L’epoca del corona-virus

testi di Franco Astengo e Piero Bernocchi con un racconto di Marco Cinque e altri link; a chiudere db fa alcune «considerazioni»

LA MODERNITA’ DELLE CONTRADDIZIONI

di Franco Astengo

L’Europa del capitalismo maturo sta rischiando il collasso nell’insieme del sistema fondato sulla democrazia liberale, il consumismo individualistico, l’egoismo conservatore delle classi.

La visione di un progresso inestinguibile appare, infatti, sottoposta ad una torsione storica che ripropone un ritorno all’indietro impensabile fino a qualche tempo fa.

Guerre ed epidemie stanno disegnando uno scenario da Medioevo.

La risposta della destra isolazionista sta mostrando la corda della concreta impraticabilità,ma appare insufficiente anche la richiesta di tornare all’usato schema del welfare socialdemocratico.

Il fallimento degli inveramenti statuali tentati nel ‘900 sulla base di quelli che abbiamo definito come fraintendimenti marxiani rende il quadro ancora più cupo, rispetto alle prospettive possibili nella dimensione epocale.

Emerge il ritardo nel definire la capacità di percorrere, prima di tutto sul piano teorico, un passaggio molto delicato: quello della necessità di rappresentare politicamente l’insieme delle contraddizioni o fratture sociali emergenti.

Negli anni’90 del XX secolo si era imposta una sorta di “visione tecnocratica”, il cui “ubi consistam” era basato sull’idea dell’eternità di una “società affluente” che rendeva ineluttabile lo spostamento definitivo dei valori e dei principi che avevano ispirato il formarsi della sinistra politica nelle sue diverse declinazioni.

Sul piano culturale si era poi affermata, fino al punto di assumere forza egemonica, l’ineluttabilità dell’accentuarsi delle disuguaglianze economiche e sociali.

Le disuguaglianze erano ormai intese come il solo motore possibile per far marciare un economia ormai esclusivamente fondata sul mercato finanziario e il presupposto indispensabile per la definitiva affermazione di un sistema politico nel quale il vecchio schema liberal – democratico fondato sul confronto parlamentare si modificava attraverso l’esercizio di un metodo fondato sull’ “estetica del pubblico”.

Le contraddizioni della modernità reclamano invece il ritorno a una riflessione attorno alle coordinate possibili di un indirizzo di sviluppo alternativo allo scenario esistente.

Occorre rilanciare l’esigenza di tornare a “pensare in grande” un diverso modello di futuro.

Non è sufficiente pensare al ritorno del “welfare” o alla”green economy”: serve qualcosa di più ampio e strutturalmente orientato nel suo complesso.

La ricostruzione di un intreccio tra etica e politica potrebbe rappresentare il passaggio fondamentale per delineare i contorni di una “società sobria” avendo come base di proposta una nuova “teoria dei bisogni”.

Va posta al centro la prospettiva di una società alternativa a quella fondata su di un’economia dell’arricchimento e dell’individualismo competitivo.

Un’economia dell’arricchimento che, come abbiamo visto, trova la sua pertinenza non nel concetto di utilità sociale ma di accumulo privato.

Un accumulo privato inteso come collezione di beni riservati a una fetta piccolissima di popolazione.

Ciò che sta accadendo attorno a noi in questi giorni dimostra con grande chiarezza tutta la distorsione che provoca nell’insieme della prospettiva umana questo modello basato sulla “voracità soggettiva”

Sono tre le grandi questioni che debbono essere affrontate ripensando anche ai nostri lasciti identitari.

Sul recupero di una capacità d’analisi e di progetto deve essere fondata una nuova idea politica di uguaglianza e solidarietà sociale:

1) Lo sfruttamento dell’individuo e del collettivo : il meccanismo, davvero chiaro, della costrizione nella “condizione di classe”.

2) Il rapporto tra consumo del pianeta in termini complessivi di suolo e di risorse naturali e la stessa prospettiva di vivibilità del genere umano (dentro a questo punto stanno richiamo alle guerre e alle epidemie: i grandi temi dell’attualità);

  • quella della capacità cognitiva, in termini globali di formazione, informazione, capacità di trasmissione di notizie e cultura e quindi di educazione globale.


Chiusura scuole e divieto di riunione: decisioni governative
  inaccettabili e distruttive

