Lettera al sindaco di Faenza

di Andrea Mingozzi con la risposta del sindaco e la replica (*)
Gentile signor sindaco,
da parecchi giorni è esposto in Piazza del Popolo uno striscione in solidarietà dei due militari italiani accusati di aver ucciso due pescatori indiani

al largo delle coste del Kerala (India), durante un’operazione di protezione e scorta da attacchi di “pirati” nei confronti di una nave mercantile italiana.
Sono stati numerosi i tentativi di strumentalizzare l’accaduto per fini politici sia in India sia in Italia, in particolar modo per stabilire la natura e la sede del processo a cui i due italiani dovranno sicuramente attenersi, ma non è questa la sede per ricostruire una vicenda in realtà piuttosto complessa.
Tuttavia, il fatto incontrovertibile è che i signori Girone e Latorre sono accusati di omicidio di due innocenti e le stesse istituzioni italiane si sono affrettate a risarcire i familiari dei pescatori deceduti. Non solo: l’allora sottosegretario agli Affari Esteri, Staffan De Mistura scusandosi per l’accaduto, ha dichiarato alla stampa indiana che la morte dei due pescatori a opera dei militari italiani «è stato un omicidio colposo, un errore che non doveva accadere ma che purtroppo è accaduto».
Solo certa stampa e certa politica (tra gli altri l’organizzazione di estrema destra Casa Pound) continuano a sostenere la totale innocenza di Girone e Latorre.
Per questo mi sorprende e mi indigna il fatto che dalla sede del nostro Comune venga data solidarietà ai nostri due connazionali, imputati di un così grave reato per il quale anche chi ci governava all’epoca degli avvenimenti, si è sentito in dovere di scusarsi.
La invito a riflettere, ricordando il moto d’indignazione che suscitò l’impunità – dovuta al trasferimento del processo negli Stati Uniti – per i responsabili dell’episodio del Cermis, in cui venti turisti (tra cui tre italiani) persero la vita, a causa di un inqualificabile e sconsiderato comportamento di militari statunitensi.
La invito a riflettere, non solo mettendosi nei panni di un cittadino indiano, ma anche nei panni dei familiari delle vittime, forse gli unici a meritare la nostra (inutile) solidarietà.
Mi permetto inoltre di ricordarle che in Italia a causa della crisi, sono ben altri i soggetti che avrebbero bisogno della solidarietà delle istituzioni. Tanto per citarne alcuni: disoccupati, cassaintegrati, esodati o i familiari di imprenditori e lavoratori che a causa delle difficili condizioni economiche si sono tolti la vita.
Per questa ragione mi piacerebbe che in occasione del Primo Maggio, Festa dei Lavoratori, il Comune di Faenza scegliesse di sostituire lo striscione di solidarietà ai militari con uno striscione di solidarietà alle vittime della crisi economica (disoccupati, esodati, ecc…). Sarebbe un bel modo per ricordare anche i due pescatori indiani, lavoratori, che in fondo sono stati uccisi proprio mentre facevano il loro lavoro.
Cordialmente, Andrea Mingozzi
(*) Andrea Mingozzi segnala che le informazioni raccolte per redigere la lettera, oltre che dalla lettura di quotidiani come «il manifesto» e «La Repubblica», sono state prese da: http://www.wumingfoundation.com/giap/?p=10639. E chiede a cittadine/i di Faenza che condividano la sua richiesta di indirizzare la lettera alla seguente mail: sindaco@comune.faenza.ra.it. Lui l’ha inviata anche alla stampa locale, «per offrire un punto di vista alternativo».

Nel pomeriggio Andrea Mingozzi mi ha girato la risposta del sindaco e la sua replica: le trovate entrambe qui sotto.

