L’esercito in mutande

di Gianluca Cicinelli

Leggendo quanto sta accadendo in Norvegia, ripenso alle proteste antimilitariste di qualche decennio fa, quando non era raro che per sfregio ci si mettesse in mutande e canottiera in piazza per contrastare la rigida ufficialità dell’esercito.
Stavolta i militari con le mutande e le canottiere hanno fatto tutto da soli, intanto perchè in Norvegia, a proposito delle tanto celebrate capacità progressiste e libertarie dei Paesi scandinavi, il servizio militare è obbligatorio per uomini e per donne. Entusiasticamente voluto dalla destra? Ma no, “naturalmente” dal partito laburista. L’ordine spietato ai militari norvegesi è arrivato pochi giorni fa, marziale e categorico come si conviene a un ordine “in divisa”: restituite mutande, canottiere, reggiseni e calzini oltre a stivali e berretti.

Dunque le scuole di guerra si arricchiscono di un nuovo capitolo da studiare, nell’era dell’economia circolare e della difficoltà nel rimpinguare le forniture. I cadetti dovranno riconsegnare con l’uniforme anche la biancheria intima, che sarà pulita e ridistribuita alle nuove reclute. La riconsegna dell’intimo in precedenza era su base volontaria, adesso obbligatoria.
Certo, condividere le mutande unisce, ti fa sentire parte di un tutto: quando combatti non combatti soltanto per te ma anche per chi ha indossato quelle mutande prima di te, è un po’ la versione moderna del patto di sangue.

L’esercito norvegese rassicura: le laveremo e sterilizzeremo con grande cura. Non abbiamo dubbi, d’altronde la Norvegia dal Libano alla Bosnia-Erzegovina al Kosovo all’Afghanistan è sempre stata al fianco degli Stati Uniti e della Nato, la sua frontiera con la Russia di Putin costituisce un punto di confine importante fra la democrazia occidentale in mutande e l’autocrazia alcolica di Mosca. Quattro giorni fa la Royal Norwegian Air Force ha sostituito tutta la sua flotta con gli F35A nuovi di zecca, assumendo ufficialmente il comando della missione QRA, Quick Reaction Alert, per conto della Nato.

E’ entusiasmante tanta voglia di ambientalismo da parte dell’esercito norvegese, soprattutto perchè il governo di Oslo ha un contenzioso legale in corso con Greenpeace e con Young Friends of the Earth sulla decisione di concedere nuove autorizzazioni per delle trivellazioni utili a cercare petrolio e gas nell’Artico, in violazione, secondo gli ambientalisti, dell’articolo 112 della Costituzione norvegese sul diritto di ogni persona a un ambiente che favorisca la salute e a un ambiente naturale la cui produttività e diversità siano mantenute. Il 12% del Pil norvegese dipende dalla vendita di gas e petrolio, cioè sono ambientalisti a casa loro con le rinnovabili ma campano esportando combustibili fossili per gli altri, un’ipocrisia rilevata e contestata molte volte dagli ambientalisti norvegesi.

Però adesso con le mutande rinnovabili il governo si aspetta un grande balzo in avanti nelle sue politiche per l’ambiente e la pace, come dimostra anche la struggente storia d’amore della principessa Marta Luisa di Norvegia, figlia di re Harald V e della moglie Sonja, con Durek Verrett, un guru delle star di Hollywood conosciuto come “lo Sciamano californiano”, che chiede fino a 1000 euro per ogni singola profezia. Dopo anni di solitudine, ci raccontano le cronache mondane, Marta Luisa ha finalmente trovato l’amore e la magia che mancavano alla sua vita, con grande imbarazzo per la casa reale. Forse anche a questo è dovuto l’obbligo imposto di restituire al termine del servizio di leva mutande, canottiere e calzini, ma attenzione a non violare il principio fondamentale stabilito da Clelia Moccia: “Il sorriso, la dignità e le mutande sono le uniche cose che nessuno deve mai riuscire a portarti via senza il tuo permesso”.

ciuoti

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