di Piero Bernocchi

Decidere, da parte del governo, la chiusura delle scuole e il divieto di riunione – anche con numeri limitati di persone – è atto inaccettabile e distruttivo per la scuola e per l’intera società. Dopo 15 giorni di campagna terroristica, con le TV a reti unificate a trasmettere “Tutto il virus minuto per minuto” 24 ore su 24, sembrava che finalmente ci si sforzasse di attenuare l’effetto-panico indotto da provvedimenti del tutto sproporzionati alla realtà e da una informazione sovraeccitata e famelica di audience. Anche perchè nel frattempo un sempre maggior numero di esperti italiani e internazionali aveva segnalato che: 1) il numero di morti per malattia nel nostro Paese (dati Istituto Superiore di Sanità ISS) è, tra gli over 65, in media 240 al giorno, e inserendo gli under 65 morti per infarto o patologie cardiovascolari, tumori, inquinamento, fumo, alcool o infezioni varie, si arriva oltre i 350 quotidiani. Dunque, i tre/quattro morti al giorno, associati al coronavirus, sono circa un centesimo del totale dei morti giornalieri di malattia in Italia; 2) i dati smentiscono la “estrema contagiosità” del virus. E’ oramai convinzione generale che il virus circoli in Italia da almeno un mese e mezzo. Se i malati conclamati dopo tutto questo tempo non superano ad oggi i tremila  (e anche ipotizzando che i contagiati “silenti” siano almeno il triplo e si giunga ad una cifra di 10 mila persone), tra l’inizio di novembre 2019 e gennaio 2020 i dati dell’ISS e del Ministero della Sanità parlano di almeno un milione e mezzo di “allettati” per influenza “normale” (e nell’intero anno 2019 circa 5 milioni), lasciando supporre che con gli asintomatici il numero  sia stato ancora maggiore. Dunque, milioni di contro a migliaia o al massimo decine di migliaia; 3) anche la percentuale di mortalità viene confutata da molti specialisti. L’assessore regionale alla Sanità lombarda ha detto che tra i casi verificati nella propria regione ben il 50% sono asintomatici. Giovanni Maga, direttore dell’Istituto di Genetica molecolare del CNR di Pavia, ha dichiarato: “Forse per ogni caso rintracciato ce ne sono due che non scopriamo“. E il 28 febbraio l’autorevole New England Journal of Medicine ha sottolineato: ” Se assumiamo che il numero dei casi asintomatici sia molto più alto dei casi riportati, allora il tasso di mortalità potrebbe essere considerevolmente inferiore all’1%”. Il dato fornito dall’OMS, di un 3% o più, è dunque fuori misura perchè calcolato solo sui casi conclamati, nettamente inferiori a quelli reali. Va ricordato comunque che nel 2017 di “normale” influenza sono morte in Italia (dato Istat) 663 persone ma se si tiene conto delle complicazioni polmonari e cardiovascolari si arriva a circa 8 mila, di contro all’attuale centinaio, e per giunta con il decisivo punto interrogativo, posto da Borrelli, capo della Protezione civile, secondo il quale “la dipendenza di questi decessi da coronavirus non è ancora stata accertata per nessuna di queste morti“.
Tutti questi elementi inconfutabili avrebbero dovuto spingere verso una normalizzazione dei divieti e delle chiusure. Invece succede il contrario, addirittura si chiudono le scuole per 10 giorni anche dove non c’è neanche un caso di contagio, si vogliono vietare le riunioni e le iniziative persino al chiuso e di poche decine di persone. Mentre nel contempo ogni giorno centinaia di treni portano centinaia di migliaia di persone da Nord a Sud e viceversa, peraltro stipate a mille a mille, altro che un metro di distanza. I supermercati e i centri commerciali sono tutti aperti, e giornalmente vi passano cento volte, in media, le persone che circolano in una scuola e per giunta non “under 20” ma “over 50, 60 e 70” in buona misura. Io sono per l’apertura dei supermercati e per la circolazione dei treni. Ma è insopportabile che vengano chiuse le scuole perchè considerate superflue, così come i musei, le mostre, gli avvenimenti culturali, mettendo oltretutto in estrema difficoltà milioni di famiglie, mentre gli apologeti dell’istruzione a distanza ne stanno approfittando per dimostrare che si può fare un’istruzione senza scuole, e senza docenti, con gli studenti chiusi a casa davanti al proprio computer. E questa chiusura avrà effetti ancor più disastrosi sull’economia, visto che, presa dopo 15 giorni dall’inizio del panico-virus, convincerà anche i più scettici che la situazione stia precipitando. E anche dove non ci sono focolai, milioni di persone eviteranno anche di uscire per andare al cinema, a teatro, nei ristoranti o per riunirsi anche in poche decine. E quei pochi turisti (35 milioni di cancellazioni in una settimana) che ancora volevano venire in Italia annulleranno pure essi le prenotazioni e saremo messi al bando anche nei pochi paesi (i quali peraltro non danno alcuna seria informazione sui “loro” malati) che tenevano ancora le porte aperte agli italiani. E non si tratta solo del turismo (comunque il 14% dell’intera economia nazionale). Stanno crollando decine di migliaia di piccole e medie attività di ristorazione, accoglienza, ospitalità, artigianato, commercio, produzione e diffusione alimentare.
Il perchè di tutto questo lo ha spiegato, quasi in un impeto di sfacciataggine impunita, Conte alla fine della conferenza stampa di ieri. Il vero punto grave, allarmante e drammatico, ha confessato, è quello della pesante insufficienza degli ospedali italiani a garantire il ricovero in terapia intensiva per quella minoranza di pazienti con gravi patologie pregresse o assai in là con l’età che hanno, e avranno, bisogno di terapie e cure speciali, che oggi il sistema ospedaliero, falcidiato – questo lo aggiungiamo noi – dai tagli economici e strutturali nell’ultimo ventennio, dalle privatizzazioni e dalla sciagurata frammentazione regionale, non è affatto in grado di garantire per numeri significativi, come hanno ripetutamente denunciato in questi anni, e come stanno ribadendo in questi giorni, i nostri/e COBAS della Sanità. Ma se così si ammette che sia, gli unici, veri e decisivi provvedimenti  sono: 1) un massiccio investimento, e rapidissimo, nelle strutture per la terapia intensiva e per la rianimazione su tutto il territorio nazionale ma in particolare al Sud che ne è poverissimo; 2) la requisizione momentanea di tutte le strutture private adeguate a tale bisogna; 3) norme di massima precauzione solo per le fasce davvero ad alto rischio, cittadini/e con serie patologie pregresse, anziani e anche persone di ogni età con sistemi immunitari significativamente indeboliti: insomma, per tutti/e coloro che annualmente rischiano di morire , o muoiono a migliaia, durante le “normali” epidemie influenzali (circa 8000 l’anno scorso), senza che nessuno, fino a ieri, ci abbia manco fatto caso.

SOGNO AI TEMPI DEL CORONAVIRUS

un racconto di Marco Cinque

L’altra notte ho sognato di uscire di casa, come fossi in preda a una qualche crisi di astinenza e vagavo in cerca di persone da baciare e abbracciare, ma non c’era nessuno. Percepivo solo sguardi in cagnesco di ombre ostili. Non ero malato, ma lo stesso mi sentivo un appestato, per aver osato esprimere questa mia necessità di vicinanza agli altri. Un incubo insomma.

Nel sogno ho pensato alla natura di questo virus, alle sue ragioni e se avesse qualcosa da insegnarci oppure, come tutti i virus, fosse solo un inciampo dannoso da cancellare dai nostri orizzonti umani.

Di nascosto, ho provato a colloquiare con questo minuscolo mostro, per chiedergli del casino che stava combinando. Lui mi ha risposto a gesti, facendomi capire che non aveva cattive intenzioni e non faceva distinzioni di classe o razziali per essere ospitato: qualunque corpo gli andava bene, prima di essere combattuto, fagocitato e sconfitto dalle difese immunitarie.