Gent.le Andrea,
lo striscione di solidarietà ai due Marò è stato esposto oltre 1 mese fa, a seguito di una iniziativa condivisa a stragrande maggioranza dal Consiglio Comunale.
In quell’occasione ho tenuto un discorso con cui – dopo aver espresso cordoglio per i due pescatori uccisi e solidarietà per le loro famiglie – ho giustamente espresso sostegno e vicinanza ai nostri due militari che stanno subendo un trattamento illegittimo ed ingiusto.
I due Marò non erano su quel mercantile per divertirsi a giocare alla guerra (a differenza dei Top Gun americani da lei citati). Erano in servizio in una missione internazionale di protezione ai trasporti marittimi, missione sotto egida ONU.
Quindi, senza voler entrare nella polemica sul fatto materiale accaduto (ad opera di chi e dove, dentro o fuori le acque internazionali), non possiamo permettere che due servitori dello Stato possano essere giudicati per un fatto accaduto nello svolgimento del loro servizio da un tribunale diverso da quello previsto dalla Legislazione internazionale.
Se così fosse, l’Italia dovrebbe ritirare i propri soldati da tutte le missioni internazionali in cui è impegnata.
Per concludere, lo striscione esposto in piazza verrà ritirato solo quando lo deciderà il Consiglio Comunale che l’ha voluto. Il Sindaco è soltanto una delle 31 persone che votano in Consiglio. E su questo tema controverso, ogni consigliere ha avuto e avrà ampia libertà di decisione.
Il 1° Maggio, dunque, in Piazza del Popolo, esprimerò la mia vicinanza, solidarietà ed impegno per le vittime di questa lunga crisi economica e per le vittime sul lavoro. Senza nulla togliere alla doverosa solidarietà verso i due Marò che sono privati della loro libertà personale per causa di servizio (e quindi a causa del lavoro svolto).
g. malpezzi

Gentile signor sindaco,
mi fa piacere che durante il suo discorso abbia ricordato i due pescatori indiani. Tuttavia una domanda (retorica) sorge spontanea: i faentini ricorderanno con più facilità l’affissione dello striscione in solidarietà con Girone e Latorre o il discorso che ha preceduto l’esposizione dello stesso?
Lei parla di trattamento ingiusto e illegittimo. Le faccio notare che un accusato di omicidio in Italia sarebbe in regime di detenzione preventiva. I due militari subiscono la loro indiscutibile privazione della libertà fra resort e residence di lusso, intervallati da qualche viaggio in Italia (di cui volevano approfittare per non fare ritorno in India). Noterà in questo un trattamento di miglior favore rispetto agli altri detenuti nelle carceri indiane e rispetto a tutti gli altri detenuti italiani all’estero (perché ai quasi tremila nostri connazionali detenuti all’estero non viene espressa alcuna solidarietà?).
Anche le autorità italiane hanno verificato e accertato che la sparatoria è avvenuta in acque territoriali indiane. Non sono un esperto di diritto della navigazione e nemmeno di diritto internazionale, ma ci andrei cauto nel sostenere che i due marò devono essere processati da un tribunale indicato dalla legislazione internazionale. La mia cautela è dovuta al fatto che anche lo stesso Ban Ki Moon, ha suggerito di risolvere la controversia bilateralmente.
Se l’Italia dovesse approfittare del mancato riconoscimento della giurisdizione internazionale nel caso dei due militari per ritirare tutti i suoi soldati dalle missioni all’estero, non sentendosi più tutelata, personalmente ne sarei entusiasta. In questo caso le risorse risparmiate potrebbero servire per interventi volti a creare lavoro e dare tutele universali a chi il lavoro non ce l’ha più e daremmo attuazione all’articolo 11 della nostra Costituzione.
Mi rendo conto che la democrazia ha delle regole e se queste stabiliscono che lo striscione non può essere tolto che da una decisione del Consiglio Comunale, ne prendo atto. Tuttavia, in qualità di sindaco, non è semplicemente uno dei 31 componenti del Consiglio, ma quello con maggior potere. Alla prossima seduta (se non sbaglio in giornata) potrebbe proporre di affiancare allo striscione in favore dei due militari, anche un altro in solidarietà alle vittime della crisi economica.
In conclusione trovo piuttosto discutibile, descrivere Girone e Latorre come due vittime sul lavoro. E’ vero che prestavano servizio e non si divertivano a giocare alla guerra (qualcuno mi deve ancora spiegare le regole d’ingaggio dei militari su una nave mercantile privata italiana) ma è altrettanto vero che espletando il loro servizio, hanno privato della vita due altri lavoratori nell’esercizio del loro lavoro. Per questa semplice ragione, penso che le vittime di questa vicenda siano Ajesh Pinky (25 anni) e Selestian Valentine (45 anni) a cui va la mia piena e purtroppo inutile solidarietà.
Andrea Mingozzi

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