Lettera a un risparmiatore di Banca Marche o Etruria

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di Gennaro Carotenuto

Caro connazionale, forse concittadino, che hai perso una buona parte dei tuoi risparmi investendoli in titoli rivelatisi tossici di banche che credevi vicine, avrei alcune domande da farti. Voglio però premettere che non credo che tu sia un Dino Ossola, il personaggio de “il capitale umano” di Virzì che illudendosi di moltiplicare il suo piccolo benessere si rovina sottovalutando il rischio di investimenti al di sopra delle sue possibilità. Penso però che in ognuno di noi, in questi casi, ci sia un po’ del personaggio magistralmente interpretato da Fabrizio Bentivoglio, e che sia nella natura umana che l’aspettativa di un guadagno, al momento di decidere, sia ben più potente della preoccupazione di una perdita.

Tuo padre, che ha lavorato tutta una vita come tuo nonno contadino e forse è stato il primo a vedere un minimo di benessere, la casa, la macchina, il mare, i risparmi li metteva in titoli di stato, BOT, buoni postali. Erano tempi complicati, con l’inflazione a due cifre. Quei soldi non si sono moltiplicati come sull’albero degli zecchini d’oro di Pinocchio. Ma sono rimasti al sicuro, e probabilmente hanno contribuito a pagare la casa dove abiti.

Perché non hai fatto lo stesso? Perché non ti bastava? Davvero credevi alle magnifiche sorti e progressive della finanziarizzazione dell’economia? Perché con l’inflazione a zero e un paese stagnante da 40 anni e in recessione da più di un lustro hai pensato che proprio a te, che ora giuri di non capire niente di queste cose, uscisse il jolly? Mi dicono che sulle ormai famose obbligazioni subordinate ci fosse un interesse dal 5% in su. Non è poco per chi ha molti capitali e sa farli girare. Ma tu pensavi davvero che trasformare 10.000€ in 10.500 ti cambiasse la vita e che questo valesse un rischio che una persona prudente può accettare in tempi così grami? Hai creduto a chi ti diceva che i tuoi risparmi non meritassero quel micragnoso zero virgola che ti dava lo Stato e dovessero fruttare. Dici che ti sei fidato, che non hai capito, che ti hanno fatto firmare, forse sei stato truffato, che sei vittima di un reato. Ti credo, ma mi stupisco che una persona positiva come te ci sia cascata. Ti credo, ma davvero puoi giurare di non sapere che l’investimento di un capitale di rischio in un sistema liberal-capitalista comporti comunque… un rischio?

In questi anni ne ho viste tante. Ho visto gente dabbene fare gli “occhi a dollaro” e sedersi alla bisca dei bond argentini, che davano interessi astronomici sulla pelle di un popolo alla fame. In pochi coglievano la relazione diretta tra i loro profitti e la vita di un bimbo denutrito a Tucumán. Quando il banco è saltato, e tutti sapevano che non sarebbe durata, ho sentito anche loro compitare: mi sono fidato, non avevo capito, mi hanno fatto firmare, rivoglio i miei soldi. Ho visto il Madoff di New York e quello dei Parioli scalfire in poche ore le sicurezze di persone ben più benestanti di te. Anche loro hanno detto di non aver capito nulla e rivolevano i loro soldi. No, non ce l’ho con i risparmiatori e neanche con chi vuole guadagnare, anche se ne conosco ormai poche di persone che a fine mese mettono qualcosa da parte. Penso per esempio che chi investì nella sicurezza del latte e degli yogurt della Parmalat avesse il diritto di spellare vivo Calisto Tanzi, ma non noto la stessa rabbia per Massimo Bianconi, il Gordon Gekko del Monte Conero, che in otto anni di svuotamento di Banca Marche s’è portato via una trentina di milioni tra stipendi, benefit e buonuscite.

Non credo ci sia bisogno di “educazione finanziaria” per capire che un po’ di autocritica dovresti farla. Adesso sento che quei soldi, che hai disdegnato di mettere alla Posta come tuo padre, li rivuoi indietro proprio dallo Stato e “fino all’ultimo Euro”, tu ingenuo e il codazzo di furbi che si fanno scudo dietro di te, che rifiuti ogni arbitrato (perché?), che cento milioni sono bruscolini, e ti appelli addirittura a Papa Francesco. Trovo curioso che ben più che prendertela con i dirigenti della tua banca, ti ricordi ora dello Stato e pretendi che risolva il guaio che ti è capitato. In quale paese vivi caro concittadino? In un paese dove pasti gratis -che è espressione odiosa- ce ne sono solo per la fila di poveri che domani per Natale andrà alla Caritas? Nel paese degli esodati, gente come me e come te che da un giorno all’altro si è trovata senza stipendio e senza pensione? Nel paese dei cassintegrati? In quello di milioni di anziani con meno di 500€ di pensione e di ragazzi precari che non avranno neanche quella?