Poi, sempre gesticolando, l’infinitesimale, orrida creatura mi ha fatto capire che forse avrei fatto bene a ribaltare la prospettiva di ragionamento, a guardarmi cioè coi suoi stessi occhi: ed eccomi qui, un virus gigantesco che sta infettando il corpo della Terra. Ed ecco la Terra che non riesce a trovare un antidoto,  un vaccino per proteggersi dall’infezione. Ed ecco altri virus minuscoli che cercano di aiutare la loro madre a proteggersi, per contenere il dilagare della malattia che la sta uccidendo.

“Distanza almeno un metro. Vietato baciarsi, vietato abbracciarsi, darsi la mano. È pericoloso”. Le direttive dei governi vengono prese in parola. Dalle motovedette e da veloci imbarcazioni si vedono esseri inumani che colpiscono i loro simili più sfortunati con bastoni lunghi due metri, li crivellano con armi da fuoco, li lasciano affogare alla deriva: “State lontano, non vi vogliamo, siamo già troppi e poi ci infettate con la vostra cultura, con la vostra miseria, con le vostre malattie. Via, andate via, per noi anche voi siete un virus!”

Poi c’è l’altro virus, quello minuscolo, quello vero, che non obbedisce agli ordini, ai muri, ai porti chiusi, ai bastoni lunghi due metri, alle frontiere, agli eserciti, alle promesse di denaro e potere, alle raffiche delle armi più evolute. No, non c’è modo di fermarlo e forse smettere di baciarci e abbracciarci allungherà solo l’agonia in cui ci stiamo dibattendo.

Finalmente mi sveglio, indosso i guanti, la mascherina, guardo il deserto attraverso i vetri della finestra chiusa. Poi accendo la TV, il computer, ascolto spiegazioni che non mi convincono, ma obbedisco comunque, mi rassegno e forse è la cosa migliore da fare.

Poi aspetto, aspetto che queste voci mi diano una «», aspetto di rivedere la porta aperta e sciami di ragazzini che tornano a riempire la scuola. Poi aspetto, aspetto ancora il momento di tornare a dormire, sperando che il sogno stavolta non finisca e che nel suo mondo, finalmente, trovi qualcuno da abbracciare.

 

ALCUNI LINK

Ospedali al limite: intervista a Vittorio Agnoletto

E’ il momento per la sanità privata di restituire alla collettività

Coronavirus: fisiologia della paura

Un testo dei centri sociali del Nord-Est sulla gestione politica e mediatica dell’epidemia di SARS-CoV-2 che si sta diffondendo in Italia

Coronavirus, cosa non ha funzionato nella sanità lombarda

di Vittorio Agnoletto

Paesi vietati ai turisti italiani: perchè la Farnesina tace? 

di Giorgio Beretta

Tra i Paesi che stanno vietando l’ingresso agli italiani per epidemia da coronavirus, alcuni sono tra i maggiori acquirenti di armamenti italiani. Che sia questo il motivo del silenzio della Farnesina?

 

CORONAVIRUS : IL VERO “COMPLOTTO” E’ QUELLO DEL GENERE UMANO CAPITALISTA, CHE DISTRUGGE L’AMBIENTE

Una nota di Celestino Panizza (ripresa dal sito di Medicina Democratica)

 

 

E COME SEMPRE SEGNALIAMO IL GRAN LAVORO INFORMATIVO (E NON SOLO) CHE SVOLGONO I NOSTRI CUGINI DI COMUNE-INFO: intorno al groviglio di temi qui trattati guardate i post di Gabriele Battaglia, Lanfranco Caminiti, Andrea Capocci, Salvatore Palidda, Enzo Scandurra, Guido Viale (e altre/i)

IL CORONA VIRUS E LE NOSTRE VITE (DI SINISTRA)

di db

«A questo punto sembra opportuno fare qualche considerazione»: così cantava e meditava Pino Masi – di Lotta Continua – al termine della convulsa «Quella notte davanti alla Bussola» (*).

Qualche considerazione «sulle diverse e brutte facce che ci mostra oggi il padrone» … ma al tempo del corona virus, proverò a farla io.

Qui sopra avete letto analisi molto interessanti; come già nei tre piccoli dossier precedenti Il virus del terrore, Corona virus: alcuni sguardi diversi dal… e Corona Virus: altri sguardi apparsi in “bottega”.

Io sposterò lo sguardo intorno a me (includendomi) cioè su quello che mi svelano le analisi e i comportamenti delle persone che più spesso frequento: quasi tutte di sinistra (delle varie sinistre) e adulte, più che alfabetizzate oltrechè – almeno presumevo – meglio informate dell’italica “media”.

Prime impressioni.

1 – Mi sorprendo della sorpresa quasi generale. Molte persone intorno a me scoprono che, sul corona virus, le istituzioni e i mass media (con le solite pochissime, ben note, eccezioni) sono ignoranti. Care/cari, possibile che non lo sapeste già?

2 – E mi ri/sorprende come tante persone si siano stupite in queste settimane perchè le istituzioni e il giornalismo mainstream sistematicamente mentono sul corona-virus; ma davvero non vi eravate accorte che dicono bugie (sempre accompagnate da voragini di silenzi e censure) su TUTTE le cose importanti? Se volete aggiungere un fattore quasi comico al dramma pensate che tanti “opinion leader” si mostrano preoccupati perchè quel che accade potrebbe «falsare il campionato di calcio». A parte un salutare “e chi se ne fotte” qualcuno più esperto saprebbe dirmi a quando risale l’ultimo torneo della serie A non truccato? 30 anni fa? Oltre 50?

3 – Qualcuna/o nota che l’informazione ai tempi del contagio è classista. Per esempio nel preoccuparsi più dell’economia (specie privata) che della salute (pubblica) o nel raccontare solo i guai (veri o presunti) di certi Vip oppure nel trovare (o inventare) stereotipati vigliacchi e macchiettistici eroi invece che cercare le vite vere della “gente”. Compagno mio, amica mia non vorrei turbarvi ma funziona così da sempre, anche in “democrazia”. Con qualche rara eccezione soprattutto nei periodi in cui i movimenti erano col fiato sul collo (e con la rabbia negli occhi) sopra la catena di s/montaggio delle notizie. Davvero non avevate mai notato come si chiamano gli inserti di economia dei due giornali più venduti (**) in Italia?

