Lettera aperta ai soldati italiani

di Gregorio Piccin (*)

Cari soldati, care soldatesse

    come voi ho prestato servizio nelle forze armate di questo Paese. Sono uno tra gli ultimi a cui arrivò la cartolina. Per me il servizio militare è stato una parentesi. Ho avuto modo di capire che la caserma era una copia semplificata della società civile: noi soldati di truppa mandavamo avanti le officine, le mense, i trasporti, i servizi e la mastodontica burocrazia. Ma allora eravamo coscritti: i governi non potevano disporre liberamente della nostra vita per missioni di guerra oltre confine. Per farlo avrebbero dovuto assumersi la responsabilità di dichiararla, la guerra…Ed in quel caso io avrei fatto l’unica scelta per me possibile: disertare.
Perché la guerra l’avevo già vista in faccia da volontario civile, in Bosnia, e la sua puzza immonda ce l’ho ancora nelle narici.

I governi di questo Paese, per fare la guerra senza dichiararla, ignorare il diritto internazionale e la nostra stessa Costituzione, su precisa richiesta degli Stati uniti e della Nato si sono inventati i nemici di turno, “la guerra umanitaria”, “l’esportazione di democrazia” e hanno trasformato i soldati di truppa in volontari.

Che grande furbizia: quando i vostri colleghi tornano in patria in un sacco nero dalle spedizioni oltreconfine sono accolti da un grande ipocrita non detto: erano volontari, era il loro mestiere. Le responsabilità dei mandanti politici ed industriali di avventure militari fallimentari possono così sfumare.

Se invece i vostri colleghi tornano in patria e poi si ammalano gravemente o muoiono per l’esposizione all’uranio impoverito che la Nato ha riversato sui Paesi che doveva “salvare” il trattamento è ancora peggiore: “chi se ne frega” vi risponde il Ministero della difesa.

Ma che Paese è quello in cui un soldato deve sperare di andare in guerra per avere le indennità con con cui pagarsi il mutuo della casa o gli studi dei propri figli e figlie?

Alessandro Profumo, amministratore delegato di Leonardo, ha detto che le missioni a cui partecipa l’Italia sono la migliore vetrina per l’industria bellica nazionale mentre il ministro della difesa Guerini sostiene che questa industria è il pilastro della nostra politica estera.

Ecco, vi lusingano dandovi degli eroi, ma è chiarissimo che per loro siete soltanto carne da cannone, da mettere in vetrina, per fare grandi affari.

Anche per questo fanno di tutto per impedire che vi possiate sindacalizzare e organizzare.

In questo momento di grande tensione internazionale in cui sono in gioco la pace e relazioni economiche, commerciali, energetiche vitali per il nostro Paese i vostri colleghi dei reparti alpini sono presenti nei Paesi Baltici, i piloti dell’aeronautica stanno in Romania con gli Eurofighter, i marinai nel Mar Nero con fregate e cacciamine ed il previsto arrivo della portaerei Cavour.
Una follia: la Russia non ci sta minacciando così come non ci minacciavano i Paesi alle cui aggressioni abbiamo partecipato. Proprio oggi, 16 febbraio, all’incontro interministeriale della Nato, il ministro della difesa metterà a disposizione altri 2000 soldati, pronto a mandarvi per l’ennesima volta allo sbaraglio.

Ma voi, soldati e soldatesse, avete giurato fedeltà alla nostra Costituzione non agli interessi dei governi statunitensi o dell’industria bellica nazionale. E proprio perché in due guerre mondiali foste mandati a crepare per soddisfare il delirio di onnipotenza di governi infami e i fatturati di un ristretto gruppo di industriali, i nostri Padri costituenti scrissero nero su bianco, nella Costituzione su cui avete giurato, che “l’Italia ripudia la guerra”.

Il 19, il 20 ed il 26 febbraio saremo nelle piazze italiane per manifestare contro i venti di guerra che vengono fatti soffiare anche dal nostro/vostro governo. Manifesteremo per ribadire che vogliamo un’Italia neutrale e di pace, per chiedere il ritiro dei nostri contingenti già presenti ai confini con la Russia e per impedire che altri di voi vengano ammassati in un’azione provocatoria ed assurda.
Manifesteremo per rappresentare l’interesse concreto della maggioranza degli italiani e quindi manifesteremo anche per voi.

(*) Responsabile pace Rifondazione Comunista – Sinistra Europea

L’immagine – scelta dalla “bottega” – è di Bansky

danieleB
Un piede nel mondo cosiddetto reale (dove ha fatto il giornalista, vive a Imola con Tiziana, ha un figlio di nome Jan) e un altro piede in quella che di solito si chiama fantascienza (ne ha scritto con Riccardo Mancini e Raffaele Mantegazza). Con il terzo e il quarto piede salta dal reale al fantastico: laboratori, giochi, letture sceniche. Potete trovarlo su pkdick@fastmail.it oppure a casa, allo 0542 29945; non usa il cellulare perché il suo guru, il suo psicologo, il suo estetista (e l’ornitorinco che sonnecchia in lui) hanno deciso che poteva nuocergli. Ha un simpatico omonimo che vive a Bologna. Spesso i due vengono confusi, è divertente per entrambi. Per entrambi funziona l’anagramma “ride bene a librai” (ma anche “erba, nidi e alberi” non è malaccio).

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