Caro connazionale, forse concittadino, ognuno sa i fatti suoi e difende i propri interessi come vuole e può, ma credi davvero di meritare la solidarietà del Papa e l’intervento dello Stato “fino all’ultimo Euro”, più degli esodati e dei profughi siriani? A me dispiace, ma penso di no.

da qui

redaz
una teoria che mi pare interessante, quella della confederazione delle anime. Mi racconti questa teoria, disse Pereira. Ebbene, disse il dottor Cardoso, credere di essere 'uno' che fa parte a sé, staccato dalla incommensurabile pluralità dei propri io, rappresenta un'illusione, peraltro ingenua, di un'unica anima di tradizione cristiana, il dottor Ribot e il dottor Janet vedono la personalità come una confederazione di varie anime, perché noi abbiamo varie anime dentro di noi, nevvero, una confederazione che si pone sotto il controllo di un io egemone.

Un commento

  • bozidar stanisic

    gentile gennro carotenuto,
    peccato che almeno uno dei quotidiani dei media corporativi non avrà l’intenzione, nè vogli di pubblicare la sua lettera che esprime l’essenza degli illusionismi del vivere nella bolla del Niente di milioni di persone. non scherzo – in tale caso un corriere o una repubblica potrebbero almeno dare rilievo di una voce autentica cui messaggio è più che chiaro: NON E’ PER i POVERI e SEMIPOVERI il ‘gioco di tre carte’. no, non lo faranno – i moniti seri non passano, passano le analisi ‘varie’ e le ‘verita’ degli ‘esperti’.
    La sua è una critica forte di un fenomeno paranormale cui casi singoli o di gruppi sociali ormai son tematiche per la letteratura, quella stessa che non cambia nè tempi, nè avidità umana. A me, immigrato in Italia, la partecipazione dei poveri e semipoveri alla perversie del Sistema sembrava strano dall’inizio della mia presenza nel suo paese. A volte accadeva che, seduto al tavolo con degli ‘indigeni’ esprimevo cca la sostanza della sua riflessione: “Perché non hai fatto lo stesso? Perché non ti bastava? Davvero credevi alle magnifiche sorti e progressive della finanziarizzazione dell’economia? Perché con l’inflazione a zero e un paese stagnante da 40 anni e in recessione da più di un lustro hai pensato che proprio a te, che ora giuri di non capire niente di queste cose, uscisse il jolly? Mi dicono che sulle ormai famose obbligazioni subordinate ci fosse un interesse dal 5% in su. Non è poco per chi ha molti capitali e sa farli girare. Ma tu pensavi davvero che trasformare 10.000€ in 10.500 ti cambiasse la vita e che questo valesse un rischio che una persona prudente può accettare in tempi così grami? Hai creduto a chi ti diceva che i tuoi risparmi non meritassero quel micragnoso zero virgola che ti dava lo Stato e dovessero fruttare. Dici che ti sei fidato, che non hai capito, che ti hanno fatto firmare, forse sei stato truffato, che sei vittima di un reato. Ti credo, ma mi stupisco che una persona positiva come te ci sia cascata. Ti credo, ma davvero puoi giurare di non sapere che l’investimento di un capitale di rischio in un sistema liberal-capitalista comporti comunque… un rischio?”
    Certamente, ero osservato come fossi marziano.
    Prima di salutarla dico che u qualcuno, almeno a QUALCUNO, forse sarà utile sentire le sue parole aspre ma umanissime sul ‘re è nudo’ della nostra epoca:
    “Non credo ci sia bisogno di “educazione finanziaria” per capire che un po’ di autocritica dovresti farla. Adesso sento che quei soldi, che hai disdegnato di mettere alla Posta come tuo padre, li rivuoi indietro proprio dallo Stato e “fino all’ultimo Euro”, tu ingenuo e il codazzo di furbi che si fanno scudo dietro di te, che rifiuti ogni arbitrato (perché?), che cento milioni sono bruscolini, e ti appelli addirittura a Papa Francesco. Trovo curioso che ben più che prendertela con i dirigenti della tua banca, ti ricordi ora dello Stato e pretendi che risolva il guaio che ti è capitato. In quale paese vivi caro concittadino? In un paese dove pasti gratis -che è espressione odiosa- ce ne sono solo per la fila di poveri che domani per Natale andrà alla Caritas? Nel paese degli esodati, gente come me e come te che da un giorno all’altro si è trovata senza stipendio e senza pensione? Nel paese dei cassintegrati? In quello di milioni di anziani con meno di 500€ di pensione e di ragazzi precari che non avranno neanche quella?”

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