4 – In pochi si accorgono in questi giorni come in Italia le competenze scientifiche di politici e giornalisti siano bassissime. E’ un vanto in questo Paese non avere le nozioni base di scienza. Un ritornello ossessivo confonde scienze e tecnologie. E dovrebbe spaventare che quasi sempre chi parla non sappia la differenza tra prevenzione primaria e secondaria (forse addirittura confonde questo concetto con quello di “stare attenti”) che ignori la scienza come metodo, ricerca, libero pensiero e conosca soltanto la Scienza (maiuscolo regale) come potere, nuova religione, affari d’oro. Quasi sarebbe da ridere fare l’elenco delle ignoranze (e delle censure) di chi – politici e opinion leader – sale in tribuna al tempo dei virus. Questo punto, come il successivo, mi pare dovrebbe essere particolarmente interessante anche per chi non è di sinistra però minimamente “sapiens”.

5 – Ho notato una preoccupante mancanza di logica minima. Faccio un esempio su Imola (la città dove abito): domenica 23 febbraio era previsto, in pieno centro, il consueto «Carnevale dei fantaveicoli», grande e di solito divertente sfilata di carri creati e preparati nelle scuole. E da lunedì 24, il giorno dopo, era programmata e imposta anche a Imola la chiusura di tutte le scuole. Sono stati mantenuti tutti e due gli impegni. La domenica diffondendo il corona virus e dal giorno dopo provando a tenerlo lontano. Nessuno ha notato la follia. Eppure è semplice: una delle due decisioni era sbagliata. Non possono essere tutte e due giuste. Eppure a scuola avete letto «I promessi sposi» e come funziona il contagio: neppure quello?

6 – Quasi posso capire il desiderio di fare scorte per alcuni prodotti (mascherine, disinfettanti et cetera) utili in questo frangente, forse lungo. Accetto pure il “non si sa mai” che si cela dietro chi fa provviste di pasta, pomodoro, olio… Chissà se anche la vendita di fucili è salita negli ultimi tempi? Però l’aumento di moltissimi altri acquisti, ancora più compulsivi del solito, per nulla concerne le emergenze ma è solo il comportamento di noi (scimmie di Pavolv ovvero consumatori) … che se pure produciamo poco o nulla tanto più dobbiamo farci imporre e imporci di acquistare ancora e ancora e ancora e ancora merci, in gran parte inutili e in buona percentuale nocive.

7 – Infine l’isolamento. Ci possiamo scherzare sopra oppure drammatizzare ma se tentiamo una riflessione seria bisognerebbe anche meditare su chi da tempo ha già scelto l’autoisolamento (***) che sia tecnologico o no.

Dopo questi – chiamiamoli, se così vi pare – «7 peccati capitali» di noi contagiati e contagiandi dovrei tirare qualche minima conclusione? Provo.

Una prima conferma è che – con ogni evidenza? – viviamo in un’economia di morte: avvelena uomini, animali e la Terra intera; fabbrica armi (dunque guerre) e produce malattie di massa. E se i governi hanno smantellato la sanità pubblica, se i poteri lavorano all’autonomia “differenziata” non è per un errore ma per una scelta classista e dunque assassina. Come quando i giornalisti non si “accorgono” delle tante altre epidemie che uccidono: in primo luogo la povertà e il lavoro insicuro (in media 8 morti al giorno per tacere delle malattie a lungo termine).

Una seconda conferma: quando cerchiamo le risposte “tecniche” quasi mai le troviamo perchè manca la politica. Se non avete letto «L’epoca delle passioni tristi» di Miguel Benasayag e Gérard Schmit è il caso di farlo; anche se non siete “operatori sociali” il libro è prezioso perchè indica un contesto e un metodo.

Quando ci diranno – o ci diremo da soli – che dopo il corona virus «nulla sarà più come prima» non crediamoci. Ricordate la mucca pazza, l’11 settembre e così via? Poi tutto è rimasto come prima, salvo che per ristrette minoranze pensanti. E rammentate le prediche dementi su «i terroristi non cambieranno il nostro stile di vita»? Altre stronzate. Nulla per ora – neppure la catastrofe climatica sotto il nostro naso o le guerre che dilagano ovunque – sta cambiando il folle stile di vita che affligge questa parte del mondo: «lavora, consuma, crepa» e soprattutto non pensare, non sognare e ora neppure abbracciare. E’ l’Occidente «e tu non puoi farci nulla», bellezza mia. Anche se io da anni ho cambiato una vocale e lo chiamo Uccidente. Ma una vocale da sola è poco più che uno sberleffo al potere.

Mentre i nostri s/governanti (fiiiiguriamoci la Meloni) soffiano sul nazionalismo più demente, fra i bipedi pensanti del “bel-Paese” qualcuna/o gode per il “contrappasso”: rifiutavamo le navi dei disperati e le abbandonavamo in mare? E rinchiudevamo gli stranieri (non i criminali) in luoghi dalle sigle mutevoli ma dall’ingiustizia immutabile? Adesso che tocca a qualche vacanziero italiano andare a spasso senza approdo e/o finire in quarantena forzata… sento dire che “capiremo la lezione”. Non credo proprio. La storia, con il contorno della cronaca, è una severa maestra se la si studia e la si capisce: finora non è il caso dell’Italia come mostrano le mille rimozioni di comodo per immaginarci sempre «italiani brava gente».

Ciò che ho fin qui scritto è la scoperta dell’acqua calda? Per qualcuna/o forse sì ma se devo vedere i comportamenti di chi ho intorno è tutto da verificare. Penso che siamo ancora dalle parti del libro (1964, se non lo sapete) «Apocalittici e integrati» di Umberto Eco. Ovvero di fronte a ogni situazione sembra che si possa solamente scegliere l’obbedienza totale e acritica ai poteri oppure il rassegnarsi all’inevitabile catastrofe, l’Apocalisse appunto. Io invece penso che una scelta rivoluzionaria o riformistica sia sempre possibile. O almeno: per una trentina d’anni circa; poi sarà davvero troppo tardi … ma allora il problema non sarà di integrati e apocalittici ma di già morti e moribondi.

