Leggendo di un giovane afgano semi-assiderato
Lella Di Marco sulla nostra impotenza ma anche sulla speranza nei giorni futuri… con i versi di Vladimir Majakovskij e di Leonardo Sciascia
L’altra mattina quando ho letto che è stato lasciato a Imola (proveniente dalla Grecia – rotta balcanica) un altro giovane afgano semi assiderato mi sono venuti in mente questi versi di Vladimir Majakovskij:
Per non essere più vittime
nei covi delle case
perchè possa
nella famiglia
d’ora in poi
essere padre almeno l’UNIVERSO
essere madre almeno la TERRA
(1923)
Dopo qualche anno Majakovskij nell’ode «A Sergèj Esènin” esortava a:
STRAPPARE LA GIOIA AI GIORNI FUTURI
IN QUESTA VITA IN CUI VIVERE è PIU’ DIFFICILE CHE MORIRE….
Cerchiamo anche oggi di strappare la gioia ai giorni futuri che tentiamo di costruire…. nel dolore personale e nel drammma collettivo.
E sulla nostra inettitudine e colpevolezza aggiungo due poesie (poco note) di Sciascia riprese da «Il vantaggio privato».
troppo presto all’inganno prepariamo il sorriso
troppo presto impariamo ad essere ignobili
Non troppo rimproverateci la nostra inettitudine
sarebbe anche la nostra con l’aggiunta di colpa
poiché malamente ci guidate.
Niente è più mostruoso della minaccia
di una distruzione sconsiderata
di una umanità solo in piccola parte illuminata
che non dispone di sè
che non prevale in atti volenterosi
di un merito durevole
Per noi è lo scempio la violenza
lo stato d’emergenza gli ordigni
di cui non conosciamo che l’uso distruttore.
Non potrò più ridere di vera allegria
non potrò più avere parole che servano
dubiterò pure di quelle
che credevo colme di vero calore
potrò solo verificare l’errore quotidiano
le mostruose semplificazioni la malattia incurabile
i parti deformi gli omicidi la guerra le infezioni dell’aria radiottiva.
Gli uomini sono irragionevoli deboli e vili .
Io ho rinunciato a mettere al mondo un figlio.
Le due fotografie – scelte dalla “bottega” – sono di Monja Zoppi.
bellissimo, grazie.