L’epica latina: Daniel Chavarrìa

di Pierluigi Pedretti.

Libri da recuperare: seconda puntata (*)

Le problematiche condizioni di vita dell’America Latina e una tradizione letteraria consolidata hanno permesso a un gruppo coeso di narratori, prima amici che colleghi – Taibo II, Giardinelli, Sepulveda, Fonseca, Padura Fuentes, Gamboa – di lavorare a romanzi che usano la storia e l’immaginario come strumenti che, avvincendo, aiutino a riflettere. Daniel Chavarria apparteneva a questa congerie culturale e politica che vede nella scrittura la possibilità di far conoscere le vicende della loro terra e, perché no, avere l’ambizione di accompagnarne il cambiamento. Chavarrìa è stato scrittore dalla vita avventurosa come quella dei suoi personaggi, nato in Uruguay nel 1933, grande viaggiatore, un’esistenza di mille mestieri in tre continenti: da cercatore di smeraldi in Amazzonia a docente di latino e greco all’Università de L’Avana, suo ultimo rifugio, dove era giunto dopo il colpo di stato del 1964 in Brasile e dove è morto nel 2018. Fra i suoi diversi romanzi pubblicati in Italia si prendano a mo’ di esempio per la struttura che li accomuna due libri purtroppo fuori catalogo, La sesta isola (ultima edizione per Net nel 2004), e Il rimedio universale (per Marco Tropea nel 2010).

Scritti con una fantasia incontenibile, e mescolando abilmente vicende, piani temporali e stili narrativi diversi, mostrano il lato oscuro, spietato e brutale del Potere. Ne La sesta isola si intrecciano due vicende: quella di Bernardo, ex seminarista divenuto scrittore di radiodrammi e poi raffinato ladro internazionale, e quella di Alvaro, avventuriero ispano-olandese del XVII secolo, mercenario e pirata. La ricerca di un tesoro, gli interessi di una potente multinazionale, un progetto gelosamente custodito dai servizi americani sono alcuni degli ingredienti che nelle abili mani dell’autore danno vita ad un avvincente duplice romanzo di avventura. I protagonisti di questo romanzo picaresco ed esistenzialista, accomunati da un forte senso religioso, attraverso i secoli si rimandano la stessa ansia di vivere, la stessa angosciosa domanda sul destino proprio dell’uomo. Anche Il rimedio universale vede coinvolti i servizi segreti americani. Il romanzo si apre con la scoperta della Tapajine, sostanza dalle proprietà antidolorifiche e ipnotiche estratta dalle foglie di un albero amazzonico. Intorno ad essa ruota un intrigo internazionale che si dipana attraverso una coinvolgente trama dalla foresta amazzonica fino a Cuba. Il protagonista è l’anima nera Jaime de Arnaiz, ex falangista, mercenario nella Legione Straniera, combattente in Africa e Vietnam, consigliere degli americani e spia della Cia, ma soprattutto nemico feroce di tutti i democratici del mondo. Nelle straordinarie e raccapriccianti avventure dei personaggi di Chavarrìa, dietro lo spettacolo di violenza, dolore e sangue che li accompagna, si cela la lotta dell’individuo contro i mali che ne segnano la vita, ma anche la ricerca del senso ultimo dell’esistenza.

(*) L’idea di questa rubrica è nata da un messaggio di Giuliano Spagnul: «Ti è mai venuta l’idea di fare una serie di recensioni, coinvolgendo una lista di persone per spingere alla ristampa (o verso una nuova casa editrice) di libri fuori catalogo, preziosi, da recuperare? due o tre proposte le avrei». Ho risposto che mi sembrava una bella idea… Il tempo di coinvolgere un po’ di amiche e amici. Siamo partiti due venerdì fa (con Giuliano ovviamente) a raccontare «Essere o non essere?» di Gunther Anders. Ci siamo dati una scadenza quattordicinale, insomma ogni 2 mercoledì. Si annunciano: «Il signore della fattoria» di Tristan Egolf, «Poema pedagogico» di Anton S. Makarenko, «Chiese e rivoluzione nell’America latina» a cura della Fondazione Lelio Basso … e altre promesse meno definite. Se qualcuna/o vuole inserirsi ovviamente troverà le porte aperte. Ma una rubrica deve avere un titolo? Ne abbiamo discusso e sono uscite queste proposte «Pagine perdute», «Salviamoli dal macero», «Libri da ri-animare» oppure (rubacchiando l’idea al quotidiano «Le Monde») e «Ripescaggi» che abbiamo adottato provvisoriamente ma anche «La biblioteca da salvare», «Libri recuperati» (come le fabbriche che gli operai portano avanti in modo autogestito…) e «il classico da riscoprire». Voi che dite? E chissà se i “nostri” illustratori ci regaleranno un logo. [db per la “bottega”]

 

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