Che fare?

Studiare per esempio. Un minimo di alfabetizzazione scientifica e ovviamente politico-sociale. Qualche ideuzza ce l’avrei, magari se ne riparla.

E poi quella oscenità indicibile, parolaccia assoluta: organizzarsi, fare politica.

Vivendo intanto con la lentezza necessaria, cercando la saggezza possibile e gli abbracci indispensabili, indirizzando bene la rabbia. Disobbedendo, boicottando, sabotando il sistema ogni giorno.

Come finiva la canzone di Pino Masi citata all’inizio? Ah sì: «Non ci resta che ribellarci e non accettare il gioco di quella loro libertà che per noi vale ben poco».

(*) se volete ascoltarla è qui: https://www.youtube.com/watch?v=K3q-dBi68rU

(**) come ho già scritto in “bottega”… Se di lunedì passo da un giornalaio vedo due grandi pile con i supplementi economici in omaggio. Il primo si intitola (sobriamente, con il solo vezzo di una “e” caduta) «CorrierEconomia», il secondo (stile tipico da chic-megalomani) ha una doppia titolazione: «Affari & finanza» in alto e sotto «New economy, aziende, borse, risparmio». Noterete che è omessa la parola «lavoro». Nella econo-mia niente viene prodotto senza i lavoratori e le lavoratrici; nella econo-loro c’è solo la ricchezza (innocente per definizione) e i diritti di chi fatica sono un fastidio, anzi un costo da tagliare. Casomai la stanchezza o l’età mi facessero dimenticare in che mondo vivo, passando in edicola vado a lezione di violenza ogni lunedì.

(***) Qui in “bottega” è apparsa in gennaio una proposta di Chief Joseph, sottoscritta poi da altre persone, per ragionare insieme sull’uso “cattivo” delle tecnologie che ci ingabbia e incoraggia un solipsismo suicida. Non ve la riassumo, andate a leggerla: Proposta per uno sciopero “digitale”. Nei prossimi giorni rilanceremo in bottega questa proposta per una minima e simbolica “controffensiva di primavera”. C’entra con il corona virus? Un po’ sì, secondo me…

FRA LE IMMAGINI di questo dossier vale attribuire la paternità della vignetta a Benigno Moi e per quella più antica al madonnaro Martino Zingarelli. La foto invece è del citato Carnevale di Imola.

 

Redazione
La redazione della bottega è composta da Daniele Barbieri e da chi in via del tutto libera, gratuita e volontaria contribuisce con contenuti, informazioni e opinioni.

23 commenti

  • Corrado Seletti

    Uso la metafora per farmi capire:
    – il virus è un prodotto della globalizzazione;
    – In quanto all’inizio La Globalizzazione si è accreditata “mostrando gli occhi dolci”;
    – Mentre ora ci mostra il vero volto, quello dai “denti feroci”;
    – a dire il vero questa “scomoda verità” era da tempo in atto ed alcuni segnali sottovalutati; uno per tutti LA MANCATA DISTRIBUZIONE DELLA RICCHEZZA, che ha generato sfrenato individualismo e precario stato sociale.
    Ora, per contrastare la propagazione del Virus, servono utili e stringenti misure di “contenimento”; resta da chiedersi fin dove si spingeranno i governanti e quando e se si tornerà alla normalità!
    Cioè se gli “sforzi” che saremo costretti a fare ci riporteranno alla normalità!
    Non mi reputo catastrofista, anzi ottimista, penso però sia utile stare in guardia, cioè tenere la guardia “alta”!
    A tal proposito suggerirei di leggere o rileggere “LA QUADRATURA DEL CERCHIO” (pubblicato nel1991) di Ralph Darendorf

  • Gian Marco Martignoni

    Ottimo il dossier, molto interessanti e condivisibili gli interventi di Franco Astengo, Vittorio Agnoletto e quello di Global Project.Ovviamente Daniele ha messo in fila tante considerazioni ovvie per molti, ma non scontate per altri.Per quel che ho letto in questi giorni con i virus ci abbiamo convissuto in questo ventennio pensando che non riguardassero l’occidente capitalistico ( Sars, Mers, Ebola,ecc., ) , per poi scoprire che dovremo conviverci nei prossimi anni , per via del surriscaldamento climatico, con tutte le conseguenze ignote che ne derivano grazie anche agli allevamenti intensivi, ecc.. Ho trovato puntuale il ragionamento di Giorgio Agamben su Il manifesto di mercoledì 26 febbraio a proposito dello stato di eccezione che le misure governative hanno instaurato, così come giustamente Giorgio Ferrari ha segnalato il nodo dolente della sanità pubblica, stante che al di là dei medici e infermieri eroici , è stata definanziata all’inverosimile e scassata dallo scellerato regionalismo sanitario.Purtroppo dal mio osservatorio varesino registro una paurosa rarefazione dei luoghi della socializzazione e della cultura, mentre amici e amiche mi segnalano il diffondersi di un senso di paura che determina il pericoloso fenomeno del chiudersi in casa.Infine, un ragionamento sull’economia prima o poi dovrà essere sviluppato, dato che se la crisi era in arrivo – ottimo l’intervento su questo tema di Francesco Schettino su sinistrainrete – il coronavirus non potrà che amplificarla a dismisura, alla faccia degli idolatri del Pil.

  • Giorgio Chelidonio

    Una riflessione sul mio “sapere scientifico”: da quasi mezzo secolo mi occupo prevalentemente di “fossili” cioè di tracce di cose o persone morte da talmente tanto tempo da non emanare neppure l’odore della loro condizione di non viventi, di “pietrificati “. Ci devo ripensare…..

  • Mi è piaciuto molto il racconto di Marco Cinque. Per aggiungere un contributo, il mio pensiero va ai medici e infermieri, tranquillizzano i malati a casa, o li accolgono in ospedale, spesso non hanno mascherine, uno che è venuto in famiglia ne aveva solo 4, e di queste carenze, inefficienze ci si occupa poco, il numero dato a disposizione è sempre occupato.

