L’eredità di Ken Saro-Wiwa

Intervista a Roy Doron e Toyin Falola, autori della biografia Ken Saro-Wiwa
(Ohio University Press, 2016), che hanno rievocato quei fatti e riflettuto sull’eredità politica dello scrittore.

di Portia Roelofs (*)

 

All’inizio l’impegno politico di Ken Saro-Wiwa non era molto concentrato sulle questioni ambientali, ma soprattutto sull’autonomia delle minoranze in una Nigeria federale. In che modo questo impegno ha influenzato la sua scelta di campo nella guerra civile, quando la Regione Orientale si è staccata dal paese per dare vita alla repubblica del Biafra?
Ken ha pubblicato il suo libro di memorie sulla guerra, On a Darkling Plain: An Account of the Nigerian Civil War, soltanto nel 1989, quando stava già progettando le sue iniziative contro il governo e la Shell. Nel libro si dichiara un fedele nigeriano per evitare le accuse di sedizione, tradimento e separatismo. Queste accuse avrebbero potuto danneggiarlo seriamente, quindi voleva sottolineare la sua fedeltà nei confronti della Nigeria a chiunque potesse muovergli queste accuse.

Una lettura attenta del libro, comunque, mostra che la realtà è più complessa. Prima della guerra si trovava a Ibadan, ma nel 1966 è partito per la Regione Orientale (il futuro Biafra, ndt) unendosi agli sfollati interni subito dopo gli attacchi che erano stati realizzati nel nord contro gli Igbo.

Al tempo stesso ha criticato gli altri che avevano fatto la stessa cosa, definendoli persone deboli dimente che “avevano soltanto bisogno di una parola di incoraggiamento e si sono subito rimessi in marcia verso casa”. Eppure era uno di loro! Tuttavia, avendo capito che il Biafra era destinato alla sconfitta e non approvando la politica degli Igbo nei confronti delle minoranze locali, decise di schierarsi col governo e si diresse a Bonny, dove entrò a far parte dell’amministrazione civile. Resta da capire quanto fosse guidato dall’idealismo politico e quanto dall’opportunismo. Ma indubbiamente fu il primo che prevalse.

Dopo la guerra Saro-Wiwa non emerse in campo politico. Non riuscì a conquistare il seggio che gliavrebbe permesso di rappresentare gli Ogoni nell’assemblea costituzionale nel 1977, così si concentrò sulle proprie attività commerciali e culturali. In che modo le prime si legano alle seconde?
Dopo la guerra Ken divenne uomo d’affari e funzionario pubblico a Port Harcourt. Aveva una casa editrice, Saros, e una catena di supermercati. Alla prima assicurò la fornitura esclusiva di libri scolastici, alla seconda la fornitura di pasti nel sistema scolastico di Port Harcourt. Poi fu rimosso dalle cariche pubbliche, ma ormai era ricco e decise di darsi alla scrittura, attività che incrementò dopo aver mancato il seggio che gli avrebbe permesso di partecipare alla conferenza costituzionale.
Quindi trasferì la famiglia in Gran Bretagna, ma continuò a trascorrere la maggior parte del suo tempo in Nigeria, dove scriveva e collaborava a vari giornali. Ma fu la sua mancata partecipazione alla conferenza costituzionale, più di ogni altra cosa, a spegnere la sua volontà di agire all’interno del sistema politico nigeriano. Preferì invece costringere il sistema a trattare con lui.

Saro-Wiwa ha dato un contributi importante alla letteratura e alla televisione africana, soprattutto grazie al successo della commedia televisiva Basi and Company, trasmessa dal 1985 al 1990, e alle innovazioni linguistiche del suo romanzo Sozaboy: A Novel in Rotten English (tr. it. Sozaboy, Baldini Castoldi Dalai, 2005, ndt), pubblicato nel 1985. Perché queste opere sono state così importanti?
Sebbene Sozaboy sia il suo libro più acclamato dalla critica, Basi and Company è probabilmente il suo lavoro più importante, almeno in Nigeria. È stato un successo sia commerciale che culturale, anche per l’assenza quasi totale assenza di riferimenti etnici. Basi ha fatto ridere tutti i nigeriani prendendoli in giro bonariamente, indipendentemente dal fatto che vivessero in una zona remota del delta del Niger o nelle metropoli di Lagos o Kano. Nei suoi cinque anni di vita la commedia ha affrontato il tema della corruzione e il culto di molti nigeriani per il guadagno facile.

