime vergogne? Innanzitutto il pronunciamento del Parlamento europeo sul diritto d’autore che prelude ai negoziati con il Consiglio e con la Commissione per determinare la direttiva che sarà tradotta in legge dai “governi” nazionali. In un articolo successivo farò un’analisi puntuale e dettagliata. Ora alcune parziali considerazioni.
Nonostante la FNSI abbia voluto esprimere la sua disponibilità alla difesa dell’utente web relativamente all’accesso dei contenuti della carta stampata, gli articoli 11 e 13 in particolare tolgono spazio e credibilità a una tale dichiarazione d’intenti.
L’articolo 11 che dovrebbe garantire un giusto compenso per chi crea contenuti (link tax) costituirà un aggravio finanziario per i giganti del web come Google o Facebook ma sarà anche una mannaia per gli utenti. Infatti per la pubblicazione di un “contenuto” la piattaforma dovrà disporre di una licenza di cui potrà anche fare a meno deprivando l’utente di contenuti che quindi non saranno resi accessibili. Esclusa da tali limitazioni Wikipedia per i suoi usi ritenuti non commerciali.
L’articolo 13 prevede che le piattaforme si servano di meccanismi di filtraggio, assai costosi, di contenuti protetti in modo che gli utenti non possano infrangere le direttive sul copyright, impedendo di fatto un qualsiasi approfondimento culturale e il diritto di critica. Tale articolo, fra l’altro, favorisce la sorveglianza automatica, a discapito delle regole più elementari della privacy. Dunque ostacoli alla conoscenza, alla libera circolazione delle idee, alla condivisione. Il maglio pesante della censura graverà ancor di più sulla rete. Ci sono le elezioni europee nel 2019. Ci potrebbe essere un terremoto via web, simile alla sconfitta del referendum renziano o alla Brexit. Meglio lasciare spazio alla carta stampata mainstream ed evitare che blogger o siti scomodi possano denunciare fatti o parole che è più opportuno silenziare.

La seconda vergogna recente tratta dell’indecente operato politico e amministrativo dell’Unione Europea (che personalmente preferisco denominare Unione Imperiale Germanica) messo in luce dal report del Mediatore europeo, figura incaricata di indagine sullo stato delle istituzioni europee. Compete alla Commissione Petizioni l’analisi del Report che quest’anno spetta al gruppo Efdd-5stelle (nota 4). Analisi che l’eurodeputata pentastellata Eleonora Evi ha saputo fare senza pudori di sorta. Ne viene fuori un quadro agghiacciante (e prevedibile) della “cattiva amministrazione” che regna nell’istituzione Unione Europea. Assoluta mancanza di trasparenza negli atti e nelle procedure. Imposizione di funzionari senza nessuna regolamentazione (il caso Selmayr a esempio). Porte girevoli: dalla Ue alle banche, dalle banche alla Ue: il tutto senza controlli stringenti, clamoroso il caso Barroso. Codice etico inesistente come inesistente il lavoro della Commissione etica, Nessuna possibilità di accesso ai documenti del Consiglio e della Commissione. Nessun limite all’accesso e al potere delle lobby. Eccetera.
Dunque porte e finestre aperte per i potenti di turno, nonostante i richiami della Corte di giustizia. Porte ben serrate per i cittadini dell’Europa presi in giro dagli oligarchi dell’Unione.

Lodevole il lavoro di chi come Eleonora Evi lancia la sua sfida alla fortezza dell’Unione ma sarebbe ingenuo ipotizzare una rivoluzione democratica all’interno, come viene proposto dalle sinistre globaliste, dai pentastellati, dalla Lega e dalle destre. Solo un movimento di milioni di persone in tutta Europa alla cui guida vi sia un programma anticapitalista – che recuperi la sovranità, il diritto al lavoro, alla salute, all’istruzione, la nazionalizzazione dei servizi pubblici essenziali – può abbattere il castello Kafkiano dove corruzione, ipocrisia, criminalità, guerra contro i popoli vengono contrabbandati come virtù.
Si può ancora tollerare che Barroso da Presidente della Commissione sia volato nella banca Goldman Sachs come Advisor e che poi si riaffacci nelle stesse stanze per trattare ufficialmente con la UE? (nota 5) Si può tollerare che Draghi, Presidente della BCE, aderisca al “gruppo dei trenta”, associazione che raccoglie rappresentanti delle banche che dovrebbero essere sotto la vigilanza proprio della Bce? Si può tollerare che Martin Selmayr segretario generale della Commissione (imposto da Jean-Claude Juncker, attuale presidente, noto per il suo affabile autoritarismo) oggi costituisca l’asse attorno alla quale ruota il circolo unionista e che di fatto sia riconosciuto non solo come il “Rasputin di Juncker” ma anche come “presidente ombra”?
Gli europeisti lo possono ma chi ama l’Europa e la democrazia non lo può più tollerare.

NOTE
1) in Antonello Boassa”Quanto ci costerà il sogno americano” Amazon 2015
2) Andrea Fioravanti “Chi è Martin Selmayr, l’eurocrate di Bruxelles che decide i nostri destini” Linkiesta 27/2/18
3)Luciano Gallino “Il colpo di stato di banche e governi“, Torino 2013
4) Eleonora Evi “Raccomandazioni, favori ad amici e conflitti di interesse: ecco le prove come Juncker amministra (male) la UE” dal «blog delle stelle» 7/9/18
5) Eleonora Evi, testo citato.

NELL’IMMAGINE – scelta dalla “bottega” – Martin Selmayr.

 

Redazione
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