  • Francesco Masala

    Questo virus ci fa capire quanto è fragile il nostro mondo, siamo come quella patata irlandese della prima metà del 1800, solo che allora esistevano tanti tipi di patate e la carestia si fermò all’Irlanda. oggi che tutti siamo uguali e con il cibo si omogeneizza la tempesta perfetta è solo rimandata.

    Si dice che il minimo battito d’ali di una farfalla sia in grado di provocare un uragano dall’altra parte del mondo, il contagio di coronavirus è un esempio concreto.

    Rianimatori ed anestesisti dicono chi bisogna lasciar morire, i più vecchi probabilmente morirebbero comunque. si lascino andare all’altro mondo. Date le risorse (scarse) bisogna scegliere.

    Domande:
    esistono spazi e apparecchiature di terapia intensiva nelle cliniche private? nessuno ha proposto di requisirle?

    e nessuno ha pensato a come finanziare l’enorme crisi economica, lavoratori privati, e precari, e autonomi senza reddito per un bel po’?

    si chiede l’elemosina all’Europa matrigna, che finanzia miliardi al serial killer turco Erdogan, e l’Europa storce il naso (fino a che la Germania e la Francia non avranno morti a centinaia e migliaia)?

    perchè nessuno parla di un’imposizione straordinaria e fortemente progressiva su redditi e patrimoni?

    non sarà che come Scrooge tutti i riccastri pensano di portare i soldi nella tomba?
    almeno Ebenezer Scrooge alla fine ha capito, ma i nostri potenti e riccastri non lo capiranno mai.

    al massimo elargiranno qualche elemosina dalle loro fondazioni.

    e qualcuno si è ricordato dei milioni di morti che l’inferno economico e militare provocano ogni anno? beh, certo, non li vediamo e se proprio ce lo urlano (i migranti lo fanno tutti i giorni) chiudiamo occhi, orecchie e bocca.

    https://www.la7.it/piazzapulita/video/coronavirus-tu-racconti-la-nostra-epoca-meglio-di-qualunque-altra-cosa-06-03-2020-311797

  • [Ciao, sono un (ex) fisico (Ago).

    Giorgio Parisi (https://it.wikipedia.org/wiki/Giorgio_Parisi) è uno dei migliori fisici italiani di tutti i tempi e tra i migliori al mondo nel suo campo (fisica teorica/fisica matematica). Insegna da decenni alla Facoltà di Fisica della Università La Sapienza di Roma. È Presidente della Accademia Nazionale dei Lincei dal 2018. Questo è il suo articolo: https://www.huffingtonpost.it/entry/lepidemia-rallentera-certamente-prima-di-pasqua-ma-non-e-una-buona-notizia_it_5e64fd88c5b6670e72f99394?mhn&utm_hp_ref=it-homepage

    Per il resto si tratta di matematica elementare. Basta saper elevare a potenza. Se l’andamento esponenziale viene confermato e non alterato dalle misure prese, presenti e future, entro un paio di mesi o prima tutti gli italiani saranno contagiati. Lo stesso destino toccherà al resto d’Europa, forse con un paio di settimane di ritardo.

    La situazione è grave e assolutamente da non sottovalutare.

    Vi voglio bene.
    Ago]

  • [Il contributo di Giorgio Parisi (https://it.wikipedia.org/wiki/Giorgio_Parisi), Presidente dell’Accademia Nazionale dei Lincei dal 2018, Professore Ordinario di Fisica Teorica dal 1981:

    https://www.huffingtonpost.it/entry/lepidemia-rallentera-certamente-prima-di-pasqua-ma-non-e-una-buona-notizia_it_5e64fd88c5b6670e72f99394

    Matematica semplice (l’elevamento a potenza) ci presenta la situazione: molto grave (sia in Italia, sia altrove in Europa)]