Saro-Wiwa voleva raggiungere un pubblico il più ampio possibile: per questo Basi era parlato nel vero inglese, anziché nel pidgin di Sozaboy. Questo romanzo, d’altra parte, lo ha reso molto noto anche al di fuori della Nigeria e gli ha permesso di stabilire quei contatti che gli sarebbero tornati utili più tardi, quando avrebbe iniziato la sua fase di attivista. Basi and Company si rivelò anche una manna finanziaria per Saro-Wiwa, perché il programma si concludeva sempre con la réclame della sua casa editrice, stimolando la gente a comprare romanzi, libri per bambini e materiale legato allo spettacolo.

Sotto il dittatore Sani Abacha la Nigeria ha reagito alle iniziative degli Ogoni con una violenza spietata. Nel 1999, quattro anni dopo la morte di Saro-Wiwa, il paese è tornato alla democrazia, e negli ultimi vent’anni la “responsabilità sociale delle imprese” è diventata una parola d’ordine per le compagnie petrolifere transnazionali. Come si è evoluta la risposta dello stato alla distruzione ambientale causata dall’industria petrolifera?
Uno dei problemi principali della politica nigeriana è che il petrolio del delta del Niger è la fonte di quasi tutte le entrate del governo. Di conseguenza, ogni tentativo di imporre un maggiore controllo locale rappresenta una minaccia mortale per il governo e per la corruzione che lo regge. Qualunque governo, sia militare o civile, dipende dalle entrate dell’industria petrolifera, quindi non può permettersi di andare contro gli interessi delle aziende.

Oggi molte compagnie petrolifere parlano di responsabilità aziendale e molti, sia nei media che nel mondo accademico, lodano le iniziative della Shell, dell’Eni e di altre compagnie petrolifere per bonificare i terreni devastati dal loro stesso sfruttamento. Ma in pratica le compagnie cercano soltanto di blandire l’opinione pubblica e di alleviare i sensi di colpa degli investitori, grazie ai quali le comunità locali sono state colpite dagli incendi di gas, dalle di fuoriuscite di petrolio e dall’espropriazione sistematica delle terre.

Queste comunità, quando è stato possibile, si sono rivolte a tribunali stranieri. In certi casi sono riuscite a far valere i propri diritti. Negli Stati Uniti, al contrario, la Shell ha vinto in un caso che era arrivato fino alla Corte suprema. Nei Paesi Bassi gli Ogoni hanno vinto varie cause, ma si tratta di battaglie lunghe e costose che spesso i contadini poveri non possono sostenere.

Saro-Wiwa ha scritto molto sulla distruzione ambientale causata dalle fuoriuscite di petrolio e dagli incendi, ma si è occupato poco dei danni globali che colpiscono l’ecosistema. La mobilitazione etnica è in grado di affrontare questi problemi a livello locale, nazionale e globale?

La mobilitazione etnica è locale per natura, e gli Ogoni non fanno eccezione. Saro-Wiwa è riuscito a mobilitare oltre la metà del suo popolo, ha attirato l’attenzione del mondo. I gruppi locali, soprattutto nelle aree piò povere, subiscono il peso della distruzione ambientale a causa del debole controllo dello stato e della corruzione che lo lega alle compagnie petrolifere.

Quando Saro-Wiwa ha iniziato a occuparsi di questi temi, inoltre, questioni come il riscaldamento globale non erano ancora oggetto di una grande attenzione politica e mediatica. Questi problemi sono emersi dopo la sua morte, e anche i gruppi locali hanno dato un contributo importante alle nuove lotte ambientaliste. Il movimento di protesta contro il Dakota Access Pipeline (guidato dai Lakota del South Dakota, ndt) dimostra che i gruppi locali con una forte componente etnica possono mobilitare il resto della popolazione. Tuttavia, la stessa protesta è fallita proprio perché il sistema ha sempre sostenuto gli interessi economici a scapito delle preoccupazioni locali per l’ambiente e i diritti umani. In quanto tali, questi movimenti riescono ad attirare l’attenzione, ma la natura coercitiva dello stato favorisce gli interessi delle imprese.

Come possono essere risolti i problemi ambientali della Nigeria?
Come abbiamo detto, il problema fondamentale della Nigeria è la sua forte dipendenza dal petrolio. Qualsiasi tentativo di imporre alle compagnie petrolifere modi di lavorare più onerosi, limitando quindi i loro effetti negativi sull’ambiente, o di imporre maggiori controlli a livello locale, sarà sempre represso con la forza. Le sole organizzazioni che hanno costretto il governo nigeriano ad attuare qualche riforma sono quelle come che hanno fatto ricorso alla violenza, come il MEND (Movement for the Emancipation of the Delta Niger).

