Lettera di Elif Gunay al padre

Il giornalista Turhan Gunay si trova in galera in Turchia da 6 mesi per un crimine chiamato libertà di stampa. Ecco la lettera che gli ha inviato la figlia Elif, il 21 aprile per il suo compleanno. Nel 2016 secondo Reporters sans frontieres la Turchia era al 151° posto nella classifica di 180 Paesi per la libertà di stampa, peggio di Messico e Russia. Per sua fortuna in carcere Gabriele Del Grande ci ha passato solo una settimana, anche lui colpevole di libertà di stampa.

Continuano a portare la loro luce ovunque vadano (*)

“La detenzione di mio padre e di altri dirigenti e giornalisti del Cumhuriyet compie quasi sei mesi.  Il sentimento di ingiustizia che cresce dentro di me per il fatto che le udienze sono state fissate a fine luglio è ormai in uno stato indescrivibile. Sapete che in questi momenti le persone cercano di aggrapparsi a quelle poche cose che ci sono dentro i fatti e cercano di vedere solo queste per tirarsi su. Ecco, questo è un racconto che ha quel gusto…

All’inizio della sua detenzione nel carcere di Silivri, mio padre aveva manifestato, tra le altre limitazioni, l’impossibilità di disporre di libri. Questa è stata la prima cosa di cui si lamentava quando incontrava gli amici durante le visite pubbliche. Per le persone come loro che hanno una vita praticamente costruita sull’abitudine alla lettura, ciò che subiscono crea un sentimento di reclusione per la detenzione ingiusta che vivono e naturalmente contestano. Soprattutto quando si tratta di mio padre, che per ben 26 anni è stato il direttore generale della catalogazione dei libri di Cumhuriyet, non credo che sia il caso di dire quanto sia vitale per lui l’atto di leggere.

All’interno del messaggio di Capodanno, anche durante la sua detenzione su Cumhuriyet, mio padre aveva ripetuto il suo storico augurio dicendo: “Buone giornate piene di libri”…

La biblioteca del carcere non è ben fornita e il diritto a comprare i libri dall’esterno è negato: abbiamo scoperto così che migliaia di detenuti sono privi di un diritto vitale come quello di leggere. Si vede che l’augurio storico di mio padre non ha mai raggiunto il carcere di Silivri.

In merito a questo problema, Canan Coskun, una delle giornaliste di Cumhuriyet, aveva scritto un articolo: “Una delle difficoltà dei nostri colleghi arrestati nell’ambito delle operazioni che mirano a silenziare il nostro giornale e attualmente detenuti nel carcere di Silivri è la mancanza dei libri”. Coskun dava spazio nei suoi articoli alle difficoltà espresse da mio padre in ogni visita pubblica, parlando attraverso la barriera di vetro.

L’articolo continua così: “A Silivri, il carcere più grande dell’Europa, ci sono 1.750 libri. Ogni cella ha diritto a un solo libro. Nel momento in cui i giornalisti detenuti richiedono un libro specifico presente in biblioteca la risposta è: ‘Lo sta leggendo un altro detenuto’, oppure ‘Non abbiamo quel libro’ ”.

Tuttavia è successo qualcosa di straordinario. Numerose case editrici hanno sentito la voce dei detenuti e di mio padre e hanno iniziato a donare dei libri alla biblioteca del carcere. Le scatole piene di libri sono partite per illuminare l’oscurità del carcere di Silivri. Successivamente sono stati gli autori a mandare i loro libri autografati e gli scaffali della biblioteca si sono riempiti di libri nuovi.

Purtroppo tuttora il numero di libri è ancora basso per un carcere così grande. E’ ancora assurdo limitare il diritto a leggere i libri, ma la biblioteca di Silivri sta crescendo. Inoltre i libri che arrivano in biblioteca ormai secondo la richiesta dei detenuti, finalmente vengono consegnati. Probabilmente migliaia di persone a Silivri stanno leggendo i libri che finora non avevano mai letto. Posso intitolare questa lettera come “La biblioteca che cresce di più in Turchia”. Si tratta della biblioteca del Carcere di Silivri. Magari non è davvero così, ma questo fatto è la speranza più grande che cresce dentro di noi, per cui per me è la biblioteca che cresce più velocemente in tutto il paese.