  • Davide Grasso 7 marzo 2020
    Non essendo più da alcuni giorni pervenuto il complottismo negazionista, sembra ci sia chi si sta riversando nel ribellismo. Sembra che alcuni circoli, collettivi e centri sociali italiani intendano continuare le attività pubbliche, comprese serate, cene e concerti, come se nulla fosse. In attesa di rivendicazioni palesi e argomentate di questo atteggiamento scioccante, vorrei dire la mia su alcune “giustificazioni” che ho sentito in questi giorni:
    (1) “Tanto anche i locali privati, come in piazza San Marco a Venezia, continuano a fare e pubblicizzare aperitivi, quindi perché noi no?”
    Perché quello si chiama nemico di classe. “Noi”, se con questo si intende una collettività che mette in discussione la società capitalista, non abbiamo la stessa assenza di etica di chi mette il denaro sopra tutto, anche sopra la salute e la vita.
    (2) “Non si può accettare che sia limitata la libertà d’espressione”
    Ci sono modi e modi di esprimersi: bisogna per forza radunare in locali chiusi centinaia di persone quando tutta l’Italia sta cercando di non farlo? Non ci si può esprimere in altri modi? Per chi ha poca fantasia, consiglio di leggere le comunicazioni sulla mobilitazione dell’8-9 marzo di Non una di meno Torino.
    (3) “E’ una presa in giro! I centri commerciali sono aperti e i mezzi pubblici funzionano!”
    Occorre distinguere la critica del modo in cui funziona la distribuzione capitalistica dei beni e del lavoro dalla necessità biologica che beni circolino e alcune attività continuino. Quindi se senz’altro si possono fare critiche al modo in cui si giustificano, si organizzano o si permettono certe attività, resta che se tutti i centri commerciali chiudessero e tutti i mezzi si fermassero i frigoriferi si svuoterebbero e tutti morirebbero di fame, compresi i malati, i medici e le persone più ribelli. Se invece chiudono per qualche tempo i concerti (ed anche teatri, cinema, ecc.) è dimostrato che non muore nessuno.
    (4) “Le misure restrittive fanno male all’economia, quindi in primis ai lavoratori e ai precari”
    Verissimo, per questo dovremmo superare questi atteggiamenti e concentrarci su rivendicazioni che dovranno essere accompagnate da battaglie sociali di lunga durata e all’altezza della situazione. Serate danzanti, in ogni caso, non daranno da mangiare a precari e disoccupati.
    (5) “Non posso accettare una decisione che pregiudica la mia libertà individuale”
    È invece un ottimo momento per chiudersi in casa soprattutto per gli individualisti di destra e di sinistra, e far fumare le meningi per rendersi conto che l’individuo senza società non solo è fottuto, perché alla fine quel che la società con tutti i suoi difetti crea, in primis la scienza, salva anche gli oscurantisti dalle loro tribolazioni, ma è tenuto anche per questo a rispettare la società, cioè gli altri. L’individuo può togliersi la salute e la vita quanto vuole ma non può, come avverrebbe in questo caso, toglierle agli altri.
    (6) “Le nostre serate saranno diversamente consapevoli”
    Se essere diversamente consapevoli significa radunare persone in spazi dove non sarebbe possibile tenere le debite distanze, e non si sarebbe certo in grado di imporre il rispetto di decine di precetti per diverse ore, anche soltanto un portatore sano del virus infetterebbe parte dei presenti, creando nei giorni successivi l’effetto pioggia che si vede in queste ore.
    (7) “Diremo agli anziani e agli immunodepressi di non venire alle serate”
    Anche se le vostre serate saranno limitate ai giovani e forti, i partecipanti che si contageranno l’un l’altro, seppure avranno buone chance di sopravvivere, incontreranno altre persone e finiranno per condurre la malattia anche a persone anziane o deboli. Cosa pensate che penserebbero le eventuali vittime delle vostre idee rivoluzionarie, se potessero sapere che anziché del destino sono state vittime di una “ribellione politica”?
    (7) “Noi non ci adeguiamo alla psicosi”
    È il momento dell’umiltà e di smettere i panni dei saccenti, ragionando e apprendendo anziché insegnare a tutti i costi che si è migliori dei poveri mortali che stanno fuori dai circolini della microsinistra. Se anche il virus non si fermerà, con questa umiltà si contribuirà a diffonderlo meno ed è una grandissima differenza.
    (8) “Noi non ci fidiamo del governo e dello stato”
    Fate bene, ma allora, visto che questo non è un esercizio di filosofia, proponete misure alternative cui il paese possa se vuole uniformarsi, basate sulle stesse informazioni scientifiche (o su informazioni alternative, che però dovete accreditare e rendere pubbliche) e fatele prevalere attraverso un movimento di massa, ma in tempi brevi. Se prevedete di non riuscirci, meglio abbassare le ali e mantenere lo spirito critico senza infettare sé stessi e il prossimo, e senza spargere sciocchezze che stanno deprimendo tante persone che si riconoscono nei vostri percorsi in queste ore, perché accreditano certe dicerie sugli attivisti alternativi: bambinoni viziati e inadatti alle più elementari responsabilità della vita adulta. (Dicerie che non devono trovare riscontro, fanno bene solo alla destra e non bisognerebbe avvalorare neanche involontariamente).
    (9) “Non si può rinunciare all’azione politica”
    Non mi sembra che nessuno di noi sia mai stato sul punto di immolarsi, se non in rarissimi casi, quindi è un po’ ridicolo immolare GLI ALTRI sull’altare di una “lezione politica” che comunque le masse non ci stanno chiedendo a gran voce. PRIMA bisogna creare un movimento politico dotato di un peso storico, POI si può avanzare l’idea che le “nostre” azioni siano cruciali qui e ora per tutta la società. Quest’ultima potrebbe accontentarsi anche solo che non facciamo danni, in questo caso. Ricordiamoci che i circoli, i collettivi e i centri di sinistra NON rappresentano al momento la società e NON sono portatori in ogni caso di alcuna necessità storica immanente e/o superiorità morale da scienza infusa, almeno fino a prova contraria. Quando saremo sull’orlo di una rivoluzione da noi provocata allora si potrà dire: “Va beh, moriranno centinaia di persone per il coronavirus ma già ne stanno morendo tante di più in questa rivoluzione, inoltre gli effetti della vittoria rivoluzionaria saranno benefici per secoli, quindi ci spiace, ma…”.
    Adesso NON siamo in questa situazione.
    (10) “E allora l’Ilva? E allora la Siria? E allora i migranti sul confine greco? Ecc.”
    Non si risolvono certo quei problemi complicandone un altro. Se proprio dobbiamo mantenere l’azione politica, possiamo manifestare all’aperto rispettando le norme suggerite dai medici, come avverrà per l’8 marzo di Nudm o il 15 marzo al presidio per i martiri delle Ypg ai giardini di via Revello a Torino. Se non ci prendiamo cura degli anziani, delle nostre mamme e dei nostri nonni, dei nostri amici con problemi di salute, davvero pensiamo che sia credibile e trasparente la nostra preoccupazione per gli (altri) operai, per i migranti, per i curdi, per i palestinesi o per i siriani? Tutte quelle persone stanno cercando di proteggere sé stesse e i loro amici e affetti, e la comunità in cui vivono. Non potremmo cominciare a prendere esempio da loro? Per noi schiavi del consumismo, più o meno alternativo, sembra essere già tanto. E possiamo stare tranquilli che quei soggetti vorrebbero tante cose da noi, ma non che diffondiamo il virus, perché questo genere di malattia mette in pericolo soprattutto quell* come loro.

  • domenico stimolo

    Assolutamente in accordo con le sagge valutazioni di Benigno Moi. Ci sono in giro troppe chiacchiere e atteggiamenti, “figlie”, non della libertà di pensiero, ma dell’irresponsabilità a go-go. Tanto, quando poi si esauriscono i posti letto adibiti alle respirazioni assistite, i cocci rimangono solo nei corpi e nelle menti di chi ne subisce la tragica sorte.

    Viviamo una fase molto difficile. Il nostro paese, a seguito del forte alleggerimento sul piano della socialità di adeguate rappresentazioni culturali -ideologiche – umane, e quindi delle idee-guida e dei preposti nei ruoli gerarchici istituzionali, delle frammentazioni e delle contrapposizioni egoiste di territorio e di casta ( sagacemente guidate), succedutosi nel corso negli ultimi due/tre decenni, sul piano politico, e nei tanti interessi divergenti, è un grande anello debole.