Lo scrittore che sfidò un gigante – Sintesi cronologica
10 ottobre 1941 Kenule Beeson Saro-Wiwa nasce a Bori (Nigeria meridionale).
1958 La Shell inizia le escavazioni di petrolio in Nigeria.
1965 Si laurea in Inglese all’Università di Ibadan.
1967-1970 Durante la guerra del Biafra si schiera dalla parte del governo e presta servizio nell’esercito.
1985 Pubblica Sozaboy: A Novel in Rotten English.
1990 Fonda il MOSOP (Movement for the Survival of the Ogoni People).
Novembre 1990 Presenta al governo nigeriano l’Ogoni Bill of Rights, un documento che rivendica l’autonomia politica, economica e ambientale del territorio abitato dagli Ogoni.
1992 Pubblica Genocide in Nigeria: The Ogoni Tragedy, dove accusa duramente il governo nigeriano.
19 gennaio 1993 Il MOSOP aderisce all’UNPO (Unrepresented Nations and Peoples Organization), l’unione mondiale dei popoli non riconosciuti dall’ONU.
1993 Viene arrestato varie volte. Amnesty International lo adotta come prigioniero di coscienza.
21 maggio 1994 Viene imprigionato per “propaganda sediziosa”.
7 dicembre 1994 Gli viene conferito il Goldman Environmental Prize.
24 febbraio 1995 Riceve il Right Livelihood Award.
10 novembre 1995 Dopo un processo irregolare viene impiccato dal governo nigeriano insieme ad altri otto attivisti del MOSOP.
2020 In occasione del venticinquennale della morte viene lanciata una petizione internazionale perché il governo nigeriano cancelli il verdetto di colpevolezza del 1995.

 

(*) L’intervista è tratta dalla rivista Jacobin e ripresa da la causa dei popoli – anno Iv n. 11 – settembre/dicembre 2019

Redazione
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Un commento

  • UN RICORDO di Doriana Goracci
    Ken Saro-Wiwa: conobbi la sua storia attraverso un gruppo musicale, il Teatro degli orrori e un loro pezzo memorabile, “A sangue freddo”. Oggi la ripropongo, il passaparola funziona alle volte anche così. Oggi avrebbe 80 anni , ne aveva 54 quando fu ucciso, per questioni “climatiche”.
    Il 10 novembre 1995, in Nigeria, l’autore televisivo, romanziere, imprenditore ed ambientalista Ken Saro-Wiwa e altri otto attivisti del Movimento per la sopravvivenza del popolo Ogoni (Mosop), vengono impiccati dalle forze governative. “Oggi Ken Saro Wiwa ci avrebbe detto che la sfida climatica è in primo luogo una battaglia di giustizia e che ognuno in maniera non violenta deve scegliere da che parte stare”: « ”…tutti noi siamo di fronte alla Storia. Io sono un uomo di pace, di idee. Provo sgomento per la vergognosa povertà del mio popolo che vive su una terra molto generosa di risorse; provo rabbia per la devastazione di questa terra; provo fretta di ottenere che il mio popolo riconquisti il suo diritto alla vita e a una vita decente. Così ho dedicato tutte le mie risorse materiali ed intellettuali a una causa nella quale credo totalmente, sulla quale non posso essere zittito. Non ho dubbi sul fatto che, alla fine, la mia causa vincerà e non importa quanti processi, quante tribolazioni io e coloro che credono con me in questa causa potremo incontrare nel corso del nostro cammino. Né la prigione né la morte potranno impedire la nostra vittoria finale…” . » (Ken Saro-Wiwa)
    “… La colpa era quella di aver denunciato al mondo intero la devastazione dell’ecosistema e gli abusi commessi ai danni delle popolazioni del Delta del Niger, da dove ancora oggi viene estratta la maggior parte del petrolio nigeriano. Insieme al governo di Lagos, Ken Saro Wiwa, autore di romanzi, poesie e apprezzati programmi televisivi, aveva puntato il dito anche contro le compagnie petrolifere che in quel momento si spartivano la torta del petrolio: la anglo-olandese Shell e l’americana Chevron. Le multinazionali, consapevoli dei devastanti impatti ambientali sull’ecosistema e sulle popolazioni, diedero un grande sostegno al regime militare nigeriano, anche perché garantiva attraverso la repressione la stabilità politica necessaria a far prosperare gli affari. La Shell pagò 15 milioni e mezzo di dollari per evitare di essere formalmente accusata nel corso di un processo avviato negli Stati Uniti nel 1996 sulla complicità della compagnia con il regime militare…”
    Quanti giovani di 26 anni, tanti da quando è morto, anni più anni meno, sanno di lui? Ho fatto un tentativo, oggi che la diffusione delle notizie è tanto rapida, come per lui e gli altri attivisti fu l’esecuzione, senza alcuna pietà.Spero nella circolazione del ricordo, quanto mai ancora valido umanamente.
    FOTO E ALTRI LINK qui: https://www.agoravox.it/Ti-ricordi-di-Ken-Saro-Wiwa-video.html

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