Mio padre e i suoi appassionati amici continuano a portare la loro luce ovunque vadano. Ormai esiste una biblioteca che cresce grazie a loro e Cumhuriyet illumina ancora un’altra volta le strade buie. E questo mi fa respirare un po’ di fronte a questa ingiustizia e a questa infinita attesa.

Oggi è il compleanno di mio padre. Che questo sia un regalo da parte mia per lui.

Con l’augurio di vedervi tutti con noi prima possibile…”

da qui

(*) di Murat Cinar da «Pressenza», agenzia stampa internazionale per la pace, la nonviolenza, l’umanesimo, la nondiscriminazione

Redazione
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2 commenti

  • Francesco Masala

    proprio oggi leggo che nel 2017, secondo Reporters sans frontieres, grazie all’impegno quotidiano contro la libertà di stampa, la Turchia ha scalato la posizione 155 (sempre su 180 paesi) sorpassando anche la Repubblica Democratica del Congo (Zaire).

  • Da ieri la Turchia , previa informazione aTrump e Putin, sta bombardando il Rojava qui il resoconto di alcuni partigiani internazionalisti:”Sono le 2 in punto qui a karacok. Si sente la prima esplosione, ci svegliamo, subito non capiamo cosa stia succedendo. Qualche minuto dopo cade la seconda bomba, sempre a Karacok, ad essere colpita é la base centrale delle ypg. Dopo pochi minuti il quadro della situazione e più chiaro, ci stanno attaccando dal cielo, usciamo tutti dalla base e ci sparpagliamo, gli aerei non cessano di sorvolare la zona e continuano a bombardare Karacok, e anche la zona di Shengal, che si trova a pochi chilometri. Una notte senza luna, col cielo pieno di stelle, viene illuminata dalle bombe turche, suoni di aerei si sentono per ore, in cielo sono visibili solo i droni, usati per spiarci e monitorarci. Dopo 3 ore e 26 bombe sganciate solo a Karacok e altre a Shengal, i bombardamenti sembrano cessare. La nostra base non viene colpita ma le altre a poche centinaia da noi purtroppo non hanno avuto la stessa fortuna. Arrivano le prime notizie dei danni causati dai bombardamenti e purtroppo dei compagni caduti. Sorpresi, arrabbiati di ciò che è successo stanotte, un attacco al cuore della confederazione democratica del nord della Siria, conosciuta come Rojava, una dichiarazione di guerra contro la Rivoluzione dei popoli confederati della Siria del nord ma anche contro l’autogoverno di Shengal. A Karacok i dati ufficiali diffusi dallo ypg, parlano di 18 combattenti morti sotto i bombardamenti, a shengal invece le uniche notizie diffuse parlano di morti e feriti tra le ybs e i civili. Molti compagni non ci sono più o sono rimasti feriti. Dopo qualche ora veniamo a conoscenza che oltre le postazioni militari dello ypg e delle ybs sono state bombardate due radio, una a Karacok e l’altra a Shengal, colpito pure il media center di Derik. Aerei per tutta la notte e il giorno sorvolano quamishlo, magari cercando di intimorire la popolazione, ma questo non succede. Al mattino migliaia di persone scendono in strada e raggiungono le postazioni e i luoghi bombardati, la solidarietà e molta e tutti manifestano la propria rabbia e la propria contrarietà a questo vile attacco. Adesso il futuro é imprevedibile, non ci sentiamo di fare analisi o previsioni. Una cosa é certa, potete uccidere, bombardare, ferirci ma non sarete mai capaci di uccidere la nostra idea e i nostri valori. Porteremo sempre avanti le idee e i valori per cui i nostri compagni sono caduti stanotte. Sheid Namirin, Serkeftin. Alcuni combattenti internazionali dello ypg”.

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