    Come l’esperienza repubblicana insegna, quando si perde il comune sentire al sevizio della popolazione, specie dei ceti più deboli ed emarginati che sono la stragrande maggioranza, c’è chi pensa di allenarsi in segrete stanze per adottare l’agognata e propagandata “guida unica”.

  • Daniele Barbieri

    mi segnalano questo articolo interessante e assai inquietante:
    https://antoniettachiodochronicle.blogspot.com/2020/03/coronavirus-quotato-in-borsa-nei.html
    Chi sa qualcosa di più?

  • Gian Marco Martignoni

    Vorrei segnalare dall’ottimo sito sinistrainrete.info due articoli da leggere con attenzione : ” Geopolitica del coronavirus” di Federico Dezzani e in particolare ” Coronavirus e i danni incalcolabili dell’industria della paura ” di Pino Arlacchi. Sono ovviamente anch’io rimasto molto colpito dalle analisi di Giorgio Parisi, consapevole della sua indubitabile autorevolezza scientifica e politica.

  • domenico stimolo

    Al di là delle facezie su “ CHI” mangia i topi vivi, ampiamente divulgati dagli organi di informazione internazionali, dalla serie, qui da noi, “ Carnevale dura tutto l’anno”, in Italia è arrivato il momento di assumere in maniera inderogabile le sinergie collaborative appropriate.

    Dunque, preso atto che in Cina ( 1,4 miliardi di abitanti) in un arco di tempo complessivamente breve sono riusciti a ridimensionare le conseguenze letali derivanti dal virus, e, che tra l’altro, stanno già dismettendo gli ospedali brevemente costruiti, sarebbe cosa buona e giusta attivare le collaborazioni conseguenti con suddetto paese, al fine di avere i consigli – frutto della ricerca sperimentata sul campo –, le risorse umane e le attrezzature sanitarie utilizzate.

    A partire dai respiratori forzati – che nel nostro paese, in virtù “ dello spirito santo” e non ( come ben noto) della selvaggia privatizzazione della sanità inneggiata dalla gran parte delle forze politiche – diventati assolutamente mancanti, specie nelle aree territoriali del sud.

    Nell’attesa dell’attivizzazione delle sinergie necessarie, sperando di evitare una strage, forse in molti si vergognano di collaborare con la Cina sul piano sanitario ( …. le merci son ben altra cosa poiché produttrici di grandi e lodevoli profitti), dato che quel paese ha come emblema ( a torto… o a ragione……) la falce e il martello. Il simbolo che ha caratterizzato le lotte mondiali per il riscatto dei cittadini storicamente sfruttati e sottomessi ai poteri dei ricchi e dei venditori di fumo sulle bellezze “ dell’altra vita”.

  • Daniele Barbieri

    di Gabriele Polo segnalo “Il mestiere della vita”
    Medici, infermieri e operatori sanitari stanno dimostrando di conoscere il loro lavoro e di saper farlo bene. Salvo misurarsi con limiti che vanno al di là della cattiveria di un virus venuto da Oriente, più frutto della stupidità maturata in Occidente…
    Si può leggerlo qui: http://www.rassegna.it/articoli/il-mestiere-della-vita

  • domenico stimolo

    Due articoli pubblicati oggi dal quotidiano “ Il Sole 24 ore”

    * Come affrontare l’emergenza virus: le differenze fra Italia e Cina
    https://www.ilsole24ore.com/art/come-affrontare-emergenza-virus-differenze-italia-e-cina-ADFX60B

    * Dalle mascherine ai respiratori la Cina ci trasferisce il suo know how
    https://www.ilsole24ore.com/art/dalle-mascherine-respiratori-cina-ci-trasferisce-suo-know-how-ADW9pUC

  • domenico stimolo

    Covid-19. Le FABBRICHE si fermino fino a domenica 22 Marzo

    https://www.fiom-cgil.it/net/index.php/comunicazione/stampa-e-relazioni-esterne/7328-le-fabbriche-si-fermino-fino-a-domenica-22-marzo-per-applicare-le-misure-sanitarie-di-contrasto-al-covid-19

    Da giorni stiamo provando a non bloccare le produzioni, cercando le soluzioni più adeguate, consapevoli dei costi umani ed economici, a partire dalla Lombardia e dalle altre aree più colpite, ma la gran parte delle aziende non sono ancora del tutto preparate a gestire questa emergenza. I lavoratori sono giustamente spaventati.
    Data la difficoltà generalizzata a un’esatta e puntuale applicazione nei luoghi di lavoro delle misure sanitarie prescritte dal Governo, a cui chiediamo norme chiare e cogenti per le imprese, e l’oggettiva penuria di dispositivi di protezione individuale utili a prevenire i contagi, Fim, Fiom, Uilm ritengono necessaria una momentanea fermata di tutte le imprese metalmeccaniche, a prescindere dal contratto utilizzato, fino a domenica 22 marzo, al fine di sanificare, mettere in sicurezza e riorganizzare tutti i luoghi di lavoro.
    Ovviamente sono escluse le aziende che svolgono servizi pubblici essenziali e quelle che producono materiali sanitari, nonché i lavoratori, adeguatamente protetti, che garantiscono la salvaguardia degli impianti e quelli già collocati in smart working.
    Chiediamo quindi di concordare fermate produttive “coperte” innanzitutto con strumenti contrattuali o con eventuali ammortizzatori sociali ove previsti dalla normativa; in mancanza di ciò dichiariamo sin d’ora l’astensione unilaterale nazionale nell’intero settore merceologico, a prescindere dal Contratto utilizzato. A copertura di ciò proclamiamo lo sciopero per tutte le ore necessarie.
    Eventuali periodi di fermata inferiori potranno essere concordati con la rappresentanza sindacale o con le organizzazioni sindacali territoriali previa verifica dell’adozione di tutte le misure sanitarie possibili.

    Fim, Fiom, Uilm Nazionali
    Roma, 12 marzo 2020

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