L’Emilia (civile?) e la badante «usa e getta»
Lettera aperta ad Acer, al Prefetto di Bologna, alla Sindaca di Castelmaggiore, alla Ausl di Bologna
Il modello badante usa e getta è iniquo e non può “funzionare”. Siamo già intervenuti sulla vicenda sociale e umana della signora Liliana Campan (*) con una proposta tesa ad evitare lo sfratto; non la ripercorreremo per intero anche perché alcuni documenti sono stati già inviati all’attenzione di diversi interlocutori.
Lo sfratto – che abbiamo proposto di evitare – è stato eseguito, ma come?
Le modalità possono essere ritenute accettabili?
Alcune osservazioni:
- È mancata una adeguata informazione all’indirizzo della persona interessata che ha ricevuto un bigliettino (non una raccomandata) con la quale la si informava di una scadenza il 22 luglio; la comunicazione non era sufficientemente chiara né inviata con una raccomandata: appunto, un bigliettino… Nessuno aveva inviato alla signora: «se esce di casa porti dietro la dose di farmaci eventualmente necessari per tot ore, visto che un suo rientro sarà possibile ma non immediato», la signora avrebbe trovato l’accesso murato, al rientro dalla spesa;
- Nessuno si è presentato però il 22 luglio; c’è stato invece un intervento fisico il 23, consistente nel cambio della porta con nuova serratura;
- Il funzionario addetto a garantire i rientri della signora per prelevare effetti personali o medicine sostiene – non v’è motivo di dubitarne – che il 23 luglio l’operazione è stata effettuata in presenza della polizia e di un medico; questo funzionario (ne diamo atto) ha dato le necessarie informazioni in maniera trasparente, esaustiva e cortese;
- Cosa ha potuto però constatare il medico presente il 23 luglio circa lo stato di salute della signora e quindi la sua “sfrattabilità” se la signora era assente?
- Gli avvocati di Acer avevano in effetti ricevuto un’informazione precisa (con pec) inviata dal sottoscritto il 27/3/2019 – a cui non hanno mai risposto – circa una valutazione di prevedibile impatto psicofisico dell’eventuale sfratto che la signora stava per subire; questa valutazione (inviata in termini più dettagliati alla Sindaca del comune di Castelmaggiore per il tramite della responsabile del servizio sociale) è stata valutata dal medico presente allo sbarramento dell’accesso? Supponiamo quantomeno non compiutamente, visto che la signora non era presente;
- Il medico –sostiene il funzionario addetto agli accessi post sfratto- non appartiene alla struttura pubblica (Ausl); è così?
Uno sfratto è, nelle tabelle di valutazione del distress, uno degli eventi più traumatici in cui una persona possa incorrere nella propria vita.
Il nostro Paese non supporta adeguatamente lavoratrici e lavoratori immigrati; diciamo per esattezza che non supporta i “meno abbienti” a prescindere dal Paese di provenienza (in questo non c’è alcuna discriminazione!). Fra di essi le “badanti” paiono sottoposte a particolari condizioni di costrittività tanto che fonti attendibili (tra cui il quotidiano il manifesto) documentano come in Romania si è dovuto aprire un centro specialistico di accoglienza per gestire i traumi da lavoro (schiavistico) all’estero delle donne migranti, una vera epidemia di disturbi post-traumatici da stress.
Non è questa l’Europa che vogliamo realizzare: infatti la prevenzione si fa il giorno prima e non il giorno dopo.
Se ormai (a parole) la prassi dell’usa e getta viene dichiarata superata per la plastica, pare che resista invece per la forza-lavoro. Come mai, considerato che la “forza lavoro” è fatta di persone?
Grazie dell’attenzione, Vito Totire
Bologna, 25.7.2019
(*) in “bottega” cfr Liliana fra due giorni finirà in strada?
L’IMMAGINE – scelta dalla “bottega” – è di Mauro Biani.